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martedì, Mar 07

Ban ai motori a scoppio: quattro Paesi si sono dichiarati contrari, ma ha davvero senso?

da Hardware Upgrade :

Una lotta che non accenna a volersi concludere, quella a “difesa” del motore a scoppio entro i confini della UE e che ha avuto, come prima conseguenza, lo slittamento della riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti in UE (Coreper).

La votazione era inizialmente prevista per il 1° Marzo, poi rinviata a Martedì 7 e, ad oggi, “rimandata a data da destinarsi”.

La presidenza svedese aveva infatti deciso, la scorsa settimana, di rinviare il dibattito e il voto probabilmente per favorire una “pausa di riflessione” ma come capita in montagna, un solo fiocco di neve ha dato vita a una valanga, e ad oggi la discussione non compare in nessuna data del calendario del Coreper.

I fiocchi di neve sono precisamente quattro:

  • l’Italia, che fin dal primo momento, tramite le voci tonanti di Salvini e Meloni, si era dichiarata contraria al ban europeo dei motori a scoppio dal 2035 e pronta a dar battaglia;
  • la Germania, dubbiosa circa la posizione di Strasburgo;
  • la Polonia, contraria;
  • la Bulgaria, che per adesso intende astenersi dalla votazione.

Il voto sul regolamento è a maggioranza qualificata che viene raggiunta se sono soddisfatte contemporaneamente due condizioni:

  • il 55% degli Stati membri vota a favore (in pratica 15 paesi su 27);
  • gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale della UE;              

La minoranza di blocco, cioè in grado di bloccare la decisione, deve comprendere almeno quattro membri del Consiglio.

Nel caso del regolamento in questione se Italia, Germania, Bulgaria e Polonia si pronunciassero contro, il testo non passerebbe.

Da qui lo slittamento del voto a “data da destinarsi”.

Il ministro dei Trasporti tedesco, Volker Wisssing, ha minacciato il veto a Bruxelles se la Commissione non farà un regolamento sugli e-fuel. L’uso dei carburanti sintetici per le auto deve essere possibile, ha detto l’esponente liberale del governo di Olaf Scholz alla redazione di Bild.

“Alla luce dell’enorme flotta di veicoli già esistenti che abbiamo soltanto in Germania, per l’Fdp ci può essere solo un compromesso sui limiti del parco auto, se anche il ricorso agli e-fuels è possibile. Al momento non siamo a conoscenza di proposte, ma solo di esternazioni di rigetto da parte del commissario Frans Timmermans”.

In merito alle dichiarazione anti-elettrico del nostro Governo, vi abbiamo già dedicato alcuni articoli (qui la posizione di Salvini, qui le dichiarazione del Presidente Meloni), pertanto non ci soffermeremo ulteriormente su questo aspetto, affrontando, invece, la questione da un altro punto di vista.

I Paesi contrari hanno tutti in comune una forte industria dell’automotive e un alto numero di vetture termiche circolanti (l’Italia ne conta 40 milioni, la Germania, 49 milioni); in forza di queste cifre i governi attualmente in carica si percuotono il petto contro il ban europeo. 

Ma la realtà dei fatti è veramente questa?

Facendo un rapido riassunto di cosa è stato stabilito a Strasburgo, la decisione europea (a cui abbiamo dedicato questo articolo) prevede lo stop alla vendita (non alla circolazione!) dei motori diesel/benzina nel 2035, lasciando più di dieci anni alle case automobilistiche per convertire interamente la propria flotta e adeguarsi al cambiamento.

Sono previste deroghe per aziende “speciali” che producano meno di 10.000 vetture l’anno, come la Lamborghini, che in virtù del numero limitato di auto e della sua tradizione potrà continuare a mettere su strada modelli endotermici.

Inoltre, nel 2026 “si tireranno le somme” della transizione endotermico-elettrico, valutando come sta procedendo e se sia necessario fare degli aggiustamenti in itinere.

In ultimo, dal 2030 non potranno più essere erogati incentivi a favore delle vetture a batteria, lasciando che il mercato si sostenga da solo.

Paradossalmente, tutto questo (sia il ban, sia il suo dissenso) potrebbe non servire.

La “vox populi”, nella realtà quotidiana, sta già scegliendo il motore elettrico.

I numeri della stessa Germania parlano chiarissimo: le vetture a zero emissioni hanno superato il milione di unità, con un aumento del 63% (qui l’articolo).

In Italia l’elettrico puro è ancora una scelta di nicchia, ma l’ibrido si sta ritagliando una fetta sempre più grande di mercato (qui l’articolo).

E le case automobilistiche?

Lungi da strapparsi i capelli per la decisione di Strasburgo, non vi è una sola casa automobilistica che non stia investendo anche, se non unicamente, nel motore elettrico.

Sempre in Germania, prendendola come punto caldo della controversia, la Volkswagen, la controparte tedesca della Fiat, ha annunciato anni fa l’intenzione di diventare un marchio totalmente elettrico entro il 2033.

In Italia, Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Abarth sono entrate a far parte del maxi gruppo automobilistico Stellantis, il cui CEO Carlos Tavares non ha mai fatto mistero di voler elettrificare tutti i 14 marchi entro e non oltre il 2030, alcuni in anticipo rispetto agli altri, come dichiarato dallo stesso gruppo tramite comunicati stampa (link, link, link).

Ban motore a scoppio EU

Ban motore a scoppio EU

In entrambi i casi, parliamo di scadenze nettamente più vicine rispetto a quella stabilita da Strasburgo.

La Polonia, dove manca una casa automobilistica “nazionale”, è stata recentemente guardata con interesse da Volvo, a sua volta intenzionata a diventare 100% elettrica, per la creazione di un “Tech Hub” completamente dedicato alle auto a batteria.

Ban motore a scoppio EU

Ne abbiamo parlato in questo articolo.

Infine, in Ungheria e Repubblica Ceca hanno sede gli stabilimenti produttivi di Skoda.

Ban motore a scoppio EU

La casa automobilistica ceca sta accelerando in modo significativo verso la mobilità a zero emissioni e intende lanciare tre modelli completamente elettrici già nel 2026, puntando ad oltre il 70% di modelli totalmente elettrici, in Europa, entro il 2030.

Non solo; il marchio sta facendo passi da gigante anche verso processi produttivi sostenibili, impegnandosi a utilizzare energia elettrica da fonti rinnovabili.

Qui l’articolo dedicato.

Al netto dei dati reali, relativi a quanto viene deciso dai consigli di amministrazione e alla scelta compiuta dai clienti che entrano nelle concessionarie, di cosa stanno parlando i governi anti-elettrico?

L’elettrico sta veramente mettendo in crisi l’industria automobilistica del Vecchio Continente, o piuttosto sta facendo vacillare la forma mentis affezionata al motore a scoppio e restia a qualsivoglia cambiamento?

Ha davvero senso, da parte del nostro Governo, investire così tanto tempo ed energie nel contrastare qualcosa che è già in atto e in alcuni casi ha superato metà dell’iter, esacerbando oltre ogni limite le posizioni anti-elettrico di una sempre più esigua minoranza, basate soprattutto su falsi miti?

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