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venerdì, Mar 17

Banche, la crisi è una grana anche per le criptovalute



Da Wired.it :

Quando a ottobre Citibank, una delle principali banche statunitensi, ha impedito alla piattaforma di trading Swan Bitcoin di accedere al suo conto bancario, lo ha fatto senza dare preavvisi o spiegazioni. L’unica conferma dell’accaduto è arrivata sotto forma di un assegno con il saldo del conto dell’azienda, fatto recapitare al vecchio indirizzo di residenza di Cory Klippsten, l’amministratore delegato di Swan. “Non c’è stato assolutamente alcun preavviso – racconta Klippsten –; non abbiamo ricevuto nessuna telefonata, nessuna email, nessuna lettera per posta ordinaria, niente di niente. Hanno semplicemente chiuso tutto“.

Swan ha potuto continuare a pagare i suoi dipendenti grazie a un conto secondario presso un’altra banca, ma per un’azienda più piccola la decisione di Citibank avrebbe potuto rappresentare una “minaccia esistenziale“, aggiunge Klippsten. Citibank non ha risposto a una richiesta di commento di Wired UK.

L’industria delle criptovalute ha bisogno delle banche. Senza un partner bancario, le società del settore non possono accettare i soldi inviati dagli utenti in cambio di servizi o token, e non sono nemmeno in grado di pagare dipendenti o fornitori. In sostanza, il tentativo di costruire un sistema finanziario parallelo privo di intermediari si fonda su un accordo con quegli stessi intermediari: le banche.

Wall Street si è spesso dimostrata restia a lavorare con le società di criptovalute. Per questo motivo molti operatori del settore si sono affidati esclusivamente a due sole banche statunitensi, Silvergate e Signature. I due istituti si sono rivelati preziosi per i clienti nel settore delle criptovalute, offrendo pagamenti in tempo reale al di fuori degli orari bancari tradizionali. Nell’ultima settimana, tuttavia, entrambe le banche hanno chiuso i battenti: Silvergate a causa della sua sovraesposizione al settore delle criptovalute, che vive un momento di grande difficoltà, e Signature per via della crisi di liquidità innescata da un’improvvisa ondata di prelievi. Questo ha riportato molte aziende di criptovalute, soprattutto quelle più piccole, al punto di partenza: senza la propria banca e con poche alternative a disposizione.

La sfida per le società di criptovalute è soprattutto quella bancaria – spiega William Quigley, cofondatore della piattaforma che emette la stablecoin Tether –. A molte persone che operano nel settore delle criptovalute viene negato l’accesso ai servizi bancari. È un problema reale“.

Rapporto complicato

Quando le criptovalute iniziavano a crescere nei primi anni Dieci, le banche tradizionali hanno spesso mostrato una riluttanza a lavorare con un settore che consideravano intrinsecamente rischioso. Ma quando negli ultimi anni l’industria è progressivamente diventata mainstream, anche Wall Street ha cominciato a sentirsi più a suo agio. Grandi banche come JPMorgan e Bny Mellon hanno iniziato a operare con gli exchange di criptovalute, consentendo ai loro clienti di depositare e scambiare monete digitali. Le autorità di regolamentazione hanno iniziato a tener d’occhio il settore, senza però intervenire in modo significativo.



[Fonte Wired.it]