L’intelligenza artificiale nel settore bancario: benefici e rischi
Nel settore bancario, l’adozione dell’intelligenza artificiale è ormai una realtà e i benefici attesi sono molti, ma ci sono anche rischi. Ne è convinto Gian Luca Trequattrini, segretario del direttorio della Banca d’Italia, che ha assicurato che via Nazionale resta vigile per assicurare che i cambiamenti non compromettano la stabilità del sistema finanziario.
Il ruolo della Banca d’Italia è quello di accompagnare e anticipare gli effetti dei cambiamenti nel mercato, garantendo che l’innovazione non comprometta la stabilità del sistema finanziario. A tal fine, l’azione della Vigilanza è volta a comprendere e monitorare le soluzioni tecnologiche, promuovendo l’adozione di presidi di controllo adeguati da parte degli intermediari.
I benefici dell’intelligenza artificiale
Secondo Trequattrini, l’intelligenza artificiale e le sue prospettive di utilizzo sempre più pervasivo possono divenire per l’industria finanziaria una sorta di spartiacque storico, coinvolgendo la funzione strategica e quella di gestione, le attività di business e le risorse umane, fino alla gestione dei rischi e ai controlli interni. I benefici attesi sono:
- maggiore efficienza
- servizi migliori
- più innovazione
- governance rafforzata
I rischi dell’intelligenza artificiale
Ma ci sono anche rischi, come la difficoltà a spiegare come funzionano gli algoritmi, la qualità dei dati e la dipendenza da pochi grandi fornitori di tecnologia. Inoltre, l’intelligenza artificiale potrebbe accelerare la riduzione dell’occupazione nel settore bancario, soprattutto in aree come la gestione del risparmio.
Tuttavia, l’intelligenza artificiale può anche rendere i servizi finanziari più accessibili, una forma di “democratizzazione della finanza” che va gestita con attenzione e consapevolezza che, nonostante l’automazione crescente, il ruolo umano resta centrale.
Il funzionario generale di Bankitalia ricorda infatti che “la tecnologia non può sostituire il giudizio e la responsabilità degli organi societari, dei lavoratori e dei supervisori. Le decisioni critiche non possono e non devono essere affidate esclusivamente agli algoritmi”.
FP