Non bastava la famigerata e-mail dal Doge, il Department of government efficiency Usa guidato da Elon Musk, che chiedeva ai dipendenti civili della base di Aviano, in provincia di Vicenza, un resoconto dettagliato delle loro ultime 48 ore di lavoro. Come accaduto praticamente a tutti i dipendenti federali nelle scorse settimane. Ora arriva anche un bel giro di vite sui costi della base statunitense in Friuli-Venezia Giulia: per 30 giorni, le carte di credito e i conti correnti governativi degli impiegati statunitensi e italiani degli uffici acquisti saranno congelati. Un provvedimento che ha mandato su tutte le furie i sindacati: “Una decisione aberrante” ha tuonato Pier Paolo Bombardieri, segretario generale della Uil.
Aviano, la comunicazione ufficiale: azzerati i fondi, lasciato giusto un dollaro di consolazione
La notizia è arrivata ai supervisori giovedì 6 marzo, e per una sessantina di dipendenti della base di Aviano, ai piedi delle Prealpi Carniche, a 15 chilometri da Pordenone, la sorpresa è stata amara. Anche se, vista l’aria che tira a Washington D.C., meno che sorprendente: il saldo delle loro carte governative è stato ridotto a un misero dollaro, come capitato a migliaia di altri dipendenti federali.
Dal Doge – purtroppo non quello della non distante Venezia o da Genova – hanno spiegato che il provvedimento, in vigore dal 26 febbraio scorso, rientra nella strategia per garantire maggiore trasparenza nelle spese federali. Insomma, meno carte in circolazione e più controllo sui conti pubblici, in perfetto stile del taglio con l’accetta d’impostazione muskiana. Non privo di rischi, però, come dimostrano i frettolosi richiami al lavoro per moltissimi licenziamenti formulati indebitamente dall’oggi al domani.
Sindacati in allarme: “E dopo i 30 giorni, che succede?”
Il vero problema, però, è cosa succederà dopo questo mese di “dieta forzata” delle carte di credito. I sindacati temono che questo sia solo il preludio a qualcosa di ben peggiore, magari un ridimensionamento o demansionamento del personale. “Chiediamo un intervento del governo italiano per fare chiarezza e proteggere i lavoratori” ha dichiarato la Uil. A quanto pare, oltre che bloccate le carte saranno proprio ridotte di numero. Per il momento, alcune eccezioni sono state fatte solo per una sessantina di persone impiegate negli uffici acquisti. Loro, delle carte, non possono proprio farne a meno.
“La mancanza di informazioni chiare ha causato confusione, coinvolgendo anche il personale italiano – ha spiegato Matteo Manfron della Fisascat Cisl al Corriere del Veneto -. La situazione è stata aggravata dalle diverse reazioni dei direttorati delle basi statunitensi. Alcuni hanno infatti chiesto ai lavoratori italiani di rispondere alla mail, mentre altri li hanno messi in attesa o comunque non avrebbero fornito alcuna istruzione”.
Ad Aviano lavorano oltre 750 italiani impegnati nel comparto commerciale che fa capo all’Army and air force exchange service (Aafes) e in altri ambiti come quello scolastico e nei servizi del 31st Fighter wing. Nel complesso, fra Aviano, Sigonella, Livorno, Vicenza e Napoli sono impiegati circa 4mila dipendenti italiani. Al personale civile che lavora nelle basi militari Usa si applica naturalmente la legislazione italiana. Lo stesso provvedimento sarebbe stato assunto anche alla Base Ederle di Vicenza, sede dello United States Army Africa (Usaraf) e verosimilmente anche nelle altre basi sul territorio italiano.