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giovedì, Ott 17

Battlestar Galactica e altre 5 serie tv difficili da rilanciare


Come molte serie degli anni passati il titolo di fantascienza sarà proposto in una nuova versione: ma tanti altri show sarebbero quasi impossibile da riproporre in adattamenti inediti

Il 18 ottobre 2004 debuttava negli Stati Uniti la serie fantascientifica Battlestar Galactica. Andata in onda per quattro stagioni, a dire il vero questa produzione non fu subito un enorme successo, ma si guadagnò un seguito cult con la vendita dei dvd e poi con l’apprezzamento online. Tanto che oggi, a 12 anni dalla sua conclusione, lo streaming Hbo Max ne ha ordinato una serie revival, ancora non è chiaro se in versione reboot o con una storia spin-off.

D’altronde sono tantissimi i titoli del passato che stanno tornando in questi anni con nuove versioni, da MacGyver e Veronica Mars a Twin Peaks e Pappa e Ciccia passando per i futuri o ipotizzati Gossip Girl e Willy il principe di Bel Air. Ma non tutte le serie tv, soprattutto quelle più memorabili, si piegherebbero facilmente a un rilancio nostalgico di questo tipo: per la stessa Battlestar Galactica gli autori (fra cui Sam Esmail di Mr Robot) dovranno fare uno sforzo gigantesco per stare fedeli allo spirito dell’originale e non scontentare i fan. Ecco altri esempi.

1. Lost

C’è poco da girarci intorno: molti spettatori non hanno compreso la serie, e soprattutto il suo finale, la prima volta che è andata in onda, figurarsi se ci si potrebbe avventurare con una seconda e rinnovata versione. Lost è stato sicuramente uno dei titoli che ha rivoluzionato il nostro modo di intendere il mondo seriale, e il suo storytelling intricato e sperimentale ha ammaliato milioni di persone e al contempo ispirato svariati autori a tentare strade narrative impensabili fino ad allora. Ma allo stesso tempo la creatura di JJ Abrams si è dimostrata alquanto indomabile.

I superstiti che, in seguito a un incidente aereo, si trovano prigionieri di un’isola tropicale piena di misteri, abitanti ostili e strani fenomeni fra l’elettromagnetico e il magico, hanno vissuto vicende al limite dell’assurdo, per dire poco, ma anche dall’alto valore metafisico. Certo, molti quesiti su ciò che è accaduto veramente sono ancora aperti ed eventuali serie spin-off potrebbero tentare di colmare dubbi che ancora oggi ci attanagliano (gli orsi polari? Fibonacci?). Ma il dubbio più grande è: siamo sicuri che ci metteremmo a guardarlo?

2. Friends

Jennifer Aniston, divenuta nota in tutto il mondo come la Rachel di Friends, ha letteralmente spaccato Instagram qualche giorno fa aprendo un nuovo profilo e postando una sola foto: lei assieme a tutti gli altri cinque attori protagonisti della sitcom divenuta culto e che proprio nel 2019 festeggia i suoi 25 anni dalla messa in onda. In poche ore il suo account ha superato i 10 milioni di follower. Segnale che il fascino della serie comica che ha incarnato gli anni Novanta è ancora forte e che il pubblico in qualche modo sogna una reunion dei personaggi storici.

Ma avrebbe davvero senso? Friends incarnava appunto la quintessenza di un decennio: sei ragazzi fra i venti e i trent’anni vivono l’uno accanto all’altro a New York ricostituendo una famiglia allargata e barcamenandosi in un mondo che comunque non aveva ancora conosciuto i traumi degli anni Duemila. Non c’erano nemmeno gli smartphone ad aprire possibilità e chiudere socialità. Oggi una nuova versione dovrebbe tenere in considerazione tutte queste rivoluzioni oppure presentarci sei personaggi di fronte alle (probabili) frustrazioni della mezza età. È davvero questo che vogliamo?

3. Mad Men

A proposito di serie tv che incarnano un’epoca, nel nostro immaginario televisivo oramai gli anni Sessanta sono indissolubilmente legati a una serie come Mad Men. Don Draper e compagni ci hanno regalato un mondo lontanissimo da noi, patinato all’inverosimile ma anche sporcato da vizi e frustrazioni le cui eco si fanno sentire anche ai giorni nostri. Eppure il finale della serie è sicuramente molto criptico, con molte storyline, e in particolare quella di Draper sulla via della redenzione, lasciate all’immaginazione degli spettatori.

In effetti il fascino del racconto di Mad Men è stato anche questo: dopo stagioni in cui tutto sembrava nitido e volitivo, e ogni azione pareva determinata al successo o all’autodistruzione senza possibilità di appello, una conclusione dà anche l’idea di un riscatto inevitabile, di una resa all’indeterminatezza della vita che è poi quel lato sfumato e indefinito che in qualche modo ci salva sempre. Una serie revival o peggio ancora un sequel, oltre a dover cambiare ambientazione storico-estetica, ci toglierebbe quel gusto da finale aperto che per una serie così era decisamente azzeccato.

4. Dexter

Una delle serie più brillanti a cavallo fra gli anni Duemila e i Dieci fu sicuramente Dexter. Complice una performance eccezionale di Michael C Hall (già apprezzato in Six Feet Under), era la storia di un esperto forense di giorno che di notte si trasformava in un serial killer specializzato nel punire in modo violento i criminali che per qualche motivo sfuggivano alla legge. L’ambiguità antieroica e la difficoltà di prendere una netta posizione morale nei confronti del protagonista erano sicuramente gli ingredienti più intriganti di una serie che sfuggiva alle definizioni date fino ad allora.

Peccato però che, date queste premesse entusiasmanti, la serie abbia ben presto fatto il salto dello squalo, trasformando un fine affresco psicologico in una farsa caratterizzata da crudeltà sadiche e accanimento insensato. Già le ultime delle otto stagioni era qualcosa che i fan indefessi della serie si sarebbero tranquillamente risparmiati, figurarsi l’idea di riprendere in mano il personaggio in qualche modo. Anche se in molti si chiedano come sia la vita di Dexter in versione boscaiolo, forse è meglio lasciarlo al suo isolamento.

5.  The Office

Che fosse nella sua originale versione britannica con Ricky Gervais oppure nel remake americano con Steve Carrell, The Office è stata sicuramente una delle serie comiche più esilaranti degli ultimi decenni. Senza mai rinunciare a un proprio coté malinconico, la serie rappresentava gli alti e i bassi della vita di ufficio, esaltando in modo ilare le bassezze e le frustrazioni dei vari personaggi coinvolti. Il focus era soprattutto sul manager David Brent/Michael Scott, un personaggio spesso inetto e ancora più spesso politicamente scorretto.

Sebbene la sitcom sia alimentata da un numeroso cast di attori, con volti come John Krasinski e Ellie Kemper che sono stati proprio lanciati qui, c’è da dire che molto ruotava attorno all’improbabile Brent/Scott. Le perplessità di riproporre un tale schema sono molti, anche dato il declino qualitativo nelle ultime stagioni americane ma soprattutto per quanto è cambiato il clima culturale: “Non penso sia una buona idea [farne un revival], sarebbe impossibile fare lo show oggi e pretendere che le persone accettino ciò che accettavano dieci anni fa“, ha dichiarato lo stesso Carrell in un’intervista. Battute inappropriate, razzismo e sessismo velati, varie disfunzionalità sociali sarebbero ora materiale troppo compromettente per una nuova serie.

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