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giovedì, Set 05

Bill Skarsgård, clown Pennywise: “It 2 è una lunga seduta di terapia di gruppo”


Abbiamo incontrato Bill Skarsgård, il nuovo Pennywise, a Londra, al junket europeo di IT – Capitolo 2. Il suo sorriso vi terrorizza? In realtà è tutto merito del fratello Gustaf

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L’occhio mobile del nuovo Pennywise e il suo sorriso inquietante sono tutto tranne che rassicuranti, eppure gran parte del pubblico sembra aver perso completamente la testa per il clown che, dopo la miniserie anni ’90 con protagonista Tim Curry, è tornato a spaventare una nuova generazione grazie all’adattamento cinematografico, firmato da Andy Muschietti, di It, romanzo di Stephen King ambientato a Derry, Maine, città fittizia dove l’apatia regna sovrana e ogni 27 anni c’è una strage di bambini a opera del pagliaccio.

Il merito è di Bill Skarsgård, che ha raccolto il testimone di Curry: viso da bambino e altezza da vichingo, uno degli innumerevoli figli di Stellan Skarsgård inevitabilmente sedotto dalle sirene del cinema, la sua versione di Pennywise è diventata, dopo l’uscita di It – Capitolo Uno nel 2017, di culto. Per evitare però che il pubblico si affezionasse troppo al clown, finendo per vedere l’attore sotto il trucco bianco e non più la creatura demoniaca in grado di dare manifestazione concreta alle paure, il regista ha deciso di limitare il più possibile le apparizioni pubbliche di Skarsgård durante la promozione del film.

Nonostante sia apparso molto poco in questi due anni, siamo riusciti a incontrare l’attore a Londra, per It – Capitolo due, nelle sale italiane dal 5 settembre. In questo secondo capitolo Pennywise torna a terrorizzare Bill Denbrough (James McAvoy), Beverly Marsh (Jessica Chastain) e gli altri loser, i bambini che gli sono sfuggiti ma che, 27 anni dopo, riesce ad attirare di nuovo a sé facendoli tornare a Derry. Seduto a un tavolo dentro a un teatro fatiscente, in pieno stile Pennywise, con accanto Andy e Barbara Muschietti, regista e produttrice, abbiamo cercato di capire insieme a lui il perché di questo successo: “È un racconto senza tempo, ha tutti gli elementi di una buona storia” ci ha detto, proseguendo: “Abbiamo presentato il mondo che Stephen King ha creato a una generazione completamente diversa: le persone mi dicono che i figli di dieci e dodici anni sono ossessionati da It. Mio fratello più piccolo mi manda in continuazione disegni di Pennywise, è venuto alla première a Stoccolma felicissimo. Questi ragazzi hanno la stessa età di quando Andy ha letto il libro: abbiamo dato vita a tutta una nuova generazione traumatizzata dai clown”.

It: il segreto del successo del film di Andy Muschietti

Per Muschietti il segreto del successo del suo adattamento è dovuto a un insieme di congiunture fortunate: “È come la ricetta della salsa segreta, non posso svelare gli ingredienti. Credo dipenda da diversi fattori: tutto è cominciato con il libro, molto ha a che fare con la storia di Pennywise, che ormai è quasi mitologica, una leggenda urbana. Molte persone hanno visto la miniserie anni ’90 quando avevano 7-8 anni e non si ricordano tutta la storia, ma sanno che li ha terrorizzati a morte. Questo ha creato una generazione cresciuta con la paura per il clown, che non ha più visto Pennywise esattamente per 27 anni. È come se fosse rimasto dormiente nella memoria collettiva, non si tratta più un semplice film. Le reazioni sono diverse: molti non hanno letto il libro, molti sì, altri pensano che la miniserie non abbia reso giustizia al romanzo. Tutti erano quindi incuriositi dal film e l’hanno visto in massa”.

D’accordo Skarsgård, proprio un esponente di quella generazione che a scuola commentava la miniserie con i compagni e diceva per terrorizzarli “lo vuoi un palloncino?”: “Faccio parte della generazione che è stata terrorizzata dalla miniserie: anche se la qualità non è eccelsa, l’interpretazione di Tim Curry è fantastica. Insieme a Un lupo mannaro americano a Londra è la cosa che mi ha spaventato di più in assoluto da bambino. Quando sei piccolo clown e lupi mannari mostruosi sono le cose più spaventose a cui puoi pensare. Se ho fatto bene il mio lavoro ci sarà una generazione terrorizzata dalla mia performance, proprio come è stato per Curry: non so come prendere questa cosa, ma è l’unità di misura per quantificare il successo della mia interpretazione”.

Il vero mostro oggi è l’apatia

It – Capitolo due si apre con la brutale aggressione di Adrian Mellon (interpretato dal regista Xavier Dolan, uno dei fan più accaniti dell’opera di Muschietti), omosessuale di passaggio a Derry: il suo pestaggio ci fa dubitare su chi sia il vero mostro. La scena, molto dura (uno dei motivi per cui il film ha ottenuto il divieto per i minori di 17 anni), era irrinunciabile per gli autori, come ci ha confermato Barbara Muschietti: “Non c’è mai stato dubbio sull’aprire il film con la storia di Adrian Mellon: il libro comincia così ed è fondamentale. In molti ci stanno chiedendo perché abbiamo fatto questa scelta, forse perché il personaggio non era presente nella miniserie, ma erano altri tempi e si trattava di una tv via cavo. Per noi era molto importante: ho letto il libro a 15 anni e ricordo ancora chiaramente quanto mi abbia sconvolto”.

I fratelli Muschietti ne sono certi: per quanto Pennywise sia spaventoso, i veri mostri oggi sono l’omofobia, l’intolleranza e l’apatia, che purtroppo, a 30 anni di distanza dalla pubblicazione del romanzo, fanno ancora parte della nostra società. Anche Skarsgård ne è consapevole: “Il film si apre con i veri mostri e il padre di Beverly è uno di loro: i mostri che fanno più paura sono quelli del mondo reale. Pennywise è una storia, è la manifestazione delle paure e dei traumi, tutti i personaggi hanno subito un trauma che il pagliaccio incarna e li costringe ad affrontare”.

Per l’attore, It – Capitolo due è quindi come una lunga seduta di terapia di gruppo: “Nel mondo reale invece c’è un problema di apatia: non si ha il coraggio di dire quello che si pensa, o battersi per ciò in cui si crede. È quello che succede a Derry, dove le persone si girano dall’altra parte, facendo finta che questi delitti non siano reali. Questo può succedere anche nella nostra vita privata: quando porti con te questo peso puoi essere un partner terribile e non avere il coraggio di ammettere perché sei come sei. Quindi per sconfiggere questo stato devi, proprio come per Pennywise, affrontarlo ed essere onesto con te stesso, riconoscendo che magari hai la tendenza a comportarti in un certo modo, facendo soffrire chi ti sta intorno. L’unico modo per cambiare le cose è capire da dove ha origine tutto: è il tema centrale del film. Pennywise dice ai protagonisti che sono cresciuti e ha pensato a loro a lungo: li ha visti letteralmente crescere e confrontarsi con le loro paure. Tutto il film è come una lunga seduta di terapia di gruppo”.

Le origini del sorriso di Pennywise: il merito è di Gustaf Skarsgård

A proposito di segreti: Bill Skarsgård è in grado di muovere singolarmente gli occhi e di modificare la forma delle sue labbra, non è una magia del trucco, ma della genetica e di un controllo perfetto dei muscoli motori del suo viso. Eppure, quel ghigno inconfondibile non è tutta farina del suo sacco, ma, come la paura scatenata dal clown, viene direttamente dalla sua infanzia: “Quel sorriso è un marchio della famiglia Skarsgård: lo facevamo per scherzare con i miei fratelli, l’ha creato Gustaf, era il sorriso di un personaggio, Jansen, inventato per spaventarci, che ghignava e si muoveva in modo strano. Dieci anni dopo ho fatto la mia versione, Yorgen, una specie di troll, per terrorizzare mio fratello più piccolo e i miei cugini. Quando Gustaf ha visto il film mi ha detto che gli ho rubato il sorriso di Jansen. Dovrebbe essergli riconosciuto”.

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