Seleziona una pagina
sabato, Nov 23

Bitcoin, abbiamo prodotto l’85%. Ma l’ultimo uscirà nel 2140


E’ l’effetto dell’halving, ossia il dimezzamento della ricompensa che incassa chi mina la criptovaluta. Il prossimo avverrà nel 2020: ecco gli scenari

Bitcoin (foto Omar Marques/Sopa Images/LightRocket via Getty Images)
Bitcoin (foto Omar Marques/Sopa Images/LightRocket via Getty Images)

Qualche giorno fa, secondo stime attendibili, il numero di bitcoin estratti ha raggiunto quota 18 milioni. Questo significa che ne sono rimasti “solo” 3 milioni da poter distribuire sul mercato, visto che il numero di bitcoin prodotti, per statuto, non può superare i 21 milioni. Ma tranquilli, il fatto che sia già stato estratto l’85% dei bitcoin non significa che, tempo un paio di anni, verrà minato l’ultimo, anzi. I prossimi 3 milioni di bitcoin saranno progressivamente più lenti da estrarre e l’ultimo bitcoin dovrebbe vedere la luce non prima del 2140.

Dimezzamento

Come è possibile? La risposta è racchiusa in una parola: halving. Per garantire la rarità dei bitcoin, il misterioso Satoshi Nakamoto ha previsto che le ricompense dei miner si dimezzino ogni quattro anni circa, ogni volta che 210mila blocchi vengono aggiunti alla blockchain. È successo nel 2012 e nel 2016 e accadrà nel 2020. Il fenomeno del dimezzamento è noto come halving (dall’inglese half, metà) ed è insito nella natura stessa dei bitcoin, perché permette di garantirne la rarità, omologandolo di fatto all’oro più che a una valuta corrente.

Al tempo della prima transazione nel 2009 e fino al 2012, il premio per ogni blocco risolto era di 50 bitcoin. Il 28 novembre 2012 si è verificato il primo halving, dimezzando le ricompense dei miner a 25 bitcoin. Duecentodiecimila blocchi più tardi, il 9 luglio 2016, si è verificato un altro dimezzamento, portano la ricompensa a 12,5 bitcoin per blocco estratto. Secondo le previsioni, il terzo dimezzamento, che porterà la ricompensa del blocco a 6,25 bitcoin, avverrà intorno al 21-22 maggio 2020, quando verrà estratto il blocco numero 630.000 e il numero di bitcoin estraibili quotidianamente passerà da 1.800 a 900 al giorno.

Pro e contro

Per i bitcoiner l’halving ha i suoi pro e i suoi contro. Da un verso, dimezzando il numero di bitcoin che si possono estrarre, i costi del mining aumentano, soprattutto quelli energetici, rendendolo poco conveniente, soprattutto nei paesi come l’Italia dove il costo della bolletta energetica è più alto di paesi come la Bulgaria o la Cina. Senza contare che se nella preistoria del bitcoin bastava un computer domestico per estrarli, oggi servono sofisticate attrezzature che bruciano migliaia di kilowattora.

D’altro canto, la scarsità di bitcoin conseguente all’halving potrebbe anche farne aumentare il valore. Nel 2012 e nel 2016 è andata proprio così: il dimezzamento ha fatto volare le quotazioni oltre ogni immaginazione. Andrà così anche stavolta? Secondo gli ottimisti (la maggior parte) sì. Ma c’è un ma: oggi i bitcoin di nuova produzione sono prodotti principalmente da miniere cinesi. E qualche giorno fa Jihan Wu, cofondatore del gigante del mining cinese Bitmain, ha affermato che il dimezzamento stavolta potrebbe anche passare quasi inosservato. Chi avrà ragione?

Intanto c’è un altro quesito che attanaglia la comunità di bitcoiner. Che fine hanno fatto 4 milioni di bitcoin? Tanti sarebbero quelli che scomparsi nel corso degli anni per errore dei possessori o perché rubati. Tra questi c’è anche la personale riserva di Satoshi Nakamoto: una sorta di tesoro nascosto che nel caso riemergesse potrebbe gettare un bel po’ di scompiglio nei criptomercati. Dimezzamento o non dimezzamento.

Potrebbe interessarti anche





Source link