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martedì, Ott 13

Bitcoin e criptovalute, come tenerli al sicuro



Da Wired.it :

Dai wallet che predevono sistemi di controllo a una vera e propria cassaforte digitale con tanto di assicurazione, i consigli per piccoli e grandi investitori

Cassaforte in un museo di Milwaukee (foto di Raymond Boyd/Michael Ochs Archives/Getty Images)
Cassaforte in un museo di Milwaukee (foto di Raymond Boyd/Michael Ochs Archives/Getty Images)

Il problema più noto dei bitcoin e delle criptovalute in generale è la loro volatilità. Ma non è certo l’unico: preoccupa anche la difficoltà di custodirle in modo appropriato, visto che oggi bitcoin, ethereum e le altre non si possono depositare in banca. E non è una questione di poco conto, se pensiamo che alle quotazioni odierne un bitcoin vale circa 9.000 euro e secondo l’ultimo rapporto di CipherTrace solo nel 2019 i furti di bitcoin hanno comportato perdite per 4,4 miliardi di dollari, quasi più del doppio dell’anno precedente (1,7 miliardi). Ecco perché da qualche tempo, in attesa che anche le istituzioni comincino a preoccuparsi della custodia delle criptovalute, alcuni operatori del settore hanno pensato di sviluppare dei metodi più efficenti di protezione per le criptovalute. Sia che si tratti di piccoli o grandi investitori.

Piccoli investitori

A marzo 2020 Hype, l’app per i pagamenti digitali del gruppo Sella, ha presentato Hype Bitcoin, un servizio di compravendita di bitcoin integrato nel conto del cliente. Il servizio si appoggia alla tecnologia di Conio, il wallet per bitcoin made in Italy che ha fatto della sicurezza uno dei suoi punti di forza. Rispetto ad altri portafogli simili, Conio offre un sistema a 3 chiavi che garantisce la proprietà della valuta contro furti di identità, smarrimento del telefono e attacchi hacker.

Le tre chiavi sono infatti separate: la prima ce l’ha il cliente, e viene generata e criptata sul dispositivo d’accesso, in modo che nessun altro possa utilizzarla, la seconda viene conservata da Conio e creata unicamente per ogni singolo account per completare le transazioni ad esso associate e la terza, infine, consente all’utente di recuperare l’accesso al suo portafoglio in caso di perdita delle credenziali ed è custodita da Hype in un archivio cosiddetto “cold”, cioè protetto e non connesso alla rete.

Ciò vuol dire che per un ladro è ancora più complesso attaccare, perché dovrebbe riuscire ad attaccare non solo una, ma due entità diverse – di cui una oltretutto offline – per rubare fondi”, spiega a Wired, Vincenzo di Nicola, fondatore di Conio, convinto che la custodia delle criptovalute sia fondamentale per un’evoluzione del settore.

Due anni fa Goldman Sachs dichiarò che le soluzioni di custodia erano il primo passo per rendere possibile un mercato degli asset digitali”, continua di Nicola: “Bitcoin è un’invenzione rivoluzionaria, ma nella sua essenza richiede competenze tecniche complesse per poterla gestire. Questo spaventa la gente comune. Negli anni sono però nati sistemi di custodia sempre più sofisticati e intuitivi, che permettono a tutti di poter gestire bitcoin senza paure. È la base da cui si è partiti in questi anni per rendere sempre più diffuso l’utilizzo delle criptovalute”.

Grandi investitori

Wallet come Conio e Hype sono adatti a chi possiede piccole quantità di bitcoin, ma i grandi investitori? Per loro qualche giorno fa in Italia è nata una polizza dedicata al mondo delle criptovalute: Satec Underwriting, società del gruppo Cattolica Assicurazioni, ha accettato di coprire i rischi di CheckSig, il nuovo servizio di custodia bitcoin riservato a istituzioni e investitori di un certo peso (la soglia d’accesso è 5 bitcoin).

Più che di un wallet si tratta di una vera e propria cassaforte digitale. Spiega Ferdinando Ametrano, amministratore delegato di CheckSig e docente di Bitcoin e blockchain Technology a Milano-Bicocca: “A frenare le istituzioni finanziarie dall’investire in bitcoin sono due tipi di preoccupazioni: quelle regolamentari, superabili però da attori di mercato qualificati, e quelle tecnologiche che riguardano invece il disagio nel custodire un bene come bitcoin, al tempo stesso digitale come le azioni e le obbligazioni ma non nominativamente intestato, essendo al portatore tanto quando un lingotto d’oro. Non esistono insomma nel mondo finanziario tradizionale prassi o competenze adeguate, non esistono banche depositarie: abbiamo creato una startup come CheckSig proprio per fornire questo servizio. Di fatto la nostra è una cassaforte digitale, che può essere operata da noi o direttamente da un’istituzione finanziaria. Se la cassaforte è operata da noi, offriamo anche le coperture assicurative”.

A voler essere precisi, la protezione assicurativa non riguarda il contenuto della cassaforte, ma i trasferimenti da e verso il forziere. “Nessuno al mondo assicura le riserve auree di Fort Knox o Banca d’Inghilterra – continua Ametrano – ma sono assicurabili tutte le operazioni di prelievo e deposito, che sono quelle che hanno la maggiore superficie di attacco. La polizza assicurativa permette a CheckSig di presentarsi con credenziali che in Italia non ha nessuno e che a livello internazionale hanno solo i custodi più grandi”. In pratica quando un investitore affida i suoi bitcoin a Checksig è come se mettesse lingotti d’oro digitali in una cassaforte la cui apertura è temporizzata e avviene una volta al mese.

“I bitcoin custoditi da CheckSig – spiega il professor Ametrano – sono detenuti in una cassaforte che non è operata direttamente da noi, ma da una federazione di società distinte e indipendenti, in modo da impedire malversazioni all’interno di CheckSig. L’apertura della cassaforte deve essere però autorizzata da CheckSig: noi non possiamo aprirla da soli, ma la federazione non può aprirla senza nostra autorizzazione e senza il concorso contemporaneo delle diverse società. Il risultato è che noi deteniamo i bitcoin solo durante l’operazione di prelievo e solo per gli importi che vengono prelevati. Questa è l’unica residuale superficie di attacco che abbiamo ed è proprio quella coperta dalla polizza assicurativa”. Chi volesse vendere i suoi bitcoin prima dell’apertura mensile può farlo attraverso un exchange partner di Checksig. Lo stesso se volesse comprarli e metterli subito al sicuro.

“Di solito quando si parla di custodia dei bitcoin si parla di hot wallet, collegato a internet, e cold wallet, non collegato a internet. La nostra custodia non ha nulla di esposto a internet: per questo i due livelli della nostra soluzione li chiamiamo frozen wallet (gestito dalla federazione) e cold wallet (gestito da noi). Forti di questo protocollo innovativo l’anno prossimo andremo a competere a livello globale: pensiamo di poter diventare lo standard di riferimento nella custodia bitcoin”, conclude l’ad di CheckSig.

Il futuro

Insomma, chi ha deciso di investire sulle criptovalute, a meno di non usare sistemi come i wallet fisici, oggi ha due possibilità: un wallet digitale protetto tipo Conio e quelli simili o una cassaforte digitale in stile CheckSig. Il vantaggio dei primi è la loro immediatezza: un wallet permette di spendere e trasferire le criptovalute in tempo reale, mentre una volta in cassaforte i tempi si allungano. Ma in futuro i due metodi potrebbero incontrarsi. “La maggioranza dei sistemi di custodia è “statica”. Ossia, protegge le cryptovalute dell’utente, ma ne impedisce il suo uso rapido”, chiosa di Nicola di Conio: “È un po’ come avere oro in una cassaforte in un caveau blindato: certamente sicura, ma non puoi accedere ai tuoi beni immediatamente. I sistemi di custodia del futuro, specialmente quelli riguardanti le stablecoin, dovranno essere “dinamici”. Ossia, offrire le stesse garanzie di protezione dei sistemi di custodia statici di cui sopra, ed allo stesso tempo permettere rapido accesso ai fondi”.

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[Fonte Wired.it]