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martedì, Dic 21

Bitcoin e le altre 9 criptovalute più ricche del 2021



Da Wired.it :

Sono amate da molti, odiate da altrettanti. Le criptovalute dividono.  Chi è in cerca di guadagni facili le vede come un’opportunità per arricchirsi al prezzo di qualche notte passata a studiare grafici. Chi ha necessità di riservatezza – per esempio territori sotto embargo o i cittadini che vivono all’ombra di regimi autoritari – le utilizza per aggirare divieti. Per non parlare della criminalità organizzata e dei professionisti del riciclaggio internazionale, che hanno trovato un veicolo per evitare che i proventi illeciti passino sotto gli occhi indiscreti dei controllori. Ai governi, comprensibilmente, non piacciono. Comunque la si pensi, in un mondo sempre più digitalizzato e sottoposto a sorveglianza, è il digitale stesso a offrire una soluzione. Decentralizzata, priva di regole che non siano quelle della matematica. Basata sulla totale sfiducia, e proprio per questo affidabile.

Osservare il mondo delle criptovalute consente di apprezzare il bello della stabilità: che pare scontata, e invece è conquista quotidiana di governi e banche centrali. Chiedere al Venezuela, dove con la cartamoneta ormai si costruiscono borse e portachiavi artigianali, dal momento che non vale più nulla. Qualcuno prova a fare da ponte tra vecchio e nuovo.  El Salvador ha deciso di dare corso legale al bitcoin in parallelo alla valuta in uso, il dollaro americano. L’affiancamento, sostiene il presidente, dovrebbe consentire ai cittadini di risparmiare ogni anno quattrocento milioni di dollari di commissioni, in un paese dove il 20% della ricchezza proviene dalle rimesse di familiari che vivono all’estero. Ma c’è chi avanza l’ipotesi che il piano sia trasformare il paese in una mining pool, una fabbrica di criptovalute. 

Le dieci criptovalute più capitalizzate del 2021

Nella gallery che segue, vi proponiamo la classifica delle dieci criptovalute più capitalizzate nel 2021 (basata sui dati del sito coinmarketcap.com riferiti al 16 dicembre 2021). Con una premessa: “Criptovalute è un termine poco preciso. Va bene per i bitcoin, ma per Ethereum dobbiamo parlare anche di token. In questa lista ci sono realtà estremamente differenti, sotto diversi profili – spiega a Wired Roberto Garavaglia, consulente e autore di libri sulla blockchain -. Perché la blockchain, su cui le criptovalute sono basate, può supportare molto altro, dagli smart contract agli Nft (non fungible token, ndr) di cui si parla molto ultimamente”.

Le prime due posizioni sono stabili: in testa c’è bitcoin, poi ethereum continua Garavaglia -. Le cose più interessanti si verificano dal terzo posto in giù. I movimenti per le prime due posizioni sono essenzialmente dipesi da operazioni di tipo speculativo. Ma non solo: conta anche quello che con la blockchain si può fare: la diffusione di smart contract e Nft, per esempio, può cambiare le carte in tavola, dal momento che il prezzo di mercato deriva anche da come e da quanto un token è utilizzato”.

In sostanza, chiosa Garavaglia, “il bitcoin nasce, evidentemente, anche da una concezione criptoanarchica, sebbene la criptoanarchia esistesse già anzitempo. Satosthi Nakamoto (l’inventore del bitcoin, nome d’arte dietro cui potrebbe celarsi anche una pluralità di persone, ndr) avvertiva l’esigenza di costruire un sistema al riparo dai rischi di censura e corruzione e che, pur in assenza di entità centrali, sia nel contempo altrettanto sicuro e resiliente. La sua innovazione è nell’aver creato un’attendibilità partendo dal presupposto di una totale sfiducia fra i partecipanti che concorrono a validare i blocchi di transazioni: poiché siamo autorizzati a ritenere che tutti potrebbero voler truffarci, creiamo un sistema per cui ciò sia disincentivato economicamente. Molto triste, ma anche molto utile, pragmaticamente”. Chiaramente, precisa l’esperto, si tratta di uno strumento dai risvolti imprevedibili: “Chi ha posizioni massimaliste a favore o contro le criptovalute mente a sé stesso. La realtà è molto sfumata. Come la polvere da sparo, originariamente inventata per i fuochi d’artificio, e poi destinata a ben altro”. 

Sostenibilità e velocità per le criptovalute del futuro

C’è, naturalmente, qualcosa di cui Nakamoto non aveva tenuto conto: sostenibilità e scalabilità dei bitcoin, che per essere creati richiedono la risoluzione di complessi problemi crittografici, quindi consumo di enormi quantità di energia e la necessità conseguente di disperdere il calore creato. Per le criptovalute di domani sarà essenziale trovare soluzioni meno impegnative dal punto di vista delle risorse. Oltre al fatto che la necessità di potenze di calcolo enormi penalizza la velocità: saranno questi i terreni su cui si giocherà la competizione in futuro. Senza contare che il legislatore potrebbe risolversi a intervenire, con conseguenze istantanee sul valore.

Le montagne russe del valore

Sulla base di quanto detto, vale la pena di investire in criptovalute?  “Il culmine si è toccato a fine 2017, quando il valore delle cripto è arrivato a toccare i massimi storici fino a quel momento. Sono poi iniziati due anni di mercato ribassista, il cui fondo si è raggiunto nel marzo 2020 – spiega a Wired Diego D’Aquilio, fondatore e ad di Anubi Digital, imprenditore nel campo già dal 2015 -. Da quel momento il valore del bitcoin e di tutte le principali criptovalute ha ricominciato a crescere, dando vita ad una nuova fase rialzista che ha visto toccare nuovi massimi poche settimane fa”. 

Celebri i tweet di Elon Musk, in grado di provocare rally: ultimamente, con Dogecoin. “Il patron di Tesla è uno dei più grandi possessori del token – prosegue D’Aquilio -. Chiaramente, Musk è un imprenditore che prima di muoversi, e anche di twittare, prende le precauzioni del caso dal punto di vista legale, ma lo ha ammesso pubblicamente. Non essendo un mondo regolamentato, è possibile agire anche così”. Le norme? “Arriveranno”, conclude l’imprenditore consigliando prudenza. Meglio non improvvisarsi trader e investire solo quanto ci si può permettere di perdere. Il rischio di restare con il cerino acceso in mano è reale. 



[Fonte Wired.it]