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giovedì, Dic 02

Black Mirror, i dieci anni della serie tv di Charlie Brooker



Da Wired.it :

Come ha scritto Francesco Guglieri nella prefazione di Cyberpunk: Antologia Assoluta, recentemente pubblicata da Mondadori, “Gibson e soci non hanno previsto il futuro. Hanno semplicemente prestato attenzione al loro presente, hanno fatto quello che fanno i bravi scrittori: hanno guardato attentamente. Hanno concentrato lo sguardo, magari su un particolare, e hanno ‘sentito’ il futuro che era già lì, il futuro che era già presente”.

Più che prevedere, si tratta quindi di interpretare i segnali del presente e alzare lo sguardo. Nel caso di Black Mirror, in particolare, si tratta di vedere cosa accade appena cento metri più avanti verso l’orlo del precipizio. Di porsi una semplice domanda: cosa succederebbe se qualcosa andasse storto? Una domanda che Black Mirror è stato tra i primi a porre, contribuendo enormemente al ritorno degli immaginari distopici, cyberpunk e fantascientifici che hanno di gran lunga dominato gli ultimi dieci anni.

Ex Machina, Blade Runner 2049, Westworld, Ready Player One; cartoon come Love, Sex & Robots; romanzi come Macchine come me o Zero K; serie tv leggere come Upload o ultracommerciali (e di scarsa qualità) come Altered Carbon, remake come quello (poco riuscito) di Ghost in the Shell e piacevoli sorprese come Possessor di Brandon Cronenberg (che riprende i temi del padre David). Per non parlare di una serie che sembra quasi uno spin-off di Black Mirror, come Years and Years.

L’elenco potrebbe continuare. E farsi talmente ampio da portarci a sospettare che – in un ennesimo cortocircuito – il successo di Black Mirror sia penetrato in quei sistemi algoritmici che sempre più spesso hanno un ruolo nel decidere quali contenuti verranno prodotti da Netflix e gli altri. Mettendoci in guardia dagli algoritmi che decidono per noi, Black Mirror ha avuto talmente successo che gli algoritmi hanno effettivamente deciso per noi di produrre molte più serie come Black Mirror

E forse è anche per questo che, nelle ultime stagioni, la serie tv di Charlie Brooker è andata qualitativamente calando (l’ultima era quasi inguardabile). Un po’ perché è veramente complesso ideare in continuazione nuove storie di una serie antologica. Un po’ perché ormai Black Mirror la sua funzione l’ha svolta. Non ne abbiamo più bisogno, perché anche grazie allo specchio nero ci siamo risvegliati, abbiamo aperto gli occhi e ci siamo resi conto che il mondo di Black Mirror è tutto attorno a noi.



[Fonte Wired.it]