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mercoledì, Nov 04

Blockchain nella tutela del diritto d’autore, un’idea per usarla



Da Wired.it :

La proposta di due avvocati in ambito legale per sfruttare le potenzialità offerte dalla tecnologia del bitcoin anche in ambito copyright

Blockchain (Getty Images)
Blockchain (Getty Images)

La blockchain (letteralmente “catena di blocchi“) viene in soccorso delle idee e di tutti gli “autori” che, con essa, hanno uno strumento in più per tutelare la propria opera nel caso in cui dovesse essere oggetto di contenzioso, a patto però di pensarci prima. Nata nel 2008, è uno strumento che si sta diffondendo con rapidità e promette significativi vantaggi anche per le startup e le piccole e medie imprese, anche grazie ai suoi costi contenuti.

Tramite una rete informatica di nodi, consente di gestire e aggiornare, in modo immutabile e sicuro, un registro contenente dati e informazioni in maniera aperta, condivisa e distribuita senza la necessità di un’entità centrale di controllo. In Italia la blockchain ha visto un riconoscimento normativo con l’articolo 8 ter del decreto Semplificazioni (dl. 14 /12/18, n. 135, convertito in legge con la legge 11/2/19, n. 12). Sebbene tale norma lasci spazio a qualche dubbio interpretativo e sebbene manchino ancora le linee guida dell’Agid (Agenzia per l’Italia digitale) che dovranno chiarire gli standard tecnici necessari per la concreta implementazione della norma, il dl Semplificazioni è certo un primo e promettente passo verso la completa regolamentazione della materia.

Per limitarci all’ambito della proprietà intellettuale, la blockchain è uno strumento che si sta rivelando molto utile nella tracciabilità e gestione di opere autoriali, di marchi e design (specie non registrati), di know how, e, quindi, in ultima analisi si rivela preziosissima nella loro tutela.

Si pensi, per esempio, a un’opera in astratto tutelabile con la legge sul diritto d’autore. Ora, è vero che il diritto di autore sorge con la creazione dell’opera e non sono necessari depositi di alcun tipo. Tuttavia, è altrettanto vero che le questioni del “chi” ha creato una certa cosa, del “quando” l’ha creata e del contenuto della stessa sono tra le principali problematiche che insorgono nell’ipotesi di giudizi e che la mancata prova in ordine a tali circostanze può determinare l’impossibilità di una tutela concreta, pur in presenza del diritto.

Al fine di ovviare a tali difficoltà, l’avvocato può  suggerire all’autore di effettuare un deposito in blockchain coadiuvandolo nell’individuazione dei  documenti da depositare; ciò in modo da consentirgli di precostituirsi una prova sicura e incontestabile circa la data di creazione, mediante marcatura temporale, e del suo contenuto, nonché di precostituire una forte presunzione in ordine alla paternità dell’opera, tutti elementi che potranno essere fatti valere in giudizio in ipotesi di future contestazioni.

Nel nostro Paese la giurisprudenza non ha ancora avuto modo di pronunciarsi (così come, per esempio, avvenuto già in Cina) sulla validità probatoria della blockchain ma è facile immaginare che nell’arco di pochi anni anche i nostri tribunali valuteranno positivamente la blockchain come mezzo di prova capace di risolvere con certezza numerose questioni, il che si risolverà in una maggiore tutela delle opere dell’ingegno. Insomma, la blockchain è, secondo molti, una rivoluzione e certo avrà un forte impatto anche nel settore della proprietà intellettuale.

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[Fonte Wired.it]