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giovedì, Gen 16

Blockchain, perché un’azienda agricola la usa per le sue zuppe


In Puglia un’azienda agricola ha adottato la blockchain come strumento di certificazione del cibo. Una soluzione per difendere il vero made in Italy

Le zuppe di legumi tracciabili usando la blockchain

L’uso più rilevante della tecnologia blockchain è arcinoto: fornire un database ai bitcoin e alle altre criptovalute. Ma di utilizzi possibili in realtà ce ne sono diversi. Uno abbastanza inedito, per esempio, riguarda la tracciatura degli alimenti. La sicurezza diffusa della blockchain fa sì che nessuno all’interno di una filiera alimentare possa alterare i dati di produzione e questo garantisce il consumatore, oltre che il resto della filiera.

Finora il metodo è stato usato con un discreto successo soprattutto con alimenti semplici e materie prime, come l’insalata o il caffè, ma Pralina, un’azienda agricola di Melpignano (in provincia di Lecce) da qualche giorno sta usando la blockchain per tracciare le sue zuppe di legumi in barattolo.

Una novità in ma forse persino in Europa: il primo passo verso la tracciatura di alimenti compositi e costituiti da diverse materie prime. Anche se in questo caso le zuppe hanno fattura artigianale, sono pur sempre un alimento che richiede vari passaggi, tanto che il sistema monitora tra gli altri 5 agricoltori dell’entroterra pugliese. Un’affinità che va a perfezionarsi nel “Patto con la Terra”, un protocollo d’intesa che va a sancire il sodalizio etico tra l’azienda e i contadini che, da un lato impegna Pralina ad acquistare le materie prime dai produttori selezionati, d’altro canto impone a questi una serie di paletti nella gestione dei loro terreni: assenza di pesticidi prima di tutto e trattamenti naturali. Per conoscere la storia della zuppa e della sua filiera basta infatti inquadrare il Qr code sul coperchio della confezione.

Rapporto di fiducia

La nostra è stata una scelta etica, di trasparenza – spiega Valentina Avantaggiato, di Pralina –. In teoria non ne avremmo avuto bisogno perché non c’è una prescrizione normativa che obbliga a ciò. Ma questo percorso segna il futuro nell’agrifood fondato su un rapporto di fiducia tra produttore e consumatore. Il cibo, per noi diventa uno strumento per raccontare una storia, la storia contadina della nostra terra con il suo carico di valori”.

In pratica, grazie al Qr code presente sulle confezioni delle zuppe, si può andare alla scoperta della filiera di grani antichi e legumi che fanno parte del libro degli ingredienti delle zuppe, in vendita in tutta Europa e in Italia attraverso portali come Amazon Prime Now.

La blockchain di Pralina è stata realizzata da Foodchain, azienda attiva dal 2012, che in passato ha già avuto modo di misurare le potenzialità della blockchain dall’acqua minerale all’olio di oliva, dall’ortofrutta al caffè. “Con Pralina abbiamo applicato la tecnologia usata in questi anni per garantire l’originalità e la trasparenza della filiera. Non solo per il consumatore, ma per tutti gli attori che vi partecipano”, spiega Davide Costa di Foodchain.

Sebbene quello delle zuppe pugliesi non sia che un primo piccolo passo, grandi speranze sono riposte nell’introduzione di una tecnologia come la blockchain nel settore alimentare. Il fatto di poter conoscere la storia di un prodotto e il rispetto di normative e procedure di creazione del cibo può infatti rappresentare un duro colpo a chi, nel mondo, produce cibo che vanta origini italiane anche se non è così. Costa ne è sicuro: “Se c’è una tecnologia che potrà garantire il made Italy, mettendo fine al fenomeno del cosiddetto italian sounding, quella è proprio la blockchain”.

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