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sabato, Gen 25

Boeing, quanto sta costando la crisi dei 737 Max


Sono stati bruciati già 10 miliardi in un anno, e il rischio è che il buco raddoppi. Ci sono 400 aerei fermi e cinquemila ordini in bilico. L’azienda vede nero

Un Boeing 737 (foto Stephen Brashear/Getty Images)
Un Boeing 737 (foto Stephen Brashear/Getty Images)

Il prossimo 29 gennaio il nuovo amministratore delegato di Boeing, David Calhoun, fresco di nomina, avrà il suo primo incontro ufficiale con gli investitori per i risultati finanziari dell’azienda. Il centro dell’incontro però sarà il caso 737 Max, la vicenda che ha messo in ginocchio i conti del gruppo: finora sono 10 miliardi di dollari le perdite sostenute da Boeing e, se davvero il blocco dei voli verrà tolto tra giugno e luglio di quest’anno (come la società stessa ha comunicato), il conto finale per l’azienda sarà probabilmente di 20 miliardi di dollari, sostengono gli analisti.

Cos’è successo?

Facciamo un passo indietro per capire cosa è successo. A marzo dell’anno scorso due incidenti ravvicinati hanno provocato la morte di 346 persone. Colpevole: il Boeing 737 Max 8, una delle sei varianti della nuova linea Max dell’aereo di medio raggio dell’azienda. Il prodotto più importante per l’azienda statunitensi. Per la casa produttrice di aerei è il modello più venduto di sempre: ce sono in servizio 387 (prodotti da maggio 2017 a marzo 2019), e da quando undici mesi fa l’aereo è stato messo a terra ne sono stati prodotti circa altri 400.

All’inizio del 2020 Boeing ha deciso di fermare la linea di produzione: l’azienda aveva letteralmente finito lo spazio dove parcheggiare i velivoli, visto che oltre al divieto di volo ci sono anche molte compagnie aeree che hanno sospeso gli ordini già effettuati in attesa di capire cosa succederà. Sul piatto c’è il rischio che l’aereo debba essere certificato di nuovo e che i piloti debbano fare un percorso diverso da quello (meno costoso e complesso) di semplice adeguamento a una nuova variante del tipo 737.

Il vero problema dei 737 Max

Il nodo della questione infatti è questo: il costo di messa in linea e gestione degli aerei. Per essere più competitiva e avere utili e altri indicatori economici più elevati, Boeing ha sostanzialmente preso una “scorciatoia”. Ha costruito un buon aereo ma differente dai modelli precedenti (per rispondere ai requisiti del mercato) e, grazie al software, ha fatto in modo che si comportasse virtualmente come i modelli precedenti della serie.

Però, per non far crescere i costi delle compagnie aeree (o per una combinazione di altri motivi che non conosceremo mai sino in fondo, compresa la finanziarizzazione dopo l’acquisizione di McDonnell-Douglas di una delle aziende più “ingegneristiche” che ci fossero in America) Boeing ha anche deciso di non comunicare ai clienti alcuni aspetti invece rilevanti della “trasformazione” dei Boeing 737 Max.

Fino a quando, nel 2017, Boeing ha cominciato a commercializzare i 737 Max, i cui primi 150 ordini risalgono al 2011, l’azienda ha sempre cercato di vendere un velivolo che sulla carta non richiedeva particolari transizioni per i piloti già addestrati ai modelli precedenti. Cosa che, nel caso dei due incidenti mortali dell’anno scorso, è risultata non veritiera e ha scatenato la messa a terra di tutti gli altri velivoli e, a gennaio, il blocco della produzione.

Il colpo per Boeing

Adesso emerge che questi primi undici mesi di stop stanno costando molto cari all’azienda. Tra penali per le compagnie aeree clienti, risarcimenti per le famiglie e le compagnie aeree coinvolte nei due incidenti, e altri danni e oneri accessori, l’azienda è già andata sotto di 10 miliardi, bruciando gli utili di tutto l’anno fiscale. Nel 2018 Boeing ha fatturato 101 miliardi di dollari circa con un utile operativo di circa 11 miliardi di dollari, pari a poco meno di 10 miliardi e mezzo di utile netto.

Secondo altri analisti, fino al momento in cui l’azienda potrà rimettere in circolazione gli aerei già prodotti, forse riaprire la catena di montaggio e cominciare di nuovo a ricevere i materiali ordinati ai terzisti (o perlomeno, di quelli che non saranno falliti per via del blocco della produzione), il costo totale potrebbe arrivare a superare i 20 miliardi di dollari.

La cifra è enorme ma comprensibile, se si guarda al volume degli ordinativi. Attualmente Boeing ha 4.912 ordini per il 737 Max. Una cifra pazzesca che però sta calando: 93 ordini sono già stati cancellati e e il 2019 ha visto solo 57 consegne (mentre altri 400 aerei sono rimasti fermi al produttore) rispetto ai 256 velivoli consegnati nel 2018. L’azienda insomma stava accelerando la produzione per raggiungere volumi mai visti prima nel settore dell’industria aeronautica, quando il doppio incidente l’ha letteralmente messa in ginocchio.

La serie Max dei 737, a seconda della variante (7, 8, 200, 9 e 10) può costare da 99 milioni a 135 milioni di dollari a velivolo. È un prezzo di listino che di solito si riduce a seconda degli sconti applicati alle differenti compagnie aeree acquirenti. Però questo è il moltiplicatore che fa capire cosa voglia dire per Boeing avere 400 aerei fermi e ordini per quasi cinquemila che potrebbero dimezzarsi. O anche peggio.

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