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venerdì, Lug 26

Bolsonaro ha già accelerato la deforestazione dell’Amazzonia


Dall’inizio dell’anno ad oggi sono scomparsi 3.700 km² di foresta. In parte, questo dramma, è frutto dell’insediamento del governo Bolsonaro e delle sue politiche all’insegna dello “sfruttamento ragionevole” del polmone verde

La foresta Amazzonica (foto: CARL DE SOUZA/AFP/Getty Images)

Da tempo la superficie della foresta amazzonica non diminuiva a un ritmo così frenetico come quello che ha preso da quando Jair Bolsonaro è diventato presidente del Brasile. Secondo l’Inpe, l’Istituto nazionale di ricerche spaziali – che si basa su misurazioni e immagini satellitari affidabili al 90% – dall’inizio dell’anno ad oggi si sono persi circa 3700 km² di foresta, pari a circa un quinto del Galles; 1250 di questi sono scomparsi solo nei primi 22 giorni di luglio. Il dato mostra un aumento superiore al 100% rispetto allo stesso periodo l’anno scorso ed è uno dei peggiori negli ultimi anni.

Secondo Bolsonaro si tratterebbe di fake news. “Io credo alla realtà e la realtà mi dice che se tutti i dati sulla deforestazione fossero veri, l’Amazzonia non esisterebbe più. Invece esiste ed è in salute”, ha detto di recente.

L’Inpe, però, non è l’unico a parlare di emergenza. “Riceviamo sempre più segnalazioni [di disboscamento]”, dice, interpellata da New Scientist, Mikaela Weisse che lavora per la no-profit World Resources Institute e collabora con il team di ricerca Global Land Analysis & Discovery dell’università del Maryland. Rispetto al giugno dell’anno scorso, è arrivato il 75% di allarmi di deforestazione in tempo reale – uno speciale sistema in grado di allertare gli studiosi sui disboscamenti in atto – in più.

Jair Bolsonaro, Brazil’s president, speaks during a swearing-in ceremony for Gustavo Montezano, chief executive officer for the Brazilian Development Bank (BNDES), not pictured, at the Planalto Palace in Brasilia, Brazil, on Tuesday, July 16, 2019. Montezano said one of his goals is to speed up the sale of stakes bank owns in companies; sees sale of up to 100 billion reais this year. Photographer: Andre Coelho/Bloomberg

Cosa c’entra il governo Bolsonaro

Il fatto che la deforestazione dell’Amazzonia – o meglio, di una parte dell’Amazzonia: il 40% della foresta si trova fuori dai confini brasiliani – sia aumentata da quando Bolsonaro è diventato presidente non è un caso. L’ex generale ha ribadito più volte che bisogna sfruttare la foreste “in modo ragionevole e, per questo motivo, ha rivisto alcune misure che, negli anni, avevano garantito l’esistenza e la sopravvivenza del polmone verde. All’inizio del suo mandato ha deciso, per esempio, di affidare le riserve indigene, che prime venivano gestite dalle popolazioni autoctone, al ministero dell’Agricoltura il cui interesse principale è far posto a coltivazioni come quelle della soia.

Bolsonaro ha poi una responsabilità indiretta. Come sottolinea New Scientist, in Brasile c’è una legge che vieta ai proprietari terrieri di disboscare più di un quinto dei loro possedimenti. Bolsonaro non ha modificato questa legge ma – come ha scoperto Carlos Rittl che lavora per Climate Observatory, un network di organizzazioni ambientali brasiliane – da quando è diventato presidente le operazioni del governo per assicurare l’applicazione di questa legge sono diminuite, da gennaio ad aprile, del 70%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa impunità avrebbe indotto molti proprietari terrieri a non rispettare più il provvedimento e avrebbe quindi causato l’abbattimento di moltissimi alberi.

Secondo Erika Berenguer, una ricercatrice che lavora all’università di Oxford, il governo Bolsonaro è collegato alla deforestazione anche per un altro motivo. Il ministro dell’Ambiente Ricardo Salles, che in passato ha espresso a più riprese dubbi sull’esistenza del cambiamento climatico, ha di recente gettato alcune ombre sul fondo per l’Amazzonia, un progetto finanziato dei governi norvegese e tedesco che negli ultimi 11 anni ha distribuito fondi alle associazioni che cercavano di prevenire la deforestazione. Salles, in particolare, ha detto che i soldi non vengono gestiti in maniera lecita, facendo pensare ad alcuni che il fondo verrà eliminato a breve.

Cosa bisogna aspettarsi

New Scientist fa notare che questi livelli di deforestazione sono comunque molto lontani da quelli registrati negli anni Ottanta e Novanta, quando ogni anno scomparivano decine di migliaia di km² di foresta e che, dal 2004 al 2018, il disboscamento è diminuito del 72%.

L’atteggiamento di Bolsonaro può però mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’Amazzonia, causando danni globali. “Andare avanti con la deforestazione dell’Amazzonia significa rendere ancora più difficile la riduzione delle emissioni di CO2 ”, fa notare Mark Maslin dell’University College London. Chi rischia di più nel breve termine, invece, è la popolazione indigena che vive nella foresta. “Ormai credo sia in atto una vera e propria guerra”, ha detto Fiona Watson dell’associazione Survival International.

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