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martedì, Nov 03

Bonus bici, click day si trasforma nella solita figuraccia dello Stato



Da Wired.it :

Dagli utenti in coda per ore sul sito buonomobilita.it a Spid che finisce in tilt e blocca anche i servizi di Poste, tutti gli errori di una Pa che non sa governare il digitale

La fila più lunga è su un server della pubblica amministrazione, dove oggi dalle nove del mattino centinaia di migliaia di italiani spingono e strattonano – digitalmente – per avere accesso al contributo varato dal governo per finanziare l’acquisto di biciclette e monopattini elettrici. Introdotto lo scorso 7 settembre con il decreto Rilancio, il bonus mobilità o bonus bici dovrebbe rispondere alla rinnovata passione dei cittadini delle grandi città per l’uso di mezzi di trasporto individuali ed ecologici, che si spera possano aiutare a contrastare il Covid-19 disimpegnando pullman e metropolitane.

Ma se in questi mesi abbiamo imparato quanto possano essere fatali gli assembramenti fisici, la pubblica amministrazione sembra aver preso sotto gamba il rischio derivante da quelli informatici. Server in tilt, l’identità digitale Spid che non funziona più e un indicatore di coda che arriva a segnare più di 600mila utenti in attesa danno la cifra di questa tonnara informatica, dove i più bravi usciranno dal lato giusto e in sella a una bici nuova. Agli altri toccherà andare a piedi.

Il problema sono i “maledetti click day”, come spesso sono stati apostrofati nella giornata da centinaia di utenti sui social network: eventi pubblici nei quali lo Stato mette a disposizione una cifra e ad accaparrarsela saranno i primi ad accedere al sistema. Naturalmente un’opportunità come questa non può non mettere in difficoltà i server (i computer che gestiscono le richieste) che sono ancora una volta in mano a Sogei, la Società generale d’informatica controllata al 100% dal ministero delle Finanze, che già con il bonus previsto dal decreto Cura Italia aveva dato prova di avere qualche difficoltà nel gestire le copiose richieste simultanee degli utenti.

Il precedente

A differenza dello scorso 1° aprile, quando l’eccessivo carico aveva portato a una sostanziale diffusione di dati personali e ad altri problemi critici nell’accesso alle richieste, stavolta l’azienda ha deciso di mettere tutti digitalmente in fila, riducendo le richieste contemporanee ma imponendo gravi disservizi a chi in fila non ci può stare. A partire da chi lavora (pensiamo a chi ha un turno in ospedale o non fa un mestiere per il quale si applica l’home working): saranno i primi e più svantaggiati rispetto a chi ha potuto semplicemente entrare e aspettare. Alle 15 del 3 novembre l’indicatore segna più di seicentomila persone in coda e nella mattinata si è arrivati a stimare anche trenta ore di attesa

Ma anche se la fila può sembrare comunque il compromesso più democratico, l’accesso alla medesima avviene “in ordine casuale”, fa sapere il sito, e quindi non a chi arriva prima. Chi scrive ha ottenuto accesso al bonus in circa due ore, iniziando la fila dal 100millesimo posto: altri che sono arrivati prima si sono posizionati anche 300mila posti più “indietro”.

“Il problema è la logica del click day in sé, aggravato dai numerosi colli di bottiglia che rendono il sistema meno efficace” spiega a Wired Andrea Ganduglia, imprenditore e sviluppatore di software: “Le soluzioni alternative sarebbero potute essere tante e vanno dal pagamento delle fatture in ordine di acquisto fino alla prenotazione di slot nei quali un numero limitato di utenti può accedere al sistema senza che questo si sovraccarichi”. Mentre Ganduglia parla gli utenti in coda sono circa mezzo milione: “Molti di loro arriveranno a stanotte, altri dovranno rinunciare”.

I colli di bottiglia

Tale sorte riguarda chi ha imbroccato la pagina giusta: l’indirizzo corretto per accedere al servizio è bonusmobilita.it, tuttavia immediatamente dopo la divulgazione dello stesso tramite alcuni organi di stampa, anonimi hanno registrato un dominio del tutto simile e facilmente confondibile: bonusmobilità[.]it, con l’accento sulla “à”. Senza alcun apparente intento malevolo, la pagina fornisce indicazioni corrette su come raggiungere il sito dove viene erogato il bonus, offrendo nel frattempo agli incauti passanti una grande scelta di banner pubblicitari, grazie ai quali potrebbero aver raccolto qualche spicciolo.

L’appostamento tra l’utente e il sito reale del bonus mobilità è il più strategicamente vantaggioso, dal momento che anche l’Ansa ha fornito inizialmente l’indirizzo errato, correggendolo poi (ma senza darne indicazione) ad apertura del click day già avvenuta. Probabilmente mossi a compassione, gli autori della pagina di phishing hanno modificato il sito, prima di rimuoverlo del tutto.

Ma anche chi dovesse essere riuscito a superare l’ostacolo dell’indirizzo falso, ad aggirare il problema della fila e, infine, a raggiungere le porte del ministero dell’Ambiente – che eroga il bonus – deve superare l’ultima peripezia: l’accesso con le credenziali Spid. Uno dei requisiti per la richiesta del bonus è il possesso di un profilo presso il Sistema pubblico di identità digitale, che garantisce l’accesso ai cittadini ai servizi digitali della pubblica amministrazione. Ma essendo stato raggiunto da un traffico probabilmente eccessivo, anche questo segmento del ponte è saltato, lasciando a bocca asciutta chi era convinto di avercela fatta ma è stato rispedito in fondo alla fila (o in un altro punto casuale di essa).

Secondo le segnalazioni raccolte da Wired, i servizi per l’identità digitale coinvolti dal disservizio sarebbero quelli offerti da Poste Italiane, InfoCert e Sielte, che ha dato prova di grande fair play scusandosi sui social per il disagio e precisando “L’alto numero delle richieste di accesso tramite Spid per ottenere il ‘Bonus Mobilità 2020’ ha causato un sovraccarico di dati, problema comune anche ad altri fornitori”. Il servizio tornerà alla piena efficienza nel più breve tempo possibile, promettono. E altrettanto si augura chi sulle promesse del governo ci ha marciato per mesi, alla velocità di di un monopattino a batteria.  

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[Fonte Wired.it]