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mercoledì, Nov 04

Boomer, X, Y e Zero, quattro generazioni, quattro modi di affrontare la pandemia



Da Wired.it :

Dai figli del Boom che si sentono sempre giovani, agli Zero che nessuno osa immaginare come saranno da grandi, il Covid sta riconfigurando gli assetti generazionali

La pandemia ha cambiato il modo di parlare di vecchiaia e giovinezza. Per lungo tempo considerate condizioni mentali più che fisiche, al punto da ritenere veri giovani quei baby boomer (la generazione nata tra il ’46 e il ’64) che hanno prodotto benessere e veri vecchi quella generazione X (’65-80) che nel benessere ci si è trovata intrappolata in una sorta di pensionamento esistenziale, oggi il Coronavirus riporta la questione a un dibattito brutalmente fisico di sistemi immunitari e bollettini medici.
Stando ai dati, il virus non guarda in faccia a nessuno: che tu sia un giovane finto o vero rischi di beccarlo. Ma se sei un boomer hai meno possibilità di alzarti dal letto della terapia intensiva visto che l’età media dei decessi Covid è di 81,7 anni, stando a un report dell’Istituto superiore della sanità relativo al secondo trimestre.

Alcuni quarantenni hanno voluto prendersi delle rivincite e hanno battezzato il Coronavirus un #boomerremorever, cioè l’incentivo definitivo perché i boomer, da sempre abituati a considerarsi migliori dei propri figli, abbandonino i posti di potere, se ne tornino a casa e facciano quello che ci si aspetterebbe da loro: i nonni (salvo concorrere alla presidenza Usa). Si tratta  cattiverie. Magari comprensibili: chi si è sentito dare del bamboccione e del choosy per anni, ora si vendica raccomandando a mamma e papà, con ton aspri, di mettersi buoni. Del resto ne va della loro vita.

Lontano da rivendicazioni generazionali e complessi edipici è il modo in cui la generazione Y (i nati tra primi anni Ottanta e la prima metà dei Novanta) sta affrontando la pandemia. Non ha padri troppo ingombranti con cui doversi confrontare, non ha un presente “amico” su cui poter costruire. Non ha mai avuto modo di farsi delle illusioni e per questo soffre la disillusione meglio di quanto l’abbia accusata la generazione precedente. Verrebbe da dire che gli Y hanno sviluppato un sistema immunitario robusto anche a livello psicologico. Non sanno cosa sia l’agiatezza ma sanno fin troppo bene cosa sia l’incertezza. Hanno nelle mani la potenza delle nuove tecnologie.

Estinta la pandemia, saranno loro a rimettere in piedi il mondo oppure gli Y sono l’esperimento finale per la generazione della svolta, quella che chiamiamo generazione Zero, che si sta formando tra i banchi virtuali della didattica a distanza e l’odore pungente della muchina e che boomer e X nemmeno ci provano a immaginare che contorni possa avere una volta adulta?

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[Fonte Wired.it]