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martedì, Lug 23

Boris Johnson è il nuovo primo ministro del Regno Unito


L’ex sindaco di Londra ed ex ministro degli Esteri è stato scelto dalla maggioranza degli iscritti al partito conservatore e si insedierà al numero 10 di Downing Street domani, 24 luglio

Boris Johnson (foto: Simon Dawson/Bloomberg via Getty Images)

L’ex sindaco di Londra ed ex ministro degli Esteri ce l’ha fatta. Boris Johnson è da oggi il nuovo primo ministro del Regno Unito. La sua vittoria è stata annunciata da Dame Cheryl Gillan, membro del 1922 Committee, il gruppo parlamentare del partito conservatore alla Camera dei Comuni, nel corso di una conferenza del Partito conservatore al QEII Centre, il centro congressi Regina Elisabetta II a Londra, intorno alle 12.05 ora locale, quando in Italia erano le 13.05.

Johnson, che prima di diventare un politico lavorava come giornalista e ha rischiato di essere condannato per condotta scorretta per aver diffuso fake news durante la campagna per il referendum sulla Brexit, è stato scelto dalla maggioranza degli iscritti al partito conservatore, riuscendo a imporsi sul contendente Jeremy Hunt, attuale ministro degli Esteri, con 92153 voti. Hunt ne aveva presi quasi la metà: 46.656.

La corsa alla leadership del partito conservatore era iniziata il 24 maggio scorso con l’annuncio delle dimissioni di Theresa May. Inizialmente, si erano candidati dieci Tory: il ministro dell’Ambiente Michael Gove, il segretario di stato per la Sanità Matt Hancock, il parlamentare Mark Harper, il ministro degli Esteri Jeremy Hunt, Sajid Javid, l’ex ministro degli Esteri Boris Johnson, la leader della Camera dei Comuni Andrea Leadsom, la parlamentare Esther McVey, l’ex segretario per la Brexit Dominic Raab e il segretario per lo Sviluppo internazionale Rory Stewart. Solo Johnson ed Hunt erano riusciti a passare oltre la prima fase, quella in cui i parlamentari hanno espresso le loro preferenze, eliminando di volta in volta quelli che avevano ottenuto meno voti.

Le sfide di Boris

Il mandato di Johnson, così come quello di Theresa May, sarà caratterizzato soprattutto dalle scelte che farà in tema di Brexit. L’ex ministro degli Esteri è sempre stato uno dei più ferventi sostenitori dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e ha ripetuto più volte che per lui l’obiettivo principale è uscire, non importa come. Per questo motivo, non è disposto a scartare a priori l’ipotesi di un no deal, ovvero di una Brexit senza accordo o disordinata, come alcuni preferiscono chiamarla facendo esplicito riferimento a ciò che comporterebbe.

Prima ancora che della Brexit, Johnson dovrà però occuparsi delle resistenze interne al suo partito. Il sottosegretario agli Esteri Alan Duncan e il ministro per i Tirocini e le competenze Anne Milton si sono dimessi dal loro ruolo per protestare contro la sua ascesa e lo stesso hanno promesso di fare Rory Stewart, il ministro delle Finanze Philip Hammond e il segretario per la Giustizia David Gauke. Tutti e tre si oppongono a una Brexit senza accordo e sono convinti che Johnson non sia la persona giusta per ricoprire l’incarico di primo ministro.

Altri Tory hanno anche minacciato di sfiduciare il governo nel caso in cui Johnson tenti di realizzare una Brexit senza accordo o continui ad utilizzare i toni aggressivi e divisivi che hanno caratterizzato la sua carriera politica almeno finora.

Un consiglio su come evitare questo scenario è arrivato dalle colonne del Telegraph. “Varrà la pena mantenere i contatti con questi colleghi e tutti gli altri che sono delusi poiché sarebbe brutto per un governo Tory cadere a causa dell’opposizione interna ma sarebbe ancora peggiore se ciò accadesse a causa di un malinteso”, ha scritto l’ex leader del partito conservatore William Hague nella sua rubrica. Il riferimento è al fatto che Boris Johnson ha detto più volte di voler migliorare l’accordo ma, secondo molti suoi colleghi, considera solo l’opzione no deal.

Hague ha anche consigliato a Johnson di prepararsi a nuove elezioni. “Il sottilissimo margine della maggioranza dei conservatori e del Dup nella Camera dei Comuni e l’opposizione alla Brexit di buona parte del partito laburista, significa che – a meno che tu non abbia molti laburisti dalla tua parte – sei a poche settimane di distanza da una scelta fatidica: diventare il secondo primo ministro prigioniero di un parlamento bloccato o fare in modo di aver un nuovo parlamento… Dal giorno uno, sarebbe importante che avessi un piano chiaro per le elezioni generali nella tua testa”.

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