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Caffè, il piano del G7 per salvarlo

da | Giu 12, 2024 | Tecnologia


Migliorare le catene di fornitura del caffè, rendendole più circolari e sostenibili; evitare norme contro la deforestazione modernizzando le coltivazioni; combattere i cambiamenti climatici tramite la selezione di varietà resistenti; assicurare reddito più dignitoso ai partner. E, in definitiva, salvare il settore a livello globale. Sono gli obiettivi della nuova alleanza per il caffè capeggiata dall’Italia, che l’ha presentata alla riunione ministeriale dell’ambiente del G7, il vertice di sette delle più importanti economie gobali, tenutasi a Venaria, vicino Torino, a fine aprile. La partnership ai nastri di partenza proverà, nelle intenzioni, a coinvolgere anche i privati e si gioverà di expertise come quelle della Fao, Undp (il Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo), Unido (agenzia Onu per lo sviluppo industriale) e Ico (International coffee organization). Vediamo.

La dichiarazione

Il linguaggio della dichiarazione è quello astratto delle carte internazionali, pochi riferimenti concreti, molti paroloni, e tante buone intenzioni. Basterà? E di cosa si tratta? Wired ha sentito Gerardo Patacconi, direttore delle operazioni della International Coffee Organization (Ico), agenzia delle Nazioni unite, centro nevralgico mondiale della materia che, peraltro, fra qualche mese potrebbe trasferirsi in Italia. “L’iniziativa è stata tricolore – spiega Patacconi – ed è partita dal ministero degli Esteri. Dopo Venaria, l’obiettivo è inserire un riferimento all’alleanza nel documento finale del vertice del G7 con i leader che si terrà a giugno in Puglia. Un passaggio formale, ma necessario, e molto rilevante dal punto di vista politico”. Arrivare nella dichiarazione finale di un vertice tra i grandi del mondo non è affare da tutti i giorni. “Se l’inserimento ci sarà al vertice di giugno a Borgo Egnazia”, ossia la riunione dei capi di Stato del G7, prosegue Patacconi. A quel punto, aggiunge, “la proposta verrà dettagliata nella ministeriale di ottobre che riunirà a Pescara i titolari dei dicasteri alla cooperazione e allo sviluppo, che reggono i cordoni della borsa”.

Uno schema, ovviamente, c’è già, seppur non ufficiale: “Si tratta innanzitutto di fornire assistenza tecnica e know how ai Paesi produttori per adeguarsi alle nuove norme, come la legislazione europea contro la deforestazione, che vieta l’importazione di prodotti provenienti da aree disboscate” spiega Patacconi, e che è uno degli strumenti con cui i Ventisette si sono costruiti la reputazione di avanguardia nella lotta contro riscaldamento globale e la riduzione della biodiversità. “Ma ci sarà, con ogni probabilità, anche un nuovo strumento finanziario: un fondo che permetterà ai piccoli coltivatori di ottenere prestiti a tassi agevolati per modernizzare impianti e tecniche di coltivazione”. “Tenga presente”, rileva il dirigente, “che i prezzi del caffè ora sono molto alti, ma risentono storicamente di una forte volatilità, che il fondo aiuterebbe a mitigare, favorendo i coltivatori“.

Le cifre esatte non si conoscono, ma in via ufficiosa, secondo quanto afferma Patacconi, potrebbero risiedere in una forchetta compresa tra duecento milioni di dollari e un miliardo tra capitali pubblici e privati.Lo studio di fattibilità si farà solo dopo il passaggio dal G7 di Borgo Egnazia”. La contribuzione sarà su base volontaria, ma l’Italia sarebbe pronta a giocare un ruolo “sostanziale” pescando anche dal Fondo per il clima. Certo è che il settore è in crescita: le cifre dell’Ico parlano di un export che vale venticinque miliardi di dollari, ma che con l’indotto (macchinari, ma anche locali) raggiungerebbe i trecento miliardi.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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