Oggi l’Europa si trova davanti a un bivio storico. Due trasformazioni stanno ridisegnando l’economia e la società: l’intelligenza artificiale e il calcolo quantistico. Non sono semplici strumenti, ma piattaforme abilitanti che cambieranno ricerca, industria e servizi: dallo sviluppo di nuovi farmaci alla progettazione di materiali, dall’ottimizzazione delle reti energetiche alla sicurezza informatica. Chi saprà integrarle con visione e pragmatismo detterà gli standard del prossimo decennio.
Il quantum computing non è un’evoluzione, un altro acceleratore computazionale, ma un nuovo tipo di calcolo che è completamente diverso e sinergico rispetto al computer classico, aprendo ad applicazioni e simulazioni finora impensabili. Molta della ricerca teorica è nata in Europa; eppure oggi tutte le grandi economie mondiali ambiscono a diventare leader delle tecnologie quantistiche. La nostra opportunità attuale non è solo inseguire, ma trasformare il vantaggio scientifico dei paesi europei in capacità industriale: costruire un’industria quantistica e formare le nuove generazioni di professionisti che la faranno crescere. Tutto questo comincia a un livello della formazione scolastica che non ci aspettiamo: le scuole secondarie.
In questa direzione si muove anche l’iniziativa “Quantum Lake”, con cui IBM Italia porta la conoscenza del calcolo quantistico nelle scuole secondarie superiori: un percorso di formazione dedicato agli studenti dell’ultimo anno che ha l’obiettivo di espandersi presto su tutto il territorio nazionale in collaborazione con gli Uffici Scolastici Regionali.
Il talento e la formazione sono il primo elemento per poter creare un’industria del software quantistico. Il calcolo quantistico deve essere integrato nei programmi di scuole e università attraverso percorsi interdisciplinari che uniscano fisica, informatica, matematica applicata e ingegneria. Occorrono laboratori didattici, accesso remoto a risorse di calcolo, tirocini nelle imprese deep tech, ricerca fondamentale sui nuovi algoritmi che uniscono le potenzialità del calcolo quantistico e classico. Accanto alla formazione iniziale a diversi livelli, servono anche programmi di reskilling per tecnici e manager e corsi brevi per imprenditori e policy maker: senza competenze quantistiche specifiche per i diversi domini di industria la domanda non nascerà, e le PMI resteranno spettatrici.
Sebbene ci siano significativi progressi ancora da raggiungere nella costruzione dell’hardware quantistico, c’è un’opportunità ancora maggiore nella focalizzazione sullo sviluppo di algoritmi, software e applicazioni. L’Europa ha un’occasione importante di prendere la leadership nello sviluppo delle librerie, del middleware e degli algoritmi, integrandoli con l’AI e con il calcolo ad alte prestazioni. Una filiera del software quantistico europea, basata su standard aperti e interoperabilità, può diventare un vantaggio competitivo duraturo, attrarre venture capital e creare occupazione qualificata. Qui nasceranno i casi d’uso ad alto impatto: ottimizzazione di portafogli e reti, scoperta di nuovi farmaci, progettazione di materiali per batterie e semiconduttori, pianificazione logistica e industriale.
Dal punto di vista dell’infrastuttura dobbiamo costruire testbed condivisi e cloud di ricerca collegati ai centri di supercalcolo esistenti, garantendo accesso equo a università e imprese. Ancora più decisivo è orientare la domanda pubblica: bandi basati su sfide concrete — dallo screening di molecole per i farmaci all’efficientamento delle reti energetiche e di telecomunicazioni — possono accelerare la maturità delle soluzioni riducendo il rischio per chi innova.



