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giovedì, Ott 07

Calendario scolastico, meglio una pausa estiva più breve



Da Wired.it :

Il summer learning loss non è un problema nuovo, è un fenomeno che viene studiato dal 1906. Studi scientifici dimostrano che durante il periodo estivo l’apprendimento degli studenti non solo è a rischio stagnazione ma addirittura regredisce

Foto Jess Bailey on Unsplash

Tra le tante disfunzioni del sistema scolastico c’è quella della polemica a breve termine. Una tradizione che attraversa il polemismo scolastico dai tempi di Giovanni Gentile e che neanche una pandemia è riuscita a scalfire. In questi mesi ci siamo preoccupati quasi esclusivamente di come tornare in classe, ma del tempo che la pandemia ha sottratto agli studenti in questi due anni non ce ne siamo occupati abbastanza. 

Come si apprende, quanto si apprende e perché si apprende sembra non interessare nessuno. L’importante è una scuola avvolta nell’eterno presente e nell’eterna presenza

A luglio, dopo la presentazione dei risultati delle prove Invalsi, tutti hanno commentato la perdita degli apprendimenti dei nostri studenti. Tutti hanno avuto qualcosa da dire, ma giusto il tempo di un tweet. Ad oggi, pare che l’essere tornati in presenza abbia magicamente risolto il problema del calo degli apprendimenti. 

Secondo il recente rapporto di Fondazione Agnelli in dieci anni la situazione della nostra scuola media non è migliorata, i divari territoriali e le disuguaglianze sociali sono aumentate, gli apprendimenti sono insoddisfacenti e la didattica resta quella tradizionale. Invalsi ci dice che la dispersione implicita in questi due anni è aumentata passando da un 7% a un 9,5%. Questo significa che il 9,5% degli studenti italiani ha ottenuto un diploma di scuola superiore con competenze di base attese al massimo al termine del primo biennio, se non addirittura a fine del primo ciclo d’istruzione (medie). Nel Mezzogiorno la situazione è ancora più grave: in Calabria la dispersione implicita è del 22,4% in Campania è del 20,1% e in Sicilia si attesta al 16,5%

Nelle loro analisi Save The Children, Openpolis, UNESCO, Invalsi, Fondazione Agnelli e OCSE concordano tutti su una cosa: gli studenti che hanno sofferto maggiormente la didattica a distanza sono stati quelli provenienti da contesti socio economici e culturali svantaggiati

C’è chi avrebbe avuto bisogno di più tempo, quindi. Un tempo pensato proprio per chi in questi due anni è rimasto indietro. La scuola affettuosa di cui ha parlato spesso il ministro Bianchi a proposito del Piano Estate non esiste davanti alla perdita degli apprendimenti. Se vivi in un contesto svantaggiato la scuola, così com’è, non è affettuosa, ti lascia indietro e se ti perdi non viene nemmeno a cercati. 

La perdita degli apprendimenti è quasi una costante per chi vive in una condizione di svantaggio ma il divario educativo si amplifica e si fortifica ogni estate. Il summer learning loss non è un problema nuovo, è un fenomeno che viene studiato dal 1906. Studi scientifici dimostrano che durante il periodo estivo l’apprendimento degli studenti non solo è a rischio stagnazione ma addirittura regredisce. Questo accade soprattutto per gli studenti che provengono da famiglie meno abbienti e poco istruite.

Non troppo tempo fa, la scuola finiva a maggio e riprendeva a ottobre. Seguiva il ciclo del grano per permettere a tutti, anche ai figli dei contadini, di frequentare le lezioni. 

Ebbene, nel 2021 il nostro calendario scolastico segue ancora il ciclo del grano. Concentra la maggior parte dei giorni di vacanza durante il periodo estivo (12 settimane per tutti gli ordini di scuola) e non prevede pause ad autunno o a maggio, come invece fanno altri Stati, dove i periodi di scuola e di vacanza sono meglio bilanciati.

Ad esempio nei Paesi Bassi, in Germania e in Danimarca le vacanze estive durano 6 settimane mentre in Francia le lezioni si fermano ogni 6/7 settimane per quasi 15 giorni. 

Secondo la “teoria del rubinetto” (Entwisle, Alexander e Olson) gli studenti a basso reddito imparano meno durante l’estate rispetto agli studenti a reddito più elevato. Se durante l’anno scolastico il “rubinetto delle risorse” resta aperto per tutti, a prescindere dalle condizioni socio economiche delle famiglie di provenienza, durante l’estate il flusso di risorse rallenta per gli studenti che vivono in condizioni di svantaggio. Chi è nato in un contesto economicamente vantaggioso continua ad avere accesso a risorse finanziarie o di capitale umano che provengono direttamente dalla famiglia, come ad esempio l’istruzione dei genitori

L’analisi Summer learning loss: What is it, and what can we do about it? condotta da M. Quinn e Polikoff ha evidenziato che i punteggi degli studenti sono diminuiti durante le vacanze estive di un mese di apprendimento. Secondo uno studio condotto nei Paesi Bassi anche un’interruzione relativamente breve (sei settimane) comporta una notevole perdita negli apprendimenti degli studenti.

La letteratura scientifica analizza il problema dello “scivolo estivo” da molto tempo ed esiste una quantità sostanziale di prove a sostegno di questo fenomeno ma nel nostro Paese parlare della perdita degli apprendimenti o di rimodulare il calendario scolastico resta un tabù

Il summer learning loss deve essere preso in considerazione dai decisori politici e da chi si occupa di politiche scolastiche altrimenti ogni tentativo per appianare i divari di rendimento tra bambini ricchi e poveri sarà vano.

Si potrebbero introdurre più pause durante l’anno scolastico andando così a ridurre la pausa estiva mantenendo fisso il numero totale di giorni di lezione. La perdita di apprendimento estivo ha un effetto cumulativo sui risultati futuri, esaspera i divari sociali ed educativi degli studenti aumentando così la probabilità di abbandono scolastico. Comporta, inoltre, un aggravio di lavoro per l’insegnante che una volta tornato in classe dovrà re-insegnare ciò che non è stato appreso. Le prove presentate all’All-Party Parliamentary Group on Hunger nel Regno Unito suggeriscono che ci vogliono fino a 6 settimane per re-insegnare quello che è stato dimenticato durante il periodo estivo.

La semplice riduzione della durata della pausa estiva non può quasi sicuramente garantire che la perdita di apprendimento estivo sarà evitata. Tuttavia, dopo una pausa estiva più breve questa perdita potrebbe diminuire. Sicuramente altri fattori devono essere presi in considerazione come ad esempio la qualità del tempo, solo quando il tempo verrà impiegato in modo più efficace si potranno avere risultati di apprendimento migliori per tutti. Ma questo è un altro discorso. 

 





[Fonte Wired.it]