Come ogni anno, in questo periodo autunnale arriva il nuovo capitolo di Call of Duty, lo sparatutto più giocato e venduto al mondo. Quest’anno Activision Blizzard, ormai acquisita da Microsoft, propone il seguito del capitolo dell’anno scorso, intitolato semplicemente Call of Duty: Black Ops 7, una delle principali saghe che, insieme a Modern Warfare, hanno plasmato l’identità di questa serie di videogiochi da ormai oltre una ventina d’anni.
Come sempre il titolo si divide equamente tra diverse modalità di gioco: si passa dalla campagna in single player – che quest’anno è possibile affrontare anche in cooperativa – alla modalità più amata, ossia il multiplayer, diviso in varie forme che vanno dai classici scontri a squadre fino al battle royale di Warzone, e infine la divertente modalità zombie, affrontabile in cooperativa e dallo spirito più arcade. Un pacchetto come sempre molto ricco e pensato per soddisfare qualsiasi fan della saga, su cui sarà possibile passare decine di ore.
Giocare anno dopo anno alla guerra virtuale di Call of Duty non è più la stessa cosa però. E non perché il titolo di Activision Blizzard sia cambiato — anzi, forse è proprio il contrario. È il mondo intorno a noi a essere diverso. Oggi la guerra non è più qualcosa che si osserva da lontano: è nei feed, nei notiziari, nelle immagini che scorrono ogni giorno sotto i nostri occhi. E così anche una storia fittizia di un videogioco, ambientata in un conflitto contemporaneo, finisce per pesare di più. Diventa meno evasione e più specchio di un presente che non lascia tregua, dove la finzione bellica di Call of Duty si intreccia inevitabilmente con gli orrori della realtà.
La guerra di un futuro già tra noi
La nuova campagna di Call of Duty: Black Ops 7 prova ad allontanarsi dagli scenari di guerra reale, puntando a un’esperienza che innanzitutto è possibile giocare insieme ad amici in cooperativa e poi che, tramite un escamotage narrativo, abbandona in parte le missioni di tipo realistico per entrare nel campo dell’immaginazione, in cui si affrontano persino dei mostri, solitamente relegati alla più scanzonata modalità Zombie.
Nella storia di Black Ops 7 siamo nel 2035, in un momento in cui il controllo tecnologico è sempre maggiore, sia nella vita di tutti i giorni che in ambito militare. Sono passati 10 anni dall’uccisione del terrorista Raul Menendez e dalle rivolte dei suoi seguaci in tutto il mondo e la società sembra essersi ripresa, anche se non perfettamente. Un giorno, però, a livello globale viene diffuso un video in cui un Menendez ancora vivo promette di mettere nuovamente a ferro e a fuoco tutto il mondo. Per opporsi a questa minaccia globale, scende in campo la Gilda, una sorta di multinazionale tecnologica un tempo conosciuto per le sue attività criminali e che ha sede in una zona fittizia del Mediterraneo chiamata Avalon.



