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sabato, Mar 25

Campi Flegrei: cosa sta succedendo nell’area vulcanica



Da Wired.it :

Un terremoto ha scosso Napoli stamani, 24 marzo 2023, alle 6:24. Magnitudo 2.6 con epicentro ai Campi Flegrei, a una profondità di circa 2 chilometri. Il sisma è stato avvertito chiaramente dai residenti, dalla zona di Agnano fino ai quartieri alla periferia ovest di Napoli. Quella di oggi è solo l’ultima scossa registrata dall’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), che solo nello scorso febbraio ha segnalato 278 terremoti. Cosa sta succedendo?

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Campi Flegrei, una storia millenaria

Lo suggerisce il nome stesso: Campi Flegrei, cioè “ardenti” (dal greco φλεγραϊος). Sono un’area vulcanica attiva da almeno 80 mila anni, che si estende per circa 200 chilometri quadrati a ovest di Napoli e comprende i comuni di Bacoli Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano.

Ricchi di fumarole e sorgenti termali, note e sfruttate fin dall’antichità e che sono manifestazioni dell’attività vulcanica sotto la superficie, i Campi Flegrei sono una caldera, ossia una depressione del suolo che si è formata per il collasso del tetto del serbatoio magmatico superficiale a seguito del suo svuotamento dopo almeno due grandi eruzioni, l’Ignimbrite campana di 40mila anni fa e il Tufo giallo napoletano di 15mila anni fa. Studi recenti suggeriscono anche un terzo evento ad alta energia avvenuto circa 29mila anni fa, l’eruzione del Tufo di Masseria del Monte. 

L’ultima attività significativa è l’eruzione del 1538 che ha generato il cono di tufo di Monte Nuovo.

Perché si parla di “supervulcano” dei Campi Flegrei

Sebbene più di recente non si siano verificati importanti eventi vulcanici esplosivi, la caldera dei Campi Flegrei continua  a modificarsi. Il suolo si deforma lentamente (fenomeno del bradisismo), con alcune “crisi” che nel XX secolo hanno portato al sollevamento della superficie fino a 3,5 metri. In quelle occasioni la sismicità intensa e i conseguenti gravi danni agli edifici hanno portato anche all’abbandono di alcune aree da parte della popolazione.

Dopo un periodo successivo di sprofondamento, oggi il suolo ha ricominciato a sollevarsi (15 millimetri al mese circa), e allo stato attuale, il livello di allerta per i Campi Flegrei è giallo, ossia avviene un monitoraggio continuo di qualsiasi cambiamento nell’area. 

Data la storia della regione, esiste la possibilità di una ripresa dell’attività esplosiva, con probabilità di apertura di bocche eruttive in zone diverse: per questo si parla di “supervulcano”, una condizione sostanzialmente diversa rispetto a quella di altre aree vulcaniche (lo stesso Vesuvio, per esempio) e che ne condiziona la definizione di pericolosità.

Le osservazioni degli ultimi anni, con l’accelerazione del sollevamento del suolo e l’intensificarsi dell’attività sismica, testimoniano uno stato di irrequietezza dei Campi Flegrei. La guardia è alta, ma al momento non ci sono indicazioni per modificare gli aspetti di protezione civile.





[Fonte Wired.it]