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martedì, Dic 17

Cannabis light: la strumentalizzazione delle destre fa male all’Italia


La decisione della presidente del Senato Casellati di escludere la norma dalla manovra rischia di bloccare un business giusto e nemico delle mafie

Spaccio di stato”. Così Matteo Salvini ha bollato l’emendamento inserito nella Manovra 2020 e che avrebbe, di fatto, sancito la legalità della cannabis light. Esso prevedeva la tassazione della compravendita delle infiorescenze, ma poi la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, lo ha dichiarato inammissibile. Il motivo starebbe nella sua incongruenza con la legge di bilancio, un paradosso dal momento che aveva invece una connotazione fiscale al pari delle disposizioni accolte su altri macro-temi. La Casellati ha così ricevuto un grazie pubblico speciale per il suo atto, quello di Salvini appunto, che si è sentito di poter parlare “a nome di tutte le comunità di recupero dalle dipendenze”.

Oggi in Italia ci sono oltre mille negozi che vendono la cannabis light, grazie a un buco legislativo che di fatto né vieta né consente questa attività. La legge 242 del 2016 regolarizza la vendita di canapa per fini alimentari, tessili e via dicendo, con un margine di tolleranza per il principio Thc, quello psicotropo, che va fino allo 0,6%. Non si parla di infiorescenze per consumo personale e da lì si è iniziato a venderle anche per questo fine, restando al di sotto di quella soglia. Ettari di terreni sono stati coltivati a canapa, migliaia di persone hanno trovato lavoro entrando nella filiera – dagli agricoltori, ai processatori, ai rivenditori. E come evidenziato da uno studio recente, l’apertura dei cannabis light shop in Italia avrebbe provocato un calo dello spaccio del 14 per cento e il fatturato delle mafie sarebbe diminuito di oltre 100 milioni di euro.

I Salvini e le Meloni di turno hanno sempre denunciato la vendita di questa ‘droga’, cercando di affossare il settore a suon di proposte di legge e comizi in piazza. Ma c’è un errore di base nelle loro crociate: come stabilito anche dalla Cassazione, una sostanza con Thc pari allo 0,5% non ha potere drogante ed è dunque lecita. Lo spaccio di stato, la droga venduta dal Parlamento “ai nostri figli”, come denunciato da Salvini, è in realtà una sostanza che è drogante solo nel nome, ma che nei fatti ha la potenza di una tisana.

Quanto funziona però la propaganda sulle sostanze stupefacenti e sullo spaccio. In effetti è un tema su cui le destre tornano spesso, consapevoli di come la questione sia ancora tabù in Italia e sia dunque facilmente strumentalizzabile. Salvini in realtà l’ha scoperto da poco, visto che fino a qualche anno fa si dichiarava a favore della marijuana – quella vera con potere drogante, non quella light dei giorni nostri. Oggi il Salvini padre di famiglia ha però cambiato idea. “La Lega sarà sempre contraria”, ha dichiarato nelle scorse ore. Lo stupirà sapere che nel Veneto leghista, quello a guida Zaia, ad agosto è stata promulgata una legge regionale a sostegno e promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale ed agroalimentare della canapa. Questo perché il settore è molto forte nella regione e si è voluto, giustamente, tutelare le migliaia di addetti coinvolti.

Il Salvini del “prima gli italiani“, del “prima l’agricoltura italiana”, del “prima la lotta alle mafie”, però non parla mai per caso. E ha capito che nel caso della cannabis light, la sua strumentalizzazione porta più consenso dei soliti triti e ritriti (e vuoti) proclami sovranisti. Difficile spiegare alle persone che la messa in regola definitiva della cannabis light sarebbe una manna dal cielo per i lavoratori, per le casse dello stato e per la lotta al narcotraffico. Potrebbe anche farlo, ma il tabù della droga avrebbe comunque il sopravvento. Allora tanto vale cavalcarlo, sacrificando i propri ideali per un attimo, ma continuando a inondare i propri profili social del bello del mangiare italiano e proseguendo la propria lotta alla criminalità organizzata per proclami – “Mafia, camorra e ‘ndrangheta sono merda”, ha detto in tv qualche giorno fa. Ma tenendosi ben distante dallo sposare iniziative magari poco popolari, ma capaci di dare un contributo decisivo alla lotta alle mafie e alla crisi occupazionale italiana.

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