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sabato, Feb 05

Carne, mangiare ci ha davvero reso umani?



Da Wired.it :

Ventiquattro anni fa Briana Pobiner raggiungeva il Kenya settentrionale per mettere le mani su delle ossa che erano state toccate per l’ultima volta 1,5 milioni di anni fa. Pobiner, una paleoantropologa, stava portando alla luce antiche ossa di animali, alla ricerca di tagli e scalfitture che potessero indicare segni di macellazione da parte dei nostri antenati, nel tentativo di raggiungere il midollo ricco di grassi e calorie nascosto all’interno delle ossa. “È come attraversare una finestra nel tempo – ha raccontato Pobiner, che ora lavora allo Smithsonian Institution di Washington, DC –. La creatura che ha ucciso questo animale non è identica a noi, ma  stavamo scoprendo una prova diretta del suo comportamento. È una cosa davvero entusiasmante“.

Quel momento ha portato Pobiner a sviluppare un interesse duraturo al modo in cui le diete dei nostri antenati ne hanno plasmato la evoluzione, portando all’emergere della nostra specie, l’Homo sapiens. In questo quadro, sembra che la carne abbia svolto un ruolo di primo piano. I nostri antenati più lontani mangiavano prevalentemente piante, avevano gambe corte e cervelli di dimensioni ridotte, simili a quelli degli scimpanzé. Ma all’incirca due milioni di anni fa emerse una nuova specie con caratteristiche decisamente più umane. L’homo erectus aveva un cervello più grande, un intestino più piccolo e arti dalle proporzioni simili a quelle dell’uomo moderno. I fossili che risalgono a quel periodo, come quelli dissotterrati da Pobiner in Kenya, mostrano che qualcuno macellava gli animali per separare la carne magra dall’osso ed estrarre il midollo. Per decenni, i paleontologi hanno teorizzato che l’evoluzione delle caratteristiche tipiche degli esseri umani e il consumo di carne fossero strettamente legati.

La spiegazione è sempre stata che il consumo di carne avesse consentito all’uomo di alimentarsi in misura molto maggiore, e che le fonti concentrate di nutrienti avessero facilitato i cambiamenti“, ha spiegato Pobiner. I cervelli di grandi dimensioni bruciano una quantità enorme di energia: anche a riposo, un cervello umano consuma circa il venti per cento dell’energia del corpo. Ma il passaggio a una dieta ricca di carne molto calorica comportava un eccesso di energia che poteva essere sfruttato per sostenere cervelli più grandi e complessi. E se gli antenati degli esseri umani cacciavano il loro cibo, questo spiegherebbe lo sviluppo di arti più lungi ed efficienti per inseguire le prede su grandi distanze. La carne ci ha reso umani, era il pensiero comune, e Pobiner era d’accordo.

Seme del dubbio

Ma nell’aprile del 2020, Pobiner ricevette una telefonata che la spinse a riconsiderare la sua ipotesi. A chiamarla era Andrew Barr, un paleontologo della George Washington University di Washington Dc, che non era totalmente convinto del legame tra homo erectus e il consumo di carne. Barr voleva usare i reperti fossili per verificare l’esistenza di prove che dimostrassero che gli antenati degli esseri umani mangiavano più carne nel periodo in cui si è evoluto l’homo erectus, assicurandosi che non si trattasse di una semplice impressione dovuta al fatto che non avevamo cercato con sufficiente attenzione. Pobiner trovò il progetto intrigante: “Mi piace l’idea di mettere in discussione le convinzioni comuni, anche se sono convinzioni a cui io stessa credo“.

A causa della pandemia, i ricercatori non hanno potuto recarsi in Kenya per lavorare sul campo. Hanno quindi  analizzato dati provenienti da nove tra le aree di ricerca principali in Africa orientale, che coprono milioni di anni di evoluzione umana. Hanno usato diverse metriche per valutare quanto approfonditamente era stata studiata ogni epoca, e quante ossa con segni di macellazione erano state rinvenute in ciascuno dei siti. In un recente articolo pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), Barr e Pobiner ora sostengono che il legame tra il consumo di carne e l’evoluzione umana potrebbe essere meno certo di quanto pensassimo. L’apparente aumento delle ossa macellate dopo la comparsa dell’Homo erectus, concludono, sarebbe in realtà dovuto a un errore di campionamento. Dal momento che più paleontologi sono andati a cercare ossa negli scavi di quell’epoca, ne sono state trovate di più.



[Fonte Wired.it]