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giovedì, Mar 30

Carne sintetica: gli scienziati italiani commentano il divieto



Da Wired.it :

Un tema caldo, specialmente a seguito della presentazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge che ne vieta la produzione e l’importazione in Italia: parliamo della carne sintetica, o, per essere più precisi, della carne prodotta in laboratorio a partire da cellule animali. È un tema di cui in Italia si discute già da tempo, visto che esistono realtà nelle quali si fa ricerca in questo ambito, mentre alcune associazioni, fra cui ad esempio Coldiretti, si sono da tempo schierate per il ‘no’. Il disegno di legge presentato ufficialmente il 28 marzo, dicevamo, ne vieta la produzione e l’importazione, prevedendo multe o addirittura la chiusura degli stabilimenti per chi non rispetti le disposizioni. Per quanto riguarda la ricerca – spiegano al TGR gli scienziati del Cibio di Trento, che da tempo si occupano di fare ricerca in questo ambito – non cambierà molto, ma il divieto sulla produzione certamente fermerà chi stava progettato di investire in startup all’interno di questo settore.

Il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida

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Cosa dice la scienza

Diversi sono gli scienziati che si schierano a favore della cosiddetta “carne coltivata”, fra cui Roberto Defez, ricercatore dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Cnr di Napoli. Come riportato dall’Ansa, Defez, che si esprime regolarmente anche su altri temi legati alla scienza e che accendo l’opinione pubblica (fra cui ad esempio l’utilizzo degli Ogm), sottolinea innanzitutto che non è corretto parlare di carne sintetica, in quanto la sua produzione non prevede processi di sintesi chimica. Come vi abbiamo già raccontato, questo tipo di carne viene invece prodotta a partire da cellule staminali ottenute da tessuti di animali e successivamente coltivate e fatte crescere in laboratorio. Dal punto di vista dell’impatto ambientale, secondo Defez, ridurre la produzione di carne ottenuta dagli allevamenti potrebbe portare a una riduzione nel consumo di acqua, terreno e della produzione di gas serra. Certo, sottolinea, è necessario valutare bene ogni aspetto della questione e prendere decisioni solo dopo aver analizzato accuratamente tutti i dati a disposizione.

Il ministro dell'Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida

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Il punto di vista dell’Efsa

La stessa Efsa (European Food safety Authority), nell’ambito del programma Horizon Europe, sostiene la ricerca rivolta a una migliore comprensione degli aspetti etici, ambientali e culturali che la produzione di carni coltivate potrebbe avere. “L’agricoltura basata sulle cellulesi legge sulla pagina web dedicata a questi progetti – e in particolare la carne coltivata (chiamata anche carne in vitro, carne cresciuta in laboratorio, carne artificiale, carne cellulare o carne a base di cellule) e i frutti di mare coltivati, potrebbero essere considerati una soluzione promettente e innovativa per contribuire al raggiungimento degli obiettivi della strategia farm to fork per sistemi alimentari equi, sicuri, sani e rispettosi dell’ambiente. Tuttavia, il potenziale impatto ambientale e l’impatto sugli aspetti della sostenibilità devono essere valutati a fondo e la sicurezza deve essere stabilita”. Questo non significa che la carne coltivata non sia sicura, significa che la scienza deve fare il suo corso. Infatti, come riporta Quotidiano Sanità, qualora Efsa dovesse autorizzare la produzione e il commercio di carne coltivata all’interno dell’Ue, l’Italia si troverebbe a dover sollevare il divieto di importazione e, allo stesso tempo, a non poterla produrre.

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La dichiarazione di Morgante

Sempre secondo quanto riportato dall’Ansa, anche secondo Michele Morgante, professore ordinario di genetica presso l’Università di Udine e membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, in Italia si starebbero definendo regole quando ancora mancano elementi importanti per prendere decisioni che siano informate e definitive. Il governo italiano ha in parte giustificato il disegno di legge parlando della scarsa sicurezza delle carni coltivate e del rischio per la filiera di produzione della carne da allevamento. Ma, conclude Morgante, “si può proteggere l’attività degli allevatori italiani senza allarmare l’opinione pubblica. Si ha l’impressione che la decisione non sia stata presa sulla base di elementi scientifici”.



[Fonte Wired.it]