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Salsicce, hamburger, hot dog, polpette, straccetti: tutti cibi che nell’immaginario siamo (forse) ancora soliti figurarci come derivati da animali, pollo, suini o bovini. Eppure oggi esistono alternative vegetali praticamente per tutta la carne tradizionale: è il mercato della carne vegetale, o plant-based, un campo quanto mai divisivo, soprattutto se ci addentra nella questione salutistica. Ma la carne vegetale è migliore di quella animale? Solo nelle ultime settimane, sono usciti due grossi studi che hanno cercato (anche) di rispondere alla domanda.

Prima di addentrarci nel merito degli studi, qualche doverosa precisazione. Chi sceglie di mangiare vegetale oggi lo fa, generalmente, per una serie di motivi che chiamano in causa questioni etiche che di salute, ciascuno seguendo la propria sensibilità, le proprie motivazioni e il proprio impegno. E ancora: una dieta a base vegetale – non vegana, né necessariamente vegetariana – è pressoché unanimemente riconosciuta come la più sana dalle principali istituzioni sanitarie.

Meglio la carne vegetale?

I prodotti plant-based che ricordano la carne sono un’invenzione relativamente recente, che ha conosciuto un vero e proprio boom (anche se ultimamente i trend sembrerebbero essere cambiati). Il loro arrivo è stato salutato da alcuni come un tentativo di far invertire i consumi di carne tradizionale che, soprattutto per quelle rosse e lavorate, andrebbero limitati, tanto per la salute che per l’ambiente. Ma è un cambio così auspicabile?

Questa settimana a tornare sul tema, partecipando a quello che loro stessi chiamano un “appassionato dibattito”, sono stati alcuni ricercatori canadesi. Lo hanno fatto pubblicando una revisione degli studi che hanno analizzato l’impatto della carne vegetale sul rischio cardiovascolare e che hanno preso in esame la composizione dei diversi prodotti in commercio. Se infatti vale la massima generale per cui mangiare a base vegetale ha dei benefici per la salute, quando si parla di carne vegetale le cose si complicano e non sono così scontate, come ricordano gli stessi autori. Il motivo è che le carni vegetali sono prodotti quasi sempre ultraprocessati, ovvero molto lavorati, rispetto alle carni tradizionali (con qualche eccezione, come hot dog e alcuni hamburger), contenenti sostanze pericolose per la salute cardiovascolare, come elevati livelli di sale e acidi grassi saturi.

Il primo risultato che emerge dalla loro analisi è che sull’effetto delle alternative vegetali alla carne sappiamo in realtà ancora poco, specialmente sul lungo termine. Il secondo è che parlare di carne vegetale è troppo vago: i prodotti in commercio sono molto diversi tra loro, anche se quando parliamo della stessa tipologia (i ricercatori mostrano per esempio che i burger di Impossibile Food e di Dr Praeger’s sono molto diversi per quantità di grassi e sodio ). Ma qualcosa dalle analisi emerge: mediamente nei prodotti plant-based si osservano meno grassi saturi e colesterolo rispetto a quelli a base di carne, a fronte anche di un maggior contenuto di fibre. I ricercatori hanno quindi anche passato in rassegna le evidenze degli studi che hanno messo a confronto i consumi di prodotti a base di carne vegetale (di diversa natura, con proteine vegetali fungine, del frumento, della soia o di altri legumi) con consumi di carne tradizionale (rossa per lo più, ma anche bianca).

Carne vegetale? Una scelta salutare, forse

I risultati nel complesso suggeriscono che l’inclusione della carne vegetale al posto dei prodotti tradizionali potrebbe abbassare il colesterolo e altri marcatori di rischio cardiovascolare (come l’apolipoproteina B), favorendo in alcuni casi anche una riduzione del peso. Nessun effetto invece sulla pressione, e questo, sottolineano gli esperti, a dispetto dell’elevato contenuto di sale.



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