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martedì, Feb 28

Carriera alias nelle scuole: cos’è e come si richiede



Da Wired.it :

È sempre buona prassi chiedere anche un incontro con la dirigenza: visto che è il consiglio d’istituto che decide, sensibilizzare i docenti è molto importante”, aggiunge Ferrari. Negare l’introduzione della carriera alias nelle scuole “impedisce di fatto a queste persone di essere viste: dare loro visibilità viene considerato qualcosa che scardina un sistema – conclude Ferrari –. Chi considera queste richieste una moda, vuole solo creare un panico sociale nelle famiglie che non sono formate. Dire che si è trans per moda vuol dire invalidare l’esperienza di queste persone, con tutto quello che questo comporta in termini di disagi, che sfociano purtroppo in suicidi, depressioni e disordini alimentari”

Le testimonianze raccolte dalle associazioni che tutelano i diritti della comunità lgbtq+ sottolineano l’importanza dell’introduzione della carriera alias per il benessere psicologico di coloro che manifestano un’incongruenza di genere. “C’è chi perde un intero anno scolastico, piangendo ogni volta che viene menzionato il nome assegnato alla nascita – racconta Mari – ma dopo l’inserimento del regolamento dell’identità alias, queste stesse persone vivono bene la propria quotidianità tra le mura scolastiche”.  Genderlens precisa poi che insieme a questo provvedimento andrebbero poi concordate altre prassi, fra cui l’uso di spazi sicuri, come la scelta del bagno e dello spogliatoio per la/lo studente trans, perché sono questi i luoghi in cui avvengono spesso pesanti episodi di bullismo”.

Propaganda contro la carriera alias

Il 6 dicembre 2022 il portavoce dell’associazione anti-abortista Pro Vita e Famiglia onlus, Jacopo Coghe, annuncia “circa 150 diffide ad altrettante scuole che hanno approvato la cosiddetta carriera alias”. Per Coghe ”assegnare un nome diverso a uno studente in base a una mera auto-percezione di genere, per di più priva di una diagnosi di disforia di genere, non solo è una procedura dannosa per la sua sana maturazione psico-fisica, ma è soprattutto in aperto contrasto con le normative vigenti in campo amministrativo, civile e potenzialmente anche penale”. E sosteneva che “la carriera alias è un atto viziato da incompetenza in quanto l’amministrazione scolastica non ha alcun potere di modificare il nome anagrafico e l’identità legale di un individuo”.

Le associazioni che tutelano i diritti delle persone trans, tra cui Rete Lenford e Genderlens, rispondono precisando che le ipotesi paventate di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, di sostituzione di persona o ancora di istigazione a delinquere sono prive di fondamento perché l’identità alias “incide sull’identità pseudonima, tutelata dal codice civile, e non ha effetti sull’identità anagrafica o all’esterno della struttura che decide di adottare questa carriera”. L’identità alias “non agisce sull’identità fisica, ovvero sull’insieme delle caratteristiche somatiche che permettono di non confondere una persona con un’altra”, proseguono, e non vi è alcuna modifica dell’identità anagrafica (ovvero quell’insieme dei dati che identificano una persona nell’ambito delle istituzioni di uno Stato). 

Per modificare l’identità anagrafica il nostro sistema legislativo prevede un iter ben definito, stabilito dalla legge 164 del 1982 tramite domanda al prefetto della provincia di residenza. Un iter che richiede anni per dirsi concluso. Al momento questi sono i diversi passaggi previsti per la modifica ufficiale dell’identità anagrafica. “Un’equipe multidisciplinare, formata per esempio da un endocrinologo e da un medico di una struttura specialistica, prende in carico la persona che dice di trovarsi in una situazione di incongruenza di genere. Da quel momento cominciano i colloqui, e gli specialisti decidono se sia necessario somministrare dei farmaci bloccanti dello sviluppo sessuale – conclude Miri -. Ogni caso è a sé ma mediamente un percorso strutturato dura almeno un anno. Quando viene prodotta una relazione dagli esperti si può andare in giudizio davanti al tribunale e anche qui i tempi non sono standard, dipende dalle città. Dal momento del deposito fino al cambio dei documenti ci vuole di solito un anno”.



[Fonte Wired.it]