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Cartello di Sinaloa, un cybercriminale ha violato il telefono di un agente dell’Fbi per uccidere i suoi informatori

da | Lug 1, 2025 | Tecnologia


L’individuo in questione ha condiviso con l’agenzia alcune informazioni su un cybercriminale che offriva al Cartello di Sinaloa una serie di “servizi” legati alla violazione di dispositivi. Una volta ingaggiato, il criminale ha iniziato a identificare le “persone di interesse” che entravano e uscivano dall’ambasciata statunitense in Messico, tra cui un agente dell’Fbi di stanza nel paese.

Il nuovo rapporto non spiega nei dettagli le modalità della violazione, limitandosi a dire che il criminale informatico ha utilizzato il numero di telefono del dipendente del Fbi per tracciarne le chiamate in entrata e uscita, oltre ai dati di geolocalizzazione. È poi riuscito ad accedere alle telecamere di sicurezza di Città del Messico per seguire i suoi spostamenti tra le strade della capitale e prendere nota delle persone che incontrava.

I pericoli della sorveglianza

Come detto, il documento del dipartimento di Giustizia si concentra sul tema della sorveglianza tecnica e dei suoi pericoli per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. L’Fbi definisce la sorveglianza tecnica pervasiva come “la raccolta pervasiva di dati e l’applicazione di metodologie analitiche finalizzate a collegare le persone a cose, eventi o luoghi“. Il rapporto ne elenca cinque tipologie: la sorveglianza visiva e fisica (l’identificazione di persone o oggetti collegati a un’operazione attraverso telecamere o sorveglianza fisica); quella basata sui dispositivi elettronici; la sorveglianza finanziaria; quella collegata ai dati dei viaggi; e infine l’analisi della presenza online. L’episodio legato al Cartello di Sinaloa è un esempio di sorveglianza visiva e fisica.

Fbi e Cia definiscono le minacce legate alla sorveglianza tecnica come “esistenziali“, dal momento che possono arrivare a mettere a rischio la vita delle persone coinvolte. Il rapporto raccomanda che gli agenti ricevano una formazione più approfondita in materia.

Le reazioni

Finora, l’unico ente messicano a essersi espresso sul caso è stato il governo di Città del Messico. “I fatti a cui si fa riferimento sono avvenuti nel 2018, durante la fase finale del governo di Enrique Peña Nieto a livello federale e di Miguel Ángel Mancera a Città del Messico, in un momento in cui si negava l’esistenza del crimine organizzato; è stato dimostrato come in quel periodo sia stata messa in atto sistematicamente un’operazione cosmetica rispetto ai dati sull’incidenza del crimine e gli omicidi intenzionali hanno raggiunto i massimi livelli“, ha dichiarato il Centro di comando, controllo, calcolo, comunicazione e contatto con i cittadini (C5) della città.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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