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lunedì, Set 30

Cashback di Stato, l’ipotesi è legata all’IVA


Secondo quanto trapelato dalle trattative in atto in vista della prossima legge Finanziaria, ove al centro della discussione v’è l’auspicata sterilizzazione dell’aumento IVA (una clausola controfirmata dai governi precedenti e pronta a scattare qualora non si trovino i fondi per uscire da questo cartellino giallo comunitario),il progetto di un “cashback di Stato” resta in ballo. Quello che Giuseppe Conte aveva annunciato tra le righe dell’incontro all’Onu nei giorni scorsi, ora sembra prendere piede come reale possibilità da buttare nel calderone di una rimodulazione più ampia dell’IVA.

Cashback di Stato: gli sconti previsti

Il meccanismo di sconto è legato ai pagamenti tramite carta di credito e potrebbe essere basato su un doppio binario.

Lo sconto sull’IVA

Il primo meccanismo di sconto sarebbe basato su uno sconto sull’aliquota IVA da pagare per l’acquisto di beni e servizi. Secondo questo meccanismo, chiunque paghi in digitale si trova in tasca uno sconto immediato dovuto al semplice fatto di pagare con sistema tracciabile. Un esempio: se si acquista un prodotto da 100 euro con IVA ordinaria al 22%, il pagamento dovrebbe essere pari a 122 euro: se lo Stato prevederà uno sconto (ipotizzabile nell’ordine dei 3 punti percentuali di IVA), il pagamento potrebbe essere di 122 euro in contante oppure di 119 con carta di credito, favorendo così l’uso del sistema cashless.

Le polemiche si sono però immediatamente accese, ad esempio Giorgia Meloni (Fratelli ) vede in questo meccanismo un gioco delle tre carte con cui il Governo ammette e nasconde un aumento dell’IVA, ma lo maschera tra rimodulazioni (con diminuzione delle aliquote iva 4%) e sconti. Rifacendoci all’esempio antecedente: a fronte dell’acquisto di un bene da 100 euro, la spesa passerebbe da 122 a 123,5 euro per chi paga in contanti, ma scenderebbe a 120,5 per chi paga con moneta tracciabile.

Insomma: da una parte si punisce il contante (con un aumento dell’1,5%) e dall’altra si favorisce l’uso della Carta (con uno sconto dell’1,5%). In entrambi i casi lo sforzo è quello di scoraggiare l’uso di pagamenti non tracciabili, sintomo primo di operazioni in nero. Questo, la fattura elettronica ed altre iniziative hanno tutte una medesima finalità: soffocare l’economia sommersa e favorire l’emersione del PIL come imprescindibile valore per l’investimento e la crescita.

Il cashback della Befana

Al meccanismo di sconto immediato si aggiungerebbe uno sconto di fine anno, dove chi ha speso oltre una certa soglia con strumenti tracciabili (ma in settori ben identificati, quelli nei quali con maggiori probabilità si annidano transazioni in nero) si troverebbe una maxi-detrazione sulle tasse dell’anno successivo. Un vero e proprio cashback, insomma, che in proiezione annua potrebbe anche valere oltre un migliaio di euro tra piccoli sconti e “maxirata finale”. Questo sarebbe il “premio” per chi usa d’abitudine gli strumenti no-cash, favorendo una più generale riduzione del contante circolante in favore di forme digitali di transazione.

Il cashback della Befana arriverebbe a inizio 2021, premiando le abitudini di consumo tenute durante l’intero 2020. Pochi mesi per definire il tutto, insomma, perché poi per un anno intero occorrerà raccogliere i “bollini” per questa raccolta a punti del tutto particolare.

Pagamento digitale, ossia?

Anticipiamo l’interrogativo poiché una volta stabilita la scelta politica e la strategia economica, andrà messo a terra il tutto attraverso una serie di regolamenti tecnici. A quel punto il problema sarà chiaro: quali sistemi di tracciamento considerare validi? Quali tipi di pagamento contemplare nel regno del cashback di Stato? Perché solo le Carte di Credito e non altri sistemi (Satispay e simili)? Quali parametri andranno soddisfatti affinché lo Stato possa certificare la bontà della transazione ai fini della sterilizzazione dell’evasione?

Nel contesto di un mercato ove i pagamenti digitali sono in grande evoluzione, e dove le carte di credito costituiscono solo una parte del tutto, sarebbe pressoché miope da parte del legislatore portare avanti una campagna che favorisca uno strumento invece dell’insieme complessivo, ma al tempo stesso servirà una disamina più approfondita di tutti i paletti necessari per rendere la manovra efficace a prescindere dallo strumento cashless utilizzato.

Per eliminare il contante serve andare incontro agli utenti. Ciò non avverrà soltanto abbattendo i costi delle carte di credito o eliminando i costi di transazione per le cifre minori, ma servirà anche favorire le abitudini d’uso che già vanno consolidandosi tramite app e smartphone.



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