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Space Trends, Wired racconta il futuro dello spazio

Space Trends, Wired racconta il futuro dello spazio



Da Wired.it :

A un racconto che parte (anche) dal contesto locale per farsi globale, Space Trends powered by Wired apporta sei panel e ospiti di eccezione, italiani e internazionali, per approfondire, in particolare, alcuni temi di business, dai nuovi player dello spazio alle nuove frontiere commerciali in orbita.

Il futuro delle compagnie spaziali del settore, tanto più quelle italiane e continentali, è ben altro che un discorso di comparto, per quanto prestigioso: era la stessa Esa a sottolineare, nella sua vision, che in uno scenario dove nel 2040 il mercato dello spazio ammonterà secondo analisi a circa mille miliardi di dollari, “le società spaziali europee dovrebbero essere tra le più grandi e migliori, contribuendo fortemente a una ripresa economica più verde e digitale.

Spazio quindi come luogo di innovazione, eccellenza tecnologica e industriale ma anche come pilastro di un cambiamento più complessivo e necessario per l’economia europea e mondiale. Non mancherà, nel palinsesto di Space Trends powered by Wired, anche un importante talk sul tema dell’osservazione della Terra, sempre più cruciale ai fini anche della sicurezza, ad esempio sul fronte del clima e dei suoi cambiamenti.

Space Trends powered by Wired raggiungerà con i suoi contenuti la platea del MAM di Grottaglie ma anche tutto il pubblico che potrà seguire live l’evento in diretta streaming.

Ecco il palinsesto e gli ospiti:

14:35-15:00
I nuovi player dello spazio
Anna Hazlett, Founder & Principal, AzurX

15:05-15:35
Osservazione della Terra
Giovanni Silos Labini, CEO Planetek
Benito Carnovale, Program Delivery Manager, Exprivia
Simona Turco, Head of Business Development, Deep Blue

15:40-16:15
Business oltre l’orizzonte
Aurora Bontade, Chief Growth Officer, Argotec
Guido Parissenti, CEO Apogeo
Flavio Augusto Gentile, CEO & Co-founder, REA Space
Chiara Pertosa, CEO Sitael

16:15-16:35
Rinnovare l’accesso allo spazio
Raphael Chevrier, Head of Communications at MaiaSpace

16:35-17:10
Space logistic e nuove frontiere commerciali in orbita
Fabio Caramelli,Space Rider System Payload an Exploitation Manager European Space Agency –
ESA
Matteo Lorenzoni, Head of Sales, D-Orbit
Roberto Vittori, ufficiale dell’Aeronautica Militare Italiana e astronauta di ESA
Augusto Cramarossa, Head of Strategic Area at ASI – Italian Space Agency

17:10-17:30
Le nuove sfide
Jim Bridenstine, former NASA Administrator



[Fonte Wired.it]

Generatore immagini AI, il 40% delle persone non sa distinguere volti reali

Generatore immagini AI, il 40% delle persone non sa distinguere volti reali



Da Wired.it :

Quanto si è in grado di distinguere un volto reale da uno realizzato da un generatore immagini AI? L’università canadese di Waterloo ha realizzato un interessante studio che prova a dare una possibile risposta e il risultato non sorprende affatto: il 40% dei volontari non è infatti riuscito a comprendere se la foto fosse autentica oppure realizzata interamente da un’intelligenza artificiale. Per l’esperimento, ognuno dei 260 partecipanti ha ricevuto 20 immagini, sapendo come solo la metà fosse una foto vera, mentre l’altra fosse stata confezionata da strumenti come Dall-E oppure Stable Diffusion.

I ricercatori avevano previsto che l’85% dei volontari avrebbe correttamente indicato le foto generate dalle intelligenze artificiali, ma la stima è stata ampiamente disattesa visto che il tasso di accuratezza si è fermato appena sopra il 60%. Un’ennesima conferma di come le AI possano trarre in inganno molto facilmente, offrendo uno strumento formidabile per la disinformazione e per le fake news (e i sistemi di watermark sono ancora fragili). “La disinformazione non è una novità, ma i suoi strumenti sono cambiati ed evoluti costantemente– ha commentato Andreea Pocol, dottorando in Computer Science alla University of Waterloo – Potrebbe arrivare un momento in cui le persone, non importa quanto addestrate, faranno ancora fatica a distinguere le immagini reali da quelle false. Ecco perché dobbiamo sviluppare strumenti per identificare e contrastare questo fenomeno. È come una nuova corsa agli armamenti AI

Lo studio completo è raggiungibile da questa pagina, mentre per chi volesse mettersi in gioco qui sotto ci sono 11 immagini d’esempio diffuse dall’università: quelle false sono rivelate nell’ultima immagine della gallery.



[Fonte Wired.it]

Audi Q4 e-tron è tutta nuova sotto la carrozzeria

Audi Q4 e-tron è tutta nuova sotto la carrozzeria



Da Wired.it :

Per i viaggi di lunga percorrenza, superiori quindi all’autonomia dell’auto, Audi Q4 e-tron monta il sistema e-tron-trip-planer, una funzione speciale del navigatore che pianifica il viaggio in tempo reale e le soste di ricarica, andando a calcolare autonomia residua, temperatura esterna e condizioni del traffico. Integrato con la gestione termica della vettura, permette di sfruttare al massimo le caratteristiche del pre-condizionamento. Si può accedere dall’app MyAudit o dall’MMI della vettura.

Audi Q4 etron sul lungomare di Pesaro

Audi Q4 e-tron sul lungomare di Pesaro

Nuove caratteristiche dinamiche

Avendo lavorato su potenza ed efficienza, anche l’aspetto della dinamica ha potuto necessariamente avere un upgrade. Grazie a uno sterzo più diretto il conducente ha un vantaggio in termini di feeling di guida e precisione nelle traiettorie. La taratura più precisa delle sospensioni garantisce invece un comportamento più sportivo e più dinamico della vettura stessa, sebbene si stia parlando di una sport utility. Sulla nuova gamma Q4 l’upgrade riguarda anche l’Audi Character Sound, un optional che riproduce un suono legato all’accelerazione del veicolo per aumentare l’identità acustica. Non si tratta di un rumore simile a quello dei motori endotermici; ha tutta una sua sonorità.

Prezzi e produzione

Novità anche nella produzione di Audi Q4 e-tron: inizialmente prodotta solo nel sito di Zwickau, insieme a diversi modelli di Volkswagen e Cupra, con questo upgrade viene già prodotta anche nel sito Audi di Bruxelles a emissioni di carbonio nulle. Un processo di produzione carbon neutral compreso l’importante ciclo chiuso del vetro. I parabrezza della Q4 e-tron sono realizzati a partire dal vetro di cristalli esausti.



[Fonte Wired.it]

Eclissi totale di sole, cosa accadrà al fotovoltaico?

Eclissi totale di sole, cosa accadrà al fotovoltaico?



Da Wired.it :

Non saremo tra i fortunati testimoni della prossima eclissi totale di Sole: il prossimo 8 aprile infatti solo gli abitanti di Messico, Stati Uniti e Canada avranno l’opportunità di vedere la Luna spegnere il Sole. Un’occasione d’oro per appassionati, semplici cittadini, e di certo scienziati: come vi raccontavamo le eclissi totali di Sole sono occasioni speciali per lo studio della corona solare, così come degli effetti che l’oscuramento della nostra stella produce su temperatura dell’atmosfera e venti. Se da un lato dunque c’è chi aspetta l’evento per godersi lo spettacolo e studiarlo, dall’altro c’è chi si prepara a correre ai ripari per cercare di contenere i danni o quanto meno di tamponare eventuali mancanze. Difatti, con la prossima eclissi totale di Sole a spegnersi non sarà solo la nostra stella ma anche la rete di impianti fotovoltaici alimentata grazie al Sole. Che si fa in questi casi? Si studia quanto successo in passato e si fanno una marea di calcoli sulla base del percorso dell’eclissi, per capire quanta energia mancherà e dove andare a prenderla.

Oscuramento energetico: un fenomeno relativamente nuovo

Se si riduce la quantità di luce che proviene dal Sole, logica conseguenza è infatti la riduzione della quantità di energia prodotta in risposta alla radiazione solare. L’oscuramento prodotto durante l’eclissi varia a seconda di dove ci si trovi. C’è una bellissima animazione della Nasa che mostra cosa accadrà durante l’evento – eccezionale in modo particolare per gli Stati Uniti, che per osservare qualcosa di simile dovranno aspettare il 2044 – offrendo diversi punti di vista all’osservatore. Nelle zone attraversate direttamente nel cono d’ombra proiettato dalla Luna sulla Terra sarà possibile ammirare la totalità per pochissimi minuti, mentre nelle cosiddette zone di penombra l’eclissi sarà solo parziale. Totalità o meno, spettacolo più o meno, le ripercussioni si sentiranno sulla rete fotovoltaica. E’ così almeno dal 2015, ovvero dalla prima eclissi che avvenne in un mondo con una cospicua rete fotovoltaica, ricordano dalla Nasa. E’ successo poi nel 2017 (sempre per un’eclissi totale di sole) poi di nuovo alla fine dello scorso anno (con l’eclissi anulare) e oggi sta per accadere di nuovo, con un interessamento sempre maggiore, senza che questo significhi necessariamente ripercussioni tangibili.

Quello che è certo infatti è che è aumentata la quota di energia proveniente dal fotovoltaico rispetto al passato: negli Stati Uniti, che saranno i principali interessati dal fenomeno, la capacità di produzione oggi si stima tre volte tanto quella del 2017. Nel panorama attuale il solare fornisce circa il 4% del totale di energia: più del doppio arrivano dall’idroelettrico e dieci volte tanto dal gas.

Meno luce, meno energia

Sette anni fa, le analisi stimarono perdite ritenute minime dagli esperti (comprese tra 5.5 GWh e 11 GWh per l’area occidentale al picco dell’eclissi), attese e di per sé e non tali da influenzare la stabilità della rete elettrica nordamericana. Non solo: quel crollo della produzione di energia elettrica da fotovoltaico osservato durante l’eclissi mostrava un andamento che poteva ricordare la caduta di produttività che si osserva nei giorni particolarmente nuvolosi, notavano gli esperti. Senza considerare che terminato l’evento la produttività tornava normale e che, ovviamente, quella solare non è certo l’unica fonte di energia, anzi. Quella da gas naturale e centrali idroelettriche sostenne i cali di produzione durante l’eclissi, facendo filare tutto liscio.

Cosa succederà con l’eclissi dell’8 aprile

Lo stesso potrebbe accadere il prossimo aprile, come racconta Vahe Peroomian, professore di fisica e astronomia alla ​​USC Dornsife College of Letters, Arts and Sciences sulle pagine di The Conversation. Ma il ribilanciamento in risposta alle variazioni di input – e quindi di output – è più complesso, spiega Peroomian, e chiama in causa anche l’uso di batterie per immagazzinare l’energia e gli accordi per gli scambi di energia tra i diversi operatori di rete. E volendo anche i conteggi per l’energia eolica: quando va via il sole, le temperature scendono, e così anche i venti.

I precedenti dunque raccontano di cali reali, sebbene ben gestiti grazie alle previsioni, e non ci sono motivi per credere che questa volta dovrebbe andare diversamente, malgrado esistano più impianti fotovoltaici. Come di consueto – a prescindere o meno dall’eclissi – i diversi operatori per la gestione dell’energia elettrica stanno conducendo previsioni per stimare l’impatto dell’eclissi sui vari impianti afferenti alle diverse reti in funzione del percorso dell’eclissi stessa. Alcuni hanno condiviso piani dettagliati su quello che ci si aspetta e su come intendono rispondere alle ore di buio e semibuio (in totale l’eclissi durerà circa 5 ore, ma solo pochi minuti per le zone interessate dalla totalità), ricorrendo a fonti alternative e batterie. Altri si limitano ad assicurare la stabilità della fornitura durante e dopo l’eclissi, quando la luce (meteo) permettendo tornerà ad alimentare i pannelli.

E in futuro?

Sebbene il calo di produttività in occasioni delle eclissi ad oggi non possa considerarsi un problema importante in tema di energia solare, quello dell’affidabilità del fotovoltaico, soprattutto per questioni meteorologiche, tutt’altro. Per questo si continua a parlare anche seriamente di impianti solari spaziali, così da assicurare una produzione più costante di energia – da trasferire wireless attraverso le microonde, non senza problemi – senza affollare al tempo stesso i terreni sul nostro pianeta.



[Fonte Wired.it]

Intelligenza artificiale, i fumetti che la raccontano (e che l’avevano prevista)

Intelligenza artificiale, i fumetti che la raccontano (e che l’avevano prevista)



Da Wired.it :

Preludio a una tirannia digitale, o chiave per un futuro più efficiente? Il dibattito sull’intelligenza artificiale è sempre più caldo. Ogni mese, le reti neurali sembrano compiere passi da gigante, con AI sempre più avanzate anche in campi che, sino a poco tempo fa, si riteneva sarebbero rimasti come baluardo intoccabile dell’umanità: scrittura, disegno, cinema. Tra le arti interessate vi è anche quella dei fumetti, con disegnatori e illustratori che rischiano di essere soppiantati da strumenti sempre più bravi a carpirne e imitarne tutti gli stili possibili.

Uno sviluppo paradossale se si pensa che proprio i fumetti, così come ovviamente qualsiasi opera di intrattenimento nel campo della fantascienza, si sono divertiti a raffigurare e prevedere nel corso dei decenni lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, incarnandola di volta in volta sotto forma di robot assassino, astronave intelligente, o aiutante tuttofare dell’umanità. Ecco allora 6 fumetti da non perdere, per scoprire come manga e graphic novel abbiano immaginato l’AI anzitempo.



[Fonte Wired.it]

Storia dei videogiochi: è sempre più difficile preservarla

Storia dei videogiochi: è sempre più difficile preservarla



Da Wired.it :

Come sottolineato dalla VGHF, L’ESA, ossia l’Entertainment Software Association, che rappresenta in America l’industria dei videogiochi, ha ribadito che, nonostante i dati delle ricerche, l’industria fa già molto per preservare la sua storia, e l’eventualità di coinvolgere altre istituzioni e enti come archivi nella conservazione dei vecchi titoli danneggerebbe a livello economico le compagnie, dato che nessun videogioco è considerabile obsoleto.

Risulta dunque evidente come i primi a trattare i videogiochi come prodotti commerciali da utilizzare e poi gettare siano le stesse aziende, che dovrebbero invece preservare la propria eredità. Chiaramente non sono degli enti di beneficenza ed è loro sacrosanto diritto guadagnare sui prodotti che creano, ma è impossibile pensare che compagnie come Nintendo, Electronic Arts, Activision e tante altre possano riutilizzare tutto il loro catalogo del passato, contenente migliaia di giochi, tra remastered e raccolte. Apriamo una piccola parentesi per dire che ovviamente i remake non sono da prendere in considerazione in merito all’obiettivo della preservazione storica, perché da questo punto di vista giochi come Resident Evil 4 o Final Fantasy VII Rebirth sono titoli completamente nuovi.

La VGHF sa bene, però, che quello della preservazione non è un problema che può sobbarcarsi l’industria videoludica da sola, per una questione sia di costi che di tempo, dato che sarebbe uno sforzo non da poco. Per questo auspica che si possa innanzitutto riconoscere il problema della possibile perdita futura di migliaia di titoli, cosa che al momento non sembra essere considerata, e poi instaurare un dialogo con le istituzioni culturali così da arrivare prima o poi a un accordo che permetta di salvaguardare la storia del videogioco. Allo stato attuale delle cose, però, chiunque voglia creare un database o un archivio videoludico per consultazione ha le mani legate proprio per le leggi del copyright e per l’opposizione delle varie aziende coinvolte.

Storia dei videogiochi è sempre più difficile preservarla

Come affermato in un’intervista da Michael Pennington, curatore del National Videogame Museum di Sheffield: “Sarebbe praticamente impossibile raccontare la storia di fine ventesimo e inizio ventunesimo secolo senza discutere dell’impatto sociologico, culturale, economico e tecnologico dei videogiochi. È vitale che le generazioni future di sviluppatori e professionisti di questo settore abbiano accesso al materiale storico di riferimento sullo sviluppo dei videogiochi”.

Al momento il medium videoludico è considerato ancora giovane da molte istituzioni, ma è inevitabile che in futuro diventi sempre più importante e amato da un pubblico che, di generazione in generazione, crescerà considerandolo come la sua principale forma d’intrattenimento. Essendo dunque una forma d’arte e d’espressione dell’uomo, come lo sono il cinema, la musica o la letteratura, è importante che la storia di questo medium non finisca nell’oblio e che sia possibile per chiunque in futuro studiarlo e capirlo in tutte le sue moltissime forme, considerabili come rappresentazioni e testimonianze della creatività umana nel corso del tempo.



[Fonte Wired.it]