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Ritrovarsi in Rye Lane è la commedia romantica che non ti aspetti

Ritrovarsi in Rye Lane è la commedia romantica che non ti aspetti



Da Wired.it :

Le rom-com americane ci hanno abituato a love story sciape e tutte uguali trainate sempre dalle stesse star del genere; quelle britanniche sono più intriganti, ma invariabilmente identiche nell’ambientazione, ovvero i quartieri eleganti di Londra, come Notting Hill. Ritrovarsi in Rye Lane, dal 31 marzo su Disney+, ha un approccio fresco e originale, merito anche e soprattutto delle location: si svolge tutta tra Brixton e Peckham, a sud di Londra, in una delle zone più vitali e colorate della metropoli britannica. “Il motivo per cui ho voluto ambientare il film nel sud di Londra è che è un posto fantastico.” ha spiegato Raine Allen-Miller, la regista del film, “è un luogo pieno di musica, di colori, di persone diverse con storie diverse”. Ritrovarsi in Rye Lane segue l’intera giornata di due giovani che si frequentano e flirtano, incontrandosi più volte. Sono Yas (Vivian Oparah) e Dom (David Jonsson), entrambi reduci da relazioni sentimentali che li hanno scottati. Dom è introverso e imbranato, e di primo acchito è quello che la vive peggio: Yas lo sente piangere nel bagno di una galleria d’arte e i due formano un’improbabile amicizia all’insegna dell’alleanza e della rivalsa nei confronti dei rispettivi ex partner, destinata ad avvicinarli romanticamente. Yas si finge fidanzata di Dom durante l’incontro tra questo, la sua ex Gia (Karene Peter) e il ragazzotto stupido e vacuo (Benjamin Sarpong-Broni) con cui lei lo ha tradito. Dom soccorrerà Yas dall’artista concettuale (Malcolm Atobrah) che la umilia e sminuisce. “La storia è molto semplice” spiega la Miller. “È stata scritta da due ottimi autori che hanno messo a punto una sceneggiatura davvero divertente che ispira felicità e gioia”.



[Fonte Wired.it]

I migliori purificatori d’aria per respirare bene e combattere le allergie
| Wired Italia

I migliori purificatori d’aria per respirare bene e combattere le allergie | Wired Italia



Da Wired.it :

Con l’inquinamento ambientale che attanaglia le grandi metropoli (è proprio di questi giorni la notizia che decreta Milano la terza città più inquinata al mondo), i purificatori d’aria diventano preziosi alleati per agire sulla qualità di ciò che respriamo indoor. Questi dispositivi, soprattutto i più recenti, sono in grado di filtrare l’aria presente nelle nostre case restituendoci un flusso pulito e libero da inquinamento e pollini. Anno dopo anno infatti, i purificatori d’aria si presentano sul mercato con filtri sempre più efficienti, capaci di trattenere particelle sempre più sottili.

A cosa servono i purificatori d’aria

I purificatori d’aria nascono con uno scopo ben preciso: filtrare l’aria circostante per liberarla da piccole particelle irritanti o dannose come polveri, pollini, allergeni, muffe e altri agenti inquinanti. Per farlo utilizzano due componenti principali. La prima sono filtri meccanici, elettrici o ibridi attraverso i quali l’aria viene fatta passare per farle rilasciare le particelle inquinanti; la seconda è un ventilatore che crea la corrente necessaria al processo, attirando l’aria circostante e forzandola nel sistema di filtraggio prima di rilasciarla purificata nell’ambiente.

I modelli più diffusi montano filtri denominati hepa che catturano polvere e pollini a beneficio di chi è allergico, ma non mancano gadget con filtri a carboni attivi per assorbire gas e altri odori, fino ad arrivare a sistemi di trattamento che catturano la formaldeide rilasciata nell’ambiente dal mobilio.

Il risultato è un’aria più pulita e sana da respirare, sia in città che altrove. Alcuni modelli inoltre si concentrano sull’eliminazione dei più piccoli peli animali lavorando bene sulle allergie e la loro prevenzione anche in questo senso.

Le caratteristiche chiave

Per scegliere correttamente il purificatore d’aria più adatto occorre valutare attentamente alcune delle caratteristiche chiave che contraddistinguono questi prodotti.

  • La tipologia e la quantità dei filtri presenti è il fattore principale. I modelli meno costosi assicurano protezione contro polveri e allergeni, ma la presenza di moduli di filtraggio ancora più sofisticati può fermare anche virus e batteri, fino ad arrivare a minuscole molecole.
  • La rumorosità del dispositivo. I purificatori d’aria possono essere azionati mentre siamo fuori casa, ma è soprattutto quando siamo presenti che ha senso azionarli. Dunque per evitare che diventino una presenza indiscreta è bene verificarne la rumorosità prima di procedere all’acquisto.
  • L’altro aspetto fondamentale, è l’area che riesce a coprire. Ogni metratura ha esigenze differenti ed è bene tenerne conto in fase di valutazione in modo da assicurarsi di ottenere il miglior risultato possibile dal gadget scelto.

I migliori purificatori d’aria scelti da Wired

Abbiamo selezionato questi purificatori d’aria puntando su modelli affidabili ed efficaci capaci di migliorare le condizioni di vita in casa di chi soffre di pollinosi e altre allergie, ma anche di tutti gli adulti e i bambini costantemente esposti ad agenti inquinanti. Nella gallery qui sotto troverete soluzioni adeguate a piccoli e grandi spazi, purificatori d’aria basici e gadget molto avanzati.




[Fonte Wired.it]

Da Elemental a Elio, ecco quali saranno i prossimi film Pixar

Da Elemental a Elio, ecco quali saranno i prossimi film Pixar



Da Wired.it :

C’è grande attesa, all’inizio della prossima estate, per l’arrivo del nuovo film Pixar, Elemental. Nel corso dei decenni, infatti, la casa d’animazione ora proprietà della Disney ci ha abituato a meravigliose e sognanti avventure in 3D. Di recente, però, anche questo colosso dell’animazione ha prodotto risultati alterni, da titoli entusiasmanti come Luca e Red ad altri che hanno covninto meno il pubblico, come Soul e soprattutto Lightyear, spin-off di Toy Story. Ora appunto tutti i riflettori sono puntati sulla nuova pellicola che, come si vede nel trailer diffuso nelle scorse ore, è ambientato a Element City, una metropoli i cui abitanti hanno la forma dei quattro elementi naturali: fuoco, acqua, terra e aria.

Nella migliore delle tradizioni, in una società in cui i quattro gruppi elementali stanno alla larga gli uni dagli altri al motto di “Gli elementi non si mischiano”, due giovani, Ember e Wade, composti rispettivamente di fuoco e di acqua, scoprono un’improvvisa attrazione l’una per l’altro e, sfidando le convinzioni, capiranno finalmente che gli opposti si attraggono e che c’è molto di più del destino tracciato per loro dalle rispettive famiglie. Il film, diretto da Peter Sohn (Il viaggio di Arlo), uscirà nelle sale il prossimo giugno, ma porterà con sé anche un piccola, grande sorpresa.

Un grande ritorno

Com’è tradizione per i film Pixar, infatti, anche Elemental sarà preceduto da un corto e questa volta si tratterà di Carl’s Date. Chi è Carl? Ma ovviamente Carl Fredricksen, il burbero ma in fondo anche tenero vecchietto che tanto ci aveva fatto commuovere in Up: in questa nuova avventura l’anziano accetterà non senza riluttanza la proposta di un appuntamento con un’arzilla signora ma, completamente ignaro di come funzionino le dinamiche di corteggiamento, si farà aiutare nientemeno che da… Dug, il cane vispo e combinaguai diventato ormai suo inseparabile compagno. Il corto sarà ancora più commovente, almeno in originale, perché si tratta dell’ultima interpretazione dell’attore Ed Asner, scomparso nell’agosto 2021 non prima di aver doppiato le nuove battute di Carl.



[Fonte Wired.it]

Beetlejuice, i 35 anni di uno spiritello porcello

Beetlejuice, i 35 anni di uno spiritello porcello



Da Wired.it :

Libri horror

20 libri horror che ti faranno perdere il sonno

Tim Burton arrivò in un momento molto particolare, in cui la pop couture stava trionfando ma allo stesso tempo aveva bisogno di rinnovarsi. Quegli iconici anni ‘80 erano stati caratterizzati da una doppia faccia. Da una parte il trionfo dei film di formazione con il Brat Pack, della commedia dissacrante, dall’altro l’action testosteronico e il mito del benessere e del successo. Erano però stati anni in cui la fantascienza e horror avevano trovato un terreno fertilissimo, in cui grandi registi avevano offerto grandi metafore sull’uomo e la società, anche al costo di pagarne il prezzo al botteghino. Ma nessuno aveva ancora concepito una rappresentazione così grottesca e comica della morte e dell’aldilà, in grado di porsi come perfetto ponte tra il piccolo schermo di quegli anni, con le telenovelas e le sitcom, e la gloriosa tradizione dell’horror, che proprio in quel periodo subiva una profonda mutazione. Una mutazione che Beetlejuice decise di abbracciare come tema portante dell’iter, che di base decostruiva i cardini del genere ad ogni occasione. 

Beetlejuice a guardarlo ancora oggi infatti non può che far pensare ad una sorta di deformazione non solo della cinematografia che John Carpenter, David Cronenberg, Yuzna, Tobe Hooper o Mark Lester avevano proposto al pubblico americano nel corso degli anni. Il body horror era diventato una sorta di metafora della mostruosa schiavitù verso l’estetica, aveva dominato, così come la rinnovata narrazione su un’ipotetico altrove con film come Poltergeist o Cimitero Vivente
A dispetto degli anni poi, il cinema soprannaturale, quello connesso ad esorcismi e presenze demoniache e compagnia bella, da l’Esorcista in poi si era sedimentato nell’immaginario collettivo e fu proprio basandosi su tale mix, che Tim Burton trovò la chiave del successo. 
Il pubblico ebbe in dote un film incredibilmente familiare ma anche innovativo, in particolare nella sua rappresentazione della morte, che veniva totalmente desacralizzata. 

Un grande inno al caos e alla diversità

Michael Keaton non era un volto particolarmente noto, aveva all’attivo un paio di interpretazioni per Ron Howard. Anche lui, come diversi altri degli interpreti, arrivò come una sorta di scelta di ripiego, una scelta che però si rivelò determinante. Fu un Beetlejuice semplicemente straordinario. Tim Burton amava (e ama ancora oggi) i reietti, i diversi dalla norma, i non allineati, quelli che come lui erano sempre stati messi in una posizione tale da considerarsi dei freak. Nessuna sorpresa quindi che di fronte alle gesta di questo esorcista sporcaccione, falso, mentitore, Burton alla fin fine non sia mai riuscito a renderlo una vera nemesi, quanto piuttosto una sorta di divinità e simbolo di un caos vitale. Se villain come Pennywise, Freddy Krueger e altri “colleghi” erano diventati nuovi dominatori dell’incubo, Keaton sembrava più che altro una trasfigurazione della loro semantica. Doppiogiochista, istrionico, riportava in auge una mimica e un’espressività che parevano scomparse dai tempi del cinema muto, connettendosi alla stand up comedy, e all’ironia slapstick. 

Se Keaton ancora oggi è uno dei personaggi più iconici del cinema di Burton, tanto da anticipare come sarebbero stati molti dei suoi villain (su tutti il Joker di Nicholson), con la fusione di follia, risate e oscurità, anche Winona Ryder giocò un ruolo fondamentale. In lei risplendeva una visione dell’adolescenza molto diversa da quella che in quegli anni il cinema ci proponeva. 
La sua Lydia è sola, incompresa, ma non così vulnerabile come sembra, né così impressionabile. Sarà la sola a riuscire a comunicare con i due coniugi defunti, a spingere per una coesistenza e una normalizzazione dei rapporti tra i due lati del mondo reale. Solo lei, pare dire Tim Burton, ha la flessibilità per accogliere il diverso, proprio perché lei stessa lo è, con quella carnagione pallida, il trucco deformante, i colori neri che la rendono in realtà, come tipico nel cinema di Burton, più una sacerdotessa dell’occulto che ad una banale gothic girl.  

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L’attore interpreta un Signore dei vampiri decisamente sui generis, ispirato a Andy Warhol

Ma se Beetlejuice è ancora oggi un cult tra i più amati degli anni ’80, è per come ci nutre di un humor dissacrante, irresistibile, quasi fantozziano nel mostrare che neppure dopo la morte, si riesce ad avere quella libertà ed equità a cui tutti aneliamo. Burton ci mostra un aldilà in cui permane la burocrazia, regole stringenti, stress e il sentirsi bene o male dei numeri privi di significato. Tantissime le scene irresistibili, con battute al fulmicotone che assieme al muoversi irriverente dello Spiritello Porcello, sono il sale di un racconto che metteva alla berlina il materialismo della società americana di quegli anni. Beetlejuice bene o male infatti si fa beffe della classe media, dell’omologazione di cui si fanno carico i Deetz, così come i Maitland, capaci solo di fissarsi sulle cose e non sui sentimenti, sull’importanza della condivisione. Il tutto con una sfilza di personaggi che paiono usciti da un Halloween ad alto tasso alcolico. 

Il film di Tim Burton avrebbe guadagnato qualcosa come 80 milioni di dollari, sarebbe arrivato come un piccolo terremoto dentro il cinema delle major, che recepirono la necessità di una maggior flessibilità. Beetlejuice avrebbe soprattutto lanciato l’ultima, vera, grande corsa della pop culture cinematografica, di cui questo grande regista, questo narratore visionario, sarebbe stato un alfiere impareggiabile. Burton si fece portatore di un profondo rinnovamento del genere horror, connettendolo alla volontà di andare oltre i soliti schemi fissi, di portare a un rovesciamento totale di prospettiva. Sono passati 35 anni da allora. Questo istrionico regista da almeno un decennio non è più riuscito a stupire, forse anche perché noi tutti ai sogni, ai suoi racconti a metà tra fiaba e spavento, non possiamo più credere. Eppure, Beetlejuice risulta ancora oggi bellissimo ed il suo successo avrebbe poi aperto la strada a Batman, Edward mani di forbice, che ci hanno reso capaci di guardare con tenerezza all’oscurità.  



[Fonte Wired.it]

Asteroid City, riuscite a riconoscere tutte le star nel trailer del nuovo film di Wes Anderson?

Asteroid City, riuscite a riconoscere tutte le star nel trailer del nuovo film di Wes Anderson?



Da Wired.it :

L’inconfondibile stile cinematografico di Wes Anderson sta per tornare: nelle scorse ore, infatti, è stato diffuso il trailer di Asteroid City, la sua nuova pellicola prevista in arrivo nel giugno 2023, dopo una possibile première mondiale al festival di Cannes il prossimo maggio. Come al solito, anche in questo nuovo progetto troviamo le composizioni pittoriche inconfondibili del regista, assieme a un gusto per i colori, le ambientazioni e i costumi retrò, una pletora di personaggi bizzarri e soprattutto un cast stellare composto dai più grandi nomi di Hollywood. Fin dalle prime scene, infatti, vediamo interpreti come Tom Hanks, Jeffrey Wright, Matt Dillon, Steve Carrell, Liev Schreiber, Scarlett Johansson, Maya Hawke e molti altri: riuscite a riconoscerli tutti nella clip qui sotto?

Nel cast tornano anche collaboratori storici di Anderson, come Tilda Swinton, Jason Schwartzman, Willem Dafoe, Edward Norton, Tony Revolori, ma vedremo anche Margot Robbie, Bryan Cranston, Adrien Brody, Stephen Park, Rupert Friend, Sophia Lillis, Jeff Goldblum e tanti altri. Tutti sono coinvolti nell’eccentrica storia di una cittadina nel deserto che sorge attorno a un asteroide venuto misteriosamente dallo spazio. Qui ogni anno si organizza una convention per giovani appassionati di esplorazioni spaziali ma, dopo che l’auto di un giovane vedovo (Schwartzman) si rompe costringendolo a una tappa forzata assieme ai suoi quattro figli in attesa del suocero (Hanks), la cittadina viene messa sotto lockdown per lo sbarco di una non meglio definita presenza aliena. Tutti gli abitanti e le persone di passaggio, tra cui un’attrice dalle alterne fortune (Johansson), sono costretti a una stravagante coabitazione.

Asteorid City è l’ultima fatica di un regista fantasioso e acclamato come Wes Anderson, che negli anni ci ha regalato perle come I Tennenabaum, Moonrise Kingdom, Grand Budapest Hotel e il più recente The French Dispatch. Anche quest’ultimo film è scritto assieme a Roman Coppola (figlio del mitico regista Francis Ford Coppola e fratello di Sofia), che con lui aveva collaborato anche a Fantastic Mr. Fox, L’isola dei cani e lo stesso Grand Budapest Hotel. Questo però non sarà l’unico impegno prossimo del regista, dato che nel corso del 2023 è previsto in uscita anche il suo nuovo film animato, The Wonderful Story of Henry Sugar, tratto da una raccolta di racconti di Roald Dahl book (pubblicata in Italia come Un gioco da ragazzi e altre storie) e destinato a debuttare su Netflix.



[Fonte Wired.it]

Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri punta sul classico e non sbaglia

Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri punta sul classico e non sbaglia



Da Wired.it :

L’idea più sovversiva e intelligente però arriverà dopo, quando giunti nella casetta di campagna in cui viveva il personaggio di Michelle Rodriguez prima di essere incarcerato, troviamo il suo maritino. Maritino per davvero perché è un uomo piccolo, in scala ridotta, che fa tutte le faccende di casa, che la attende come una mogliettina ed è la parte emotiva e sentimentale della coppia, quella comprensiva ed empatica. Ed è Bradley Cooper. Il cameo, in questo ruolo che fa molto ridere per le dimensioni e per la sorpresa, è al tempo stesso un’evirazione del classico maschio (lei è la guerriera che porta il cibo cacciato a casa, lui lo, grande almeno la metà, prepara e rassetta) ma anche un esempio eccezionale di figura maschile diversa, di carattere, interessante e pure divertente. Le dimensioni non sminuiscono la statura del personaggio, che è uomo in un senso pieno (e in questo è bravissimo Bradley Cooper a trovare in pochissime battute e pose una maniera di incarnare questo modello e renderlo desiderabile) nonostante non abbia nulla del maschio tradizionale.

Abbiamo visto molto spesso nei film americani questo tipo di revisione, raramente però l’abbiamo vista messa in scena con così tanta armonia con il resto del film. Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri ha un tono molto preciso e un carattere deciso, allo stesso modo la maniera in cui rivede e sovverte i ruoli è scritta coerentemente con quel tono e quel carattere. Come il film anche il ribaltamento è una sovversione divertente e interessante, ironica e un po’ sfacciata ma con stile. Per questo, a differenza di tanti altri esempi, non stona né suona pretestuosa, non suona forzata né imposta ma perfettamente naturale per il film che la contiene. E in un certo senso, guardando Bradley Cooper, maschio tipo della Hollywood contemporanea, rimpicciolito in quella maniera è difficile non pensare che quello sia la rappresentazione perfetta del desiderio ultimo del cinema americano di questo momento storico: ingrandire i personaggi femminili e rimpicciolire quelli maschili.



[Fonte Wired.it]