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MOAB, la più grande fuga di dati della storia

MOAB, la più grande fuga di dati della storia



Da Wired.it :

MOAB, Mother of all breaches, ovvero la madre di tutte le violazioni. Così il ricercatore di sicurezza informatica Bob Dyachenko, proprietario del portale Security Discovery, e il team di CyberNews hanno denominato un archivio di 12 terabyte, contenente ben 26 miliardi di dati, trapelato in rete nelle ultime ore. Un set di dati gigantesco, che sembra contenere per lo più “informazioni relative a violazioni di dati passate” – anche se è abbastanza evidente che una buona parte di dati sia trapelata al pubblico per la prima volta. Tra queste, a quanto pare, ci sarebbero moltissime informazioni personali degli utenti – nomi, indirizzi e numeri di telefono -, credenziali di accesso e dati finanziari.

Insomma, una quantità notevole di dati, che sembrerebbero essere stati raccolti dal gigante cinese della messaggistica Tencent, oltre che da piattaforme di social media e servizi come Weibo, Twitter, Dropbox, LinkedIn, Adobe, Canva e Telegram. A rendere la situazione ancora più preoccupante, poi, c’è il fatto che moltissimi dei dati trapelati includano anche “documenti di varie organizzazioni governative negli Stati Uniti, Brasile, Germania, Filippine, Turchia e altri paesi”. Non si tratta, quindi, solo di una delle fughe di informazioni più estese di sempre, ma anche di una delle più preoccupanti. “Il set di dati è estremamente pericoloso poiché gli autori delle minacce potrebbero sfruttare i dati aggregati per un’ampia gamma di attacchi, tra cui furti di identità, sofisticati schemi di phishing, attacchi informatici mirati e accesso non autorizzato ad account personali e sensibili”, hanno riferito i ricercatori di CyberNews, sottolineando il rischio che i malintenzionati possano usare i dati per mettere in atto un attacco di credential stuffing (un tipo di attacco informatico in cui l’attaccante raccoglie le credenziali dell’account rubato, ndr) di enorme portata.

In ogni caso, mentre gli esperti di sicurezza sono a lavoro per cercare di individuare la fonte della fuga di dati, i ricercatori di Security Discovery e CyberNews hanno fornito una serie di suggerimenti utili per mantenere al sicuro i propri dati: “utilizzare password complesse e difficili da indovinare, abilitare l’autenticazione a più fattori su tutti gli account importanti, tenere d’occhio i tentativi di phishing e spear phishing”, ma anche verificare la presenza di duplicati nelle password utilizzate, così da poter impostare una nuova password laddove sia necessario modificarla.



[Fonte Wired.it]

Un chewing gum di 10mila anni fa rivela cosa mangiavamo nell’età della pietra

Un chewing gum di 10mila anni fa rivela cosa mangiavamo nell’età della pietra



Da Wired.it :

All’età della pietra masticare i “chewing gum” non era uno sfizio, ma un modo per ottenere una sorta di colla utile per la fabbricazione di utensili. E la varietà di sapori non era esattamente quella di cui disponiamo oggi, o quantomeno il “gusto pece” era quello che andava per la maggiore. I nostri antenati, infatti, la masticavano abitualmente, ignari del fatto che quasi 10mila anni più tardi i resti di questi chewing gum dal gusto un po’ retrò ci avrebbero permesso di studiare le loro abitudini alimentari e il microbioma del loro cavo orale.

Cervi, trote, nocciole e… volpi?

Un gruppo di ricerca ha infatti analizzato il DNA rimasto intrappolato nei resti di pece masticata ritrovati presso Huseby Klev, in Svezia, datati fra i 9.890 e i 9.540 anni. I risultati, pubblicati su Scientific Reports, hanno rivelato che il gruppo di cacciatori-raccoglitori che ha li prodotti era costituito da adolescenti, sia maschi che femmine.

I ricercatori hanno inoltre individuato all’interno dei campioni materiale genetico non umano, che grazie a laboriose analisi di metagenomica sono riusciti ad attribuire a specie animali e vegetali come trote, cervi e nocciole. Questo DNA, raccontano gli autori in un articolo pubblicato su The Conversation, probabilmente proviene da alimenti che gli adolescenti avevano consumato prima di masticare la pece.

I ricercatori hanno inoltre individuato una discreta quantità di materiale genetico attribuibile alla volpe rossa: anche in questo caso potrebbe trattarsi dei resti di un pasto (la carne di volpe potrebbe essere stata parte della dieta dei nostri antenati), ma le interpretazioni potrebbero anche essere altre. Questo gruppo di cacciatori-raccoglitori potrebbe aver usato i denti per fabbricare utensili o materiali tessili a partire dai tendini e dalla pelliccia dell’animale.

Batteri che causano la parodontite

E il fatto (per forza di cose) di utilizzare i denti per applicazioni così disparate non garantiva certo un’ottima salute orale ai nostri antenati. Parte del DNA contenuto nei resti di pece masticata è infatti stata attribuita a specie batteriche, fra cui il Treponema denticola, lo Streptococcus anginosus e lo Slackia exigua, comunemente associate a malattie delle gengive. E, secondo le analisi, una delle ragazze che aveva masticato uno dei chewing gum soffriva molto probabilmente di parodontite, una malattia di origine appunto batterica che causa il progressivo danneggiamento dei tessuti che mantengono i denti in sede.

I risultati dello studio, conclude Anders Götherström, docente presso il dipartimento di archeologia e studi classici dell’Università di Stoccolma, forniscono “un’istantanea della vita di un piccolo gruppo di cacciatori-raccoglitori della costa occidentale della Scandinavia. Penso che sia formidabile, ci sono altri metodi ben consolidati per capire quale sia la nutrizione e la dieta relativa all’età della pietra, ma in questo caso sappiamo che questi adolescenti mangiavano cervo, trota e nocciole 9.700 anni fa sulla costa occidentale della Scandinavia, mentre almeno uno di loro aveva gravi problemi con i denti”.



[Fonte Wired.it]

La Tesla economica arriverà nel 2025 (salvo ritardi)

La Tesla economica arriverà nel 2025 (salvo ritardi)



Da Wired.it :

Arrivano da fonti affidabili le anticipazioni su un possibile nuovo modello di Tesla economica che dovrebbe apparire come un crossover compatto e che potrebbe debuttare già a metà anno prossimo, nel 2025. L’analisi del rumors può essere spezzata in due parti. Sull’esistenza di un progetto di produzione di massa di una vettura elettrica a basso costo si parla da anni e quindi è credibile che Tesla voglia accelerare i tempi e anticipare la concorrenza con una proposta tecnologicamente avanzata e abbordabile. Sull’uscita in tempi così stretti si può essere più pessimisti, dato che una delle costanti di Tesla è proprio quella dei ritardi rispetto ai calendari previsti.

Il nome in codice del nuovo progetto di Tesla è Redwood, ma c’è già chi immagina un suggestivo nome finale di Model 2: secondo quanto anticipato da Reuters, il colosso di proprietà di Elon Musk sarebbe al lavoro su un crossover che andrà in produzione di massa già l’anno prossimo, puntando al gradino più basso di costo e prestazioni del catalogo. Sulla biografia autorizzata di Musk scritta da Walter Isaacson, si rivela come i piani di Tesla siano quelli di arrivare alla fine del decennio in corso con una produzione di 20 milioni di veicoli all’anno e per raggiungere l’ingente cifra tonda è pressoché inevitabile introdurre una linea a basso costo. La misteriosa Redwood potrebbe coincidere proprio con la tanto attesa Tesla economica da 25mila dollari vociferata da tempo, che dovrebbe peraltro proporre linee più squadrate e meno morbide, quindi più vicine al Cybertruck rispetto a una Model 3.

Secondo le fonti riportate da Reuters, la produzione dovrebbe iniziare a giugno 2025, ma tutti i modelli presentati finora hanno subito ritardi anche importanti e quindi l’anno prossimo potrebbe essere quello buono per la presentazione più che per la reale uscita sui mercati. Nel frattempo, Tesla ha ritoccato verso il basso i listini di Model Y in Italia, facendo rientrare al pelo la versione base negli incentivi dell’Ecobonus.



[Fonte Wired.it]

Oracle investe sull’AI | Wired Italia

Oracle investe sull’AI | Wired Italia



Da Wired.it :

La società informatica Oracle integrerà l’intelligenza artificiale generativa in tutto i propri prodotti tecnologici, sia per quanto riguarda il cloud computing sia nelle soluzioni on-premises. Oracle cloud infrastructure (Oci) generative AI si presenterà come un servizio completamente gestito utilizzabile tramite Api, capace di lavorare in oltre cento lingue e perfettamente integrato con il modello linguistico di grandi dimensioni (Llm) della canadese Cohere e con quello di Meta, Llama 2. In questo modo il prodotto sarà in grado di supportare le aziende in diverse situazioni: dalla semplificazione della personalizzazione dei modelli con dati rilevanti e proprietari all’automazione di attività complesse, passando per la fornitura di opzioni di protezione per costruire e distribuire applicazioni in modo sicuro e responsabile.

Per quanto riguarda il cloud computing, integrando al proprio portafoglio di applicazioni l’intelligenza artificiale generativa, Oracle si pone l’obiettivo di consentire ai propri clienti di sfruttare le ultime innovazioni all’interno dei processi aziendali esistenti. Sviluppando con la tecnologia la sua gamma di database, la società texana darà modo di creare applicazioni personalizzate basate sull’intelligenza artificiale anche utilizzando i dati aziendali privati che hanno a disposizione.

Nella presentazione del progetto, Oracle ha elencato alcuni esempi di utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa nelle funzioni aziendali. Per quanto riguarda l’assistenza ai clienti, sarà per esempio possibile automatizzare il servizio in base al ventaglio dei prodotti in loro possesso, alle loro esperienze e alla loro lingua madre. Lo staff marketing potrà contare su un redattore di contenuti per l’e-commerce e di articoli in ottica seo con lo stile dell’azienda.

L’area legale avrà un supporto dalla tecnologia nella redazione dei contratti anche in lingue diverse dalla propria, mentre per chi si occupa di strategia e finanza la tecnologia effettuerà monitoraggi costanti di competitor e clienti, analizzando dati pubblici e privati.



[Fonte Wired.it]

Materia oscura, in Cina c’è un enorme laboratorio sotterraneo che la studia

Materia oscura, in Cina c’è un enorme laboratorio sotterraneo che la studia



Da Wired.it :

Isolato dal mondo, a 2,4 chilometri di profondità e con una montagna sopra la testa, un team di scienziati cinesi si è imbarcato in una missione per comprendere la materia oscura. Dopo 13 anni di lavori, il China Jinping Underground Laboratory (Cjpl) è stato finalmente inaugurato, e l’obiettivo è quello di approfondire uno dei principali enigmi della cosmologia contemporanea.

Cos’è il Cjpl

Con 330mila metri cubi di spazio, il nuovo centro di ricerca è il più grande laboratorio del suo genere, superando così i Laboratori nazionali del Gran Sasso (Lngs) dell’Aquila. Il Cjpl è stato costruito in collaborazione con l’Università Tsinghua di Pechino e lo Yalong River Hydropower Development, una società di energia idroelettrica cinese.

A fronte della difficoltà di quantificare la materia oscura, gli astrofisici e i cosmologi hanno bisogno di strutture di ricerca prive di rumore e interferenze cosmiche. Per questo motivo, le pareti del Cjpl – che si trova a 2400 metri di profondità – sono ricoperte da una pellicola protettiva in gomma e cemento dello spessore di 10 centimetri, che fa in modo che il laboratorio sia raggiunto da solo lo 0,000001% dei raggi cosmici che colpiscono la Terra ogni giorno.

All’interno del laboratorio sotterraneo, spiccano lo Xenon Particle and Astrophysics Experiment (PandaX) e il China Dark Matter Experiment (Cdex). Il primo è un sistema progettato per rilevare la collisione tra eventuali particelle di materia oscura e atomi di gas xenon, mentre il secondo utilizza un rivelatore al germanio da 10 chilogrammi per individuare la materia oscura in grado di generare segnali elettrici.

Sotto la guida dello scienziato Cheng Jianping, il Cjpl ospita vari dipartimenti, nello specifico Fisica e scienza, Ingegneria e tecnologia, Integrazione e gestione, nonché Servizio e supporto. Il sito ufficiale del laboratorio riporta che la struttura punta a essere una piattaforma aperta per la ricerca ed è pronta a collaborare con accademici di tutto il mondo; attualmente, il team che si occupa del Cdex comprende già ricercatori provenienti dall’India e dalla Turchia.

Che cos’è la materia oscura?

La materia oscura è un’ipotetica compone che formerebbe circa il 70% dell’universo e sarebbe alla base del movimento, del tasso di espansione e del raggruppamento delle strutture a livello cosmologico. Sebbene la scienza non sia stata in grado di rilevarla direttamente, la sua esistenza è stata teorizzata a partire da altri fenomeni astronomici, come la rotazione delle galassie e le lenti gravitazionali.

In realtà, il nome di questo elemento non ha nessuna relazione con il suo colore. L’aggettivo “oscura” si riferisce infatti al comportamento dell’elusivo componente a cospetto degli attuali strumenti di osservazione basati sullo spettro elettromagnetico: al momento, questo tipo di materia non è rilevabile, e quindi “oscura”.

La materia oscura, inoltre, non va confusa con l’energia oscura, un’ipotetica forma energetica teorizzata per spiegare l’espansione dell’universo dopo il Big Bang. La differenza principale è che la materia oscura funge da “colla invisibile” tra le stelle, mentre l’energia oscura respinge i corpi giganti nel cosmo. Entrambe confluiscono nel concetto di “universo oscuro“, che oggi rappresenta una delle sfide maggiori per gli scienziati nel settore.

La corsa alla comprensione della materia oscura ha già portato a progressi significativi nel campo dell’osservazione cosmica. Uno degli esempio più recenti è quella della missione Euclid, un telescopio spaziale lanciato dell’Agenzia spaziale europea per comprendere queste particelle attraverso una mappatura tridimensionale di parte dell’Universo, che ci ha già regalato straordinari scatti a colori del cosmo.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.



[Fonte Wired.it]

Mare fuori, il riassunto per prepararsi alla quarta stagione

Mare fuori, il riassunto per prepararsi alla quarta stagione



Da Wired.it :

Le tensioni tra la banda di Ciro, che si accorge di essere stato preso in giro, e Carmine e Filippo che intanto ha iniziato una storia d’amore con Naditza, si intensificano ed esplodono in una rivolta dei detenuti in cui Ciro cercherà di uccidere i due. Per salvare l’amico, Filippo pugnala Ciro con un cacciavite. I due ragazzi si metteranno d’accordo per dire a tutti che è stato Carmine a uccidere Ciro. La prima stagione si conclude con il giorno del processo per o’ Chiattillo e o’ Piecoro, che vengono scortati in tribunale. Improvvisamente, la macchina su cui si trova Carmine viene presa di mira dai sicari inviati da Valletta che feriscono Carmine, lasciandolo in fin di vita.

La seconda stagione

Carmine, ancora in coma, si trova in ospedale, mentre Filippo, all’Ipm, conta sull’appoggio di Pino, che nella stagione precedente aveva cercato di uccidersi impiccandosi ed era stato salvato dal giovane milanese. Nella seconda stagione sono tre i nuovi personaggi che fanno il loro ingresso nel carcere minorile: Kubra, che poi si scoprirà essere la figlia biologica dell’educatore Beppe e inizierà una relazione con Pino, Sasà, accusato di aver stuprato una sua compagna di classe, e l’enigmatico Mimmo. Intanto, Gaetano cerca vendetta per la morte di Ciro. È Edoardo Conte a prendere il posto del suo amico a capo dei detenuti. Il ragazzo però sembra molto più interessato alla sua storia d’amore con Teresa, una ragazza benestante che aveva conosciuto nell’ambito di un progetto culturale all’interno del carcere nella prima stagione. Naditza viene rilasciata e segue la famiglia di Filippo a Milano, dove continuerà gli studi di pianoforte. Carmine si sveglia dal coma e iniziano i preparativi del matrimonio con Nina, che ha anche dato alla luce Futura. Subito dopo la cerimonia, però, la ragazza viene investita da un’auto e perde la vita, lasciando Carmine nella più grande disperazione. Per questo motivo, la direttrice Paola Vinci, chiede e ottiene la custodia della piccola Futura.

Per non abbandonare il suo amico, Filippo decide di non tornare a Milano, anche se questo significa lasciare Naditza, che però farà ritorno a Napoli, incalzata anche dalla sua famiglia, che si ostina a organizzare un matrimonio per la ragazza. Le indagini per scoprire il colpevole della morte di Nina si concentrano sugli altri detenuti dell’Ipm: Milos, Edoardo, Gaetano e Totò, in quanto fedelissimi di Ciro, vengono messi tutti insieme in una cella per potere capire chi di loro abbia ucciso Nina. Alla fine, il colpevole, nonostante la maggior parte dei sospetti ricadessero su Gaetano, si rivela essere Totò, che viene trasferito a Poggioreale. La seconda stagione si conclude con Filippo e Carmine che salvano Naditza dalle grinfie della sua famiglia appena prima che si sposi. I tre scappano insieme.

La terza stagione

Nel carcere minorile di Napoli è arrivata Rosa Ricci, sorella di Ciro e amica della fidanzata di Edoardo, Carmela, che in questa stagione diventerà la moglie. Il suo obiettivo è quello di vendicare la morte del fratello uccidendo Carmine, che nel frattempo è tornato all’Ipm per stare vicino a sua figlia Futura. Gaetano esce dal carcere e prova a ricostruirsi una vita diventando pizzaiolo, ma viene minacciato da Edoardo, che gli ordina di uccidere Mimmo. In uno scontro a due, Gaetano morirà per mano di Mimmo. Quest’ultimo, infatti, credendo che Gaetano stia per sparargli, gli spara a sua volta, ma si accorge solo dopo la morte che la pistola del ragazzo è scarica.



[Fonte Wired.it]