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Influenza, cosa ci dicono i numeri sui casi in Italia

Influenza, cosa ci dicono i numeri sui casi in Italia



Da Wired.it :

Non ci sono contagi di influenza in numeri fuori scala rispetto alle medie stagionali in Italia e nemmeno una diffusione dell’influenza cosiddetta “suina”. Nonostante le notizie allarmistiche circolate negli ultimi giorni, l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha fatto sapere che i numeri dei contagi di influenza rientrano nella norma stagionale e a rischio si trovano solo le categorie fragili per cui è sempre raccomandato il vaccino antinfluenzale. Per quanto riguarda la confusione sull’influenza suina si tratta di un errore interpretativo rispetto al codice del virus influenzale.

Il picco di contagi

Il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dei casi di sindromi simil-influenzali dei virus respiratori, chiamato RespiVirNet, mostra un’incidenza “alta” dei sindromi influenzali, con circa 17,5 casi per ogni mille assistiti. Un dato, proveniente dai medici di medicina generale, dai pediatri e dai laboratori di riferimento regionale per i virus respiratori, che però non “presenta anomalie” rispetto alla media stagionale, rientrando “nell’alternarsi di intensità annuale delle stagioni di trasmissione dei virus” e in linea con quanto riportato da altri paesi europei.

I casi gravi

Nemmeno i dati della sorveglianza dei casi gravi, almeno fino a questo momento, presentano anomalie rispetto allo standard annuale e “sono coerenti con il quadro epidemiologico complessivo”. Come sottolineato dall’Iss, ci troviamo semplicemente nella stagione in cui i virus simil-influenzali sono più facilmente trasmissibili.

Influenza suina

Sul totale dei casi registrati, circa il 20% dipende dal virus respiratorio sinciziale umano (Rsv) e dal Sars-Cov-2 che causa la sindrome da Covid-19. Il restante 80% dei casi dipende dalla normale influenza, cioè un’infezione dovuta al virus A H1N1 pdm09, ceppo già inserito da anni all’interno del vaccino antinfluenzale. Non si tratta quindi della cosiddetta “suina”, che deriva dalla variante V dell’H1N1. Chi ha parlato di “suina” è stato tratto in inganno dal codice comune del ceppo originale, cioè H1N1, senza prendere in considerazione le diverse varianti.

I sintomi

Ricordiamo che i virus influenzali si trasmettono principalmente per via aerea e si diffondono attraverso le ormai famose droplets, ossia le goccioline di saliva che vengono prodotte tossendo, starnutendo o parlando. Le persone infette sono contagiose da 1-2 giorni prima della comparsa dei sintomi fino a circa 5 giorni dopo il loro esordio. A differenza del Sars-Cov-2, che ha un periodo di incubazione tra i 2 e i 7 giorni, quello dell’influenza è più breve e varia da 1 a 4 giorni.

L’influenza si contraddistingue per un repentino manifestarsi di sintomi generali e respiratori, che durano per 3-4 giorni (in taluni casi possono anche durare per 1-2 settimane). La febbre si presenta improvvisamente ed è in genere superiore ai 38 gradi (nei bambini anche fino a 39-40 gradi), accompagnata da tosse (secca), dolori ossei e muscolari diffusi, mal di testa, malessere, mal di gola e naso che cola.

La vaccinazione

Il fatto che i casi rientrino nella media e ci si stia avvicinando al picco non deve indurre a sottovalutare l’influenza, né l’importanza della vaccinazione. Vaccinarsi sottolinea l’Iss – è il modo migliore di prevenire e combattere l’influenza, sia perché aumenta notevolmente la probabilità di non contrarre la malattia sia perché, in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e, generalmente, non seguiti da ulteriori complicanze”.



[Fonte Wired.it]

Covid-19, la dieta vegetariana diminuisce il rischio di contagio?

Covid-19, la dieta vegetariana diminuisce il rischio di contagio?



Da Wired.it :

Secondo l’Oms, lo scorso dicembre sono stati registrati in tutto il mondo circa un milione e 190 mila casi di infezione da Covid-19, oltre 280 mila in più rispetto ai 28 giorni precedenti. Il Sars-CoV-2, insomma, come ormai sappiamo, ha ripreso a circolare. E la comunità scientifica continua a chiedersi, fra le altre cose, se le abitudini alimentari possano avere un peso sulla probabilità di contrarre la malattia, o sul fatto di svilupparne una forma più o meno grave. Dai risultati di uno studio pubblicato su BMJ Nutrition Prevention & Health è emerso che il fatto di seguire una dieta basata principalmente su alimenti di origine vegetale sembra essere collegato a un ridotto rischio di contrarre l’infezione. La cautela, tuttavia, è d’obbligo: gli stessi autori sottolineano infatti che si tratta di uno studio osservazionale, con il quale non è possibile stabilire un chiaro rapporto causa-effetto fra le variabili prese in considerazione. Allo stesso tempo, altri studi condotti in passato erano giunti a conclusioni simili. Vediamo meglio i dettagli.

Lo studio

Il gruppo di ricercatori dell’Università di São Paulo (Brasile) ha reclutato, fra marzo e luglio del 2022, 702 volontari adulti di nazionalità brasiliana, che hanno messo a disposizione informazioni riguardo alle proprie caratteristiche socio-demografiche, alla propria dieta e al decorso di eventuali infezioni da Covid-19. Di questi, il 47% ha dichiarato di aver contratto il Covid-19 in forma lieve (32%) o in forma da moderata a grave (15%). Inoltre, dei 702 partecipanti totali, 424 si sono dichiarati onnivori, mentre i restanti 278 hanno dichiarato di basare la propria dieta soprattutto su alimenti di origine vegetale.

Questo secondo gruppo è stato ulteriormente diviso in due sottogruppi: uno costituito da 87 persone che hanno dichiarato di mangiare carne al massimo tre volte per settimana, e uno che comprende i restanti 191 partecipanti, che hanno dichiarato di seguire una dieta vegana o vegetariana, ovvero di non consumare carne.

I due gruppi principali non mostrano differenze sostanziali per quanto riguarda età, sesso e vaccinazione contro il Sars-CoV-2. Tuttavia, il gruppo degli onnivori presenta mediamente un numero più elevato di persone con condizioni mediche o fattori di rischio di vario tipo, incluso un maggior numero di persone sovrappeso o obese, e un minor numero di persone che praticano regolarmente attività fisica.

I risultati

Prendendo in considerazione i vari fattori confondenti, come peso corporeo, condizioni mediche concomitanti e livello di attività fisica, è emerso che il gruppo di persone che segue una dieta basata principalmente su alimenti di origine vegetale presenta un rischio del 39% più basso di contrarre il Covid-19 rispetto al gruppo che si è dichiarato onnivoro. Non sono invece emerse differenze sostanziali dal punto di vista della gravità dei sintomi fra i componenti dei due gruppi che hanno contratto la malattia.

I precedenti

Uno studio precedente, anche questo pubblicato su BMJ Nutrition Prevention & Health, aveva raggiunto conclusioni simili prendendo in esame in quel caso le informazioni fornite da personale medico-sanitario di sei diverse nazioni: Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti. Il sondaggio era stato condotto fra luglio e settembre del 2020 e aveva coinvolto un totale di oltre 2.800 partecipanti, di cui 568 avevano contratto il Covid-19 in forma molto lieve o lieve (430), o da moderata a grave (138). Dai risultati era emerso che le persone che basano la propria dieta principalmente su alimenti di origine vegetale, o che consumano oltre agli alimenti di origine vegetale anche pesce e molluschi, presentano rispettivamente il 73 e il 59% di probabilità in meno di contrarre il Covid-19 in forma da moderata a grave rispetto a chi invece non seguente nessuno di questi due regimi alimentari.

La cautela è d’obbligo

Come anticipato, però, saranno necessari ulteriori studi per confermare questi risultati: studi di questo tipo (osservazionali) non permettono infatti di trarre conclusioni dirette di tipo causa-effetto. Si tratta in generale di un quadro complesso, e moltissimi fattori non sempre facilmente controllabili potrebbero avere un ruolo inaspettato sulle variabili prese in esame.

Questa ricerca si aggiunge alle prove esistenti, suggerendo che la dieta può avere un ruolo nella suscettibilità all’infezione da COVID-19”, commenta, riferendosi allo studio più recente, Shane McAuliffe, Senior Visiting Academic Associate presso il NNEdPro Global Institute for Food, Nutrition and Health, che è co-proprietario del BMJ Nutrition Prevention & Health insieme al BMJ. “Ma questa – conclude McAuliffe – rimane un’area di ricerca che richiede ulteriori indagini rigorose e di alta qualità prima di poter trarre conclusioni definitive sul fatto che particolari regimi alimentari aumentino il rischio di infezione da COVID-19”.



[Fonte Wired.it]

Ilaria Salis, chi si sta muovendo per chiedere la scarcerazione

Ilaria Salis, chi si sta muovendo per chiedere la scarcerazione



Da Wired.it :

L’antifascista Ilaria Salis si trova in detenzione preventiva in un carcere di massima sicurezza di Budapest, in Ungheria, da ormai quasi un anno. In questo stesso periodo di tempo, il governo Meloni in carica da ormai un anno e mezzo non ha fatto nulla per riportarla a casa, nonostante le numerose lettere inviate dai familiari alla presidenza del Consiglio e ai ministeri degli Esteri e della Giustizia. Al suo fianco si è invece schierata la senatrice Ilaria Cucchi, che ha fondato un comitato per chiedere il suo rientro in Italia.

“I cittadini hanno bisogno di risposte dalle istituzioni. Noi in questi mesi non le abbiamo mai avute – ha detto il padre di Ilaria, Roberto Salis, durante la presentazione del Comitato Ilaria Salis al Senato -. Mia figlia non è stata colta in flagrante e si è dichiarata innocente. Le due persone colpite sono state giudicate guaribili in 5 o 8 giorni e non hanno sporto denuncia”.

Ilaria Salis è stata arrestata, senza prove, con l’accusa di di lesioni personali con il rischio di morte nei confronti di due neonazisti, aggrediti da persone mascherate durante una manifestazione celebrativa dei nazisti ungheresi sconfitti durante la seconda guerra mondiale, e per una presunta appartenenza a un’organizzazione criminale tedesca a cui la giovane è estranea. Per questi reati rischia dai 2 ai 24 anni di carcere.

Il Comitato Ilaria Salis ha chiesto al governo di intervenire, almeno per farle scontare i domiciliari in Italia in attesa del processo e garantirle così il diritto a condizioni detentive rispettose dei diritti umani, dato che in Ungheria i diritti fondamentali dei detenuti non vengono rispettati. Per questo, anche i garanti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale di tutta Italia hanno firmato un appello rivolto alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, chiedendo di fare quanto possibile per assicurare il trasferimento di Ilaria Salis in Italia, in base alla Convenzione di Strasburgo.



[Fonte Wired.it]

I migliori monitor da 27 pollici per tutte le tasche

I migliori monitor da 27 pollici per tutte le tasche



Da Wired.it :

I monitor da 27 pollici sono ideali per chi è alla ricerca di un formato che garantisca una visione di qualità, e che sia al tempo stesso facile da collocare in una postazione da studio, gioco o lavoro. Si tratta di un taglio di diagonale piuttosto popolare tanto tra le case produttrici quanto tra gli utenti, perfetto sia per chi trascorre svariate ore al giorno a scrivere e a compilare fogli di calcolo che per chi vuole dilettarsi con la visione di contenuti multimediali oppure muoversi tra avventure spaziali, simulazioni sportive e titoli strategici. Vista la quantità di proposte disponibili, abbiamo deciso di fare un po’ di chiarezza sull’argomento, selezionando dieci proposte pensate per soddisfare qualunque tipo di esigenza.

Cosa cercare in un monitor da 27 pollici

Avendo come punto di partenza prestabilito un taglio di diagonale di 27 pollici, la ricerca di un monitor per la propria postazione informatica passa dalla valutazione di una serie di caratteristiche tecniche che possono risultare più o meno idonee a specifici utilizzi.

Risoluzione

È un elemento da tenere in seria considerazione prima di operare qualunque tipo di scelta. Chi presuppone un utilizzo in ambito lavorativo, per accompagnare i propri studi o per gestire le normali attività quotidiane, può tranquillamente rivolgersi verso le soluzioni full hd, che garantiscono una resa visiva più che adeguata. Differente è invece il discorso per chi è alla ricerca di un modello da gaming. In questo caso infatti, salire di risoluzione (arrivando nei casi limiti a spingersi fino al 4k) è caldamente consigliato per poter godere al meglio del comparto grafico dei propri titoli preferiti.

Frequenza di aggiornamento

Un monitor che dispone di un’elevata frequenza di aggiornamento dello schermo mostrerà immagini che scorrono con maggiore fluidità, senza perdite di frame e fastidiosi effetti scia. Per questo motivo, se in ambito lavorativo è possibile accontentarsi senza alcun tipo di problema anche di 60 Hz, spostandosi nel mondo dell’intrattenimento è consigliabile premere sul pedale dell’acceleratore e, soprattutto per chi vuole giocare ad alti livelli, spingersi verso valori a tre cifre.

Extra

La salute prima di tutto. Partendo da questo presupposto, nell’acquistare un monitor è particolarmente utile verificare che i pannelli siano progettati per contrastare gli effetti della cosiddetta luce blu e, di conseguenza, ridurre l’affaticamento degli occhi. In ambito gaming, è importante controllare la compatibilità con tecnologie quali Amd FreeSync e Nvidia G-Sync, che contribuiscono a garantire una qualità dell’immagine al top sincronizzandosi con il segnale video inviato dalla scheda grafica. Infine, non è un elemento fondamentale in termini assoluti, ma una base di supporto che sia dotata di una struttura regolabile che consente di modificare l’inclinazione e l’altezza può tornare utile in particolari contesti

Le nostre scelte

Nello scegliere i migliori monitor da 27 pollici abbiamo spaziato tra tutto quanto ha da offrire il mercato, selezionando modelli di differenti fasce di prezzo adatti per studio, lavoro, navigazione online e gioco. Chi fosse interessato a espandere il proprio raggio d’azione, può invece consultare le nostre gallery dedicate ai migliori monitor a tutto tondo, ai monitor portatili, ai monitor ergonomici, ai monitor curvi e ai monitor 4K da gaming.




[Fonte Wired.it]

Norvegia: è il primo paese ad autorizzare l’estrazione dei minerali sul fondo del mare

Norvegia: è il primo paese ad autorizzare l’estrazione dei minerali sul fondo del mare



Da Wired.it :

La Norvegia è il primo paese al mondo ad autorizzare l’estrazione dei minerali dai fondali marini. Il 9 gennaio lo Storting, ovvero il parlamento di Oslo, ha approvato una legge che legalizza la pratica, finora ritenuta a livello internazionale quantomeno controversa a causa dell’impatto che potrebbe avere sull’ambiente. Se è vero che in fondo al mar si trovano materie prime come litio, scandio e cobalto, sempre più richieste dall’industria mondiale perché necessarie alla transizione energetica, dall’altro lato della medaglia c’è la preoccupazione relativa alla possibile distruzione della gran parte dei fondali sui quali l’estrazione sarà praticata. Anche per questa ragione, nonostante i primi tentativi in questo senso risalgano agli anni Sessanta, nessun paese si era mai spinto finora al traguardo raggiunto da quello scandinavo.

Nel dettaglio, la norma prevede per ora che la raccolta dei minerali possa avvenire solo in acque norvegesi, ma le istituzioni nazionali si starebbero già muovendo per ottenere il permesso di allargarla a quelle internazionali. La legge non prevede però un vero e proprio “liberi tutti”: le aziende interessate saranno chiamate a inviare una richiesta per ottenere la relativa licenza, indicando anche una serie di valutazioni ambientali. A quel punto, sarà lo Storting a stabilire caso per caso quali approvare a quali no.

Come sottolinea Il Post, sono soprattutto due i tipi di fondale in cui si trovano i metalli richiesti dal settore tecnologico. Da un lato ci sono le sorgenti idrotermali, ovvero fratture del suolo dalle quali esce acqua a una temperatura che raggiunge i 400 gradi, duecento volte maggiore rispetto ai 2 normalmente riscontrati nelle profondità oceaniche. Dall’altro ci sono delle piane abissali ricche di noduli metallici. Si tratta di montagnole sferiche di minerali dal diametro di alcuni centimetri parzialmente o totalmente sepolte, che contengono soprattutto rame, manganese, zinco e cobalto.

Tecnicamente, l’estrazione avviene in più fasi. La prima consiste nell’esplorazione del fondale, che viene effettuata con l’ausilio di veicoli sottomarini a comando remoto simili a quelli inviati nello spazio. Essi percorrono lunghi tratti di fondale per valutare l’effettiva presenza di minerali nelle aree identificate come potenzialmente ricche di materie prime, dalle quali raccolgono campioni. Successivamente, dopo aver individuato il luogo d’estrazione, si procede con l’installazione di una stazione galleggiante o di una nave da utilizzare come base operativa. Da lì, attraverso strutture simili a draghe, si passa allo scavo vero e proprio nei fondali marini e alla raccolta dei sedimenti, che in superficie vengono separati dai metalli per poi essere nuovamente rilasciati in acqua.

Tutta questa procedura si trasforma in uno stress importante per l’ambiente. Alla distruzione dei fondali marini si aggiunge infatti proprio il rilascio dei sedimenti, che raggiungono quantità giornaliere quantificabili tra i 50mila e i 150mila metri cubi. Esso avviene migliaia di metri più in superficie rispetto al fondale, quindi i sedimenti attraversano più ecosistemi e vengono spazzati dalla corrente anche a miglia di distanza dal luogo in cui avviene l’estrazione.

I materiali di scarto altereranno inoltre la composizione chimica dell’acqua, mentre il rumore delle escavatrici disturberà la fauna marina. Il 9 gennaio la Norvegia potrebbe davvero aver scritto la storia. A che prezzo, lo dirà il tempo.



[Fonte Wired.it]

Twitch è sempre più in difficoltà

Twitch è sempre più in difficoltà



Da Wired.it :

La piattaforma di streaming Twitch licenzierà il 35% dei suoi dipendenti, che equivale a circa 500 lavoratori. Secondo fonti interne all’azienda, che hanno parlato con Bloomberg news, i tagli del personale sono dovuti principalmente agli scarsi risultati finanziari e di crescita degli utenti della piattaforma, che lo scorso marzo era già stata costretta a licenziare 400 dipendenti, tra cui diversi dirigenti di alto livello.

Insieme a YouTube, Twitch è la piattaforma di streaming di video in diretta più diffusa e conosciuta al mondo ed è di proprietà di Amazon, che l’ha comprata nel 2014 per quasi un miliardo di dollari. Nove anni dopo il suo acquisto, però, l’azienda rimane ancora in perdita. Dopo il picco del suo successo nel 2021, è cominciato un costante declino per la piattaforma che ha portato all’inizio dell’anno scorso a un calo del 9,4% del pubblico medio e delle ore guardate su base annua.

“Gestire un sito web che supporta 1,8 miliardi di ore di contenuti video in diretta al mese è estremamente costoso, nonostante la dipendenza di Twitch dall’infrastruttura di Amazon”, hanno dichiarato dirigenti dell’azienda a Bloomberg. A causa della difficile situazione finanziaria e delle carenze nel modello di business, già a dicembre 2023, l’ad di Twitch, Dan Clancy, aveva annunciato che l’azienda sarebbe stata costretta a cessare le proprie operazioni in Corea del Sud, dove i costi sono “proibitivamente elevati”. L’azienda aveva comunicato, infatti, di aver sempre operato in perdita nel paese asiatico, dove, per le aziende straniere, ci sono tariffe dieci volte più alte rispetto al reso del mondo per quanto riguarda l’utilizzo della rete internet.

Tra i problemi principali che hanno sempre afflitto l’azienda di streaming c’è il modello di business. Nel corso degli anni Twitch ha più volte modificato la sua strategia finanziaria puntando a incrementare le pubblicità trasmesse attraverso i suoi canali (fonte diretta di guadagno per la piattaforma). Questa scelta ha suscitato malcontento e delusione tra gli utenti creatori di contenuti, poco propensi a concedere ulteriore spazio alle inserzioni pubblicitarie durante le loro trasmissioni in diretta che scoraggiano il pubblico a continuare la visione.

Nel giugno 2023, Twitch aveva introdotto delle nuove regole con l’obiettivo di limitare le sponsorizzazioni e i contenuti brandizzati concordati tra i creatori di contenuti e aziende esterne alla piattaforma. Queste pratiche comportavano infatti una perdita di guadagni per Twitch. Tuttavia, a causa delle forti polemiche suscitate dalla proposta, l’azienda ha inseguito deciso di ritrattare le regole. Le critiche degli utenti erano amplificate dal fatto che la percentuale di remunerazione su Twitch è inferiore rispetto ad altre piattaforme.



[Fonte Wired.it]