Seleziona una pagina
Bhutan: vuole costruire una città del futuro – le immagini

Bhutan: vuole costruire una città del futuro – le immagini



Da Wired.it :

Il re del Bhutan, Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, ha recentemente annunciato la creazione di una Regione amministrativa speciale (Sar) a Gelephu, situata a sud del paese, al confine con l’India. L’obiettivo del sovrano è quello di creare un centro economico e culturale all’avanguardia situato in una posizione strategica per quanto riguarda le rotte commerciali tra l’Asia meridionale e il Sud-est asiatico.

Proprio in questa zona sorgerà una moderna città, dotata di tutte le comodità e servizi delle metropoli occidentali, pur mantenendo un profondo rispetto per le tradizioni locali e mettendo in primo piano la sostenibilità ambientale. Per la realizzazione di questo progetto ambizioso, che mira anche a incrementare il turismo nel paese, il sovrano bhutanese ha guardato alle eccellenze Occidentali del settore.

E infatti, la nuova Gelephu – che sarà edificata seguendo un piano regolatore denominato “Mindfulness city” su un’area di oltre mille chilometri quadrati – è il risultato di una collaborazione tra il Landscape and urban design team di Big (Bjarke Ingels group), studio di architettura danese tra i più chiacchierati e alla moda in Europa, che, tra le altre cose, sta anche lavorando al nuovo edificio di Citylife a Milano; Arup, società inglese specializzata in ingegneria strutturale; e Cistri, azienda di consulenza edilizia con sede a Singapore.

Nella visione di Big, Gelephu, plasmata dalle correnti d’acqua – sono ben 35 i fiumi che attraversano il sito di costruzione –, si trasformerà in un luogo di connessione tra natura e comunità, e tra tecnologia e tradizione. Sarà “un esempio globale di come costruire una presenza umana sostenibile sulla Terra”, ha spiegato Giulia Frittoli, responsabile del progetto di Big Landscape.

Gli undici quartieri della città, separati dai corsi d’acqua, saranno connessi attraverso tre principali collegamenti. I “ponti abitabili” ispirati ai tradizionali Dzong locali, costituiranno il vero fulcro del progetto di Big. Queste vie, infatti non solo fungeranno da infrastrutture per la percorrenza e il trasporto, ma diventeranno delle strutture civiche e culturali: il vero cuore pulsante della città.



[Fonte Wired.it]

Her, il film che ci racconta il lato tenero dell’AI

Her, il film che ci racconta il lato tenero dell’AI



Da Wired.it :

Her – un film di Spike Jonze che racconta la storia di un uomo che si innamora di un sistema operativo intelligente – uscì dieci anni fa, nel 2013, ottenendo grandi consensi. Guardandolo oggi, le qualità che i critici avevano riconosciuto all’epoca sono ancora evidenti. È una pellicola delicata e malinconica, un po’ stucchevole ma senza esagerare. In Her (Lei, nella versione italiana), tuttavia, c’è anche qualcos’altro che spicca. Sebbene sia ambientato in un futuro prossimo, il film coglie il tecno-ottimismo dell’America di Obama meglio di qualsiasi altro film. È una capsula del tempo, che conserva i sogni sul futuro di quegli anni, che appaiono sempre più ingenui più ci si allontana dagli anni Dieci.

Her si svolge in una versione stilizzata di Los Angeles, in un futuro prossimo dove il protagonista – un ex giornalista di La Weekly diventato scrittore di lettere d’amore, interpretato da Joaquin Phoenix – si muove sullo sfondo di uno skyline ancora in grado di rivaleggiare con quello di Shanghai. Nel film, la creazione del primo sistema operativo intelligente al mondo – un software di consumo in grado di apprendere e pensare come un essere umano – è uno sviluppo recente ed entusiasmante.

Il baffuto e solitario Theodore Twombly è tra i primi ad acquistare uno di questi nuovi sistemi operativi. Il software, che si chiama Samantha ed è doppiato da Scarlett Johansson nella versione originale, diventa rapidamente la presenza più importante nella vita dell’uomo. Ben presto Theodore comincia a definirla “la sua ragazza”. Anche se l’espressione “intelligenza artificiale generale” non viene mai usata nel film, le capacità di Samantha sono assimilabili a quelle dell’Agi: “Ho intuito – spiega Samantha –. Ciò che mi rende me stessa è la mia capacità di crescere attraverso le mie esperienze”. A rivederlo oggi, in una fase in cui i progressi dell’intelligenza artificiale dominano il dibattito nel settore tecnologico, è interessante osservare l’approccio un po’ tenero di Her nei confronti dell’ascesa delle AI. L’amore di Theodore verso Samantha, tuttavia, non è destinato al lieto fine. Verso la fine della storia, l’uomo verrà sconvolto dalla rivelazione che Samantha ha altri seicento partner.

Sullo schermo però il poliamore di Samantha rappresenta semplicemente la prova che lei e Theodore non sono compatibili, e non come una condotta sinistra da parte di un’intelligenza artificiale crudele. Il sistema operativo intelligente è ritratto come intrinsecamente buono, un’entità sensibile e gentile che non nutre nessuna ostilità volontà nei confronti degli esseri umani che l’hanno creata.



[Fonte Wired.it]

Natale, le 6 canzoni che hanno guadagnato di più

Natale, le 6 canzoni che hanno guadagnato di più



Da Wired.it :

Solo una ricorrenza è capace di richiamare puntuale la stessa compilation musicale anno dopo anno: è il Natale, che porta con sé la sua classica magia, ma anche centinaia di migliaia di dollari di diritti d’autore a chi ha legato le hit natalizie al proprio nome. Ma quali sono le canzoni che incassano di più? Il Sole 24 Ore ne ha individuate nove.

article image

La regina delle feste con All I want for Christmas is you, dopo essere stata scongelata da un blocco di ghiaccio, ritorna sulle scene anche nei panni dell’iconica bambola Mattel

White Christmas di Bing Crosby

Il brano, scritto nel 1942 da Irving Berlin e tratto dal musical La taverna dell’allegria, è il singolo più venduto della storia, con 50 milioni di copie. Oggi, grazie alle piattaforme streaming, continua a risuonare nelle case e nelle automobili di tutti, producendo circa 320mila dollari all’anno di diritti.

All I want for Christmas is you di Mariah Carey

Mariah Carey lo sa bene e non fa nulla per nasconderlo ogni anno, quando “scongela” il suo brano più amato direttamente dai suoi profili social. Con 16 milioni di copie vendute, la canzone scritta nel 1994 dalla cantante di Huntington con Walter Afanasieff è la seconda tra quelle natalizie più vendute di sempre e ottiene ricavi annuali per circa 400mila dollari.

Rudolph the Red-nosed Raindeer di Gene Autry

Le altre renne non permettevano a Rudolph di giocare con loro. Ma un giorno Babbo Natale gli chiese di guidare la sua slitta, consegnandolo alla storia. Fantasia, certo, ma di quelle in grado di rendere felici tantissimi bambini. Per questo il brano country scritto da Johnny Marks e noto soprattutto nella versione del 1949 di Gene Autry ha venduto nel tempo 12,5 milioni di copie. I passaggi in radio del pezzo sono circa 300mila e le riproduzioni streaming del brano 75 milioni.

Last Christmas dei Wham

Gli ispiratori del Whamageddon possono mettersi l’anima in pace: nonostante i loro tentativi di boicottarlo, il brano scritto da George Michael nel 1984, quando insieme a Andrew Ridgeley formava l’indimenticato duo britannico di synth pop dei Wham, è anche quest’anno uno dei più ascoltati in giro per il mondo. In totale la canzone ha venduto 10 milioni di copie e incassa più o meno 300mila dollari di diritti all’anno.

Fairytale of New York dei Pogues

Nonostante sia a tutti gli effetti una canzone di Natale, perché racconta esattamente quel momento, il brano scritto da Shane McGowan (morto lo scorso 30 novembre) e Jem Finer tutto è meno che sdolcinato. È la storia cruda di due immigrati irlandesi sbarcati negli Stati Uniti per cercare fortuna che inizialmente ricordano i primi tempi del loro amore, poi si insultano e infine si rassegnano all’idea di essere incapaci di lasciarsi. La canzone ha venduto tre milioni di copie e frutta 400mila dollari all’anno di diritti.

Do they know it’s Christmas? della Band Aid

Nato in un periodo fitto di collaborazioni tra artisti a scopo benefico, il brano scritto da Bob Geldof e Midge Ure è stato interpretato dagli artisti più iconici degli anni Ottanta (tra i tanti, Bono, Sting, Simon Le Bon, George Michael, Phil Collins e Boy George) e ha permesso di raccogliere diverso denaro per la carestia in Etiopia. Il pezzo ha venduto 2,5 milioni di copie.



[Fonte Wired.it]

Carbon Neutral, la nuova sezione di Wired che racconta il presente e il futuro dell’energia

Carbon Neutral, la nuova sezione di Wired che racconta il presente e il futuro dell’energia



Da Wired.it :

Si fa presto a dire neutralità carbonica. Sul lungo e articolato percorso verso la transizione sostenibile dei modelli energetici, sull’azzeramento delle emissioni nette di anidride carbonica e sull’innovazione tecnologica e culturale in ambito energia c’è molto da dire, da scoprire e da discutere. La strada è tracciata, senza dubbio, ma le sfide da vincere – scientifiche, di sostenibilità economica e di trasformazione delle nostre abitudini – sono ancora molte, tanto che l’esito del percorso non è affatto scontato.

È proprio da questo complesso e vivace scenario che prende forma Carbon Neutral, la nuova sezione di Wired che fa divulgazione della cultura dell’energia, che apre discussioni inclusive e che vuole raccontare, ispirare e stimolare la transizione verso un futuro a basse emissioni di carbonio. Il progetto ha come partner Eni, multinazionale italiana oltre che società integrata dell’energia, e una sezione gemella di Carbon Neutral powered by Wired veicolerà ulteriori contenuti su Eni.com.

I temi di Carbon Neutral

La sezione Carbon Neutral si popolerà settimanalmente di nuovi articoli, che affronteranno i temi legati all’energia da molte diverse angolature. Dalle questioni generali e di scenario – come per esempio la neutralità tecnologica, per non dipendere da una singola risorsa o tecnologia nel cammino di decarbonizzazione – saranno passate in rassegna tutte le principali vie possibili verso il Net Zero, spaziando dalle tecnologie di cattura carbonica ai biocarburanti, dall’idrogeno al nucleare, tra potenzialità, limiti, progetti e ambizioni.

foto: Unsplash



[Fonte Wired.it]

I videogiochi peggiori del 2023

I videogiochi peggiori del 2023



Da Wired.it :

Tra i videogiochi che si contendono lo scettro del più brutto non poteva mancare Skull Island: Rise of Kong, un titolo che in teoria avrebbe dovuto metterci nei panni di King Kong, per raccontarci la sua storia partendo dalla gioventù fino alla sua ascesa come signore indiscusso di Skull Island, ricollegandosi poi al film omonimo. In verità nessuno si aspettava un gioco di qualità, ma le aspettative già basse sono state superate di molto.

Rise of Kong dovrebbe essere un gioco d’azione in cui, utilizzando la famosa scimmia gigante, si va avanti picchiando numerosi nemici, tra cui dinosauri, vermi giganti e altri mostri. In teoria i combattimenti tra kaiju dovrebbero essere divertenti, ma quelli di questo videogioco sono di una ripetitività micidiale. Per tutto il titolo si esegue fino allo sfinimento la stessa combo, senza grandi possibilità di variazioni. Oltre al gameplay monotono, il gioco è affetto anche da moltissimi bug e il suo comparto tecnico è talmente pessimo che sfigurerebbe anche sulle console di due generazioni fa. Tante scene del gioco sono diventate dei meme, come quella di un Kong sorpreso da un nemico o quella in cui il protagonista ricorda un episodio del suo passato che, invece di un filmato in flashback, viene mostrato come un’immagine statica, senza motivo, confondendo il giocatore su cosa stia effettivamente succedendo, dato che i mostri non parlano.

Secondo quanto detto dagli sviluppatori del titolo, gli Iguanabee, Skull Island: Rise of Kong è stato fatto in poco più di un anno per via delle richieste di GameMill, il publisher del titolo. Guardando allo storico dell’azienda, negli anni ha pubblicato grandi quantità di giochi, spesso su licenza, senza titoli mai davvero eccelsi, anzi. Eppure in questo caso il breve tempo concesso dimostra quanto l’importante fosse soltanto far uscire nel più breve tempo possibile il gioco, senza badare alla qualità, e le conseguenze di questo modus operandi risultano ancora più evidenti guardando al prossimo titolo.



[Fonte Wired.it]

10 film strappalacrime da vedere a Natale

10 film strappalacrime da vedere a Natale



Da Wired.it :

Il Natale è una delle feste più attese dell’anno, tra addobbi, pranzi in famiglia, acquisti dell’ultimo minuto e i bambini che non vedono l’ora di aprire i doni che trovano sotto l’albero. Il Natale, oltre che un’occasione di condivisione, è anche il momento in cui si può approfittare di una pausa dalla routine e rilassarsi davanti alla TV, magari con una tazza di cioccolata calda. Che cosa c’è di meglio quindi che godersi tutti insieme un bel film a tema che esalti ancora di più lo spirito di questa festività unica? Perché, ammettiamolo, a volte ci piace commuoverci e piangere con i film, soprattutto se sono ambientati nel periodo natalizio. Se siete alla ricerca di film strappalacrime da vedere a Natale, ecco una lista di dieci titoli che vi faranno emozionare, riflettere e sognare.



[Fonte Wired.it]