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Intelligenza artificiale, l’Apocalisse è solo marketing (e la politica ci è cascata)

Intelligenza artificiale, l’Apocalisse è solo marketing (e la politica ci è cascata)



Da Wired.it :

“Le minacce esistenziali sono senza dubbio profonde e richiedono un’azione globale”, ha dichiarato il primo novembre la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris. Di che cosa stava parlando? Forse della crisi climatica che si sta rapidamente avvicinando al punto di non ritorno? Oppure faceva riferimento ai timori che le guerre attualmente in corso e la complessiva instabilità geopolitica portino il pianeta sull’orlo di un conflitto atomico?

Ebbene, no: Kamala Harris stava parlando dei “rischi esistenziali” che l’intelligenza artificiale porrebbe nei confronti dell’umanità e che sono stati al centro dell’AI Safety Summit, che si è tenuto a Londra tra l’1 e il 2 novembre. Al vertice londinese hanno partecipato i rappresentanti politici di 28 nazioni, tra cui la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, portando alla stesura di una vaga lettera di intenti e al proposito di “lavorare insieme per contenere i potenziali rischi catastrofici posti dalla galoppante avanzata dell’intelligenza artificiale”. Ulteriori dettagli dovrebbero giungere nei prossimi due appuntamenti, previsti per il 2024 in Corea del Sud e in Francia, mentre l’Italia, che avrà la presidenza del G7, intende ospitare un vertice sull’AI e il lavoro a Roma.

La posizione di Londra

Il summit è stato fortemente voluto dal premier britannico Rishi Sunak (noto appassionato di tecnologia), che nei giorni immediatamente precedenti al grande convegno internazionale aveva affermato che “solo i governi, non le aziende, possono proteggere le persone dai pericoli dell’intelligenza artificiale. Per quanto bisognerebbe capire – come proveremo a fare più avanti – quali siano questi pericoli, non si può che dar ragione a Sunak: i governi devono muoversi in questo settore con maggiore autonomia, senza cedere al lobbying dei colossi del settore.

Ma se le cose stanno così, perché l’evento di punta del summit è una conversazione tra il premier britannico ed Elon Musk, trasmessa in streaming nella serata di giovedì 2 novembre? Se i governi devono muoversi con maggiore autonomia, che senso ha prestare orecchio a quanto ha da dire un imprenditore come Musk, che non solo è ormai screditato a livello internazionale, schierato all’estrema destra dello spettro politico, imbevuto di fantasie distopiche (è tra le altre cose convinto che l’umanità viva in una simulazione digitale della realtà) e che continua a lanciare allarmi sul rischio esistenziale posto dall’intelligenza artificiale mentre fa affermazioni false sulla crisi climatica?

Gli allarmisti

Elon Musk, come noto, teme che l’intelligenza artificiale possa evolvere in una forma di superintelligenza in grado di superare quella umana di vari ordini di grandezza, conquistando autonomia crescente, perseguendo i propri obiettivi e magari ribellandosi al nostro controllo (uno scenario che, al momento e per il tempo a venire, è pura fantascienza). Non è però il solo a prefigurare questo scenario: tra le altre personalità che spesso si spendono sul tema troviamo infatti anche Sam Altman (fondatore di OpenAI, la società che produce ChatGPT), Demi Hassabis (fondatore di DeepMind, società di ricerca sulla AI di proprietà di Google), Dario Amodei (fondatore della società Anthropic AI, la sfidante di OpenAI) e altri.

Con l’eccezione di qualche scienziato informatico (tra cui però, va detto, ci sono anche nomi di peso come Geoff Hinton e Yoshua Bengio), gli allarmi sui rischi esistenziali provengono da persone che hanno tutte una cosa in comune: sono imprenditori che si occupano di sviluppare sistemi avanzati di intelligenza artificiale, compresi i Large language model, i grandi modelli linguistici per addestrare sistemi come ChatGPT che tanto stupore hanno generato negli ultimi 12 mesi.

Operazione di marketing

Pur nascendo dalle teorie del filosofo Nick Bostrom (che ha fatto di questo tipo di narrazione emergenziale la sua cifra distintiva, essendo anche l’ideatore della già citata teoria della simulazione e non solo) e pur venendo abbracciata dall’inquietante mondo del lungotermismo (una scuola di pensiero che impone di abbandonare i pericoli immediati per concentrarci solo su quelli di lunghissimo termine, indipendentemente da quanto improbabili), ad accogliere la tesi del rischio esistenziale dell’intelligenza artificiale sono quindi gli stessi imprenditori che quella stessa intelligenza artificiale stanno sviluppando.



[Fonte Wired.it]

Meta ha inventato uno strumento per creare Reels perfetti

Meta ha inventato uno strumento per creare Reels perfetti



Da Wired.it :

Da oggi è finalmente possibile creare Reels perfetti. Secondo quanto annunciato da Meta, infatti, ora i creator possono utilizzare una nuova funzione sperimentale di test A/B per provare “diverse didascalie e miniature sul proprio dispositivo mobile per vedere quale funziona meglio” e creare così un Reel impeccabile da condividere, per ora su Facebook. Il funzionamento è semplice: al momento della creazione del video, il creator può inserire fino a quattro diverse combinazioni di didascalie e miniature per avviare un test che decreterà la variante vincente che sarà pubblicata sul suo profilo. Ma non è tutto. Per rendere l’attività dei creator ancora più performante, Facebook sta lavorando per integrare sulla piattaforma l’intelligenza artificiale generativa, al fine da poterla utilizzare per creare didascalie e miniature perfette per i loro Reels.

Tutte queste nuove funzioni saranno facilmente accessibili dalla cosiddetta “Dashboard professionale” della piattaforma, dove i creator potranno tenere traccia dei propri guadagni e monitorare i badge ottenuti attraverso la propria attività. Proprio in questi giorni, infatti, Instagram ha implementato nella dashboard una sezione “Obiettivi”, che permette ai creator più giovani di migliorare le proprie performance cercando di raggiungere ogni volta un traguardo sempre più difficile. Non a caso, i creator maggiori di 18 anni “che completano tutti i livelli di progressione possono diventare idonei a ottenere una maggiore visibilità nel Feed o a ottenere l’ etichetta ‘Creator emergente’”. E una volta completati tutti i livelli di progressione, sarà possibile partecipare alle sfide settimanali lanciate dalla piattaforma, “come pubblicare o rispondere ai commenti un certo numero di volte, o raggiungere un determinato numero di riproduzioni o interazioni sui Reels”.

Insomma, Meta sta facendo davvero di tutto per permettere ai creator di migliorare la propria attività – e incrementare i guadagni – su Facebook, una piattaforma dove la loro presenza non è poi così massiccia. Tra le tante novità in arrivo, infatti, c’è anche un’opzione che consente di visionare i dati relativi all’attività generale di un profilo, e non riferita soltanto a un singolo contenuto – come invece accadeva finora -. Questo significa che Meta sta puntando tantissimo sui creator e sul loro pubblico, probabilmente per riuscire a rendere Facebook una piattaforma di maggiore interesse per il pubblico giovane, cercando di uguagliare – o quasi – il successo di Instagram.



[Fonte Wired.it]

House of Cards arriva (anche in Italia) su Netflix

House of Cards arriva (anche in Italia) su Netflix



Da Wired.it :

Ora le questioni di diritti si sono risolte e House of Cards sbarca nella sua casa “naturale”, un’occasione per ricongiungere un titolo di punta al suo ambiente originario. In effetti la storia di Frank Underwood, spietato politico di Washington intervistato da Spacey che tenta ogni strada di manipolazione e macchinazione per scalare le varie cariche fino ad arrivare al punto più alto della Casa Bianca, ha fatto la storia di Netflix stessa, mostrando come fosse possibile rinnovare i generi seriali tradizionali, alzando la qualità e coinvolgendo nomi di grido anche dal mondo del cinema (oltre allo stesso Spacey, tra i produttori esecutivi c’era anche un certo David Fincher). Storytelling di grande raffinatezza, tematiche ambigue e controverse, recitazione intensa e – non si può nasconderlo – altissimi budget hanno fatto il successo di questo titolo e in qualche modo fissato uno standard per tutto ciò che sarebbe venuto in seguito.

Purtroppo a un certo punto gli scandali personali di Kevin Spacey hanno minato l’andamento stesso della serie: quando l’attore nel 2017 fu accusato di molestie sessuale anche nei confronti di ragazzi minorenni (molte della accuse, poi, sono sfumate in tribunale), venne subito licenziato dalla produzione e la sesta e ultima stagione proseguì senza di lui, concentrandosi su Claire Underwood, la moglie di Frank interpretata da Robin Wright, la quale arrivò lei stessa a diventare presidente degli Stati Uniti. L’ultimo ciclo di episodi fu accolto in modo meno entusiasta, specialmente per i salti carpiati che a livello di sceneggiatura si dovettero adottare per adattarsi all’assenza del protagonista maschile. Nonostante ciò House of Cards rimane una pietra miliare e un modello seriale a tutt’oggi insuperato: ora un pubblico ampio e diverso ha l’occasione di recuperarlo su Netflix, comprendendo come le serie sono cambiate in quegli anni e ancora stanno cambiando.



[Fonte Wired.it]

Netflix, le nuove pubblicità in arrivo

Netflix, le nuove pubblicità in arrivo



Da Wired.it :

Netflix festeggia un anno esatto dal lancio del suo abbonamento con pubblicità in Italia e ne approfitta non soltanto per fare il punto sui risultati ottenuti finora, ma anche per lanciare alcune novità per il 2024. In una nota pubblicata sul proprio sito, il colosso di Los Gatos ha infatti specificato cosa attenderà nei prossimi mesi la quota dei 15 milioni di utenti attivi mensili che ha scelto di abbonarsi alla piattaforma con la tariffa più bassa tra quelle disponibili.

La novità principale, in questo senso, riguarda gli appassionati di serie tv: a partire dal primo trimestre del nuovo anno, agli inserzionisti sarà infatti concessa l’opportunità di utilizzare un nuovo formato di pubblicità, provvisoriamente chiamatobinge”. Andando incontro alle esigenze degli utenti che amano guardare un episodio dopo l’altro, tale funzionalità prevederà infatti l’assenza di inserimenti pubblicitari nel quarto episodio per chi ne avrà già visti tre consecutivi.

Netflix abiliterà per gli inserzionisti degli Stati Uniti la possibilità di includere negli spot dei codici qr, attraverso i quali gli inserzionisti potrebbero per esempio far atterrare gli spettatori sul proprio sito ecommerce. Non è tutto, però: è già disponibile negli Usa e lo sarà dal 2024 in tutto il mondo l’opzione di legare il nome di un prodotto a un titolo, a unmomentoo a un evento dal vivo trasmesso dalla piattaforma, come è avvenuto per Smartfood con la serie tv L’amore è cieco.

Il colosso dello streaming sta inoltre lavorando per offrire alle aziende nuove funzionalità di misurazione, anche ampliando lo spettro delle proprie collaborazioni con fornitori di terze parti. Proprio da un binomio, quello con Microsoft Advertising, sono nati finora i maggiori successi per la società californiana rispetto al proprio piano di abbonamento con pubblicità.

Dopo aver iniziato il percorso con annunci di 15 e 30 secondi, Netflix ha per esempio iniziato a proporre spot di 10, 20 e 60 secondi in tutto il mondo, offrendo ai propri clienti inserzionisti più formati tra i quali scegliere. Sono state inoltre ampliate le categorie disponibili, arrivate a includere dating, servizi finanziari avanzati e settore farmaceutico. È stato migliorato il targeting, che include adesso dispositivi mobili, altri generi, fasce orarie e la composizione demografica di base dell’audience. Attraverso la Top 10, gli inserzionisti possono infine puntare sulle serie tv e sui film più visti sulla piattaforma.

Lato abbonati, i miglioramenti già in atto riguardano la qualità delle immagini, con l’implementazione anche nel piano con pubblicità della risoluzione di 1080p. Per chi sottoscrive l’offerta è inoltre diventato possibile guardare i contenuti su due dispositivi contemporaneamente e scaricarli. Possibilità, quest’ultima, che costituisce per ora un unicum nei piani con pubblicità delle piattaforme streaming.



[Fonte Wired.it]

I migliori libri di novembre secondo Wired

I migliori libri di novembre secondo Wired



Da Wired.it :

Editorialmente, siamo in quel periodo dell’anno: i libri di novembre ci portano verso il Natale, che è per eccellenza uno dei momenti più caldi dell’anno per chi scrive e vende libri. Per intenderci, novembre sta a dicembre come la vigilia sta al Natale. E in questa vigilia così letteraria andiamo a scoprire qualche romanzo interessante.

Esordi, thriller e tanta America

Impossibile non parlare del nuovo thriller di Donato Carrisi che si affianca a una riedizione (integrale e quindi inedita) di un testo storico (Che fine ha fatto Janice Gantry? di John D. MacDonald ) di uno dei maestri di Stephen King. Andremo nella provincia italiana a sud nell’estate del 2001 (con Chiara Sfregola) e in quella del nord ai piedi del Monte Rosa (con Paolo Cognetti) con un testo che per qualcuno ricorda Nebraska, il concept album di Springsteen uscito più di quarant’anni fa. Infine tanta attesa per l’esordio di Anna Voltaggio e per il nuovo libro di Laura Imai Messina che ci porta dentro un coloratissimo Giappone. Per chi poi preferisce alternare un buon romanzo a un po’ di approfondimento abbiamo raccolto i migliori libri di saggistica del momento. A tutti, buon novembre e buone letture!




[Fonte Wired.it]

Twilight, una delle saghe più amate e odiate di sempre, è tornata di moda

Twilight, una delle saghe più amate e odiate di sempre, è tornata di moda



Da Wired.it :

“Nei libri ci sono degli elementi che forse mi sono sfuggiti da bambina, come l’idea della vita che inizia dal concepimento e il modo in cui le popolazioni indigene vengono presentate – dichiara Dawson – Non è accettabile che figure coloniali all’interno della trama definiscano costantemente le persone indigene come cani e meticci. Non è che le battute sono invecchiate male. Non è mai stato appropriato“.

Molti fan della stessa età di Dawson apprezzano l’estetica dei film e la colonna sonora, ma riguardano la saga con occhi diversi: “Ci si sente molto a proprio agio a tornare a guardare Twilight, ma allo stesso tempo esiste questo strano spazio in cui puoi goderti la saga solo se la critichi“, continua Dawson.

Per Natalie Wilson, docente alla Cal State San Marcos e autrice di Seduced by Twilight, criticare la serie pur essendo una fan fa parte del gioco: “Possiamo leggere i libri e goderci i film e comunque mettere in discussione alcuni dei loro messaggi”. Molti fan di Twilight di lunga data dicono di aver sempre notato alcuni difetti, come buchi nella trama o modelli di relazioni sbagliati.

Turismo nerd

Anche a Forks, nello stato di Washington, dove è ambientata la serie di Twilight le cose stanno prendendo una piega inaspettata. Nonostante i film della saga siano stati girati altrove, soprattutto in Oregon e British Columbia, questa piccola cittadina sta attirando milioni di fan. Lissy Andros, direttrice esecutiva della Camera di Commercio di Forks, afferma che la sua città si è riempita di Twihards dal 2020, grazie anche a TikTok e al Twilight Renaissance.

Il 2022 è stato l’anno più importante dal punto di vista turistico dal 2010, e a settembre abbiamo già superato quelle cifre – afferma la direttrice –. Probabilmente il 65% dei visitatori di Forks arriva grazie a Twilight. È l’atmosfera della serie che fa innamorare i fan di questa zona, come se Forks fosse la città natale che non hanno mai avuto“.

La città attira circa 2.000 visitatori ogni anno solo per il festival Forever Twilight in Forks, che si svolge per quattro giorni a settembre, e Andros sostiene che, dal 2017, più di 77mila persone hanno visitato la collezione cittadina di oggetti di scena e costumi della serie, anche se è “aperta solo quattro ore al giorno in estate e otto ore a settimana in inverno“.

Shandra Mutchie, una cosplayer che interpreta il personaggio di Michael Sheen, Aro, stima che una buona parte dei partecipanti al festival di quest’anno sia composta da persone nuove, più giovani, che non avevano mai partecipato prima, molte delle quali, a suo dire, attribuiscono a Twilight il merito di essere “parte integrante nella loro crescita da adulti“.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired UK.



[Fonte Wired.it]