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Silo, dall’autore della trilogia arriva in Italia il primo libro della serie Sand

Silo, dall’autore della trilogia arriva in Italia il primo libro della serie Sand



Da Wired.it :

Il romanzo distopico dalla penna di Hugh Howey, l’autore della trilogia di Silo (dalla quale è stata tratta la fortunatissima serie su Apple tv), è il primo della serie Sand e uscirà in Italia per Fanucci editore il 22 settembre. Howey ha già pubblicato negli Stati Uniti il secondo capitolo, Across the Sand.

La storia di una terra dimenticata

Il vecchio mondo è ormai sepolto. Uno nuovo è stato costruito sopra le dune in costante movimento. In questa terra dominata dall’ululato del vento e dalla sabbia infernale, quattro fratelli finiscono per essere separati e dispersi. Il loro padre era un sommozzatore della sabbia, uno dei pochi privilegiati in grado di immergersi nelle profondità della terra, ben al di sotto dello strato desertico, per recuperare le reliquie che mantengono in vita il loro popolo. Ma anche il padre se ne è andato. E il mondo che si è lasciato alle spalle è destinato a fare la sua stessa fine.

Sand – Il tesoro delle dune non è solo un altro romanzo di fantascienza, ma una riflessione profonda sulla natura umana e la sopravvivenza della società in un contesto di assoluta precarietà. Come nella trilogia di Silo, Howey offre una prospettiva innovativa, mettendo in discussione le convenzioni della fantascienza e invitando il lettore a esplorare le conseguenze del potere e della mancanza di ordine sociale.



[Fonte Wired.it]

IAA Mobility 2023: le novità e le stranezze del salone di Monaco

IAA Mobility 2023: le novità e le stranezze del salone di Monaco



Da Wired.it :

Chi si aspettava dallo IAA Mobility 2023 uno scontro muscolare tra le case automobilistiche del Vecchio Continente e quelle cinesi rimarrà deluso. Lo IAA, nello scorrere delle sue edizioni, e soprattutto in quest’ultima, si è trasformato in una vetrina internazionale della mobilità intesa nella sua espressione più ampia. Le protagoniste tedesche hanno preferito lasciare le mura dello IAA Summit (lo spazio fiera, per intenderci) per andare a presidiare il centro della città di Monaco di Baviera nelle aree dedicate all’Open Space, una vaga somiglianza al nostro Fuorisalone di Milano. Tra le installazioni più imponenti quelle di Porsche, Audi, Cupra e Mercedes. Fuori città, invece, nei sei capannoni della fiera, sparse qua e là, tra chi realizza batterie, wallbox, biciclette elettriche, veicoli dell’ultimo miglio e propulsori elettrici, sono arrivate alcune case cinesi. A ogni modo, le novità si contano davvero sulle dita di una mano.

Trai costruttori, il primo in ordine d’apparizione c’è Seres Group, uno dei brand premium del colosso cinese Sokon. Il suo maxi stand -molto affollato- ospitava in ordine di dimensione i modelli Seres 3, 5 e 7. Vetture elettriche interessanti dal punto di vista estetico e per il pregio dei materiali. Gli interni sono prevalentemente in pelle e in quanto a display, infotainment e Adas non provano certo vergogna rispetta a brand più blasonati. Non a caso il modello entry level supera i quarantamila euro. Certo, bisognerà vederle all’opera; capire se sono o meno aggiornabili in tempo reale e soprattutto come si comportano sull’asfalto. Al loro fianco le silhouette delle BMW con la show car BMW Vision Neue Klasse derivata dalla iVision DEE presentata a gennaio al CES di Las Vegas, la iX Hydrogen e la i5 elettrica. Esattamente alla diagonale opposta del capannone, l’unica vera novità del salone, il nuovo crossover elettrico Renault Scenic da 600 km di autonomia accompagnato dallo sport utility Rafale nelle motorizzazioni full hybrid e plug-in.

Tra le tedesche Bmw e le francesi Renault, questa edizione ha visto per la prima volta anche Tesla con i due restyling di Model 3 e Model Y. È la prima volta che l’azienda americana mette piede in un evento al di fuori dei confini americani. Non è così per il già noto produttore cinese BYD che ha tutte le intenzione di fare molto bene in Europa attraverso una proposta di vetture curate anche negli interni. Tra queste spicca la Seal 3.95. Nei pressi si trova anche la nuova torpedo GM Cyberster: due posti secchi immersi in tanta pelle. Si fanno notare i suoi due display. Se il primo è panoramico e assorbe parte dell’infotainment tipico di quello centrale, questo viene invece posizionato sulla consolle proprio al fianco delle leve del cambio automatico. Risulta molto comodo non solo per il guidatore, ma anche per il passeggero che può divertirsi con l’infotainment.

Rimanendo sulle proposte in arrivo dalla Cina sono almeno altri tre i brand da tenere sott’occhio: Forthing, Leapmotor e Jia Yuan EV. Alla prima casa appartengono i due Mpv (i Multi-purpose vehicle, un mix tra monovolume e famigliare) U-Tour e U-Tour V9. A loro si accompagna lo sport utility elettrico Friday e il full hybrid T5 EVO. Ad attirare l’attenzione è anche la berlina sportiva C01 di Leapmotor, circondata non solo da SUV come il C10, CII E CII REEV. Tutti gli interni delle Leapmotor sono caratterizzati da un unico display coast-to-coast su due livelli, con quelli laterali che fanno da sfondo a quello centrale. Fuori dal coro la piccola citycar T03 con piccolo bagagliaio, ma molto profondo per contenere fino a due trolley. Insieme a lei, le piccole di Jia Yuan EV saltano davvero all’occhio per il loro aspetto buffo, ma pratico; ideali quindi per la città e trasporto dell’ultimo miglio.

Last but not least, anche Mercedes-Benz, che al summit IAA ha portato la show-car made in California Vision One Eleven e la prussiana E400e 4Matic. Rimanendo in tema di prototipi, una nota di merito anche a Snapdragon con la sua Snapdragon Digital Chassis Concept: questo veicolo monta il Flex System capace di gestire 16 telecamere, 8 display, un’unità di elaborazione grafica per 4 schermi da gioco e 23 altoparlanti. Nei capannoni colmi di manager del settore automotive, la fiera infatti è chiusa al pubblico, anche molti brand di biciclette elettriche come Stromer, Desiknio e soluzioni per l’ultimo miglio come i prodotti di Gaius automotive Inc.. Trai tre modelli proposti, uno è stato customizzato per la Polizia Stradale.

Ma, si sa, l’auto attira tanti appassionati, disposti a spendere qualsiasi cifra pur di essere gli unici ad avere un modello particolare. E la Germania non si lascia di certo prendere in contropiede con lo studio Zettl x Hubauer capace di trasformare gli interni di ogni Bmw, meglio se si tratta di una M3, come il cliente desidera. Parlando di stravaganze, non si può certo dimenticare la bicicletta a quattro ruote (non è propriamente un quadriciclo) 4 Wieler. Sullo stesso livello di stranezza anche il TrigoScoot capace di trasformare un overboard in un cargo molto leggero per la micro-mobilità.

Ma IAA Mobility 2023 è soprattutto un contenitore di idee nuove. Quando le strade saranno troppo congestionate, sarà il caso di prenotare un eVTOL della FlyNow Aviation: electric Vertical Take-Off and Landing. Si tratta di un piccolo elicottero a due motori elettrici e senza rotore capace di portare in autonomia una o due persone (a seconda di come è configurato) in punti prestabiliti della città come se fossero tappe della metropolitana. Questo per agevolare i piani di volo che così rimangono sempre gli stessi. Ma se quello che cercate è qualcosa di più grande, la soluzione è l’AutoFlight: 100% elettrico, 4 posti, 250 km di autonomia e 200 km/h di velocità massima. Basta ricordarsi di ricaricarlo come una nomarle EV.



[Fonte Wired.it]

Nel Sistema solare forse c’è un pianeta che non abbiamo ancora scoperto

Nel Sistema solare forse c’è un pianeta che non abbiamo ancora scoperto



Da Wired.it :

Per quanti pianeti, buchi neri e altri oggetti “misteriosi” continuiamo a individuare nel Spazio, altrettanti ne restano da scoprire. Il prossimo potrebbe essere nel nostro Sistema solare, un pianeta con una massa di poco superiore a quella della Terra e che, stando ai modelli ottenuti attraverso uno studio recentemente pubblicato su The Astronomical Journal, potrebbe nascondersi nella cosiddetta fascia di Kuiper. Il condizionale è d’obbligo, visto che si tratta al momento di simulazioni e non ancora di osservazioni dirette. Simulazioni che, comunque, nascono proprio nell’intento di dare una spiegazione ad alcune “anomalie” rilevate in questa zona dello Spazio e non ancora chiarite. Vediamo di che cosa si tratta.

I trans-Neptunian objects

Le orbite dei trans-Neptunian objects (Tnos) – si legge nelle prime righe della pubblicazione – possono indicare l’esistenza di un pianeta non ancora scoperto nella regione esterna del Sistema Solare”. Ma che cosa sono i Tnos? Si tratta di corpi costituiti da roccia e ghiaccio che orbitano attorno al Sole all’interno della fascia di Kuiper, ossia in quella regione del Sistema Solare che si estende oltre l’orbita di Nettuno. La fascia di Kuiper prende il nome dell’astronomo olandese Gerard Kuiper, che fu il primo a ipotizzare che in questa zona potessero aver avuto origine alcune comete.

I Tnos altro non sono che i resti della formazione dei pianeti che attualmente si trovano nella regione esterna del Sistema Solare. In generale non sono facili da individuare perché si muovono molto lentamente. Questi oggetti, prosegue l’articolo, “possono rivelare importanti informazioni riguardo alla formazione e all’evoluzione dinamica dei pianeti giganti, come il loro comportamento migratorio e le proprietà fondamentali del disco protoplanetario [struttura costituita da gas e polveri che orbita attorno a una stella, e all’interno della quale si formano dei sistemi planetari, nda] dal quale hanno avuto origine”.

La scoperta del primo Tno risale al 1992, e di questa classe di oggetti fanno parte anche Plutone e Eris, successivamente catalogati come pianeti nani. Fino ad oggi sarebbero stati scoperti più di mille Tnos che hanno consentito agli esperti di fare molti progressi nella comprensione di questa regione dello Spazio. “Tuttavia – scrivono gli autori – non è stato sviluppato un unico modello evolutivo che spieghi l’intera struttura orbitale dei Tnos”. Con il presente studio hanno quindi tentato di creare un modello che fosse coerente con le osservazioni finora raccolte, riassunte in quattro vincoli principali.

Che tipo di pianeta potrebbe essere?

Grazie a dettagliate ed estensive simulazioni, il gruppo di ricerca ha concluso che l’esistenza di un pianeta all’interno di una zona compresa fra le 250 e le 500 unità astronomiche di distanza dal Sole sarebbe compatibile con tutti e quattro i vincoli del modello messo a punto, e costituirebbe quindi una plausibile spiegazione alle proprietà che questa zona dello Spazio presenta. Ma che caratteristiche dovrebbe avere questo misterioso pianeta? Secondo i ricercatori dovrebbe avere una massa da 1.5 a 3 volte quella della Terra e muoversi su un’orbita di inclinazione pari a circa 30 gradi. Di più, al momento, non è dato sapersi: per sapere se queste simulazioni rimarranno tali o si trasformeranno in vere e proprie osservazioni sperimentali dovremo avere ancora un po’ di pazienza.



[Fonte Wired.it]

GoPro Hero 12 Black, ancora più potente e con supporto per gli AirPods

GoPro Hero 12 Black, ancora più potente e con supporto per gli AirPods



Da Wired.it :

Anticipata dai classici rumors dell’ultima ora, GoPro Hero 12 Black vede la luce dell’ufficialità migliorando rispetto all’ultima versione uscita un anno fa e preparando il terreno a una prossima presentazione di una seconda actioncam che succederà a GoPro Max 360. Tra le novità più significative della nuova piccola videocamera per sportivi e attività outdoor ci sono un’autonomia raddoppiata, possibilità di girare video hdr a risoluzione 5,3K e 4K, supporto per l’audio wireless con dispositivi bluetooth come gli AirPods di Apple e possibilità di sincronizzare più fotocamere.

Non si può che partire da un dato molto importante per una actioncam come l’autonomia della batteria, che con GoPro Hero 12 Black raddoppia rispetto a Hero 11 Black grazie a una migliore gestione dei consumi. L’altro pilastro è ovviamente il sensore, con un cmos da 1/1.9″ in 8:7 che supporta la registrazione video hdr fino a 5,3k e il 4k panoramico fino a 120 fps, grazie al supporto del processore di sistema Gp2. Con un peso di 154 grammi, la nuova GoPro è impermeabile fino a 10 metri senza custodia (60 con la protezione), supporta in modo wireless dispositivi audio come cuffie, auricolari e microfono per il vlogging (inclusi gli AirPods), può sincronizzare più modelli contemporaneamente per un editing semplificato su Final Cut Pro, Premier o altri software e ottimizza la codifica per ottenere file di dimensioni ridotte senza intaccare la qualità delle immagini. GoPro ha presentato anche l’accessorio Mod per obiettivo Max 2.0 con angolo visivo da 177 gradi e supporto 4k 60 fps per il 36% in più di ampiezza in widescreen e 48% in più nelle riprese verticali, inoltre la lente è due volte più resistente ai graffi.

Il prezzo di GoPro Hero 12 Black è di 449,99 euro ed è già disponibile al preordine sul sito ufficiale e su Amazon, mentre l’obiettivo Max 2.0 costa 109,99 euro (87,99 euro per gli iscritti a GoPro), l’uscita è prevista per il 13 settembre.



[Fonte Wired.it]

Corea del Nord: cybercriminali rubano criptovalute per finanziare i progetti nucleari

Corea del Nord: cybercriminali rubano criptovalute per finanziare i progetti nucleari



Da Wired.it :

I cybercriminali della Corea del Nord hanno rubato criptovalute per un valore di 200 milioni di dollari per finanziare i progetti nucleari del paese. Lo rivela TRM Labs, una società di intelligence molto attiva nel settore delle blockchain, che già lo scorso giugno aveva fatto notare “un notevole aumento delle dimensioni e della portata degli attacchi informatici contro le imprese legate alle criptovalute da parte della Corea del Nord”, precisando che questo coincideva “con un’apparente accelerazione dei programmi nucleari e missilistici del paese”. Già qualche mese prima, però, era stata la società di analisi Chainalysis a dichiarare che gli esperti del settore erano piuttosto convinti che il governo nordcoreano stesse utilizzando criptovalute rubate “per finanziare i suoi programmi di armi nuclear”.

D’altronde, la Corea del Nord non ha molte altre possibilità per finanziare i suoi progetti “militari”. Dopo il primo test nucleare nel 2006, infatti, le Nazioni Unite hanno imposto sanzioni severe per limitare i programmi nucleari e missilistici del paese, impedendogli di fatto l’accesso a qualunque fonte di finanziamento. Ricorrere alle criptovalute rubate dai pirati informatici, quindi, è la sola soluzione possibile per sostenere la ricerca nordcoreana in campo nucleare. “Sono sottoposti a uno stress economico piuttosto grave a causa delle sanzioni internazionali. Hanno bisogno di ogni dollaro possibile. E questo è ovviamente un modo molto più efficiente per la Corea del Nord di fare soldi”, ha commentato l’analista Nick Carlsen alla CNBC.

Non è un caso, quindi, che negli ultimi anni i portafogli di criptovalute siano diventati gli obiettivi prediletti di moltissimi attacchi informatici. Solo nel 2022, per esempio, sono stati rubati ben 3,8 miliardi di dollari alle società del settore, sfruttando per lo più i loro protocolli finanziari decentralizzati. A marzo del 2023, invece, i funzionari statunitensi hanno accusato i cybercriminali nordcoreani di aver rubato la cifra record di oltre 600 milioni di dollari in asset crittografici dal popolare gioco Axie Infinity, utilizzando credenziali e password che erano state rubate in un attacco precedente. Insomma, nel corso degli anni i cybercriminali hanno accumulato non poco denaro da destinare ai progetti nucleari, ma ancora nessuno è riuscito a fermare questa situazione.



[Fonte Wired.it]

Huawei, il nuovo smartphone Mate60 contiene un chip che la Cina non dovrebbe avere

Huawei, il nuovo smartphone Mate60 contiene un chip che la Cina non dovrebbe avere



Da Wired.it :

Terrò per me qualsiasi commento finché non avremo maggiori informazioni, ma puntiamo a ottenere maggiori informazioni”. È questo, in sintesi, il pensiero del segretario nazionale per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan sul chip Kirin 9000s contenuto nel nuovo smartphone Huawei, il Mate 60 Pro.

In particolare, nel nuovo prodotto del colosso cinese sarebbe presente, secondo un rapporto di TechInsights riportato dall’agenzia Reuters, un processore avanzato da 7 nanometri realizzato dal colosso cinese proprio nel paese asiatico, in sinergia con la Semiconductor Manufacturing International Corp (Smic).

La società di Shenzen ha lanciato il suo ultimo smartphone a cavallo tra agosto e settembre pubblicizzando la sua capacità di supportare chiamate satellitari, senza però specificare informazioni sulla potenza del chipset. L’analisi dei tecnici di TechInsights suggerisce però l’ipotesi che il governo cinese stia facendo progressi sul percorso finalizzato alla costruzione di un ecosistema di chip domestico. Analizzando i video di smontaggio pubblicati e i test di velocità condivisi dagli acquirenti del nuovo prodotto Huawei in Cina, essi si sono fatti l’idea che il Mate 60 Pro sarebbe in grado di raggiungere velocità di download ben superiori a quelle dei telefonini che supportano il 5G di fascia alta.

Un vero e proprio “schiaffo in facciaagli Stati Uniti, secondo il tecnico di TechInsights Dan Hutchenson, considerando che peraltro il lancio del prodotto è coinciso con la visita nel paese asiatico della segretaria al Commercio Gina Raimondo. Sin dal 2019 gli Stati Uniti hanno infatti attuato politiche finalizzate a limitare l’accesso del colosso cinese agli strumenti di produzione dei chip essenziali per produrre i modelli di telefono più avanzati.

A luglio proprio l’agenzia Reuters aveva però riportato la convinzione diffusa tra le società di ricerca su un pronto ritorno di Huawei nel mercato degli smartphone 5G, dettata proprio dalla collaborazione in atto tra la società presieduta da Liang Hua e la Smic di Shanghai.



[Fonte Wired.it]