Seleziona una pagina
Caldo, quanto può sopportarne il corpo umano? Meno di quanto pensiamo
| Wired Italia

Caldo, quanto può sopportarne il corpo umano? Meno di quanto pensiamo | Wired Italia



Da Wired.it :

Con la temperatura globale in costante aumento e le ondate di calore sempre più frequenti, la domanda delle domande è: quanto caldo è troppo caldo? Ossia, qual è la massima temperatura che il corpo umano è in grado di sopportare? La risposta non è banale, e molti scienziati stanno da tempo tentando di trovarne una. Un gruppo di ricerca della Pennsylvania State University (Stati Uniti), che da anni dedica il proprio lavoro a questo tema, sostiene che il limite a cui ci siamo finora riferiti (equivalente alla temperatura di bulbo umido di 35°C, di cui parleremo di seguito) sia in realtà sovrastimato. Cioè, che la massima temperatura alla quale il nostro corpo è ancora in grado di termo-regolarsi attraverso la sudorazione sia in realtà più bassa di quanto pensassimo.

Cosa sappiamo:

  1. Temperatura ma anche umidità
  2. Un nuovo valore critico

Temperatura ma anche umidità

Innanzitutto, sottolineano i ricercatori, la temperatura non è l’unica variabile di cui tenere conto in questa “equazione”: anche la percentuale di umidità dell’aria gioca un ruolo fondamentale nel definire il limite entro il quale il corpo umano è in grado di regolare la propria temperatura. Superato questo limite, la temperatura corporea continua a salire senza che il nostro sistema di termo-regolazione, cioè la sudorazione, sia grado di contenerla. Il rischio è quello di andare incontro al colpo di calore, la condizione più temuta fra quelle causate dalle ondate di calore estremo, che può addirittura portare alla morte se non si interviene in tempo.

Ecco perché non si parla semplicemente di temperatura ma di temperatura di bulbo umido, misurata da un apposito termometro coperto da un panno imbevuto d’acqua. In pratica questo parametro ci aiuta nel tentativo di stabilire i limiti di temperatura e umidità sopra i quali il sudore smette di evaporare dal nostro corpo, perché l’aria è già di per sé satura. Ed è proprio questo il nocciolo della questione: quando il sudore smette di evaporare, tutto il “sistema di raffreddamento” va in panne, proprio come se la ventola di un pc smettesse di funzionare.

article image

Il caldo può comportare seri rischi per alcune categorie di lavoratori. Se la temperatura supera i 35 gradi, per l’Inps è possibile sospendere l’attività lavorativa e richiedere l’integrazione salariale ordinaria

Un nuovo valore critico

Il gruppo di ricerca della PennState, come raccontano gli stessi autori in un articolo recentemente pubblicato su The Conversation, ha analizzato la risposta corporea di giovani adulti in buone condizioni di salute all’aumento di temperatura e umidità. Naturalmente gli esperimenti sono stati condotti in ambienti che potessero essere attentamente monitorati. Come parametro di riferimento, utilizzato per valutare la risposta dei partecipanti alle variazioni ambientali, i ricercatori hanno utilizzato la temperatura corporea interna, misurata attraverso una sorta di termometro ingeribile – una capsula ricoperta di silicone, lunga circa 3-4 centimetri, contenente un sensore di temperatura in grado di inviare le proprie rilevazioni ad un registratore esterno al corpo.

Dai risultati, pubblicati sul Journal of Applied Physiology, è emerso che una temperatura di bulbo umido pari a 31°C, di quattro punti inferiore rispetto al valore individuato in uno studio precedente e pari a 35°C, è sufficiente per causare il superamento del cosiddetto “critical environmental limit”. Ossia, il valore di umidità e temperatura esterne sopra il quale il corpo umano non è più in grado di regolare la propria temperatura, che continua ad aumentare a meno che non si intervenga esternamente, ad esempio spostandosi in un luogo più fresco e meno umido.



[Fonte Wired.it]

Le migliori idropulitrici per sconfiggere qualunque tipo di sporco
| Wired Italia

Le migliori idropulitrici per sconfiggere qualunque tipo di sporco | Wired Italia



Da Wired.it :

Chi sta cercando un modo per lavare la propria auto, bicicletta, mobili in giardino o balconi, deve dare un’occhiata alle migliori idropulitrici. Parliamo di apparecchi che, mediante l’emissione di un getto d’acqua di potenza variabile, riescono a eliminare lo sporco in poche passate, con la possibilità di aggiungere anche sostanza detergenti per incrementare ulteriormente l’effetto pulente. Comode da utilizzare, e a dirla tutta anche abbastanza divertenti, le idropulitrici sono disponibili sul mercato in numerose forme e dimensioni, con modelli estremamente semplici ed economici che si affiancano a soluzioni dotate di accessori di ogni genere, che si adattano a differenti contesti e possono essere utilizzati su diverse superfici.

Cosa cercare in una idropulitrice

Le idropulitrici utilizzano tutte il medesimo schema di funzionamento, con una pompa che genera un getto d’acqua ad alta pressione, che viene convogliato all’interno di un tubo per essere espulso da un ugello che può variare per forma e dimensioni. La potenza del getto, espressa in bar, viene determinata dalle caratteristiche della pompa e dal motore che la alimenta, che può essere a scoppio elettrico oppure a batteria. Inoltre, alcuni modelli montano una caldaia che si occupa del riscaldamento dell’acqua. Per comprendere quali sono i vantaggi e gli svantaggi di tutte queste varianti, abbiamo preparato una breve guida:

  • Acqua calda: le idropulitrici ad acqua calda hanno come principale vantaggio quello di fornire una maggiore forza pulente, che consente di agire in maniera efficace anche su superfici sporche di olio e di grasso. Possono essere inoltre utilizzate senza l’aggiunta di detergenti, fatto che riduce l’impatto ambientale. Gli svantaggi? Richiedono maggiore manutenzione, consumano più energia e hanno un prezzo di listino superiore rispetto alle versioni ad acqua fredda.
  • Acqua fredda: le idropulitrici ad acqua fredda offrono una forza pulente inferiore rispetto alle controparti ad acqua calda, ma sono comunque in grado di svolgere un ottimo lavoro sulla stragrande maggioranza delle superfici. Per ottenere il massimo richiedono l’utilizzo di detergenti, e vista la minore potenza è necessaria più acqua (e più tempo) per completare ogni lavoro.
  • Alimentazione a benzina/gasolio: le idropulitrici alimentate a benzina o a gasolio hanno come grande vantaggio la loro mobilità. Non necessitando di un collegamento a una presa di corrente, possono essere infatti spostate con la massima comodità. Solitamente dotate di una maggiore potenza, e per questo adatte anche in ambiti professionali, hanno come principali difetti il costo elevato, la rumorosità del motore e l’impossibilità di essere utilizzate al chiuso vista l’emissione di gas di scarico.
  • Alimentazione elettrica: le idropulitrici ad alimentazione elettrica sono meno costose e più silenziose rispetto alle versioni a benzina o gasolio. Inoltre, non producendo gas di scarico, possono essere utilizzate senza alcun rischio anche in ambienti chiuse. Oltre a una potenza mediamente inferiore, hanno come principale svantaggio un raggio d’azione strettamente legato alla presenza di una presa di corrente e alla lunghezza del cavo di alimentazione.
  • Alimentazione a batteria: le idropulitrici a batteria riescono a incrociare pregi e difetti dei modelli elettrici e a combustione. Vista l’assenza di un cavo di alimentazione possono essere spostate con la massima comodità, fatto che permette loro di essere utilizzate ovunque. D’altro canto, la limitata durata della batteria non consente di lavorare per periodi prolungati. Silenziose e con un impatto ambientali limitato, pagano qualcosa in quanto a potenza massima e hanno un costo superiore rispetto alla concorrenza.

Non esiste quindi, in termini assoluti, un modello di idropulitrice perfetto, capace di adattarsi al 100% a qualunque situazione. Per questo, oltre a tenere in considerazioni fattori quali la potenza del motore, la forza del getto e la dotazione di accessori forniti, è fondamentale avere ben chiaro in mente quale è il contesto d’utilizzo per operare la scelta migliore.

Come abbiamo scelto le migliori

Nel selezionare le migliori idropulitrici presenti nella nostra carrellata abbiamo cercato di proporre una gamma di modelli che spaziassero tra tutte le tipologie disponibili, comprendendo soluzioni ad acqua calda e fredda, con alimentazione elettrica, a batteria o a combustione: in questo modo, chiunque può trovare una soluzione adatta alla proprie esigenze. Per chi invece ha altri conti in sospeso con lo spazio casalingo, abbiamo raccolto nella nostra sezione dedicata a piante e giardino anche i migliori robot tagliaerba per la manutenzione del prato, i gadget più smart per curare il verde di casa, gli irrigatori automatici perfetti chi sta andando in vacanza e 9 libri di giardinaggio adatti sia agli appassionati di botanica che ai principianti.




[Fonte Wired.it]

WhatsApp rende più semplice chattare con numeri non salvati
| Wired Italia

WhatsApp rende più semplice chattare con numeri non salvati | Wired Italia



Da Wired.it :

Diventa ora più semplice scrivere a un numero non salvato in rubrica su WhatsApp visto che ci sarà la possibilità di iniziare subito a chattare senza dover prima salvare il contatto sulla rubrica personale del proprio smartphone Android e iPhone. La nuova opzione è stata introdotta ufficialmente e sarà accessibile gradualmente in tutto il mondo, facilitando l’iter e evitando qualche passaggio. Ecco come funziona e come sfruttarla subito non appena sarà attiva sul proprio dispositivo.

Sarà capitato sicuramente a chiunque di dover aggiungere al volo una persona alla propria rubrica, magari soltanto per una breve conversazione su WhatsApp, per esempio per accordarsi sul ritiro di un oggetto acquistato oppure per ricevere le chiavi del bed and breakfast per una notte soltanto. Questi numeri rimangono poi salvati in rubrica occupando spazio, senza verosimilmente essere mai più richiamati in causa. WhatsApp cerca ora di facilitare il tutto con la possibilità di messaggiare direttamente dalla piattaforma, così:

  • si fa tap su nuovo messaggio sull’apposita icona in basso a destra su Android e in alto a destra su iPhone;
  • si digita il numero del contatto all’interno del campo di ricerca della lente di ingrandimento;
  • questo risulterà “non presente in rubrica” ma sarà cliccabile, facendo tap si apre infatti la conversazione.

Se l’utente destinatario ha impostato come pubblica la propria foto profilo si potrà anche visualizzarla nei risultati di ricerca, quindi se non si vuole che altri utenti possano vedere la propria è bene, a maggior ragione, restringere la visualizzazione solo ai contatti salvati in rubrica da Impostazioni > Privacy > Immagine del profilo, oltre che silenziare le chiamate se si desidera. Come fare dunque per avere subito questa funzione? Oltre a mettere in conto un po’ di pazienza, l’unico consiglio è quello di tenere ben aggiornate le proprie applicazioni alle ultime versioni rilasciate. Una pratica peraltro da tenere sempre presente così da assicurarsi di ricevere subito le altre novità e aumentare la sicurezza generale.



[Fonte Wired.it]

Serie tv, le migliori del 2023 (finora) da rivedere quest’estate

Serie tv, le migliori del 2023 (finora) da rivedere quest’estate



Da Wired.it :

Se guardiamo indietro alla prima metà dell’anno appena trascorsa, dal punto di vista delle serie tv ci troviamo di fronte a una specie di impasse: da una parte lo scenario è dominato da ritorni importanti e talvolta dagli addii di titoli di grandissima qualità che hanno dominato gli ultimi anni (Succession, Ted Lasso, Mrs Maisel), dall’altra c’è un affollamento di produzioni che quasi diventano ingestibili data la quantità di uscite e la qualità non sempre coerente (per non parlare delle rapide cancellazioni). Eppure, in questo panorama così in divenire e probabilmente quasi vicino al punto di rottura (complici, forse, gli effetti previsti dopo lo sciopero di attori e sceneggiatori), ci sono comunque delle serie tv che si stagliano, solitarie e originali, nel mare magnum episodico di questi mesi:

The Last of Us

The Last of Us, ambiziosa produzione Hbo da noi diffusa su Sky e Now, non ha avuto solo il merito di portare sullo schermo la storia amatissima dell’omonimo videogioco, trattando questa trasposizione con rispetto e intelligenza. Ha anche alzato l’asticella in generale per tutti gli adattamenti videoludici, mostrando finalmente appieno tutte le potenzialità narrative di certi videogame e come questi possano essere serializzati senza compromessi. Nello scenario apocalittico di inquietanti zombie spargi-spore, l’interpretazione dei due protagonisti Pedro Pascal e Bella Ramsey spicca per intensità, complicità ed emozione mai banale.

Beef: Lo scontro



[Fonte Wired.it]

Barbie, il film farà bene alle azioni di Mattel?
| Wired Italia

Barbie, il film farà bene alle azioni di Mattel? | Wired Italia



Da Wired.it :

Si chiama Barbara Millicent Roberts, ma a tutti è nota semplicemente come Barbie. La bambola Mattel, classe 1959, è la protagonista indiscussa della stagione estiva nei cinema di tutto il mondo e i vertici dell’azienda di El Segundo si preparano a vivere settimane molto intense. Come rivela una ricerca eToro, in questo momento tutti vogliono Barbie e cercano Mattel, tanto da aver portato il valore delle azioni dell’azienda, in difficoltà nella parte dell’anno, a crescere del 22% nei tre mesi che hanno preceduto il 20 luglio, la data di uscita nelle sale dell’omonimo film.

Il dato non è casuale. Secondo la nota piattaforma di trading e investimento, le pellicole focalizzate su un marchio o su un prodotto hanno spesso dato vita a slanci significativi dei titoli in borsa delle aziende che ne sono proprietarie. Un entusiasmo che tende a spegnersi subito dopo: mettendo a confronto una decina di film che hanno preceduto negli anni quello che vede protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling, eToro ha infatti registrato un aumento medio dell’8% del prezzo delle azioni nei tre mesi precedenti all’esordio cinematografico e un calo medio del 4,3% nei tre successivi.

I precedenti

Con House of Gucci, nel 2021 l’azienda proprietaria del marchio di moda fiorentino Kering ha per esempio registrato un aumento del prezzo delle azioni del 6% nel trimestre precedente l’uscita e un calo del 13% in quello successivo. Sorte simile a quella toccata alla Ford nel 2019 in occasione della proiezione nelle sale di Le Mans ‘66, con un +3% seguito da un -11%. Meglio è invece andata all’altra protagonista del film, Ferrari, che ha registrato un aumento dell’8% nel trimestre precedente al lancio della pellicola e un +6% in quello successivo.

A proposito di quattro ruote, molto particolare è stata la rilevazione di eToro sui risultati del titolo in borsa di Aston Martin in occasione dell’uscita nelle sale di No Time To Die nel 2021: al +2% del trimestre precedente è infatti seguito un calo del 32% in quello successivo. Audi, di proprietà della Volkswagen, aveva invece registrato un aumento del 14% del prezzo delle azioni prima dell’avvento al cinema di Iron Man nel 2008. Dopo il lancio, il valore è sceso dell’8%.

Positivi entrambi i trimestri per McDonalds quando nelle sale nel 2017 debuttò The Founder (+11 e +9%), per Apple con Steve Jobs nel 2016 (+18 e +3%) e per Northrop Grumman con Top Gun: Maverick nel 2022 (+15 e +3%). Negativi entrambi i periodi per Nike, in occasione dell’uscita di Air a maggio scorso (-1 e -14%). Un’eccezione è stata invece quella rappresentata da Disney nel 2013 in occasione del lancio di Saving Mr. Banks: alla salita del valore delle azioni del 4% nel trimestre precedente si sommò infatti un aumento del 15% in quello successivo.



[Fonte Wired.it]

Tumore alla prostata, un nuovo aiuto per identificarlo
| Wired Italia

Tumore alla prostata, un nuovo aiuto per identificarlo | Wired Italia



Da Wired.it :

Ogni anno il tumore alla prostata causa oltre 300mila decessi nel mondo. Oggi, tuttavia, arriva una nuova speranza per i pazienti affetti da questa neoplasia. Un team di ricerca internazionale, coordinato dalla University of South Australia, è riuscito a identificare tre nuovi biomarcatori che potrebbero migliorare l’identificazione e la differenziazione dei casi potenzialmente più aggressivi della malattia.

Tumore alla prostata

Il cancro alla prostata è una neoplasia che ogni anno colpisce oltre un milioni di uomini in tutto il mondo. E in Italia costituisce quasi il 20% di tutti i tumori maschili. Dato che il dosaggio del Psa, cioè l’antigene prostatico specifico, rimane ancora al centro di un acceso dibattito per la diagnosi precoce del tumore alla prostata, si legge sul sito dell’Airc, l’unico esame in grado di identificare con certezza la presenza di cellule tumorali nel tessuto prostatico è la biopsia prostatica. Come riporta una nota della Commissione europea, infatti, la sfida più difficile per la comunità scientifica è proprio quella di sviluppare marcatori in grado di distinguere tra i tumori iniziali non aggressivi e quelli in progressione verso forme invasive.

Il nuovo studio

A fare un passo importante in questa direzione è il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Cancers, che dimostra come i nuovi biomarcatori (Appl1, Sortilin e Syndecan-1), se usati insieme, aiuteranno i medici a determinare quali pazienti richiedono un trattamento immediato e radicale rispetto a quelli che necessitano di uno stretto monitoraggio. “Ciò porterà a miglioramenti a lungo termine nel modo in cui il cancro alla prostata viene diagnosticato e classificato”, commenta l’autore Douglas Brooks. “I biomarcatori sono straordinariamente sensibili e specifici nel visualizzare con precisione il progresso del cancro e confermarne il grado. Questa scoperta porta allo sviluppo di un test progettato per determinare quanto sia avanzato e aggressivo il cancro e se sia necessario un trattamento immediato”.

In attesa di riuscire a portare il test nella pratica clinica, il team spera di cominciare al più presto gli studi clinici che utilizzano questi tre nuovi biomarcatori. “Questa tecnologia rappresenta un cambiamento nel modo in cui i medici possono classificare e prevedere l’aggressività del cancro alla prostata”, Marnie Hughes-Warrington, ricercatrice alla University of South Australia. “Non vediamo l’ora di vedere la differenza che farà nei prossimi anni”.



[Fonte Wired.it]