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10 bici pieghevoli per fare l’ultimo miglio in comodità e leggerezza
| Wired Italia

10 bici pieghevoli per fare l’ultimo miglio in comodità e leggerezza | Wired Italia



Da Wired.it :

Sempre più persone, soprattutto pendolari, decidono di affidarsi alle bici pieghevoli quando devono affrontare il traffico mattutino. Nelle grandi città è diventato stressante muoversi in macchina, specie con il traffico presente nelle ore di punta, per questo le biciclette sono diventate sempre più comuni da utilizzare se non si deve fare troppa strada. Il problema è che una bici classica ha anche degli svantaggi: è ingombrante e si fa fatica a portarla sui mezzi pubblici, inoltre c’è sempre il rischio che venga rubata una volta parcheggiata.

Le biciclette pieghevoli invece, offrono la libertà di poter viaggiare su due ruote senza le limitazioni di spazio e parcheggio. Sono ideali per chi vive in città, dove lo spazio è prezioso, e per coloro che utilizzano mezzi di trasporto pubblico, in quanto possono essere facilmente ripiegate e trasportate a bordo di bus, treni o metropolitane. Utilizzarle è poi molto semplice, dato che sono leggere e si possono piegare e riaprire con gran facilità. Sempre più persone le adoperano, ma come si fa a sceglierne una? Sul mercato ci sono disponibili diversi modelli, ecco quali sono alcune caratteristiche da tenere a mente.

Cosa cercare in una bici pieghevole

La scelta di una bici pieghevole va presa in base ad alcuni fattori importanti, come le dimensioni e il peso, dato che nonostante la loro compattezza, alcuni modelli potrebbero pesare anche 20 kg. Vediamo quali sono le caratteristiche principali da tenere in considerazione:

  • La tipologia della bicicletta pieghevole può variare in base ai cerchioni utilizzati. Alcuni modelli offrono ruote di tipo fat, che sono più grandi, resistenti e facili da guidare. Altri utilizzano cerchioni più sottili, più simili a quelli delle biciclette tradizionali. Oltre alla tipologia, è importante considerare i materiali utilizzati per il telaio. Le biciclette pieghevoli possono essere realizzate in alluminio, acciaio o fibra di carbonio. L’acciaio offre maggiore resistenza, ma è più pesante, mentre l’alluminio è leggero ed è spesso scelto per attività sportive. La fibra di carbonio è ancora più leggera, ma ha un costo più elevato.
  • Le biciclette pieghevoli sono apprezzate per la loro portabilità, quindi le dimensioni e il peso sono fattori cruciali da considerare. Il peso dipende principalmente dai materiali utilizzati nel telaio. Le biciclette pieghevoli in alluminio tendono ad avere un peso inferiore a 12 kg, mentre quelle in acciaio possono superare i 20 kg. In generale, il peso medio si aggira intorno ai 15 kg. Le dimensioni variano in base al modello scelto, ma molti produttori forniscono le dimensioni dei cerchioni come parametro principale. Le biciclette pieghevoli con cerchioni da 20 pollici sono considerate più piccole e più facili da trasportare. Le dimensioni di una bicicletta piegata solitamente si aggirano intorno a 80 x 110 x 40 cm. È importante capire se le dimensioni siano facilmente trasportabili in macchina o anche sui mezzi pubblici quando si sceglie un modello.
  • Esistono poi diversi meccanismi di piegatura, che variano a seconda del modello e del produttore. Tra i meccanismi più usati ci sono: piegatura centrale, qui il telaio viene piegato a metà utilizzando una cerniera, con la possibilità di piegare anche il manubrio e il reggisella. Piegatura verticale, in cui il telaio si piega verticalmente, solitamente tramite cerniere sul tubo principale o sulla catena e sui tubi verticali. Infine c’è la piegatura posteriore, dove il triangolo e la ruota posteriore vengono piegati in avanti e posizionati sotto il tubo principale del telaio.

Come le abbiamo scelte

La nostra selezione di biciclette pieghevoli si basa soprattutto sulla scelta di vari modelli appartenenti a diverse categorie, sia per il materiale con cui sono realizzate che per le loro dimensioni e peso. Inoltre, abbiamo cercato di variare il più possibile nelle fasce di prezzo per offrire valide alternativo per ogni tipo di acquirente.

Tra le altre opzioni su due ruote per muoversi comodamente abbiamo radunato anche le migliori bici elettriche e i 10 monopattini elettrici del momento, mentre per quanto riguarda gli accessori sicuramente potrebbe servire prima o poi un supporto per smartphone. Ecco dunque la nostra selezione delle migliori bici pieghevoli.




[Fonte Wired.it]

Ucraina, quanto costerà ricostruirla
| Wired Italia

Ucraina, quanto costerà ricostruirla | Wired Italia



Da Wired.it :

Riparare i danni e la devastazione portata in Ucraina dalle truppe di invasione della Russia costerà circa 411 miliardi di dollari, un quarto del prodotto interno lordo italiano. E fino al termine del conflitto, questa cifra è destinata ad aumentare a ogni attacco russo, sia per i danni diretti alle infrastrutture, sia per quelli ambientali indiretti, dovuti ai metalli pesanti e ai gas tossici rilasciati nel terreno e nei corsi d’acqua.

Tra il 21 e il 22 giugno 2023, a Londra si è tenuta la seconda conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, a cui hanno partecipato i delegati di sessanta paesi alleati di Kyiv, per mostrare il loro sostegno a lungo termine verso il paese invaso. Tra loro anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha sottolineato il supporto al percorso di ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea.

“Saranno necessari almeno 411 miliardi di dollari per ricostruire il paese. Ma gli attacchi della Russia continuano e ogni giorno ci infliggono nuove perdite. Per questo la stima è destinata a crescere nel tempo”, ha detto il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, precisando come 6,5 miliardi siano necessari nell’immediato per far fronte alle esigenze non militari, e 14 miliardi nel breve periodo, per garantire l’integrità infrastrutturale del paese.

Gli aiuti

La conferenza lancerà una piattaforma per raccogliere fondi e donazioni da vari partner esteri, con l’obiettivo di raccogliere almeno 7 miliardi di dollari entro la fine del 2023. Mentre gli Stati Uniti hanno promesso di destinare 1,5 miliardi di dollari per la ricostruzione, da aggiungere ai già consistenti aiuti miliardari dati alla difesa del paese.

Da parte europea, invece, Von der Leyen, ha presentato i dettagli di nuovo strumento per l’Ucraina che, se adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione, mobiliterà fino a 50 miliardi di euro in quattro anni sotto forma di sovvenzioni e prestiti. Lo strumento sosterrà gli sforzi dell’Ucraina per sostenere la stabilità macrofinanziaria, promuovere la ripresa e ricostruire e modernizzare il Paese, attuando al contempo le riforme fondamentali per l’adesione all’Unione europea tra il 2024 e il 2027.

Non ho alcun dubbio che l’Ucraina farà parte della nostra Unione ha detto Von der Leyen, sottolineando come questo percorso debba essere però portato a termine all’insegna delle riforme, della trasparenza, dell’equità e dell’efficienza istituzionale. Inoltre, a margine della conferenza, la Banca europea per gli investimenti e quella per la ricostruzione e lo sviluppo, assieme alla Commissione e alla Società finanziaria internazionale hanno siglato un accordo per mettere immediatamente in campo 800 milioni di euro per mobilitare investimenti privati per la ripresa e la ricostruzione economica dell’Ucraina.



[Fonte Wired.it]

cosa fa Kkr, il fondo statunitense in pole position per la rete unica
| Wired Italia

cosa fa Kkr, il fondo statunitense in pole position per la rete unica | Wired Italia



Da Wired.it :

Alla fine sulla rete unica di Tim sembra averla spuntata Kohlberg Kravis Roberts & Co (Kkr). L’offerta del fondo statunitense per l’acquisto di una partecipazione in Netco, lo spin-off di Tim che comprenderebbe la rete fissa, più Fibercop, società della fibra di cui il fondo a stelle e strisce e già socio, e Sparkle, che si occupa di cavi sottomarini, è infatti stata ritenuta dal cda dell’ex monopolista di Statopreferibile – si legge in una nota – in termini di eseguibilità e relativa tempistica, nonché superiore rispetto all’offerta concorrente” presentata dal consorzio formato da da Cassa depositi e prestiti (Cdp) e Macquarie infrastructure and real assets (Europe) limited, banca di investimenti australiana.

Al termine della riunione, avvenuta il 22 giugno e alla quale hanno partecipato con ruolo di supporto primari advisor finanziari come Goldman Sachs, Mediobanca-Banca di Credito Finanziario e Vitale & Co, considerata anche l’istruttoria svolta dal comitato parti correlate con l’assistenza di LionTree ed Equita, il consiglio all’unanimità ha dato mandato all’amministratore delegato del gruppo Pietro Labriola di avviare, in esclusiva, una negoziazione migliorativa con Kkr.

L’obiettivo dell’ad dovrà ora essere quello di ottenere il prima possibile la presentazione di un’offerta conclusiva e vincolante e di accordarsi sul perimetro, le modalità e i tempi di esecuzione dell’attività di due diligence confirmatoria richiesta dal fondo. Successivamente, l’eventuale operazione avente a oggetto la dismissione di Netco passerà dal processo di golden power, ossia il controllo da parte del governo della cessione di asset rilevanti dal punto di vista della sicurezza nazionale a società estere, e dal vaglio dell’Antitrust.

Cosa fa Kkr

Fondato da Henry Kravis e George Roberts nel 1976 a New York, Kkr gestisce oggi circa 510 miliardi di patrimonio in 27 città diverse in 17 paesi sparsi su quattro continenti. Al 31 dicembre 2022 erano 127 le aziende in portafoglio nei suoi fondi di private equity e generavano in totale circa 288 miliardi di dollari di ricavi annuali. Tra queste figurano ByteDance, Epic Games, GetYourGuide, Marelli e Wella. In Italia, oltre che in Fibercop, ha già investito nella umbra Cmc Solutions, attiva nel settore degli imballaggi.



[Fonte Wired.it]

Pride, c’è un problema con chi fa rainbow washing?
| Wired Italia

Pride, c’è un problema con chi fa rainbow washing? | Wired Italia



Da Wired.it :

In un certo senso è già successo. L’anno scorso, TikTok ha giudicato alcuni video di West come casi di incitamento all’odio, rimuovendoli: “Immagino che il loro sistema abbia pensato: ‘Stai prendendo in giro i gay’. Io allora mi sono detta: ‘Ma io sono gay! Che cosa volete da me!’”, racconta la creator. Per questo, quest’anno è più attenta alle parole che pronuncia nei suoi video, nella speranza di non finire nelle grinfie dei sistemi di moderazione automatica dell’app.

Nonostante le preoccupazioni, West dice di essere “ancora decisamente critica nei confronti del Pride aziendale”, anche se evita di prendere in giro le aziende che hanno fatto miglioramenti assumendo artisti queer. Nei suoi video più recenti ha recensito articoli di aziende come Target e Amazon, raccogliendo quelli che secondo lei sono gli esempi peggiori. La creator non pensa di dover esprimere gratitudine verso queste società solo perché continuano a vendere articoli a tema Pride. “Ci sono un sacco di persone etero che dicono che dovremmo essere grati di avere merchandising sul Pride, visto che chiediamo da anni la parità nei diritti – commenta West –, ma quello che dico io è: una maglietta fatta con Canva non è avere pari diritti“.

Connor Clary, che dal 2021 recensisce anche i gadget dedicati al Pride su TikTok, è d’accordo. In un recente video in cui parla della collezione della catena Walmart per il Pride 2023 , Clary dice ai suoi 340mila follower: “Non sapevo nemmeno che esistessero le tende da doccia del Pride month, e se l’avessi saputo, non avrei mai immaginato che avrebbero avuto l’aspetto di un biglietto di condoglianze“. Il video ha raccolto 1,7 milioni di visualizzazioni.

TikTok content

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In realtà non ha cambiato molto il modo in cui ho creato i contenuti“, spiega Clary a proposito del nuovo approccio dei brand nei confronti Pride. Il ventitreenne del Missouri, che lavora come assistente sociale, ritiene che il “vomito arcobaleno” di gran parte del merchandising Lgbtq+ mainstream sia “una strana rappresentazione antiestetica dell’idea che una società ha del Pride” e che in quanto tale sia intrinsecamente comico.

I boicottaggi e le altre reazioni negative all’impegno di facciata dei brand “hanno creato una bizzarra e falsa dicotomia secondo cui o si sostengono le aziende o si sostiene un gruppo radicale che odia le cose arcobaleno nei negozi“, sostiene Clary. In realtà, continua, questa contrapposizione non ha ragione di esistere: “Penso che la maggior parte delle persone stia da qualche parte nel mezzo, e riconosca che quelle aziende non hanno mai rappresentato la propria prospettiva o esperienza“.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired UK.



[Fonte Wired.it]

Startup, un contratto standard per aprirle in Italia
| Wired Italia

Startup, un contratto standard per aprirle in Italia | Wired Italia



Da Wired.it :

Per i fondatori italiani di startup alla ricerca di fondi, meglio se in fase pre-seed e seed, c’è una nuova tipologia di contratto da stipulare con business angel e venture capital per mettersi al riparo dalla burocrazia e dalle angosce. Si chiama Safe, un acronimo che richiama l’idea di sicurezza ma sta per Subscription agreement for future equity. Si tratta di un accordo di sottoscrizione di futuro aumento di capitale che è molto popolare negli Stati Uniti d’America, perché adottato da Y-Combinator per chiudere i deal con le startup che bussano per ottenere i loro primi finanziamenti.

Il Safe italiano è stato scritto in un anno di lavoro da Italian Tech Alliance, Growth Capital e gli studi legali Portolano Cavallo e Linklaters Italia. Il modello standardizzato aggiorna secondo norme e prassi italiane il contratto di Y-Combinator e in otto pagine condensa tutto ciò che è necessario puntualizzare quando si raggiunge l’accordo con gli investitori. Il modello è scaricabile gratuitamente, si può utilizzare senza l’assistenza di un legale e, secondo chi l’ha messo giù, tutela founder e finanziatori.

Come funziona il Safe italiano

“È un accordo di futuro aumento di capitale, questo vuol dire che chi versa nella startup il proprio finanziamento non diventa subito socio. Il suo ingresso nel capitale sociale è posticipato a un momento successivo prestabilito che può verificarsi dopo eventi rilevanti, come un round di Serie A o una quotazione – spiega Antonia Verna, partner di Portolano Cavallo -. Se l’evento non dovesse concretizzarsi l’accordo prevede un termine finale di conversione in capitale che può variare tra 12 e 18 mesi”.

I vantaggi esistono, secondo Verna: “Quando una startup è molto giovane fare una valutazione corretta è difficile. Un investitore, scegliendo il modello Safe, si assicura uno sconto sulla valutazione della società per un successivo round e può concordare con i founder la valutazione dell’azienda ai fini della conversione in equity del versamento già eseguito”.

Dal punto di vista della startup, invece, optare per il Safe significa incassare subito i soldi senza appesantire il libro soci con l’ingresso di nuovi azionisti: “Anche in fase seed i soci avanzano subito pretese, quando invece una startup ha la necessità di essere agile per potersi concentrare sul modello di business senza dover gestire modifiche alla corporate governance o stipulare patti parasociali. Con il Safe – sottolinea Verna – viene rimandata la valutazione dell’azienda in un momento in cui tutto è più chiaro”.

Una tabella di conversione per aiutare i founder

Il Safe può essere applicato individualmente per ogni singolo investitore, permettendo di negoziare anche diverse condizioni. Questo consente di poter incassare di volta in volta le risorse necessarie, senza dover aspettare la chiusura del round per poter iniziare a gestire i finanziamenti. A livello fiscale non si tratta di debito, ma le poste vanno a rimpolpare il patrimonio netto della società.

È uno strumento standardizzato che consente di risparmiare risorse a livello legale, senza dover coordinare gli investitori e stipulare accordi singoli”, evidenzia Luca Gambini partner di Portolano Cavallo. “Il modello che abbiamo realizzato – aggiunge – può essere utilizzato direttamente dalla startup: è un contratto da otto pagine che per entrare in vigore deve essere solo completato con i valori commerciali, come la percentuale di sconto sulla valutazione della startup al momento della conversione, la data di scadenza, la valutazione al momento della scadenza e le caratteristiche del round di conversione”.

A disposizione dei founder c’è anche uno strumento di calcolo per simulare i valori di conversione dell’investimento in azioni e quote secondo i termini del contratto: se viene previsto uno sconto del 20%, con 100mila euro erogati in futuro aumento di capitale l’investitore avrà l’1,19% di una startup che è riuscita a portare la sua valutazione post-money a 10,5 milioni nel round successivo. Con un risparmio netto di 25mila euro.



[Fonte Wired.it]

Università, l’Italia mette troppi pochi fondi per garantire lo studio
| Wired Italia

Università, l’Italia mette troppi pochi fondi per garantire lo studio | Wired Italia



Da Wired.it :

“Idoneo ma non beneficiario”. Questa la dicitura per tutti quegli studenti che avrebbero diritto a ricevere il sostegno per il diritto allo studio all’università, come sancito dalla Costituzione, ma ne sono esclusi perché i fondi sono insufficienti. Gli studenti che restano senza supporto  pur possedendo tutti i requisiti per accedervi sono ancora una realtà in Italia: secondo gli ultimi dati pubblicati dal Mur (Ministero dell’Università e della ricerca), se nell’anno accademico 2020/2021 si era raggiunto il valore più alto di copertura degli idonei per le borse di studio (per circa il 99% degli aventi diritto), si è tornati indietro nell’anno 2021/2022 (coprendo il 97,9), lasciando fuori dal beneficio gli aventi diritto, ovvero “circa il 2% di studenti con i requisiti per la borsa di studio non ne hanno potuto beneficiare per mancanza di fondi”, spiegano i tecnici nel rapporto.

Guardando la tabella sarebbero oltre 5mila studenti rimasti senza: dei 243.493 idonei sono stati 238.357 i beneficiari. La spesa complessiva per le borse di studio negli ultimi cinque anni è aumentata fino al 2019, per subire una flessione nel 2020 e tornare ad aumentare nel 2021 (per un totale in questo anno di oltre 775mila euro). Andando però al dettaglio regionale del 2021/2022 ci sono regioni che in questo vanno meglio di altre: c’è infatti chi riesce, stando ai numeri diffusi dal Mur, a coprire interamente la quota di idonei con quella dei beneficiari (come il Piemonte, la Liguria, la Toscana) e altre come Sicilia, Molise e Abruzzo che coprono rispettivamente l’89%, l’83,8% e l’88,6%.

Mancano i soldi

Le stime sarebbero da considerarsi comunque superate. “Il Mur pubblica i dati con due anni di ritardo che possono corrispondere ad un’ampia variazione del panorama in ottica di garanzia del diritto allo studio – spiega Alessia Polisini, referente del sindacato studentesco Udu (Unione degli universitari) per il diritto allo studio –. Abbiamo più volte chiesto l’accesso ai dati reali del corrente anno accademico, senza però ricevere risposta. Sappiamo essere migliaia le studentesse e gli studenti idonei non beneficiari per l’anno accademico 2022/23 e i finanziamenti del Pnrr per le nuove misure si sono mostrati insufficienti per garantire la copertura totale di tutti gli idonei a ricevere una borsa di studio, che attualmente si attesta solo all’85%. Infatti, se da un lato aumentano gli importi e la quantità degli universitari che potrebbero ottenere le borse di studio, dall’altro sale il numero di studenti idonei ma non beneficiar.”.

Ci sono studenti che all’alba della sessione estiva non hanno ancora ricevuto la borsa di studio. “Abbiamo denunciato che anche quest’anno il ritardo della pubblicazione del riparto del Fis (Fondo integrativo statale, ndr), e che l’erogazione dei fondi non sia stata fatta in un tempo giusto – prosegue Polisini – Ci sono studenti che adesso non hanno ancora ricevuto il contributo o che lo hanno ricevuto grazie a stanziamenti da parte degli atenei a dimostrazione di come i fondi destinati al diritto allo studio siano insufficienti: serve un investimento strutturale sul Fis”.

Il tema delle risorse del Pnrr

Oggi poi va aperto un altro capitolo. Il Pnrr ha previsto un investimento preciso: borse di studio per l’accesso all’università, con la finalità di garantire la parità di accesso all’istruzione, stanziando 500 milioni di euro (250 rispettivamente per il 2022 e per il 2023) che dovrebbero servire a erogare 330mila borse entro il 2023 e 336.000 entro il 2024, aumentando gli importi medi e i massimali dei criteri economici di accesso. Questo era stato fatto anche alla luce del fatto che attualmente solo il 12% degli studenti italiani beneficia di una borsa di studio rispetto al 25% della media dell’Unione europea.



[Fonte Wired.it]