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Vision Pro di Apple, le prime impressioni d’uso
| Wired Italia

Vision Pro di Apple, le prime impressioni d’uso | Wired Italia



Da Wired.it :

Il tanto atteso visore per la realtà mista di Apple, Vision Pro, è finalmente arrivato. O perlomeno è stato annunciato. Nel momento clou del keynote che ha aperto l’annuale conferenza di Apple dedicata agli sviluppatori, la Wwdc, i dirigenti della società hanno svelato un paio di smart glasses che sembrano preannunciare un mondo post-iPhone. Apple è tornata ad adottare un approccio attendista, ha messo nel mirino Meta e ora punta a prendere il controllo della vostra faccia.

Ho avuto l’opportunità di partecipare a una dimostrazione pratica di Vision Pro, in un edificio nel campus di Apple costruito appositamente per ospitare incontri sul nuovo prodotto. Anche se i dirigenti dell’azienda non hanno voluto rilasciare dichiarazioni durante la dimostrazione e il briefing successivo, è emerso chiaramente che Apple considera Vision Pro una piattaforma di spatial computing, e non un dispositivo singolo. La caratteristica principale del visore, la possibilità di regolare il livello di immersività dell’ambiente virtuale, è probabilmente il suo miglior punto di forza, nonostante il prezzo fissato a 3500 dollari. La funzione permette ai produttori di app di creare schermate in 2D dei loro software di collaborazione, e ai creatori di contenuti di girare film con dinosauri in stereoscopia.

Tuttavia, Apple sta chiedendo ai consumatori di sborsare una cifra esorbitante per un prodotto che deve ancora dimostrare la sua validità. E in questa prima versione, per la maggior parte delle persone potrebbe non essere importante avere di fronte una piattaforma piuttosto di un prodotto.

Video: Apple

Prime sensazioni

Dopo essere entrata nell’edificio temporaneo dedicato a Vision Pro, sono stata accolta da un dipendente Apple che utilizzando un’app simile a Face Id mi ha scansionato prima il viso e poi curiosamente anche le orecchie, per poter mappare l’audio spaziale. A questo punto, un optometrista reclutato dalla società mi ha esaminato gli occhiali per misurare le mie diottrie mancanti, nonostante per comodità avessi scelto di indossare le lenti a contatto al posto degli occhiali.

In una sala riunioni a porte chiuse, ho trovato su un tavolino un visore calibrato specificatamente per me. A prima vista, Vision Pro ricorda davvero un paio occhiali da sci, ma immaginati da Denis Villeneuve. Negli anni precedenti al lancio, alcuni blog hanno pubblicato dei rendering che suggerivano che il nuovo visore sarebbe stato un rimescolamento di prodotti Apple esistenti; non erano totalmente fuori strada: la guarnizione ricorda quella in tessuto e schiuma delle AirPods Max, mentre la sezione in tessuto morbido che corre lungo la parte superiore della testa assomiglia molto al cinturino dell’Apple Watch. Anche la “corona digitale”, o quadrante, è familiare.



[Fonte Wired.it]

facciamo chiarezza sulla questione
| Wired Italia

facciamo chiarezza sulla questione | Wired Italia



Da Wired.it :

Sul cosiddetto green pass mondiale, hanno già cominciato a circolare le teorie del complotto più disparate. Satanismo, dittatura sanitaria, piano criminale per vendere la salute alle compagnie farmaceutiche sono alcune delle accuse lanciate contro l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’Unione europea, per aver siglato un accordo sulla salute digitale. Una partnership volta a facilitare lo scambio e l’interoperabilità dei dati sanitari per la ricerca scientifica e lo sviluppo della telemedicina e non a imporre una qualche restrizione alle libertà personali.

I fatti

Ma andiamo con ordine. Lunedì 5 giugno 2023, Stella Kyriakides, commissaria europea per la Salute, e il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, hanno firmato un accordo amministrativo e una lettera di intenti presso la sede dell’Organizzazione a Ginevra, che sancisce l’adozione del sistema di certificazione vaccinale dell’Unione europea, conosciuto in Italia come green pass, da parte dell’Oms.

Questo non significa che sta per venire imposto un nuovo green pass gestito dall’Oms, ma che l’Organizzazione adotterà il quadro tecnico e normativo di riferimento usato dall’Unione europea, per migliorare la circolazione dei dati sanitari secondo standard condivisi. Un sistema che si tradurrà in una specie di libretto sanitario elettronico, come quello fornito in Italia dalle Aziende sanitarie locali, ma verificabile e accettato in tutto il mondo.

In sostanza, si tratta di un’estensione e digitalizzazione del Certificato internazionale di vaccinazione o profilassi, la cosiddetta Carta gialla, necessaria per verificare l’avvenuta vaccinazione contro alcune malattie pericolose e richiesto per l’ingresso in determinati paesi. Una specie di passaporto sanitario, nato nel 1933 in Olanda e adottato dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 1951.

Le precisazioni e le strategie future

Nell’ambito della digitalizzazione di questi dati l’Oms ha specificato che non avrà accesso ad alcuna informazione sanitaria personale, ma manterrà solamente il controllo sulla lista delle chiavi pubbliche usate per verificare l’autenticità di questi documenti, la cui gestione resta affidata ai singoli stati, come già accade per il quadro sanitario di ogni cittadino o cittadina.

L’iniziativa è il primo tassello per implementare la strategia globale di sanità digitale dell’Oms, pubblicata nel 2020, studiata per assicurare migliori trattamenti sanitari in tutto il mondo grazie alle nuove tecniche di telemedicina, che permettono la cura dei pazienti a distanza, anche in contesti difficili e di isolamento.

Inoltre, lo scambio e la circolazione dei queste informazioni consentirà la creazione di una banca dati globale al servizio della ricerca scientifica, che permetterà l’integrazione con altri sistemi e registri per sviluppare nuove cure, nuove politiche sanitarie basate sulle esigenze delle persone e usare l’intelligenza artificiale per accelerare la ricerca.



[Fonte Wired.it]

Il falso video di Putin apparso sulla tv di stato russa
| Wired Italia

Il falso video di Putin apparso sulla tv di stato russa | Wired Italia



Da Wired.it :

Il pubblico delle stazioni tv e radio di alcune regioni della Russia ha ricevuto uno strano annuncio da parte di Vladimir Putin. Secondo quanto riferito dal portale Meduza, infatti, il presidente russo ha annunciato che le truppe ucraine avevano “invaso i territori di Kursk, Belgorod e Bryansk”, dichiarato la legge marziale, promesso una mobilitazione generale ed esortato i residenti a fuggire. Dichiarazioni insolite, che subito hanno portato a pensare che il messaggio di Putin potesse essere un falso, dovuto a un attacco cyber. Un’ipotesi confermata dall’addetto stampa del presidente, Dmitry Peskov, che ha chiaramente riferito che l’annuncio era collegato all’attacco subito dalla radio Mir. “Tutti questi messaggi sono completamente falsi“, ha chiosato mettendo a tacere la questione.

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Una volta chiarito che Putin non ha rilasciato alcun messaggio al paese, resta da capire come sia stato possibile che i media russi abbiano diffuso una dichiarazione tanto importante con la sua voce e la sua persona. Secondo l’agenzia France-Presse, il centro amministrativo della regione di Belgorod ha dichiarato che il messaggio era un deepfake, generato dall’intelligenza artificiale e poi diffuso sui media nazionali – anche se ancora nessuno è riuscito a confermare questa ipotesi. Al di là di questo, quello che è interessante è che il falso annuncio di Putin sembra coincidere con l’inizio della tanto attesa controffensiva ucraina. In questi giorni, infatti, le truppe di Zelensky hanno cominciato a bombardare proprio la regione di Belgorod, una delle tre vittime del cyberattacco che ha diffuso la falsa dichiarazione. Una coincidenza tutt’altro che strana.

In fondo, non è ancora arrivato un annuncio ufficiale riguardo la controffensiva ucraina. Eppure in questi giorni il ministro della difesa ucraino Oleksii Reznikov ha pubblicato un tweet che mostra alcuni soldati che si portano il dito alle labbra sollecitando il silenzio, accompagnato dalla didascalia “Le parole sono inutili, possono solo fare del male”. Un’affermazione che tutti riconducono al silenzio di Kiev, che sembra non voler annunciare la sua controffensiva. E la falsa dichiarazione di Putin potrebbe essere il chiaro segnale che, finalmente, l’Ucraina ha scelto di colpire la Russia con la sua stessa arma: la disinformazione.





[Fonte Wired.it]

una storia ancora tutta da vedere
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una storia ancora tutta da vedere | Wired Italia



Da Wired.it :

Gli occhiali del futuro mostrati da Apple portano con loro tre cose: una tecnologia pazzesca, veramente all’avanguardia; un cartellino del prezzo molto alto (3500 dollari tasse escluse negli Usa e in vendita dall’anno prossimo, in Italia forse nel 2025); ma soprattutto, un grande punto di domanda. Apple Vision Pro è il nuovo iPhone oppure sarà un flop clamoroso?

Apple è ovviamente convinta di aver sparigliato il mercato e di aver creato una categoria merceologica, quella del “computer per la visione”, nel quale praticamente c’era poca concorrenza: forse Oculus di Facebook, HoloLens di Microsoft e poco altro. Loro sono brutti, il visore di Apple è un po’ meglio ma somiglia lo stesso a un paio di occhiali da sci postmoderni fatti d’alluminio e microfibra. Ha decine e decine di sensori e visori, risoluzione elevatissima, batteria esterna (che per di più dura solo due ore) e una tonnellata di app, funzioni, modalità d’uso.

Apple Vision Pro

Immagine Apple

Dopo sette anni di lavoro e più di cinquemila brevetti (l’Italia intera nel 2022 ne ha pubblicato 4773, secondo Unioncamere) Tim Cook, il numero uno di Apple, è convinto di aver trovato il modo di rivoluzionare l’informatica.

Tuttavia, predire il successo di Apple Vision Pro è un esercizio di stile inutile. Ovviamente non è vero che tutto quel che Apple tocca si trasforma in oro e a fare la differenza non sarà tanto il design di quello che oggi sembra a tutti gli effetti un prototipo estremamente raffinato da presentare agli sviluppatori. A fare la differenza sarà la sua usabilità non solo tecnica ma anche sociale. Se veramente le persone avranno voglia di metterselo in pubblico (durante la WWDC nessuno, né tecnici né dirigenti di Apple si sono fatti vedere in giro con il visore) allora avrà vinto (e il prezzo in questo caso non conta). Sennò, no.

La tecnologia di Apple Vision Pro ha tre caratteristiche: è indossabile, è immersiva ma è anche invasiva. A seconda di quale di questi tre aspetti prevarrà (mettiamo tra parentesi il prezzo, perché Apple non ha bisogno di venderne 100 milioni il primo anno per stappare lo champagne) sapremo se avrà successo. Per adesso, ci è sembrato un raffinatissimo prototipo per gli sviluppatori più che un prodotto maturo. Anche perché, come è quasi sempre accaduto con i prodotti Apple, è la seconda versione quella che conta, ma per quella bisognerà aspettare ancora un altro anno.

Apple Vision Pro al lavoro

Immagine Apple

L’interfaccia, da quel che si è visto (nessuno tra gli ospiti alla Wwdc 2023, la conferenza per gli sviluppatori in corso a Cupertino dove è stato presentato, è stato autorizzato a provarlo), è davvero straordinaria. Il dispositivo si comanda con gli occhi, con le dita mosse nell’aria e con la voce. Offre un’esperienza memorabile sia per il lavoro che per l’intrattenimento. Però può sembrare un dispositivo che allontana, non avvicina. Ottimo per quando si va da soli in trasferta o si lavora. Ma in famiglia, a meno di non dotare tutti di visore (e somigliare a una strana famiglia cablata), isola dagli altri.



[Fonte Wired.it]

Intelligenza artificiale, come rivoluzionerà le assunzioni
| Wired Italia

Intelligenza artificiale, come rivoluzionerà le assunzioni | Wired Italia



Da Wired.it :

Dopo i licenziamenti dei mesi scorsi tornerà il sole nel tech, e lo farà grazie all’intelligenza artificiale. È il pensiero di Pietro Novelli, country manager di Oliver James, società di recruiting inglese con sede a Milano: “Dietro alla digitalizzazione dei processi c’è la necessità di portarsi dietro i professionisti giusti. Per questo la richiesta tornerà ad aumentare”.

Pro e contro dell’intelligenza artificiale

Eppure veniamo da una stagione che pare dire il contrario. “Ma i licenziamenti sono stati spesso legati a questioni prettamente finanziarie – riflette il manager, un passato in Anpal Servizi (azienda pubblica per la formazione e il lavoro) -. A mancare non è la domanda, anzi: la traiettoria sarà guidata dall’intelligenza artificiale. Potremmo trovarci a rivivere una fase simile a quella della data science a metà del decennio scorso, ai tempi della prima ondata di advanced analytics: le aziende assumevano per non restare indietro nella corsa e anche un po’ perché faceva status, ma poi si scopriva che non c’erano i database e il processo si arenava. Col tempo le cose si sono assestate, e accadrà anche questa volta”.

Sull’intelligenza artificiale, la visione di Novelli non è monocromatica. “Quello che è certo – riprende – è che stravolgerà completamente i processi di lavoro”. Capire come, è un altro paio di maniche. “Accanto alla richiesta di professionisti estremamente formati in settori come quello tecnologico, per converso aumenterà anche quella di figure legate a compiti non automatizzabili, come tutta l’area dei servizi alla persona”. Un fattore raramente considerato è quello demografico, con il calo delle nascite che si rifletterà nelle ricerche di lavoro: ma le società dovranno confrontarsi con il volto oscuro dei codici. “Il tema dei cinquantenni che non potranno essere riqualificati perché troppo distanti dalle nuove tecnologie è reale – nota il dirigente -. In questo senso, si tornerà a parlare di un reddito universale. Non chiamiamolo reddito di cittadinanza, per non dare alla questione una coloritura politica”.

Dopo la pandemia

Ma come cambia il recruiting? Con Api, customer relationship management (crm), strumenti sempre più avanzati di teleconferenza per i colloqui. “La tecnologia spesso è presente nelle società che si occupano di reclutamento, ma non viene sfruttata nel quotidiano, anche perché cambiare pratiche consolidate nel caso di grandi gruppi richiede tempo. Può sembrare paradossale, ma nel settore in tanti prendono ancora appunti col taccuino durante i colloqui, per poi inserire i dati dei candidati nel software gestionale solo in un secondo momento. Spesso, però, si inseriscono solo le informazioni base: questo fa sì che ci si affidi molto alla competenza e alla rete di relazioni del singolo recruiter. Con le conseguenze immaginabili quando questo cambia azienda“, dice Novelli.

Fattori culturali rendono le procedure di selezione molto differenti a seconda dei Paesi. Nel Regno Unito, per esempio, la legge vieta fotografie e indicazione dell’età nei curriculum, al fine di evitare discriminazioni. “Il recruiting nasce in Gran Bretagna, dove è un settore molto competitivo e fondato sui dati – riprende Novelli -. In Italia, di contro, conta parecchio la relazionalità”.



[Fonte Wired.it]