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I migliori frigoriferi vintage per trasformare la tua cucina in un capolavoro di design

I migliori frigoriferi vintage per trasformare la tua cucina in un capolavoro di design



Da Wired.it :

Sembrano usciti direttamente da una serie tv americana degli anni cinquanta, ma dentro hanno un’anima tech. I frigoriferi vintage sono la tendenza del momento, soprattutto tra coloro che desiderano portare tra fornelli e padelle una pennellata di colore e originalità, attingendo a piene mani dalle cucine del passato. Un passato fatto per lo più (ma non solo) di linee arrotondate, forme bombate, dettagli cromati e tonalità pastello – il tutto senza rinunciare alla modernità.

Sì, perché un frigo vintage è sicuramente bello e accattivante esteticamente, ma deve essere anche funzionale. Per questo – almeno nei modelli migliori – oltre all’apparenza old style ritroviamo le stesse tecnologie a bordo dei fratelli più “giovani” dal look moderno e spesso futuristico. Per chi si sta accingendo a mettere mano al portafogli e ad affrontare l’acquisto di un elettrodomestico di questo tipo (che, diciamolo, non è di certo tra i più economici), abbiamo raccolto una selezione dei modelli più validi in circolazione per soddisfare i gusti anche dei più nostalgici. Senza dimenticare qualche dritta utile per accompagnarvi nella scelta.

Le caratteristiche principali

L’estetica è importante, ma non è tutto. Al dì là delle forme, delle tonalità e dei materiali, ci sono una serie di elementi strutturali e funzionali da prendere in considerazione nell’acquisto di un nuovo frigorifero – che sia dal look vintage o contemporaneo. Vediamoli brevemente.

  • Tipologia: dai minifrigo ai modelli più capienti a doppia porta e combinati, i frigo retrò sono disponibili in un’ampia varietà di formati per rispondere efficacemente alle esigenze familiari e di conservazione degli alimenti di tutti. L’unico limite con cui bisogna fare i conti è lo spazio che si ha a disposizione in cucina.
  • Sistema di raffreddamento: statici, ventilati e no frost. Anche qui, a seconda delle necessità, valutiamo ciò che è meglio per noi. Tutti vorremmo un frigorifero che non faccia ghiaccio al suo interno per liberarci dall’ingrato compito di sbrinarlo periodicamente, ma ricordiamoci che le tecnologie di refrigerazione più avanzate vanno a incidere ulteriormente sul prezzo dell’apparecchio e non sempre sono davvero indispensabili.
  • Etichetta energetica: rispetto ad altri elettrodomestici che mettiamo in funzione al bisogno, un frigo (vintage e non) rimane acceso 24 ore su 24, consumando anche molto. Valutiamo dunque attentamente la classe di efficienza energetica di appartenenza e cerchiamo di scegliere un modello a bassi consumi, anche se il prezzo iniziale di acquisto sarà più alto.
  • Silenziosità: chi ha intenzione di acquistare un frigo colorato per arredare con stile il proprio open space o monolocale deve considerare anche il livello di rumore emesso dall’apparecchio in funzione, soprattutto in relazione alla sua posizione rispetto a salotto e stanza da letto. Se infatti non sarà abbastanza silenzioso, il vostro riposo notturno ne risentirà quasi sicuramente.

Quanto costa un frigorifero vintage

Naturalmente a influire sul costo ci sono diversi fattori come il marchio, le dimensioni, la capienza, la classe energetica e il sistema di raffreddamento. In linea generale, però, un frigo vintage è un prodotto che si posiziona in fascia medio-alta e per questo ha un prezzo più alto della media e di un qualsiasi modello dal design standard. I modelli che abbiamo riunito viaggiano tra i 50 euro dei formati mini e i quasi 2000 euro dei prodotti più grandi, anche se in commercio si trovano soluzioni anche più costose.

I migliori secondo Wired

Nella raccolta che segue abbiamo inserito i migliori frigoriferi vintage a libera installazione per efficienza e qualità, mantenendo naturalmente come denominatore comune lo stile retrò, coniugandolo in un ventaglio di declinazioni quanto più ampio possibile. Dai colori più tenui alle nuance più accese, dai formati generosi per le famiglie numerose ai modelli small size per i nuclei più piccoli, dai modelli basici a quelli più evoluti dal punto di vista tecnologico, la nostra selezione ingloba un po’ di tutto e abbraccia anche marchi meno scontati e tradizionali, a prezzi anche più abbordabili.

Chi cerca altre soluzioni di refrigerazione altrettanto valide ed efficaci, potrebbe trovare ispirazione dalla nostra guida sui migliori frigoriferi piccoli pensati per chi deve fare i conti con i metri quadrati limitati. Chi invece è appassionato di vino o desidera qualcosa di più specifico per cimentarsi in cucina come un vero chef, può buttare un occhio alle cantinette vino, ai forni a microonde, alle intramontabili friggitrici ad aria, alle caffettiere elettriche e ai robot multifunzione.




[Fonte Wired.it]

Bitcoin, e se dietro il boom ci fosse solo aria fritta?

Bitcoin, e se dietro il boom ci fosse solo aria fritta?



Da Wired.it :

La febbre dei bitcoin è tornata. Il 5 marzo, il prezzo della criptovaluta ha superato il suo record storico, continuando poi la sua salita. Nel 2024 ha garantito agli investitori un rendimento superiore a quello di quasi tutti gli altri asset. Ma insieme al ritrovato entusiasmo, intorno alle forze che fanno oscillare il prezzo della moneta virtuale si stanno diffondendo anche miti e confusione.

Solo nell’ultimo mese il prezzo del bitcoin è aumentato di quasi il 70%. Nei circoli delle criptovalute questa crescita è vista come un inevitabile ritorno in auge in un processo ciclico di contrazione ed espansione economica.

Da tempo, espressioni come “numbers go up” (“i numeri crescono”) e “it’s just math” (“è semplice matematica”) sono diventati il mantra semiserio dei sostenitori delle criptovalute oltre che un insulto ironico usato dai detrattori. Dietro queste si cela però una delle più radicate convinzioni dei fan più irriducibili dei bitcoin, ovvero che l’architettura economica del sistema – che prevede un limite massimo fissato a 21 milioni di monete ed emissioni programmate – sia destinata a spingere il prezzo verso l’alto nel tempo. La scarsità dei bitcoin è vista come un antidoto all’inflazione incontrollata delle valute tradizionali, condannate a perdere di valore, e ai livelli insostenibili di debito sulle spalle dei governi di tutto il mondo.

Attualmente il prezzo dei bitcoin si aggira intorno ai 66mila euro. Alcuni sostenitori della criptovaluta come Samson Mow, amministratore delegato dell’azienda tecnologica Jan3, hanno dichiarato di aspettarsi addirittura che il suo valore raggiunga un milione di dollari nel prossimo futuro.

Questo clima di esaltazione, tuttavia, fa passare in secondo piano la necessità di interrogarsi su cosa significhi davvero attribuire un prezzo alla criptovaluta. Secondo James Angel, economista della Georgetown University specializzato in mercati finanziari, si tratta di un compito particolarmente arduo, in quanto i bitcoin sfidano i metodi di valutazione convenzionali. La criptovaluta non ha alle spalle un’azienda che ne possa analizzare le prestazioni. Non genera entrate. Non è utilizzata diffusamente per effettuare pagamenti o per uno scopo secondario di qualsiasi altro tipo. Non è nemmeno emessa da un governo. Il bitcoin, insomma, resiste a facili confronti. Ma una cosa è certa, sottolinea Angel: “Un’offerta limitata non equivale a un valore infinito“.

La nascita dei bitcoin

I bitcoin sono emersi nel 2008, sulla scia di una crisi finanziaria globale. L’asset è in risposta alla frustrazione verso i gestori dell’economia mondiale e all’atteggiamento delle grandi banche e istituzioni economiche, che con la loro ingegneria finanziaria sconsiderata hanno gettato le basi per il crollo dell’epoca.



[Fonte Wired.it]

Giappone: un’AI di stato organizza incontri al buio

Giappone: un’AI di stato organizza incontri al buio



Da Wired.it :

Matsuyama, prefettura di Ehime, Giappone sud orientale. Una coppia di sconosciuti si prepara a un appuntamento al buio. A farli incontrare sono i big data e l’intelligenza artificiale. Proprio così. In Giappone almeno 31 delle 47 prefetture dislocate su tutto il territorio nazionale offrono servizi di incontro che utilizzano sistemi e tecnologie di intelligenza artificiale. Gli eventi di matchmaking sono una tradizione antica in Asia orientale, un tempo però organizzati soprattutto dai sensali oppure dagli stessi genitori desiderosi di vedere i propri figli mettere su famiglia.

Ora, però, a farne le veci c’è anche l’intelligenza artificiale. Risultato del crollo demografico che ha colpito il Giappone da tempo ormai immemore. Secondo i dati appena rilasciati, nel 2023 il numero di bambini nati in Giappone è peraltro sceso per l’ottavo anno consecutivo, raggiungendo un nuovo minimo storico. Il numero di nascite è sceso del 5,1% rispetto all’anno precedente a 758.631, mentre il numero di matrimoni è sceso del 5,9% a 489.281, per la prima volta in 90 anni sotto le 500.000 unità. Praticamente certo un ulteriore declino della popolazione, dato che le nascite fuori dal matrimonio sono ancora piuttosto rare in Giappone.

Secondo le stime dell’Istituto nazionale di ricerca sulla popolazione e la sicurezza sociale, nel 2070 la popolazione giapponese diminuirà di circa il 30%, scendendo a 87 milioni di persone, con quattro persone su dieci di età pari o superiore a 65 anni. Invertire la tendenza sembra complicato, se non impossibile. “Il calo della natalità è in una situazione critica -ha dichiarato il gabinetto del primo ministro Fumio Kishida -. I prossimi sei anni circa fino al 2030, quando il numero di giovani diminuirà rapidamente, saranno l’ultima possibilità di invertire la tendenza“.

Soldi e fantasia per fermare il crollo

Per riuscirci, il governo giapponese ha promesso di adottare “misure senza precedenti” per far fronte al calo delle nascite, come l’espansione dell’assistenza all’infanzia e la promozione di aumenti salariali per i lavoratori più giovani. Ma oltre alle misure per sostenere le famiglie in età fertile, si forniscono sempre più fondi e spazi ai servizi che mirano innanzitutto a formare nuove coppie e dunque sostenere il numero di matrimoni, anch’esso diminuito nel corso dei decenni con le nozze spostate sempre più tardi nella vita dei cittadini.

Normale, in una società sempre più urbanizzata e sempre più istruita, culturalmente molto diversa da alcuni decenni fa. Ed ecco allora che per favorire gli incontri le amministrazioni locali sfoderano l’arma dell’intelligenza artificiale. Come funziona? I vari sistemi predisposti a livello di prefettura vagliano le compatibilità tra i potenziali partner e, sottolineano i funzionari più ottimisti, portano anche a far sposare persone che non avrebbero mai immaginato di stare insieme.



[Fonte Wired.it]

Nutella, 20 abbinamenti assurdi da provare (o forse no)

Nutella, 20 abbinamenti assurdi da provare (o forse no)



Da Wired.it :

Il modo più diffuso di mangiare la Nutella è probabilmente spalmata sul pane (o a grandi cucchiaiate direttamente dal barattolo). Eppure c’è chi è convinto che la crema alle nocciole della Ferrero, che nel 2024 compie 60 anni di vita, si abbini bene praticamente con tutto.

Su internet e sui social, in particolare su TikTok, il dolce nato il 20 aprile 1964 ad Alba, in Piemonte, viene accostato a ogni tipo di ingrediente, da quelli più papabili a quelli più estremi: patatine, bacon, salmone… Spesso sono i follower che, nei commenti, suggeriscono le prove da fare, a volte con un pizzico di malignità. E a ogni combinazione immaginata segue, puntuale, l’assaggio con tanto di voto ed espressione della faccia (più o meno sorpresa, schifata o soddisfatta) annessa.

Abbiamo studiato gli abbinamenti più strani e a quanto pare più riusciti con la Nutella, in occasione dei suoi 60 anni. In attesa di assaggiare la Nutella vegana, da poco depositata da Ferrero.



[Fonte Wired.it]

Materia oscura, una nuova teoria della gravità la elimina

Materia oscura, una nuova teoria della gravità la elimina



Da Wired.it :

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D’altronde, lo scenario ipotizzato da Oppenheim e Russo non è così nuovo. Qualcosa di simile è già successo, mutatis mutandis, con la cosiddetta teoria dell’etere – tempo fa si credeva che le contraddizioni tra meccanica ed elettromagnetismo potessero essere risolte solo ammettendo l’esistenza di un etere, per l’appunto, ossia di un mezzo in grado di propagare la luce; diversi esperimenti successivi, e la teoria della relatività di Albert Einstein, rimisero a posto le cose e dimostrarono che in realtà l’esistenza dell’etere non è necessaria, e la teoria fu abbandonata. “In assenza di prove dirette [dell’esistenza] della materia oscura e dell’energia oscura”, scrive ancor Oppenheim, “è naturale chiedersi se si tratti di costrutti scientifici non necessari, come fu per esempio per le sfere celesti, l’etere o il pianeta Vulcano, tutti successivamente sostituiti da spiegazioni più semplici. La gravità è storicamente sempre stata una grande imbrogliona”.

L’Universo bolle in pentola

La spiegazione più semplice di Oppenheim e Russo, in questo caso, coinvolge la cosiddetta teoria postquantistica della gravità classica, che ha l’ambizioso obiettivo di risolvere uno dei problemi più complessi e affascinanti della fisica moderna, ossia l’incompatibilità tra meccanica quantistica e relatività generale (due teorie che, prese indipendentemente, funzionano alla perfezione, ma che non possono essere inserite in un impianto unico coerente e armonioso), o, in altre parole, l’attuale difficoltà che hanno i fisici nel quantizzare la gravità. Secondo Oppenheim, il tessuto dello spazio-tempo, il sistema a quattro dimensioni in cui vive il nostro Universo, sarebbe “liscio” e continuo, cioè avrebbe le caratteristiche tipiche della fisica classica (il mondo della meccanica quantistica è invece discreto, ossia “discontinuo”), ma anche “intrinsecamente traballante”, ossia caratterizzato da continue fluttuazioni: la velocità di scorrimento del tempo, per esempio, fluttuerebbe in modo casuale e imprevedibile, e lo stesso avverrebbe per lo spazio, che si “deformerebbe” casualmente in diversi punti.

Sarebbe proprio questo continuo “gorgoglio” di spazio e tempo, come quello di un ragù che bolle in pentola, a causare gli effetti che attualmente attribuiamo alla materia oscura, come per l’appunto le irregolarità nella rotazione delle galassie. “Abbiamo dimostrato”, si legge in un altro post di Oppenheim su X, “che si può spiegare l’espansione dell’Universo e le curve di rotazione delle galassie senza necessità di materia o energia oscura”. Ma è lo stesso Oppenheim a invitare alla prudenza nell’interpretazione e nella valutazione di questa ipotesi: “La cautela è d’obbligo, perché al momento esistono prove indirette della presenza della materia oscura, quindi sono necessari altri calcoli e altri confronti con i dati che abbiamo a disposizione. Se la nostra ipotesi fosse giusta, il 95% dell’energia dell’Universo sarebbe dovuta alla natura irregolare dello spazio-tempo, il che vorrebbe dire che siamo immersi in un ambiente che non obbedisce alle leggi della fisica classica o quantistica”. E cioè che la maggior parte della fisica conosciuta è da riscrivere, o quantomeno da correggere pesantemente. Solo il tempo potrà confermarlo o smentirlo.





[Fonte Wired.it]

Intelligenza artificiale, le ingiustizie e le battaglie della società civile

Intelligenza artificiale, le ingiustizie e le battaglie della società civile



Da Wired.it :

Il nostro ultimo report di ricerca si intitola Civil Society’s Struggle Against Algorithmic Injustice in Europe. Basato su interviste con attivisti e rappresentanti delle organizzazioni della società civile europea, esplora come le organizzazioni per i diritti digitali e la data justice definiscono gli errori dell’AI, come mettano in discussione l’uso dei sistemi di AI e sottolinea l’urgente necessità di questi dibattiti.

La nostra ricerca ha rivelato un panorama complessivo di preoccupazione, poiché la maggior parte delle persone intervistate condivide il punto di vista maggioritario presso studiosi e le studiose di AI: l’intelligenza artificiale può spesso essere razzista, discriminatoria e riduttiva quando si tratta di dare un senso agli esseri umani e analizzarne i comportamenti. Molti dei nostri intervistati hanno anche sottolineato ed enfatizzato come non dovremmo considerare gli errori dell’AI come un problema puramente tecnologico. Piuttosto, questi sono sintomi di questioni sociali sistemiche più ampie che precedono gli sviluppi tecnologici recenti. La polizia predittiva è un chiaro esempio. Poiché questi sistemi si basano su dati della polizia che riguardano il passato, potenzialmente falsificati o corrotti, possono perpetuare forme esistenti di discriminazione su base etnica, spesso portando alla profilazione razziale e persino ad arresti illegali.

L’AI sta già influenzando la nostra vita quotidiana

Per le organizzazioni della società civile europea, un problema chiave è la mancanza di consapevolezza tra il pubblico che l’AI sia già utilizzata per prendere decisioni in numerose aree della loro vita. Anche quando le persone ne sono consapevoli, infatti, spesso non è chiaro come operino queste black box, o chi dovrebbe essere ritenuto responsabile quando prendono una decisione ingiusta o iniquia.

Questa mancanza di visibilità significa anche che la lotta per la giustizia algoritmica non è solo una questione politica, ma anche simbolica, perché mette in discussione le nostre stesse idee di oggettività e precisione. I dibattiti sull’AI sono notoriamente dominati dall’isteria mediatica e dal panico, come ha mostrato il nostro primo rapporto di ricerca, pubblicato nel 2022. Di conseguenza, le organizzazioni della società civile europea sono costrette a perseguire due obiettivi: parlare chiaramente della questione e mettere in discussione la visione predominante che vede l’IA come una panacea automatizzata per la soluzione di problemi sociali complessi. L’importanza di dare il giusto nome al problema emerge con evidenza dai risultati del nostro nuovo report, dove gli intervistati e le intervistate si sono spesso dette riluttanti persino a utilizzare termini come “Etica dell’AI”, arrivando persino a non menzionare affatto “IA”. Invece, hanno spesso adottato termini alternativi e più specifici come “statistica avanzata”, “automatic decision making” o “sistemi Adm”.

Contenere il potere delle grandi aziende tecnologiche

Oltre a sensibilizzare il pubblico, uno dei principali problemi, secondo le organizzazioni della società civile europee che si battono per la giustizia algoritmica, è limitare il potere dominante delle grandi aziende tecnologiche. Diverse organizzazioni che abbiamo intervistato sono state coinvolte in iniziative connesse all’AI Act dell’Unione europea e, in alcuni casi, hanno persino giocato un ruolo diretto nel mettere in evidenza alcune questioni aperte e chiudere le falle che le aziende tecnologiche avrebbero potuto sfruttare.

Secondo alcune organizzazioni, ci sono elementi, come il riconoscimento facciale biometrico negli spazi pubblici, dove solo un divieto assoluto potrà sufficiente a scongiurare scenari di sorveglianza di massa. Altre organizzazioni, addirittura, si sono dette scettiche nei confronti della legislazione nel complesso, ritenendo che essa da sola non possa risolvere tutti i problemi presentati dalla continua diffusione dei sistemi algoritmici. La nostra ricerca mostra anche che, per affrontare il potere dei sistemi algoritmici, occorre smettere di considerare gli errori dell’IA come un problema puramente tecnologico, ma che serve iniziare a inquadrarlo come un problema espressamente politico. A dover essere risolto non è un difetto tecnologico del sistema o un suo glitch, ma le disuguaglianze sistemiche che questi sistemi perpetuano e da cui hanno origine.

Il report “Civil Society’s Struggle Against Algorithmic Injustice in Europe” dello Human Error Project è disponibile qui.

Questo articolo è apparso originariamente in lingua inglese sull’edizione europea di The Conversation. La testata e gli autori hanno acconsentito all’uso da parte di Wired.



[Fonte Wired.it]