Seleziona una pagina
Rog Ally vs Steam Deck, quali sono le differenze?
| Wired Italia

Rog Ally vs Steam Deck, quali sono le differenze? | Wired Italia



Da Wired.it :

Rog Ally vs Steam Deck, quali sono le differenze principali tra i due performanti computer portatili travestiti da console videoludiche? La nuova proposta marchiata Asus segue di circa un anno il best-seller di Valve, che ha definitivamente aperto la via per l’uscita di questi speciali dispositivi ibridi progettati per godere dei titoli più recenti anche in mobilità con tutta la potenza hardware necessaria, ma con la comodità di controller e grilletti a portata di dita e un display di alta qualità. Ecco un confronto che evidenzia in cosa cambiano i due modelli, dal design alle caratteristiche tecniche fino al prezzo.

Il design

Inevitabile pensare subito a Nintendo Switch quando si osservano le foto dei due computer in questione, d’altra parte l’approccio è proprio quello di un display centrale in formato panoramico e controller/levette a portata di pollice sui due lati, così da impugnare saldamente il dispositivo e accedere senza problemi ai vari tasti e joystick. Il display è per entrambi un lcd da 7 pollici, con Steam Deck che si limita però alla risoluzione hd (1280 x 800 pixel in 16:10) e alla frequenza di 60 Hz, mentre Rog Ally sale fino al full hd (1920 x 1080 pixel in 16:9) e 120 Hz, con anche una maggiore luminosità di picco (500 vs 400 nits). A livello di dimensioni, Ally è più piccolo e leggero: 28 x 11.3 x 3.9 cm vs 29.8 x 11.7 x 4.9 cm (vale la pena sottolineare il centimetro in meno nello spessore) e 61 grammi meno pesante (608 vs 669 grammi), qualcosa di non indifferente soprattutto per chi gioca molto. Tuttavia Steam Deck ha più pulsanti e una migliore accessibilità.

La scheda tecnica e prestazioni

Riassumendo in una frase prima di scendere nel dettaglio, Rog Ally è più potente e prestante di Steam Deck. Questo grazie non solo a un display migliore per risoluzione e refresh rate ma anche per potenza cruda del processore che può spingersi fino a +150% di potenza di calcolo in più. Prendendo la versione più alta di Steam Deck, le memorie ram (16 GB) e di archiviazione (512 GB) sono le stesse. Simili anche le performance delle batterie, che di media non vanno oltre le 4-5 ore, offrendo però un’autonomia drasticamente ridotta con tutte le opzioni impostate al massimo e con giochi molto esigenti (tipo Elden Ring). Il sistema operativo di Steam Deck è basato su Linux, mentre Rog Ally monta Windows 11 con personalizzazione proprietaria: il primo offre un’interfaccia fluida e ben strutturata, con la comodità di aggiornamenti regolari e dell’accesso allo store per scegliere i giochi già verificati, senza dimenticare soluzioni come lo stop and resume dei giochi con la pressione di un singolo tasto; il secondo garantisce un ambiente più familiare e il grande vantaggio dell’Xbox Game Pass pronto all’uso (si può anche su Steam Deck, ma in modo più macchinoso) e accesso rapido ai vari store come quello di Xbox o Epic Games, senza dimenticare gli emulatori. In generale, il primo è per chi non vuole troppi pensieri e sorprese, il secondo è per chi vuole più potenza e potenzialità, anche sperimentando.



[Fonte Wired.it]

Tears of the Kingdom non è una rivoluzione, e va bene così
| Wired Italia

Tears of the Kingdom non è una rivoluzione, e va bene così | Wired Italia



Da Wired.it :

I poco apprezzati Colossi Sacri e i loro boss sono spariti, lasciando il posto a santuari più fedeli allo stile Zelda – Vento, Fuoco, eccetera – e a combattimenti unici. Questi santuari, un interessante mix di nuovo e vecchio, sono esteticamente molto più interessanti (che si tratti di labirinti di fuoco o di lunghe barche alimentate dal vento) pur conservando un design simile a quello dei Colossi. I fan dei santuari “tradizionali” di Zelda saranno più soddisfatti, anche se non del tutto appagati (una frase che potrebbe valere per l’intero gioco).

Il nuovo Zelda mi ha ricordato i vecchi giochi Rareware, ma soprattutto aggiunge nuove motivazioni ai combattimenti e all’attività di raccolta. I frutti possono ora essere attaccati alle frecce per infliggere danni. Un boss Bokoblin lascerà cadere un corno che migliorerà enormemente l’efficacia della vostra arma; un semplice spadone può essere ricoperto di ossa di Hinox. Una volta fuse, le spade durano molto più a lungo, anche se possono comunque rompersi. Le armi leggendarie, come la spada di Biggoron, possono essere riacquistate usando i poes, piccole fiammelle blu disseminate nel mondo oscuro.

Molti elementi del mondo di Zelda ritornano migliorati in Tears of Kingdom. Le missioni secondarie sono di più e più approfondite, con personaggi più sfaccettati. I santuari continuano a fornire cuori e resistenza, ma le abilità Fusione, Reverto e Ascensus rendono più intuitivi gli enigmi. Lo stesso vale per i semi di Korok, sparsi per il mondo e che dovrete scovare. Quasi tutte le ricette, i nemici e le armature ritornano, insieme a un’ampia gamma di nuovi elementi (e, grazie a Dio, una tuta che permette di arrampicarsi sotto la pioggia).

Se Breath of the Wild è stato l’Ocarina of Time dell’era moderna – dal punto di vista dell’influenza e della metamorfosi – chi ha familiarità con la saga ricorderà che il titolo fu seguito da Marjora’s Mask, il più strano dei capolavori della serie, che si dice venne influenzato dalla crisi missilistica in Corea del Nord del 1998 e vedeva un Link incastrato in loop in un sogno apocalittico durato tre giorni. The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom non offre niente di così strano e divisivo.

Per capire meglio il nuovo gioco, si può fare un paragone con Elden Ring. From Software si è preso un rischio enorme il titolo, rinunciando alla formula lineare della serie (simile a quella di Legend of Zelda) e creando un mondo aperto che rivoluzionava uno stile di gioco perfezionato da videogame come Breath of the Wild. Elden Ring ha venduto più di 20 milioni di copie, quasi come tutti i Dark Souls messi insieme. Ha ricevuto il punteggio più altro da quasi tutti i critici più autorevoli. Gli streamer continuano a trovare nuovi modi per giocarci. Nintendo, in questo senso, è un passo avanti rispetto a From Software: la casa oggi sta cercando di replicare una formula vincente. Nel 2017, Breath of the Wild fu un regalo dal futuro; nel 2023, il suo seguito rappresenta l’apice del presente.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired UK.



[Fonte Wired.it]

Cina, ora vuole un esercito più tecnologico
| Wired Italia

Cina, ora vuole un esercito più tecnologico | Wired Italia



Da Wired.it :

Le nuove regole pongono l’accento sul reclutamento di studenti universitari altamente qualificati. Secondo gli organi di informazione dell’esercito “la mossa è conforme alla richiesta di personale di alta qualità e all’accelerazione della meccanizzazione, informatizzazione e intelligentizzazione” delle forze armate. “Arruolare studenti universitari altamente istruiti aiuterà l’Esercito popolare di liberazione ad aumentare la qualità complessiva e a costruire una forza professionalizzata”, secondo i media di Stato cinesi, che descrivono la revisione delle leggi come una “mossa necessaria per garantire l’ammodernamento delle forze armate, dato che il paese mira a raggiungere la modernizzazione della difesa nazionale e delle forze armate entro il 2035”.

Caccia a studenti e tecnocrati

La legge consente alle università di gestire il compito di arruolare gli studenti. La legge emendata mira a introdurre studenti di scienze e ingegneria formati all’alta tecnologia, come l’intelligenza artificiale e la robotica. Satelliti spaziali, cibernetica e droni sono aree di particolare interesse. L’esercito cinese si sta anche concentrando sulla ricerca della “guerra d’intelligenza” che fa uso dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie. Settori in cui sembra aver acquisito una posizione di vantaggio.

La “caccia” a giovani talenti e a competenze tecnologiche si inserisce invece in un altro doppio processo in corso da tempo, ma sul quale Xi ha premuto l’acceleratore dal XX Congresso del Partito comunista dello scorso ottobre: il focus su ricerca e sviluppo, tradizionale punto debole dell’avanzamento tecnologico cinese, nonché lo spazio sempre maggiore concesso a tecnocrati e figure con competenze ingegneristiche o legate al settore aerospaziale.

Il nuovo input normativo risponde anche a un’altra esigenza: quella di ridurre la contrazione degli arruolamenti, causata negli ultimi anni dall’invecchiamento della popolazione cinese. Un trend che potrebbe aumentare nel prossimo futuro, visto che nel 2022 è stato registrato il primo storico calo demografico dopo 61 anni.

Non solo. Nei suoi discorsi politici, Xi ha più volte fatto riferimento ad “acque turbolente” e “sfide senza precedenti” che attendono Pechino. Da Taiwan al mar Cinese meridionale, passando per i confini contesi con l’India, il nuovo timoniere ha bisogno di forze armate non solo pronte, ma anche moderne e “intelligenti”.



[Fonte Wired.it]

Eurovision Song Contest 2023: la vittoria va alla Svezia con Loreen

Eurovision Song Contest 2023: la vittoria va alla Svezia con Loreen



Da Wired.it :

L’Eurovision Song Contest 2023 si è concluso, ci siamo divertiti moltissimo, abbiamo ballato e cantato. E la finale è stata davvero appassionante. La vittoria è andata a Loreen per la Svezia. Il secondo posto è andato alla Finlandia con Käärijä. Marco Mengoni è arrivato quarto

Loreen, nome d’arte di Lorine Zineb Nora Talhaoui, ha partecipato con il singolo Tattoo. L’artista aveva già trionfato alla competizione nel 2012 della manifestazione, che all’epoca era stata organizzata a Baku, in Azerbaijan, con il brano Euphoria, scritto da Thomas G:son e Peter Boström. Il 2012 è stato anche l’anno dell’uscita dell’album Heal, uno dei più celebri della cantante. Non solo musicista, Loreen è un’artista poliedrica: ha infatti recitato nell’adattamento di Vinterviken, un film del 2021 disponibile su Netflix. Tra i suoi successi più grandi ricordiamo Neon Lights, il brano in cui descrive una moderna Giovanna D’Arco.

La cantante è conosciuta anche per il suo ruolo di attivista politica: durante la sua partecipazione all’Eurovision 2012, organizzata a Baku, in Azerbaijan, è stata una degli artisti che hanno incontrato alcuni gruppi di attivisti che si battono per i diritti umani. Nel corso di una visita in Bielorussia, invece, ha incontrato Viasna Baliatski, la moglie del giornalista indipendente e prigioniero politico Ales Baliatski. Inoltre, i testi dell’artista sono conosciuti per essere veicolo di messaggi di inclusione e libertà.



[Fonte Wired.it]

Silo è una serie eccellente, ma arriva con 10 anni di ritardo
| Wired Italia

Silo è una serie eccellente, ma arriva con 10 anni di ritardo | Wired Italia



Da Wired.it :

Quando nel 2011 il romanzo di Hugh Howey Wool è diventato un successo inarrestabile, l’imprevedibile notorietà dell’opera ha quasi messo in ombra i suoi meriti narrativi. Lo scrittore è diventato un testimonial di Amazon Kindle Direct Publishing e il libro è stato definito “la versione fantascientifica di Cinquanta sfumature di grigio, un paragone così offensivo da risultare quasi diffamatorio. Il pubblico (che in alcuni casi non si era nemmeno dato la briga di leggere il libro) è rimasto affascinato dal fatto che un outsider del settore letterario avesse raggiunto la vetta della classifica dei bestseller solo grazie al passaparola su internet. Chi non ha letto il romanzo non sa cosa si è perso: Wool è un racconto avvincente ed emozianante. Nel 2012, la 20th Century Fox ha acquistato i diritti dell’opera e del prequel Shift dopo una lotta senza quartiere, con l’idea di farne un adattamento cinematografico diretto da Ridley Scott. I fan hanno aspettato a lungo l’annuncio dell’inizio della produzione, che però non è mai arrivato.

Lunga gestazione

Nell’attesa, il mondo è cambiato. Howey ha pubblicato un terzo romanzo, Dust, e ha battezzato la trilogia “la Saga di Silo“. Game of Thrones – che era alla sua prima stagione quando il libro vide la luce – è diventata un fenomeno culturale. Netflix, che aveva appena pubblicato la sua prima serie originale quando l’autore ha iniziato a pubblicare online i capitoli di Wool, si è trasformata in un gigante dell’intrattenimento. Ogni dirigente televisivo pretendeva la propria punta di diamante, nella forma di una serie monumentale destinata a diventare un cult. Le piattaforme di streaming hanno investito denaro per replicare il successo del Trono di spade, privilegiando sontuose epopee fantascientifiche o fantasy. Tra questi c’era anche Apple, che ha scommesso su serie fantascientifiche come Fondazione e For All Mankind, senza ottenere dal pubblico i riscontri auspicati. L’arrivo di Silo, a distanza di più di dieci anni da quel primo tentativo di adattamento, rischia di fare poco scalpore, l’ennesimo titolo tra tanti aspiranti cult dal sapore distopico. Se avesse debuttato una decina di anni, quando il numero di servizi di streaming si contava sulle dita di una mano, la competizione non sarebbe stata così agguerrita. A questo punto il pubblico sa come muoversi tra i tetri paesaggi post-apocalittici, anzi è anche quasi stufo degli scenari distopici che dominano il piccolo schermo.

Silo può sembrare qualcosa di già visto. I titoli di testa dello show evocano Westworld e la serie in sé è altrettanto cupa nei toni. Come ogni altra show di prestigio, annovera almeno una persona che ha lavorato in Game of Thrones, in questo caso, Iain Glen, ovvero Ser Jorah Mormont. A volte i dialoghi possono risultare un po’ stereotipati (“Devi fidarti di me!”, “La situazione si fa pericolosa”, “Cerca di non farti ammazzare”). La premessa della serie è molto simile allo spinoff televisivo – decisamente inferiore rispetto al film – di Snowpiercer: come la serie Netflix, anche Silo è una detective story ambientata in una società post-apocalittica estremamente classista e confinata in spazi ristretti. Le indagini si svolgono proprio mentre si paventa la possibilità di una ribellione. Ci sono però due differenze sostanziali tra Snowpiercer e Silo. La prima riguarda l’ambientazione: al posto di un treno che circumnaviga una Terra in rovina senza mai fermarsi, Silo si svolge negli spazi angusti di un edificio di 144 piani sepolto sotto una Terra in rovina. La seconda riguarda la qualità: Silo è una serie ottima.

La trama

I primi due episodi introducono gli spettatori nell’universo sotterraneo dello show attraverso gli occhi dello sceriffo Holston Becker (David Oyelowo) e di sua moglie Allison (Rashida Jones). I due vivono felicemente fino a quando ottengono il permesso di avere un figlio. Il chip di controllo delle nascite imposto dal governo ad Allison viene rimosso e i due hanno un anno di tempo per concepire. C’è un senso di urgenza: questa, scopriamo, è la loro terza possibilità di avere un bambino, e probabilmente l’ultima. Man mano che i mesi trascorrono senza una gravidanza, la donna inizia a sospettare che i problemi di fertilità di cui soffre la coppia non siano naturali, ma in qualche modo legati alle macchinazioni dei potenti.

La parabola di Holston e Allison è resa emozionante dalle eccellenti interpretazioni dei rispettivi interpreti – quella di Jones in particolare rappresenta uno dei punti più alti della sua carriera – e al tempo stesso funge da stratagemma per illustrare efficacemente alcuni elementi dell’ambientazione. Apprendiamo che il silo da cui prende il nome la serie funziona come una città autonoma, alimentata da uno strano mosaico di tecnologie del passato; c’è un reparto informatico, radio e computer vetusti, ma non ascensori, carrucole o telefoni. I residenti conoscono ben poco del passato perché un gruppo di ribelli ha distrutto la maggior parte della documentazione sulla catastrofe che ha annichilito il pianeta e sulla costruzione del rifugio. Il silo è regolato da leggi rigide, tra cui la più agghiacciante è quella che esige che chiunque richieda di uscire all’esterno non possa mai più fare ritorno.



[Fonte Wired.it]

Ioniq 6, la prova della pluripremiata Streamliner elettrica di Hyndai
| Wired Italia

Ioniq 6, la prova della pluripremiata Streamliner elettrica di Hyndai | Wired Italia



Da Wired.it :

Hyundai Ioniq 6, la nuova electrified streamliner di Hyundai, si è aggiudicata ben tre premi ai recenti World Car Awards 2023: World Car of the Year, World Electric Vehicle e World Car Design of the Year. L’ultima nata di Hyundai si è distinta per il suo esclusivo design aerodinamico e un’autonomia di riferimento, conquistando la giuria composta da 100 giornalisti automobilistici provenienti da 32 paesi. Ma Ioniq 6 ha ricevuto diversi altri premi negli ultimi mesi, come il riconoscimento di Saloon of the Year ai GQ Car Awards 2023 e quello di New Car of the Year da Le Guide de l’auto.

Inoltre, il modello elettrico si è distinto per la sua sicurezza, ottenendo una valutazione a cinque stelle e il premio Best in Class nella categoria Large Family Car di Euro NCAP. I premi, però, non si sono limitati al veicolo, perché SangYup Lee, responsabile del Global Design Center di Hyundai, è stato nominato World Car Person of the Year 2023. A questo punto, non ci rimaneva che provare Ioniq 6 sulle tortuose vie del sale dell’alta Langa per capire quali aspetti del design e della tecnologia le hanno permesso di fare una tale incetta di premi.

Il powertrain della streamliner

Il design esterno da streamliner ve lo avevamo raccontato già l’anno scorso al lancio ufficiale londinese. I designer definiscono streamliner un’automobile dall’estetica particolarmente affusolata dotata di un profilo aerodinamico caratterizzato da un’unica curva e linee studiate per generare un basso coefficiente di resistenza aerodinamica. In effetti, il suo Cx è di 0,21. Questo dato, insieme ad altre soluzioni porta l’autonomia a toccare i 614 km con una singola carica, secondo lo standard WLTP. Il miglior dato di consumo è quello della versione 2WD con pneumatici da 18 pollici che raggiunge i 13,9 kWh per 100 km; si tratta di un consumo veramente parsimonioso considerata la spinta di 168 kW (228 cavalli) capace di dare il motore elettrico. La configurazione top di gamma a doppio motore è un’opzione AWD e produce una potenza combinata di 239 kW e 605 Nm di coppia, che permettono uno scatto da 0 a 100 km/h in 5,1 secondi. Nella versione AWD, con cerchioni da 18 pollici, i consumi si contengono a 15,1 kWh/100 km.



[Fonte Wired.it]