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Intelligenza artificiale, quando eccelle nelle arti per antonomasia
| Wired Italia

Intelligenza artificiale, quando eccelle nelle arti per antonomasia | Wired Italia



Da Wired.it :

La differenza la fanno strumenti di AI, che permettono di identificare e classificare automaticamente gli oggetti celesti. Assieme ai nuovi telescopi radio e ottici stanno aprendo letteralmente nuovi mondi per gli astronomi. Ma anche per gli appassionati che vogliono dedicarsi all’astronomia sul terrazzo di casa, ci sono soluzioni interessanti.

L’intelligenza artificiale viene usata per controllare telescopi e telecamere in tempo reale, oltre che per elaborare e analizzare le foto. Gli algoritmi di intelligenza artificiale, ad esempio, possono essere utilizzati per seguire oggetti astronomici in movimento come comete e asteroidi e mantenerli nel campo visivo della fotocamera.

La musica

Ultima tra le arti del Quadrivio, la musica è molto amata dall’intelligenza artificiale. Tanto che esistono decine di sistemi di intelligenza artificiale che hanno a che fare con la musica, il canto o genericamente la voce.

Relativamente alla voce, Amazon (che ha creato l’assistente vocale Alexa, avversaria di Siri di Apple e dell’assistente di Google,) è stata la prima ad annunciare un sistema capace di imitare la voce di una persona anche defunta con pochissimi minuti di esempi. Invece, è famoso il sistema di riconoscimento della musica tipo Shazam (di proprietà di Apple) o quello di autotune per modificare la voce ma anche per far diventare tutti intonati, che ha creato scandalo nei reality game show come X-Factor e nelle canzoni di artisti come Rihanna e Celine Dion.

Infine, per generare musica da zero (o per aiutare un musicista in crisi di creatività) c’è un vero esercito di soluzioni: Aiva (notevole), Amper Music (comprata da Shuttershock), Soundraw (incredibile), Boomy, Soundful, Ecrett Music. La lista potrebbe essere ancora più lunga ma non si possono tralasciare Amadeus Code e soprattutto MuseNet, ennesima declinazione delle intelligenze artificiali create da OpenAI.

Lo scopo di questi sistemi è il divertimento ma anche la creazione di musica e basi musicali gratuite che possono essere usate senza rischiare di dover pagare un vero compositore. La qualità? Incostante, a dir poco.



[Fonte Wired.it]

Lollobrigida e l’ossessione per l’etnia italiana. Che non esiste
| Wired Italia

Lollobrigida e l’ossessione per l’etnia italiana. Che non esiste | Wired Italia



Da Wired.it :

Diceva Benjamin Franklin che esistono solo due certezze nella vita: una è la morte, l’altra sono le tasse. La politica italiana degli ultimi mesi sembra però aver offerto una terza certezza: le frasi del ministro dell’Agricoltura in quota Fratelli d’ItaliaFrancesco Lollobrigida, sul rischio di sostituzione etnica e sulla necessità di tutelare l’etnia italiana.

Il ministro aveva fatto riferimento a questa teoria del complotto, smentita da qualcosa come il 100 per cento della letteratura scientifica, già qualche settimana fa. Si era alzato un polverone, persino i suoi compagni di governo Giorgia Meloni e Matteo Salvini avevano preso le distanze, per quanto in passato si erano fatti promotori della stessa tesi. Ma ora Lollobrigida ha rincarato la dose, tornando sull’argomento.

La sostituzione etnica secondo Lollobrigida

Il 18 aprile scorso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, tra le altre cose cognato della premier Giorgia Meloni, si trovava ospite presso il congresso della Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori (Cisal). E dal palco, parlando della denatalità in Italia, aveva detto che “Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica. Gli italiani fanno meno figli e li sostituiamo con qualcun altro: non è quella la strada”.

Quella della sostituzione etnica, o della grande sostituzione, è una teoria del complotto diffusasi nel secolo scorso e secondo cui esisterebbe un disegno transnazionale contro la popolazione bianca del mondo. Un progetto intersezionale, dove migrazioni, omosessualità e femminismo agirebbero come elementi distruttori della “razza bianca” e dei suoi valori morali e civili. Questa teoria del complotto è completamente smentita dalla scienza, ma nonostante questo è diventata molto popolare. Soprattutto tra gli attivisti del suprematismo bianco, che in diverse occasioni ne ha fatto la base teorica per attentati e stragi di massa. Da Anders Breivik in Norvegia a Brenton Tarrant in Nuova Zelanda, passando per numerosi attacchi negli Stati Uniti, il complotto della grande sostituzione ha sulla coscienza decine di morti innocenti per mano di chi ne faceva il suo credo.

Sarà per questo che quando Lollobrigida ha pronunciato quelle parole al congresso della Cisal, la politica italiana tutta ha fatto sentire la propria voce contro il ministro. Paradossale che a farlo siano stati però anche il vicepremier Matteo Salvini, che fino a poco tempo fa diceva cose come “in Italia è in corso una sostituzione etnica”, o la premier Giorgia Meloni, che sempre di recente (ma prima di formare il governoparlava di “prove generali di sostituzione etnica” in Italia. Una fiera dell’ipocrisia che si pensava potesse comunque servire da lezione per Lollobrigida, che in effetti si era giustificato dicendo di essere ignorante e di non conoscere i dettagli del complotto della sostituzione etnica e la scia di sangue che essa si è portata dietro negli anni. Lezione imparata, dunque. E invece no.

Lollobrigida contro la scienza, di nuovo

Ospite agli Stati generali della natalità, il ministro Lollobrigida intervistato ha detto: “Non esiste una razza italiana. Esiste però una cultura, un’etnia italiana, che in questo convegno si tende a tutelare”. In pratica un riferimento più velato che esplicito al solito rischio di sostituzione etnica, alla necessità di preservare un’identità culturale che, a quanto pare, rischia di scomparire.





[Fonte Wired.it]

Gli smartwatch ibridi per chi ama le lancette

Gli smartwatch ibridi per chi ama le lancette



Da Wired.it :

(Ultimo aggiornamento: maggio 2023)

Gli smartwatch ibridi rappresentano un’interessante soluzione per chi è alla ricerca di un orologio dall’aspetto classico, dotato di un canonico meccanismo a lancette, ma che al tempo stesso vorrebbe avere al polso un dispositivo in grado di essere al passo con i ritmi frenetici della vita odierna. Si tratta di modelli che uniscono passato e presente e, coniugando il design degli orologi tradizionali con le funzionalità che solamente la tecnologia moderna può offrire, permettono di destreggiarsi tra situazioni formali e momenti di relax tenendo sempre sotto controllo chiamate, messaggi e molto altro.

Come funzionano gli smartwatch ibridi

Il compito di tracciare l’ora è affidato alle classiche lancette, mentre il quadrante può ospitare informazioni aggiuntive aggiornate periodicamente; i dati in transito da e verso il telefono viaggiano attraverso il protocollo bluetooth. Tutto avviene in un regime di consumi estremamente bassi, che regala agli smartwatch ibridi un vantaggio inestimabile sulle controparti full smart: una autonomia che a seconda dei modelli può arrivare anche a diverse settimane.

Le caratteristiche chiave

I prodotti ascrivibili alla categoria ormai sono numerosi, ciascuno dotato di peculiarità funzionali ed estetiche. Trattandosi di accessori, l’aspetto esteriore è probabilmente il primo da valutare in fase di acquisto. Seguono le altre caratteristiche tipiche degli orologi tradizionali: dal diametro della cassa ai materiali impiegati per il corpo e per il cinturino, fino al movimento delle lancette e alla resistenza all’acqua.

Solo in ultima analisi si può passare a valutare le funzionalità smart offerte (conteggio dei passi, consegna delle notifiche, rilevamento del sonno e del battito cardiaco), il modo in cui vengono distribuite le informazioni al polso (attraverso le lancette o con un display secondario) e infine l’autonomia del gadget — che a seconda delle caratteristiche può variare da pochi giorni a diverse settimane. Se siete interessati al lato puramente smart, vi rimandiamo ai migliori smartwatch del 2023, mentre per chi cerca dispositivi meno completi ma ugualmente versatili c’è la nostra selezione delle migliori smartband del momento.

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[Fonte Wired.it]

New York, nella Grande mela ci sono tanti uffici vuoti quanti 26,6 Empire State Building

New York, nella Grande mela ci sono tanti uffici vuoti quanti 26,6 Empire State Building



Da Wired.it :

A New York solo il 50% degli uffici è utilizzato se si confrontano i valori con quelli del periodo pre-pandemico. L’Organizzazione mondiale della sanità ha da pochi giorni annunciato la fine dell’emergenza mondiale di Covid-19, eppure l’impatto della pandemia sulle persone e sulle città continua a farsi sentire, soprattutto nelle metropoli statunitensi. Lo fa sapere il New York Times, rivelando che gli uffici vuoti nella Grande mela corrispondono a una superficie di 74,582,671 piedi quadrati, quasi 7 milioni di metri quadrati, ovvero lo spazio che potrebbero riempire 26,6 Empire State Building. Le cause sarebbero da imputare alla sempre più diffusa pratica del lavoro da remoto, smartworking o remote working, introdotta durante i mesi più duri della pandemia e mantenuta dalle aziende in nome di una maggiore flessibilità e sostenibilità per i lavoratori.

Una questione diffusa

Non solo: nel periodo pandemico, la città ha perso 300mila abitanti tra il 2020 e il 2021. Si tratta del valore più alto tra le città statunitensi. Tuttavia, la Grande mela non è l’unica che deve fare i conti con questa situazione: a Los Angeles la quantità degli uffici vuoti potrebbero riempire 30,7 Us Bank Towers; a Houston, invece, gli spazi una volta adibiti agli uffici che sono rimasti vuoti corrispondono a 29,7 JPMorgan Chase Tower. La città ha inoltre sperimentato una perdita di ben 12mila residenti. Anche Chicago non è da meno: nella metropoli sarebbero svuotati gli spazi prima dedicati a uffici corrispondenti a 15,8 Willis Towers. A fronte di questa situazione, anche l’organizzazione delle città necessita di un cambiamento: se finora le metropoli erano suddivise in quartieri residenziali, destinati agli uffici o alle attività per il tempo libero, oggi l’ideale sarebbe quello di creare “zone miste”, per rendere la città più appetibile per coloro che hanno trascorso tutto il giorno in casa a lavorare in remote working. Non è la prima volta che città come New York si trovano ad affrontare una situazione di cambiamento legata alla trasformazione della società e alle nuove esigenze.

La risorsa per il futuro

Parallelamente, New York sta sperimentando con una crescita del turismo: si parla di un +71% dal 2021 al 2022, con le prenotazioni degli hotel che ha raggiunto il 90% nel mese di dicembre. Tra le misure che vengono prese in considerazione per aumentare l’attrattività della città per i residenti c’è quella di trasformarla in una cosiddetta Playground City, la città parco giochi, in cui è possibile trovare quartieri che sono adibiti a molteplici scopi – residenziali, lavorativi e ricreativi -, per attirare sempre un maggior numero di visitatori e fare in modo che accresca in loro il desiderio di vivere la città.

Secondo il New York Times, sono 6 espedienti per raggiungere questo obiettivo e cercare di trarre il meglio da questa condizione: sperimentare e raccogliere i dati, eliminare le norme che ostacolano l’innovazione urbana, reinventare gli edifici, animare le strade, tassare l’ecommerce in favore di una maggiore competitività dei negozi locali e coinvolgere i cittadini.



[Fonte Wired.it]

Zelensky in Italia, cosa sappiamo della visita
| Wired Italia

Zelensky in Italia, cosa sappiamo della visita | Wired Italia



Da Wired.it :

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha in programma di visitare Roma il 13 maggio 2023, in una breve tappa italiana del suo lungo viaggio in visita ai vari leader dei paesi europei. È il primo soggiorno di Zelensky in Italia da quando la Russia ha lanciato la sua invasione su larga scala dell’Ucraina, a febbraio 2022, e il supporto civile e militare del nostro paese a Kyiv sarà senza dubbio al centro degli incontri previsti durante la sua permanenza nello Stivale.

Come primo impegno, il presidente ucraino sarà ricevuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale. Per motivi di sicurezza, l’orario e altri dettagli dell’incontro non sono stati rivelati, ma è probabile che i due affronteranno il tema del sostegno italiano all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea.

Il presidente Mattarella, come riporta Ansa, ha già espresso il suo “forte convincimento favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea nel più breve tempo possibile, a seguito dell’incontro con il primo ministro ucraino Denys Shmyhal. In quell’occasione ha anche sottolineato il suo apprezzamento verso “l’impegno del suo governo per il cammino di riforme intraprese per rispettare i parametri comunitari” e ribadito “il sostegno pieno dell’Italia all’Ucraina, in ogni ambito e finché sarà necessario”.

Il secondo appuntamento di Zelensky avrà luogo sempre a Roma, ma in un altro Stato. Il presidente ucraino si recherà infatti a Città del Vaticano per incontrare papa Francesco. Secondo quanto riporta l’agenzia stampa statale russa Tass, l’incontro tra i due non sarebbe collegato direttamente alla “missione di pace” annunciata dal pontefice qualche giorno fa, ma è “molto probabile” che la sua proposta possa entrare nella loro conversazione.

Infine, non è ancora certo né confermato, ma Zelensky potrebbe anche incontrare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, domenica 14 maggio. Sebbene i rapporti tra il presidente ucraino e Meloni siano di intesa, Zelensky non ha mai nascosto i suoi sospetti nei confronti di Silvio Berlusconi, uno dei maggiori alleati di governo della presidente, a causa dei suoi profondi legami il leader russo, Vladimir Putin.



[Fonte Wired.it]

Metaverso, possiamo ancora fidarci delle promesse di Meta?
| Wired Italia

Metaverso, possiamo ancora fidarci delle promesse di Meta? | Wired Italia



Da Wired.it :

Le stesse perplessità vengono sollevate anche da altri punti del report, in cui non solo – com’è ormai abitudine – viene inserito nell’ambito metaverso anche un’innovazione per molti versi opposta alla realtà virtuale come la realtà aumentata, ma sotto il cappello “metaverso” sembrano finire anche svariate tecnologie che nulla hanno a che fare con gli scenari della cosiddetta extended reality: “L’Italia mostra molteplici segnali di adozione delle tecnologie del metaverso”, si legge infatti nel report (senza fornire dati o informazioni più circostanziate), che poi prosegue elencando aspetti che nulla hanno però a che fare con il metaverso: “La pubblica amministrazione in Italia si sta digitalizzando attraverso il Piano di rilancio e resilienza, con uno stanziamento di 6,1 miliardi di euro. Questo sta portando a cambiamenti che saranno decisivi per il successo del metaverso in Italia, come l’introduzione di un ambiente cloud per la pubblica amministrazione, il miglioramento degli standard di interoperabilità dei dati e il rafforzamento del monitoraggio e della gestione delle minacce informatiche nell’ecosistema digitale nazionale”.

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All’università La Sapienza di Roma è stato creato il progetto ArcheoVerso che permetterà di studiare e visitare i complessi archeologici con la realtà virtuale

Convincere il pubblico

Che cosa c’entra tutto ciò con il metaverso? Da una parte, si potrebbe pensare che la crescente digitalizzazione della pubblica amministrazione possa facilitare lo sviluppo del metaverso (ma il collegamento appare comunque forzato); dall’altra, colpiscono i continui riferimenti nel comunicato alla pubblica amministrazione, citata più e più volte assieme ad alcune azioni previste dal governo italiano e alle “politiche pubbliche” che “incentivano l’adozione di tecnologie avanzate”.

Perché tutta questa attenzione al ruolo del pubblico? La sensazione è che uno degli obiettivi di Meta sia quello di coinvolgere il governo e le altre istituzioni per convincerle ad adottare le sue tecnologie, magari allo scopo di creare piattaforme in realtà virtuale legate alla pubblica amministrazione e simili. Difficile non essere scettici di fronte a una possibilità di questo tipo, soprattutto alla luce del recente e costosissimo flop del “metaverso dell’Unione europea”.

Nonostante le perplessità, non si può nemmeno escludere che la visione di Meta si riveli col tempo corretta o che almeno riesca a convincere le istituzioni a credere (e soprattutto investire) in questi progetti. Che ciò possa davvero rivelarsi utile e in grado di semplificare la vita dei cittadini è però tutto da dimostrare. Invece di immaginare un futuro in cui useremo la realtà virtuale per recarci in uffici digitali delle poste o dell’anagrafe (con le tantissime complicazioni e scomodità che tutto ciò comporta), non sarebbe meglio se la nostra pubblica amministrazione resistesse alle tentazioni futuristiche di Meta e continuasse invece a concentrare i suoi sforzi sulla creazione di siti web sempre più semplici e intuitivi da utilizzare?

Più in generale, possiamo davvero fidarci dei report, dei numeri e delle promesse future di una società che ha investito tutta la sua credibilità (e una marea di risorse) nella creazione di un mondo digitale che per il momento è spopolato (Horizon Worlds, la principale piattaforma social in realtà virtuale di Meta, ha meno di 200mila utenti attivi), da cui tanti colossi hanno iniziato a ritirarsi (com’è il caso di Microsoft) e che soprattutto – apparendo spesso un minestrone che unisce tutto e il contrario di tutto – non si è ancora nemmeno davvero capito che cosa sia?



[Fonte Wired.it]