Seleziona una pagina
15 monitor curvi perfetti per giocare e lavorare
| Wired Italia

15 monitor curvi perfetti per giocare e lavorare | Wired Italia



Da Wired.it :

(Ultimo aggiornamento: maggio 2023)

Chi trascorre tante ore davanti a una scrivania, sia per motivi di lavoro o per divertimento, non può che apprezzare i monitor curvi. Si tratta di gadget che, grazie alla forma dello schermo, creano una sensazione di immersività senza eguali, riuscendo al tempo stesso a consentire una visione perfetta di ogni singolo pixel.

Al contrario di quanto è accaduto con i televisori curvi, una parentesi tecnologica che è stata chiusa senza particolari rimpianti, i monitor curvi hanno incontrato (e continuano a incontrare) il favore del pubblico, con numerose case produttrici che propongono modelli adatti a tutte le esigenze e a tutte le tasche. Muoversi all’interno di questa marea di dispositivi non è affatto semplice e, per chi non vive a pane e specifiche tecniche, è sin troppo facile perdersi in un ginepraio di voci quali risoluzione, lunghezza della diagonale, formato e frequenza di aggiornamento. Per questo motivo abbiamo selezionato per voi quindici monitor, in una carrellata eterogenea che comprende soluzioni perfette per ogni genere di spazio e di utilizzo.

Come scegliere un monitor curvo

Ci sono monitor curvi pensati appositamente per il gioco, quelli che invece sono una formidabile spalla in ambito lavorativo, ma sul mercato non mancano soluzioni che si muovono in entrambe le direzioni e si propongono a chi vuole ottimizzare lo spazio sulla scrivania per doveri e svago nel tempo libero. In generale, un monitor curvo ha il grande pregio di creare una sorta di tridimensionalità grazie alle due estremità che si avvicinano all’utente coprendo la zona più periferica dello sguardo: un pro non indifferente nei giochi, soprattutto quelli dinamici e più adrenalinici come gli sparatutto. Al contempo però questi gadget possono favorire la produttività garantendo una migliore gestione dello spazio, visto che a parità di pollici di diagonale ingombrano di meno di un modello piatto.

Ogni monitor curvo ha una sua lista specifiche densa e ben popolata di dati, i più importanti dei quali sono sostanzialmente tre.

  • Risoluzione – ovvero il rapporto tra i pixel sul lato lungo e quello sul lato corto, che nei formati standard va dal full hd (1920×1080) al 2k (2048×1080), passando per il 3k (3072×1620), al quad hd (2560×1440) fino al 4k (3840 x 2160). Per i monitor curvi i numeri sono leggermente diversi rispetto agli schermi tradizionali visto che di solito il formato è più panoramico e ci sono produttori che utilizzano sigle differenti.
  • Frequenza di aggiornamento – espressa in Hz, indica quanti fotogrammi al secondo possono essere visualizzati dallo schermo – o quante volte un’immagine viene creata al secondo – quindi più il numero è alto più il monitor garantirà una visuale fluida di contenuti molto dinamici, come nei videogame.
  • Formato – determina quanto uno schermo sarà “allungato” in orizzontale (e in questo caso quanto sarà più avvolgente ai lati) ed è una misura del rapporto tra base e altezza dell’immagine visualizzata. Il più comune tra i monitor classici è il formato 16:9, ma tra i monitor curvi non è infrequente imbattersi in rapporti più allungati come i 21:9, e perfino i 32:9.

I migliori monitor curvi in circolazione

I monitor curvi che abbiamo scelto non sono ovviamente tutti i migliori in senso assoluto, o si tratterebbe solo di prodotti per lo più inaccessibili se non agli appassionati che hanno già deciso di spendere svariate centinaia di euro. Abbiamo piuttosto selezionato gli schermi migliori per ciascuna tipologia di utilizzatore, cercando di coprire l’intera gamma di prezzi dai 100 ai 1500 euro, senza però farci mancare un paio di incursioni nei modelli di fascia alta.

Per chi invece cerca prodotti orientati verso il gaming e con risoluzione 4K, ma non necessariamente curvi, c’è un’altra gallery dedicata; chi infine è sempre in mobilità ma non vuole rinunciare a un monitor per giocare o da affiancare a quello del laptop abbiamo raccolto i migliori monitor portatili del momento.

Iscriviti alla newsletter Gadgetland!

Vuoi sapere tutto sui prodotti più interessanti da acquistare nei negozi, online e non solo? Gadgetland, è la newsletter di Wired che ti aggiorna sulle uscite imperdibili del momento, ma anche sulle novità in fatto di libri, film, fumetti, serie tv e tanto altro.

Arrow



[Fonte Wired.it]

Google non vuole correre rischi con la sua intelligenza artificiale
| Wired Italia

Google non vuole correre rischi con la sua intelligenza artificiale | Wired Italia



Da Wired.it :

Google ha dedicato molto lavoro a smorzare la vena caotica della tecnologia di generazione del testo durante la sviluppo della sua nuova funzione di ricerca sperimentale, annunciata durante l’I/O. Search Labs, questo il nome del nuovo prodotto, è in grado di rispondere alle query di ricerca con risposte in stile chat, sintetizzando le informazioni provenienti da tutto il web.

Il nuovo sistema per le ricerche su Google è di vedute sorprendentemente ristrette. Si rifiuta di usare la prima persona o di parlare dei propri pensieri o sentimenti. Evita del tutto argomenti che potrebbero essere considerati rischiosi; rispedisce al mittente le richieste di consigli medici e non offre risposte su argomenti potenzialmente controversi come la politica.

Google va riconosciuto il merito di aver limitato il lato selvaggio dei chatbot generativi. Ma nei miei test, la nuova interfaccia di ricerca mi è sembrata parecchio più mansueta rispetto a ChatGpt o a Bard.

Il futuro noioso dell’Ai

Man mano che l’azienda inserirà la tecnologia in un maggior numero di prodotti, forse la rivoluzione dell’intelligenza artificiale generativa si rivelerà molto meno divertente di quanto ci si potesse aspettare dai primi scossoni seguiti a ChatGpt. Forse il tempo dei deliri e delle fantasie incontrollate dei potenti bot Ai è già finito. Al loro posto ci sono nuovi modi per popolare fogli di calcolo, comporre email piacevoli e trovare prodotti da acquistare.

Anche le paure degli allarmisti sull’Ai si riveleranno esagerate, sarà interessante osservare come aziende come Google e OpenAi bilanceranno lo sviluppo di modelli linguistici generativi più potenti con la necessità di farli comportare bene.

Negli ultimi anni Google ha investito somme ingenti e risorse importanti nell’Ai, con l’amministratore delegato Sundar Pichai che ha spesso definito la sua azienda come “AI first. Ora il gigante vuole dimostrare di essere in grado di far progredire la tecnologia più rapidamente di OpenAi. Uno dei messaggi principali emersi dal turbinio di annunci di Google sull’intelligenza artificiale è che l’azienda non ha più intenzione di tirarsi indietro, come ha fatto con il chatbot LaMDA, annunciato molto prima della comparsa di ChatGPT ma mai reso pubblico.

A marzo, alcuni grandi nomi della ricerca sull’Ai avevano firmato una lettera aperta in cui chiedevano una pausa di sei mesi alla creazione di sistemi di apprendimento automatico più potenti di Gpt-4, il sistema che alimenta ChatGpt. Pichai non ha sottoscritto l’appello e nel suo discorso all’I/O ha dichiarato che l’azienda sta attualmente addestrando un nuovo e più potente modello linguistico, chiamato Gemini.

Una fonte di Google mi ha riferito che il nuovo sistema incorporerà una serie di recenti progressi di diversi modelli linguistici di grandi dimensioni e potrebbe eclissare Gpt-4. Ma non aspettatevi di sperimentare tutta la potenza e il carisma che Gemini avrà da offrire. Se per controllare il modello Google applicherà gli stessi metodi visti in Search Labs, il nuovo sistema potrebbe sembrare poco più che un sistema di completamento automatico sorprendentemente intelligente.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.



[Fonte Wired.it]

in gioco anche diritti digitali e libertà di informazione
| Wired Italia

in gioco anche diritti digitali e libertà di informazione | Wired Italia



Da Wired.it :

Nei primi anni al timone, Erdoğan ha introdotto una serie di riforme liberali, in parte per conquistarsi la fiducia dell’Occidente e in parte per ridurre l’influenza dei militari. Quando ha ritenuto di aver raggiunto l’apice del suo potere, all’inizio del 2010, ha iniziato a rinnegare completamente queste promesse. Col passare del tempo, per esempio, i giornali indipendenti sono diventati incapaci di pagare gli stipendi al personale dopo il divieto di pubblicare annunci pubblicitari per generare entrate. Di conseguenza, circa la metà dei 1.800 giornali nazionali e locali ha dovuto chiudere i battenti e il tasso di disoccupazione in tutte le professioni dei media ha raggiunto il 40%. La Turchia è passata da “parzialmente libera” a “non libera” nella classifica annuale del centro studi Freedom House.

Erdoğan non si è fermato qui: negli ultimi anni, il suo governo ha introdotto una serie di regolamenti volti a limitare i media digitali, con il pretesto di combattere la disinformazione; questo ha portato alla chiusura di Ekşi Sözlük, il social network turco più popolare. Tuttavia, se si chiede allo stesso Erdoğan, sembra che sia vero il contrario: in occasione di un recente evento, il presidente turco ha affermato chenel 2023 la stampa sarà molto più libera e molto più rispettata dal pubblico in Turchia. Tutti possono scrivere, dire ed esprimere ciò che vogliono“.

Un futuro migliore?

La candidatura di Kılıçdaroğlu è considerata una svolta per il paese. La sua ascesa a candidato presidenziale è durata decenni, galvanizzata da una marcia di quattrocentocinquanta chilometri da Ankara a Istanbul nel 2017 per protestare contro una serie di arresti, in seguito al tentativo di colpo di Stato del 2016. Kılıçdaroğlu ha promesso di guidare il ritorno alla democrazia parlamentare e si è anche impegnato a ripristinare l’indipendenza della magistratura, abbandonando l’uso del sistema giudiziario per reprimere il dissenso.

Il programma della coalizione di opposizione prevede riforme sostanziali per quanto riguarda la libertà di stampa, l’indipendenza del sistema giudiziario e il ripristino dello Stato di diritto. Secondo molti osservatori, un vento di libertà soffierà sicuramente sul Paese se Erdogan dovesse perdere. Kılıçdaroğlu ha promesso di attuare immediatamente le decisioni della Corte europea dei diritti umani e di intraprendere un cammino verso l’integrazione europea.

Lo sfidante di Erdoğan afferma che se vincerà porterà in Turchia libertà e diritti, costi quel che costi. “I giovani vogliono la democrazia – ha dichiarato alla Bbc -. Non vogliono che la polizia si presenti alle loro porte la mattina presto solo perché hanno twittato“. A simboleggiare la sua figura c’è una vignetta appesa nel suo ufficio, che lo mostra vestito con sandali e scialle per assomigliare al Mahatma Gandhi, mentre cammina verso il presidente Erdoğan. È un riferimento alla marcia del 2017 di Kılıçdaroğlu, soprannominato “Gandhi Kemal” dai media turchi.

In caso di vittoria di Erdoğan, invece, la strada sembra segnata: il successo del presidente porterebbe a un’ulteriore stretta, mettendo nel mirino le varie minoranze (come la comunità lgbtq+) e gli ultimi baluardi democratici del Paese, a cominciare dai media e dagli esponenti dell’opposizione.



[Fonte Wired.it]

Intelligenza artificiale, ecco come immagina le città italiane dopo la fine della civiltà

Intelligenza artificiale, ecco come immagina le città italiane dopo la fine della civiltà



Da Wired.it :

I programmi con intelligenza artificiale come MidJourney permettono di immaginare situazioni di ogni tipo nei luoghi più conosciuti, anche in Italia. In questa gallery, abbiamo chiesto al programma con AI che realizza creazioni realistiche grazie all’immissione di un prompt di testo scritto da un utente, di immaginare le città italiane in un futuro distopico post-apocalittico dopo la fine della civiltà. Così, Roma, Milano, Napoli, Venezia e Torino sono diventate un mondo completamente diverso rispetto a quello che conosciamo oggi. Le strade che un tempo erano piene di vita, ora sono desolate e vuote, mentre gli edifici e i monumenti sono stati trasformati in rovine e detriti. Tuttavia, ci sono ancora alcune tracce della loro grandezza passata.

La prima location che vediamo in questa gallery è Roma. L’antica città, che un tempo era una delle più grandi metropoli del mondo, è stata completamente devastata dalla fine della civiltà. Gli edifici storici come il Colosseo e il Pantheon sono ora solo un cumulo di macerie e la città è stata invasa dalla natura, con piante che crescono tra le rovine.

La città di Venezia, una volta famosa per i suoi canali e le sue gondole, è stata completamente sommersa dall’acqua. Con la fine della civiltà, il livello del mare è salito e la città è stata completamente inondata. Gli edifici affondati sono diventati una sorta di barriera contro il mare, mentre le gondole sono state abbandonate e sono ormai solo delle carcasse arrugginite.

Milano, la città industriale per eccellenza, è stata trasformata in una giungla di cemento e acciaio. La città è stata completamente devastata e trasformata in un campo di battaglia post-apocalittico. I grattacieli, una volta simboli di potenza e prosperità, sono ora abbandonati, mentre il Duomo continua a svettare sulla città lombarda.

Napoli, Torino, Bologna e Pisa hanno subito la stessa sorte: l’intelligenza artificiale di MidJourney ha dato vita a fotografie con palazzi distrutti e con la natura che inizia a riappropiarsi degli spazi. Le città italiane immaginate in un futuro distopico dopo la fine della civiltà, mostrano una visione apocalittica e spaventosa di un mondo che speriamo non vedrà mai la luce. Tuttavia, la loro distruzione ci ricorda l’importanza di preservare la nostra cultura e la nostra storia, per garantire che le future generazioni possano godere della bellezza delle nostre città.

Tutte le immagini seguenti sono state realizzate da una AI.



[Fonte Wired.it]

una nuova mappa del dna
| Wired Italia

una nuova mappa del dna | Wired Italia



Da Wired.it :

Avete presente i nostri antenati ormai scomparsi? Pensate all’immagine dei Neanderthal. Lasciando da parte per un attimo quanto somigli o meno all’originale (e non lo sapremo mai in fondo) è quel che si dice un’immagine generica: pelle chiara, capelli rossi, naso pronunciato, bassa statura. È il risultato delle analisi morfologiche e genetiche che hanno permesso di ricostruire a posteriori il loro aspetto nella media. Se dovessimo farlo per noi, come ci rappresenteremmo? Per fare in modo che quell’immagine sia davvero rappresentativa dovremmo tenere in considerazione, pesare, le diversità se non di ciascuno, almeno delle diverse etnie (volendoci limitare a rendere un’immagine fisica della nostra specie). Per cui, sarebbe tanto più veritiera quante più persone di origini diverse considerasse: così somiglierebbe a tutti, e a ciascuno al tempo stesso. Poi, per capire quanto una persona qualsiasi si discosta da quell’immagine – o quando un antenato stesso si discosti da noi – potremmo usarla come riferimento, mettendole a confronto.

Possiamo fare questo esercizio con il genoma. Uno sforzo analogo infatti è stato compiuto per mettere insieme un genoma di riferimento della specie umana, un pangenoma: un genoma che facesse al tempo stesso da riferimento per descrivere il nostro dna ma che tenesse in considerazione quanto siamo in fondo diversi. E oggi, a distanza di vent’anni dalla prima bozza del dna umano, siamo riusciti nell’impresa di mettere a punto una bozza di questo questo pangenoma: una descrizione della genetica umana nel suo complesso.

L’impresa, perché di questo si tratta, è notevole. Ufficialmente il pangenoma è stato presentato su Nature, insieme a una corolla di studi di accompagnamento che arrivano dallo Human Pangenome Reference Consortium, un’iniziativa del National Human Genome Research Institute (NHGRI) dei National Institutes of Health (Nih) americani. E ha raccolto i benvenuti di tantissimi esperti della materia, tutti sostanzialmente d’accordo nel ritenere il pangenoma una pietra miliare nella storia della genetica, una visione più completa, più rappresentativa e quindi anche più giusta, e qualcosa che consentirà di comprendere meglio cosa ci rende così diversi gli uni dagli altri e cosa predispone allo sviluppo di malattie. Ma cos’è prima di tutto un pangenoma e come si è arrivati a farlo?

Dal genoma al pangenoma

Raccontare la storia sarebbe troppo lungo, ma un buon punto di partenza sono gli inizi degli anni Duemila, quando vennero rilasciate le prime bozze del genoma umano, cui seguì la messa punto del primo genoma umano di riferimento. Questa sequenza però soffriva di due difetti principalmente. Prima di tutto non era completa, ovvero aveva dei buchi, dovuti ai limiti delle tecniche; limiti che nel tempo avremmo colmato, eliminando quei buchi e arrivando, solo lo sorso anno, a presentare finalmente una sequenza completa del nostro genoma, soprannominata T2T-CHM13.



[Fonte Wired.it]

gli eventi da non perdere dedicati ai fumetti
| Wired Italia

gli eventi da non perdere dedicati ai fumetti | Wired Italia



Da Wired.it :

I fumetti sono pronti a conquistare il Salone del Libro di Torino. D’accordo, la “nona arte” non sarà mai la vera protagonista della piazza; per quello ci sono ben altre e più appropriate fiere. Ma sempre più si sta ritagliando un degno ruolo da comprimaria accanto all’editoria tradizionale. Il programma dell’edizione 2023 del Salone è infatti più che mai ricco di eventi e appuntamenti dedicati proprio al mondo del fumetto.

L’elenco completo è disponibile sul sito ufficiale del Salone del Libro di Torino. Ma per orientarsi al meglio tra i tanti appuntamenti, ecco alcuni davvero imperdibili per tutti gli appassionati di graphic novel e manga. Il consiglio migliore è prenotarsi, perché per molti incontri vige il numero chiuso e si applica il consueto principio del chi prima arriva, meglio alloggia (e i ritardatari potrebbero non alloggiare affatto).

Giovedì 18 maggio

Si comincia con il laboratorio Frame by Frame organizzato in collaborazione con la Scuola del Fumetto di Torino, per tutti coloro che vogliono comprendere appieno l’importanza di un’inquadratura – al cinema, come sulle tavole di un fumetto. Mentre gli appassionati di cultura giapponese non potranno perdersi la “lezione” del saggista Massimiliano De Giovanni sugli usi e costumi del Sol Levante, interpretati attraverso quanto visto sugli anime più celebri; o il laboratorio di disegno con pennello e inchiostro nero (la tecnica Sumie) tenuto dal maestro Shozo Koike.

Venerdì 19 maggio

È la volta di Diabolikamente Donna; celebriamo i 60 anni di malefatte di Eva Kant, femminista ante-litteram, in un panel ricco con Giulia Massaglia, Stefania Caretta e Giulia Segre, tra gli altri. Gli fa eco il panel Inclusività attraverso il fumetto dove, a partire da serie a fumetti come Takopi’s original sin e A silent voice, gli speaker radunati da Star Comics parleranno di temi quali il bullismo e la disabilità. Chi è cresciuto leggendo Topolino avrà l’occasione di scoprire come nasce una storia a fumetti nell’omonimo laboratorio organizzato da Panini comics. Tra gli ospiti imperdibili della giornata c’è Will McPhail, vignettista del New Yorker al suo esordio nel mondo delle graphic novel con Entra.

Sabato 20 maggio

Al Salone c’è Luca Enoch, autore di Dragonero, per spiegarci come nasce un personaggio fantasy. Mentre Ayano Otani ci insegna a disegnare il Giappone in acquerello. Tanti gli appuntamenti con gli ospiti anche durante questa giornata: Carmine Giandomenico ci presenta la sua folle coppia Joker-Harley Quinn. La regina del fantasy all’italiana Licia Troisi racconta le escursioni fantastiche della banda Disney; Zerocalcare mugugna sul suo processo creativo e sulla mancanza di sonno; mentre il maestro del fumetto spagnolo Paco Roca presenta la nuova edizione della sua opera I solchi del destino.

Domenica 21 maggio

Sergio Bonelli Editore spegne le candeline insieme al pubblico per festeggiare i 75 anni di Tex, e racconta cosa ci si può aspettare dal futuro del cowboy solitario. Tommaso Renzoni e Raffaele Sorrentino portano gli ospiti nel mondo della ‘ndrangheta con la graphic novel Fehida targata Minimum Fax. Tra gli ospiti della giornata spiccano il re dell’umorismo Leo Ortolani, l’inseparabile coppia di autori Teresa Radice e Stefano Turconi, il talentuoso Manuele Fior, e l’indie Alessandro Baronciani. Last but not least il panel aperto al pubblico senza prenotazione e dedicato al grande maestro Milo Manara, ritornato alle matite per la trasposizione in graphic novel del capolavoro di Umberto Eco Il nome della rosa.



[Fonte Wired.it]