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quanto siamo influenzati da quelli di cui non siamo consapevoli?
| Wired Italia

quanto siamo influenzati da quelli di cui non siamo consapevoli? | Wired Italia



Da Wired.it :

Negli ultimi anni si parla molto di parità di genere, e quello di eliminare le disuguaglianze fra uomini e donne nell’ambito dell’istruzione, del lavoro, della salute e della politica è anche uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. Se ci pensiamo razionalmente, sembra impossibile che nel ventunesimo secolo gli esseri umani possano ancora cadere nella trappola dei pensieri discriminatori, di qualsiasi tipo essi siano: legati al genere, all’etnia di appartenenza, all’orientamento sessuale. Eppure. Pragya Agarwal, esperta in data science e scienze del comportamento e visiting professor presso la Loughborough University nel Regno Unito, dedica la sua attività di ricerca proprio a questa materia, applicandola soprattutto a questioni come le ineguaglianze e l’ingiustizia sociali. Al tema delle scelte basate su pregiudizi inconsapevoli ha dedicato il suo ultimo libro, “Sway: Unravelling Unconscious Bias”.

Schemi, bias e pregiudizi

Se si tratta di errori che mettono a rischio la nostra sopravvivenza – e quindi potenzialmente quella dell’intera specie – o comunque la nostra integrità fisica, il nostro cervello impara presto a creare le connessioni necessarie affinché evitiamo di ripeterli. La situazione si fa invece più sottile e complessa quando si entra nella sfera psicologica: cosa ci dice ad esempio la scienza di meccanismi come il confirmation bias, che ci spinge a vedere solo le prove a conferma del nostro ragionamento, giusto o sbagliato che sia? Un po’ come le nostre ricerche in internet sono influenzate dalla cosiddetta “bolla dei filtri”, così anche il nostro cervello può cadere in una rete fatta di schemi prefissati e ragionamenti illogici o anche semplicemente obsoleti, divenuti inadeguati nel corso del tempo. Le situazioni intorno a noi, infatti, cambiano rapidamente e noi stessi evolviamo non solo come specie ma anche come singoli individui. Ma, scrive Agarwal in articolo pubblicato su The Conversation, il nostro cervello è in buona sostanza pigro e votato al risparmio energetico: fra creare un nuovo schema a partire dall’acquisizione di nuove informazioni e conoscenze e il metterne in pratica uno “bell’e pronto” opterà per la seconda scelta. Il punto centrale della questione ha probabilmente a che fare con la consapevolezza che abbiamo rispetto a questi schemi.

Cosa ci dice la pancia

La questione riguarda poi in parte quello che chiamiamo istinto, ovvero quel modo di pensare che ci aiuta a prendere delle decisioni in fretta, che a volte si rivelano sensate e altre volte meno. Occhio però a non considerare del tutto inutile questa parte meno razionale del nostro cervello: come scrive sempre su The Conversation Valerie van Mulukom, ricercatrice associata presso il dipartimento di psicologia della Coventry University (Regno Unito), anche l’intuito ci serve e a volte addirittura ci salva, come quando ci troviamo a schivare istintivamente un sasso che ci sta per cadere in testa. In quel caso, se avessimo la pretesa di coinvolgere la nostra parte analitica, probabilmente ci sposteremmo quando è ormai troppo tardi. Analogamente, non possiamo pensare di valutare ogni nostra scelta quotidiana sulla base di ragionamenti logici e analitici, altrimenti spenderemmo buona parte delle nostre giornate a scegliere cosa cucinare, quale vestito indossare, che strada prendere per andare a lavoro. Anche le “decisioni di pancia” ci sono utili e non sempre si rivelano irrazionali, possono infatti essere basate su esperienze pregresse, che non abbiamo bisogno di ri-analizzare ogni volta. “In effettiscrive van Mulukom – i due stili di pensiero sono complementari e possono lavorare in modo concertato: li utilizziamo regolarmente insieme. Anche la più rivoluzionaria ricerca scientifica può iniziare con una conoscenza intuitiva che consente agli scienziati di formulare idee e ipotesi innovative, che in seguito possono essere convalidate attraverso test e analisi rigorosi”. L’integrazione fra i due sistemi, insomma, come quasi sempre accade, è fondamentale.



[Fonte Wired.it]

no, non sono tutti medici, poliziotti o avvocati
| Wired Italia

no, non sono tutti medici, poliziotti o avvocati | Wired Italia



Da Wired.it :

Fin dalla sigla de I Simpson è chiaro qual è la professione del capofamiglia Homer: è un addetto alla sicurezza nella centrale nucleare di Springfield. Ovviamente la centrale stessa, con il suo Mr Burns e le acque circostanti abitate da pesci a tre occhi, è funzionale per le assurde vicende della serie. Ma ci si è sempre chiesti come abbia fatto Homer, pigro e sonnacchioso, a non aver causato più danni di quelli raccontati nei vari episodi. O forse è meglio non chiederselo.

Frasier lo speaker radiofonico

Anche il mondo dei media, dai set televisivi alle redazioni dei giornali, è spesso raccontato dalla fiction televisiva. Pochi però hanno esplorato il mondo della radio. Eccezione è Frasier, la sitcom anni Novanta – presto oggetto di un atteso revival – in cui lo psicologo Frasier Crane conduce in una stazione radiofonica di New York un programma in cui dispensa consigli di vita e d’amore.

Roseanne l’operaia

La categoria forse meno raccontata di tutte, a livello seriale, è sicuramente quella degli operai. Tranne qualche personaggio sporadico spesso caratterizzato in chiave di disagio o di riscatto sociale, la classe operaia è lontana dalla narrazione borghese delle serie tv. Eccezione eclatante è Pappa e ciccia, in cui i protagonisti Roseanne e Dan sono rispettivamente un’operaia in una catena di montaggio e un operaio edile. E il fatto che facciano lavori di questo tipo è fondamentale in una serie che vuole proprio raccontare il punto di vista della working class americana, con tanto di contraddizioni e storture. Ecco, forse narrazioni di questo tipo sono quelle che mancano alla tv d’oggi, soprattutto per avvicinarsi a un racconto davvero sfaccettato della realtà.



[Fonte Wired.it]

Smart working, che fine ha fatto in Italia?
| Wired Italia

Smart working, che fine ha fatto in Italia? | Wired Italia



Da Wired.it :

I dati – sottolinea Fadda – non fanno emergere quel cambio di paradigma lavorativo che la pandemia sembrava aver innescato, almeno nel nostro paese. È come se durante quel periodo avessimo vissuto in ‘una grande bolla’ e il ritorno alla normalità stesse vanificando le potenzialità del lavoro a distanza, a causa di una ridotta capacità di introdurre radicali innovazioni nell’organizzazione del lavoro che preveda una combinazione di fasi di lavoro da remoto con fasi di lavoro in presenza”.

I numeri europei

I numeri europei sullo smart working giustificano pienamente la sottolineatura di Fadda. Nel 2019 solo il 14,6% degli occupati in Europa lavorava abitualmente da remoto, con uno scenario che presentava peraltro palesi differenze da paese a paese: in Olanda, già all’epoca erano quasi due su cinque i lavoratori abituati a svolgere alcune mansioni da casa.

Nelle nazioni che già prima della pandemia presentavano valori superiori alla media europea, il dilagare del covid ha accelerato un processo che ha portato nei due anni successivi un trend di crescita notevole della percentuale dei telelavoratori. In particolare, dati importanti in questo senso li hanno fatti rilevare Irlanda, Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Danimarca, Francia, Estonia, Malta e Portogallo.

L’Italia, che già quattro anni fa aveva fatto registrare percentuali di più basse rispetto alla media continentale, aveva visto aumentare sensibilmente i propri valori nel corso dell’emergenza sanitaria, per poi vivere però un percorso molto più lento: secondo i dati europei Labour Force Survey (Lfs), si è passati dal 4,8% del 2019 al 13,7% del 2020 e al 14,9% del 2021. Percentuali che scendono e toccano rispettivamente l’1,7%, il 12,1% e il 13,8% tra i dipendenti.

Gli ultimi dati pubblicati da Inapp riguardano invece la percezione di alcuni vantaggi e svantaggi dello smart working. In particolare, gli uomini apprezzerebbero di più la maggiore autonomia a esso legato, mentre le donne mostrerebbero preoccupazioni in merito alle prospettive di carriera (50,9%), ai diritti e alle tutele sindacali (52,8%) e al maggiore controllo da parte del datore di lavoro (53,3%).



[Fonte Wired.it]

La spugnetta lavapiatti che dura per sempre e non si può tagliare
| Wired Italia

La spugnetta lavapiatti che dura per sempre e non si può tagliare | Wired Italia



Da Wired.it :

La spugnetta per lavare i piatti è uno degli oggetti più sporchi e carichi di batteri che si possano trovare in casa (l’altro, è lo smartphone) inoltre può danneggiarsi facilmente quando a contatto con i coltelli e si tende a sostituirla solo quando è in condizioni indecenti. Tra i metodi empirici per sanificarla c’è quello di passarla in microonde, ma per chi vuole di più che una speciale proposta chiamata Forever Sponge che è realizzata in polietilene di grado 5, con certificazione militare anti-taglio più esigenti e che può da un lato evitare di essere contaminata e dall’altro può durare per sempre, come da nome.

Le spugnette da cucina possono trattenere batteri anche molto pericolosi come salmonella e e. coli proprio per via della loro struttura porosa che si trasforma presto in un ambiente ideale per la coltivazione di un micromondo dell’orrore. Forever Sponge punta invece sull’high performance polyethylene o Hppe di grado cinque, un materiale praticamente inscalfibile, che non teme nemmeno le lame più affilate e che infatti viene utilizzato in ambiti militari o per gli accessori anti-infortunistica.

La struttura è anche naturalmente resistente a germi e batteri, ma al contempo fornisce il giusto potere abrasivo per la pulizia di piatti, stoviglie o altri oggetti. Può anche trattenere meglio il sapone, così da utilizzarne di meno e inquinare in modo più contenuto le acque di scarico. Nonostante il materiale speciale, è possibile assicurarsi la speciale spugnetta Forever Sponge a un prezzo accattivante di 9 euro (40% di sconto rispetto al costo ufficiale) grazie al lancio su Kickstarter dove è protagonista di una raccolta fondi da record. Le spedizioni partiranno dal prossimo settembre in tutto il mondo.



[Fonte Wired.it]

Wired Next Fest 2023 di Rovereto, cosa seguire se ti interessa l’intrattenimento

Wired Next Fest 2023 di Rovereto, cosa seguire se ti interessa l’intrattenimento



Da Wired.it :

Come ogni anno torna l’evento più atteso di scienza, cultura, tecnologia e innovazione: il Wired Next Fest compie 10 anni e festeggia questo importante traguardo nella cornice della suggestiva Rovereto, che per questa edizione ospita il festival. L’ingresso è gratuito ed è possibile iscriversi agli incontri e ai workshop sul sito dedicato alla manifestazione, che si terrà nel week end del 6 e 7 maggio, con un’esibizione live già dalla sera di venerdì 5 maggio 2023. Esperti di tecnologia, scienza, economia e digitalizzazione, ma anche cantanti, artisti e creator si alterneranno sul palco di Teatro Zandonai, piazza Malfatti e Palazzo Del Bene, per un palinsesto ricco di incontri e panel che è possibile consultare sul portale.

Venerdì 5 maggio

Nella sera di venerdì 5 maggio Dardust, pianista, pioniere della musica classica alternativa, autore e produttore, vincitore di oltre 70 dischi di Platino e con più di 500 milioni di streaming, suonerà al Teatro Zandonai, in corso Bettini 78, a Rovereto, alle 21.

Sabato 6 maggio

Sabato sera alle 21 verrà registrata una puntata speciale di Tintoria Live, il primo comedy podcast italiano con Stefano Rapone, comico, autore e stand-up comedian, e Daniele Tinti, stand-up comedian. Nel corso della prima giornata del Wired Next Fest ci sarà anche Olly, nome d’arte di Federico Olivieri, che ha partecipato al festival di Sanremo, Giuseppe Tantillo e Anna Ammirati, direttamente dal cast della serie tv della Rai Mare Fuori, Sandro Donati, allenatore e maestro dello sport, mentre concluderà gli incontri della giornata di sabato il cantautore Giovanni Truppi.

Domenica 7 maggio

Domenica per gli appassionati di musica, sarà anche presente Red Canzian, compositore, cantante e polistrumentista, da 50 anni la voce e il basso dei Pooh e produttore di Casanova Opera Pop. Gli incontri di intrattenimento della giornata continuano con Chiara Galeazzi, autrice e speaker radiofonica, insieme al comico Saverio Raimondo, con cui ha impostato il programma Ccn – Comedy Central News. Nel pomeriggio sarà presente anche Nicole Rossi, attrice e influencer romana che ha partecipato a importanti produzioni televisive, tra le quali Il Collegio nel 2018 e Pechino Express, di cui è stata vincitrice dell’ottava edizione nel 2019. Sul palco ci saranno anche il cantautore Dente, Antonella Lattanzi, scrittrice e sceneggiatrice che parlerà della maternità, Marco Maisano, giornalista, autore, podcaster e conduttore, insieme a Elisa TrueCrime, story teller e content creator. Vincenzo De Lucia, attore, imitatore e cantante sarà con l’imitatore Ematoshi per parlare delle voci dell’entertainment. Gli incontri del pomeriggio di domenica si concluderanno con il rapper Nitro.



[Fonte Wired.it]

Le serie tv da guardare a maggio

Le serie tv da guardare a maggio



Da Wired.it :

In questa nuova serie Seth Rogen e Rose Byrne interpretano una coppia di ex migliori amici che va verso la mezza età e si riavvicina dopo una lunga separazione. L’amicizia tra i due, sempre stata platonica appunto, diventa sempre più intensa e destabilizza le loro vite in modo imprevedibile ed esilarante.

The Kardashians – terza stagione dal 25 maggio su Disney+

Le telecamere tornano a riprendere Kris, Kourtney, Kim, Khloé, Kendall e Kylie, le quali invitano i telespettatori a entrare nelle loro vite mentre affrontano la maternità, l’essere genitori e la costruzione del proprio impero. Il loro legame sarà messo alla prova e sorgeranno tensioni, ma come al solito riusciranno a navigare ogni tempesta, sempre ovviamente a favore di telecamera.

Rabbit Hole – prima stagione dal 26 maggio su Paramount+

Kiefer Sutherland torna protagonista e produttore di una serie ad alta tensione: in Rabbit Hole interpreta infatti John Weir, maestro dell’inganno nel mondo dello spionaggio aziendale che viene incastrato per omicidio da potenti forze che hanno la capacità di influenzare e controllare la popolazione. Per riconquistare la libertà dovrà fare ricorso a tutte le sue più astute capacità.



[Fonte Wired.it]