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I migliori droni economici per volare in alto senza finire sul lastrico
| Wired Italia

I migliori droni economici per volare in alto senza finire sul lastrico | Wired Italia



Da Wired.it :

Per chi vuole sperimentare con i droni ma non vuole spendere troppo, la categoria dei droni economici è fortunatamente molto ben rifornita. Del resto è comprensibile non voler investire somme assurde in questi apparecchi, soprattutto per i dilettanti: il rischio di danneggiarli in maniera irreparabile non è nullo, per non parlare del rischio di scoprire di aver investito 1000 euro sull’hobby sbagliato. Per questo motivo abbiamo preparato una carrellata con dieci droni facili da utilizzare e, soprattutto, a buon mercato, ponendoci come prezzo limite 200 euro.

Droni economici: come sceglierli

Prima di avventurarsi in qualunque tipo di discorso e di valutazione, è importante fare una doverosa premessa. Se avete visto filmati con protagonisti droni che si librano in cielo ad alta quota, si muovono con assoluta precisione, scattano foto spettacolari e registrano filmati talmente stabili da sembrare realizzati mediante l’ausilio di un treppiedi, sappiate che nella fascia di prezzo trattata in questo articolo non troverete queste caratteristiche. Per ottenere risultati del genere dovreste infatti aumentare il vostro budget, e rivolgervi a modelli di alta fascia. Ciò che troverete in questa galleria sono invece una serie di modelli entry-level, perfetti per prendere la mano con questa tipologia di apparecchi e per comprendere quanto il volo dei droni possa essere un hobby capace di regalare divertimento e soddisfazioni. Detto questo, anche nei modelli base, è importante tenere in considerazione alcuni parametri prima di operare una scelta:

  • Autonomia: i droni sono dotati di batterie ricaricabili dalla potenza contenuta. L’autonomia in volo degli apparecchi da noi prescelti spazia da quattro/cinque minuti fino a una dozzina. Alcuni modelli sono venduti con batterie di ricambio, con la possibilità quindi di una sostituzione rapida per tornare velocemente in azione.
  • Distanza percorribile: il raggio d’azione dei droni varia in maniera sensibile. Alcuni modelli possono raggiungere quote elevate e allontanarsi sensibilmente senza rischi di perdita di segnale, altri invece devono mantenersi a distanze più ravvicinate.
  • Gps: la possibilità di collegarsi al sistema gps del proprio cellulare consente di creare un punto di partenza, da utilizzare anche per il rientro automatico in caso di problemi tecnici o di esaurimento della batteria.
  • Controlli: tutti i droni sono forniti di un classico radiocomando per controllarne il movimento. Alcuni modelli possono inoltre essere gestiti completamente via smartphone, previo scaricamento di specifiche app.
  • Foto e Video: buona parte dei droni sul mercato sono dotati di sistemi video che, oltre a consentire un controllo in prima persona, permettono di scattare foto e di registrare video. La qualità delle immagini e delle riprese può variare sensibilmente non solo per quanto riguarda la risoluzione, ma anche per la presenza o meno di stabilizzatori.
  • Extra: oltre alle già citate batterie extra, la dotazione di accessori può comprendere anche eliche di ricambio, utilissime per eseguire rapidi lavori di manutenzione in caso di rotture o di danneggiamenti.

Le ultime regole sui droni

Alcune note finali sull’utilizzo di un drone. Nella nostra gallery abbiamo selezionato solo modelli di peso inferiore ai 250 grammi, che quindi non necessitano di un patentino per essere pilotati. È però importante ricordare che qualunque drone dotato di telecamera o apparecchiatura fotografica deve essere registrato al sito d-flight, e che la pubblicazione di filmati e immagini deve rispettare le normative vigente per quanto riguarda la privacy. Inoltre per volare è sempre necessaria un’assicurazione Rc, e bisogna rispettare una serie di regole quali non superare la quota di 120 metri, mantenere il drone sempre all’interno del proprio raggio visivo, non sorvolare assembramenti e rispettare eventuali limitazioni locali di volo, controllabili sulle mappe presenti nel portale d-flight.

Di seguito la nostra selezione dei modelli economici. Chi cerca qualcosa di diverso può però sfogliare la nostra selezione dei droni per ispezioni e riprese professionali e dei modelli migliori divisi per fascia di prezzo.




[Fonte Wired.it]

le novità a fumetti imperdibili
| Wired Italia

le novità a fumetti imperdibili | Wired Italia



Da Wired.it :

È in pieno svolgimento a Napoli il Comicon 2023, la più grande fiera dei fumetti del Sud Italia, tra grandi ospiti, mostre e appuntamenti imperdibili. Ma al centro della manifestazione non possono che esserci loro, i veri protagonisti: i fumetti.

Come ogni anno gli stand che affollano la manifestazione attraggono i lettori e i fan con novità, volumi speciali, cover variant, attesi ritorni e soprattutto firme di grandi autori da tutto il mondo. Molti dei quali si possono anche scorgere tra i banchi, intenti ad autografare copie e realizzare schizzi personalizzati.

Tra comics e manga, tra graphic novel e serie in volumi, tra albi cartonati e riviste spillate, ecco i fumetti da non perdere alla fiera del fumetto di Napoli.



[Fonte Wired.it]

Wired Next Fest 2023 a Rovereto, cosa seguire se ti interessa la scienza

Wired Next Fest 2023 a Rovereto, cosa seguire se ti interessa la scienza



Da Wired.it :

Scienza, cultura, innovazione, tecnologia, ma anche intrattenimento si incontrano al Wired Next Fest 2023, il festival gratuito più famoso su tecnologia e innovazione che quest’anno compie 10 anni. A ospitare questa nuova edizione, che si terrà nel week end del 6 e del 7 maggio 2023 sarà la città di Rovereto, dove il pubblico potrà assistere e prendere parte agli incontri, panel, workshop e agli exhibit nel teatro Zandonai, in piazza Malfatti, a Palazzo Del Bene, e al Planetario di Rovereto. L’ingresso è gratuito, mentre sul sito dedicato all’evento è possibile iscriversi e trovare l’elenco degli speaker e il programma del festival.

Tra gli ospiti della manifestazione, gli appassionati di scienza potranno trovare anche esperti di economia spaziale, astrofisica, biologia, medicina, energia, ecologia animale e tanto altro. Ecco quali sono gli incontri da non perdere per chi è interessato all’ambito scientifico.

Sabato 6 maggio

Nella giornata di sabato ci sarà l’incontro con Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), sulle esplorazioni ultraorbitali e sulla space economy. Neuroscienziato e ricercatore, Giulio Deangeli sarà sul palco insieme a Emma Ruzzon, presidente del consiglio degli studenti dell’università di Padova, per una riflessione sulla situazione delle università italiane e dei suicidi degli studenti avvenuti negli ultimi mesi. A seguire, Antonella Viola, professoressa di Patologia generale all’università di Padova, si occuperà di analizzare tutti quegli aspetti legati al linguaggio della scienza e della divulgazione emersi nel periodo della pandemia.

Quali sono le competenze di cui ha bisogno il settore della space economy? Al Wired Next Fest di Rovereto ne parlano Massimo Claudio Comparini, deputy amministratore delegato di Esvp Observation Exploration Navigation alla Thales Alenia Space, e Simonetta Di Pippo, professor of practice di Space economy e direttrice dello Space economy evolution lab (SeeLab) della Bocconi.

Il festival sarà ricco di appuntamenti sulla crisi climatica e ambientale: Claudia Tebaldi, ricercatrice del Joint Global Change Research Institute della University of Maryland, e Giacomo Moro Mauretto, biologo e divulgatore scientifico, si occuperanno della questione ambientale. Dell’impatto della crisi climatica su animali e piante, invece, parleranno Francesca Cagnacci, ecologa comportamentale e della conservazione alla guida dell’Unità di ecologia animale del Centro ricerca e conservazione della fondazione Edmund Mach, e Luca Belelli Marchesini, ricercatore dell’Unità di ecologia forestale del Centro ricerca ed innovazione della fondazione Edmund Mach. Sul futuro del cibo, invece interverranno anche Stefano Biressi, professore di Biologia molecolare dell’università di Trento, Luciano Conti, professore di Biologia applicata del dipartimento Cibio dell’università di Trento e Sean Yam, chief operating officer della Gerber Rauth Srl.

Una costellazione satellitare che monitorerà l’ambiente, le infrastrutture, il dissesto idrogeologico e gli incendi in Italia: è questo l’obiettivo del progetto Iride, che verrà illustrato da Antonio Ciccolella, system requirements manager dell’Esa, Francesco Longo, responsabile Unità di osservazione della Terra e operazioni dell’Asi, e Andrea Taramelli, professore dell’Università Iuss di Pavia e senior scientist in telerilevamento e processi di superficie nell’Ispra.

Domenica 7 maggio

Tra gli incontri a tema scientifico previsti per la giornata di domenica 7 maggio, ci sarà anche quello dedicato al metodo Steam (science, technology, engineering, art, mathematics) che si occupa di coinvolgere più persone possibili nelle materie scientifiche. Ne parlerà Ersilia Vaudo, astrofisica e chief diversity officer all’Esa. Nel pomeriggio sarà presente anche Martin Hanczyc, responsabile del laboratorio di Biologia artificiale del Centro Cibio dell’università degli studi di Trento.

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[Fonte Wired.it]

Identità digitale europea, il prototipo sarà pronto entro giugno
| Wired Italia

Identità digitale europea, il prototipo sarà pronto entro giugno | Wired Italia



Da Wired.it :

Il primo prototipo dell’app per un sistema europeo di identità digitale arriverà tra maggio e giugno. Un passo avanti verso il progetto di un wallet dove in futuro i cittadini europei potranno caricare una serie di documenti e di informazioni personali (come la carta di identità, la patente, la tessera sanitaria, ma anche il certificato di laurea) e condividere all’occorrenza i dati strettamente necessari. Se, per esempio, dovremo dimostrare di essere maggiorenni, basterà mostrare attraverso il wallet la data di nascita. Chi deve effettuare il controllo avrà la garanzia che il dato è sicuro, perché caricato sull’app europea. E al tempo stesso non dovremo diffondere dati personali superflui (per esempio, come avviene mostrando la carta di identità per assolvere la stessa richiesta).

È un progetto a cui Bruxelles tiene molto e che ha già mobilitato 37 milioni di investimenti. L’obiettivo della Commissione è avere pronto il sistema comune di identità digitale entro il 2025. Motivo per cui già quest’anno vuole iniziare a studiare il prototipo del wallet, che dovrà rispondere alle necessità dei 27 Stati dell’Unione. La app è l’ultimo miglio della riforma del regolamento Eidas, che riguarda l’identità elettronica comunitaria. Una trattativa delicata con conseguenze molte pratiche per la vita quotidiana, perché si occupa dei dati personali dei cittadini, della loro archiviazione e dell’uso che potranno farne gli Stati, notoriamente affamati di informazioni.

La situazione:

  1. Il prototipo del wallet
  2. Consorzi in gara
  3. Questione sicurezza
Ritratti pixelati

La Commissione ha assegnato gare per 63 milioni di euro per sviluppare un wallet su cui conservare i nostri documenti di identità, sulla falsariga delle app del green pass. Ma su tutto il resto si litiga ancora. Le imprese temono lock-in tecnologici. I colossi del web sono contro il Consiglio europeo. E Spid rischia di rimanere fuori dalla partita

Il prototipo del wallet

Finora il sistema comune di identità digitale è stato un progetto discusso sulla carta. Molto discusso. Perché intreccia specifiche tecniche e volontà politiche. Per questo passare alle prime prove pratiche è urgente per Bruxelles. Asa Barton, funzionaria della direzione generale Connect della Commissione (che si occupa di digitale), ha spiegato nel corso di un seminario del settore che “una prima versione del wallet sarà pronta per maggio/giugno” e che sono “previsti nuovi aggiornamenti ad agosto e ottobre”.

Quella che la Commissione riceverà è una prima bozza, da adeguare anche alla luce delle regole tecniche, in discussione fino a fine anno. A realizzare il prototipo è un consorzio formato da due società informatiche: NetCompany-Intrasoft, controllata della danese Intrasoft, 3,6 miliardi di euro di giro d’affari nel 2021, e la svedese Scytáles. L’appalto vale 26 milioni di euro. Come per le app del green pass, la Commissione fornirà una app di base, che i singoli Stati potranno personalizzare, e il codice sarà open source.

Consorzi in gara

Mentre il lavoro del prototipo è racchiuso in un appalto della durata di un anno, in parallelo la Commissione ha distribuito 37 milioni di euro a quattro consorzi per sperimentare alcune applicazioni pratiche del sistema di identità. Dalla patente ai conti in banca. In totale annoverano oltre duecento aziende e un centinaio di enti pubblici.



[Fonte Wired.it]

Cina, i tardigradi hanno dato un grande assist alla ricerca militare
| Wired Italia

Cina, i tardigradi hanno dato un grande assist alla ricerca militare | Wired Italia



Da Wired.it :

Prepararsi a combattere non significa solo testare la capacità di effettuare un blocco navale intorno a Taiwan, lanciare missili balistici o svolgere esercitazioni congiunte sul mar Cinese meridionale. No. Prepararsi a combattere significa anche accelerare sul fronte della ricerca e delle scoperte scientifiche. E su questo fronte la Cina sta di recente mettendo a segno punti molto importanti. Non solo nel settore dell’intelligenza artificiale, su cui da tempo Pechino ha conquistato una posizione di rilievo e a tratti persino di favore.

La scoperta

Uno degli ultimi esempi, forse più significativi, è quello che riguarda l’inserimento di un gene del microscopico orso d’acqua in cellule staminali embrionali umane, aumentando in modo significativo la resistenza di queste cellule alle radiazioni. L’orso d’acqua, noto anche come tardigrado o maialino di muschio, è un animale a otto zampe lungo meno di un millimetro ed è ritenuta una delle creature più resistenti al mondo.

In anni di test scientifici, esemplari di orso d’acqua sono sopravvissuti a temperature fino a -200 gradi Celsius, a immersioni di oltre un’ora in acqua bollente e persino a voli nello spazio. La resistenza dell’orso acquatico deriva in parte da un gene in grado di generare proteine simili a scudi per proteggere le sue cellule dalle radiazioni e da altri danni ambientali.

Ebbene, secondo un report del team dell’Accademia delle Scienze Militari di Pechino, le cellule staminali embrionali umane modificate con questo gene hanno mostrato una resistenza sovrannaturale alle radiazioni. Ciò significa, secondo il South China Morning Post, in potenza di poter rendere i soldati super resistenti in grado di sopravvivere a esposizioni nucleari. Nell’esperimento di laboratorio, quasi il 90% delle cellule embrionali umane portatrici del gene dell’orso d’acqua è sopravvissuto a un’esposizione letale ai raggi X.

L’esperimento avrebbe dimostrato che le cellule umane sono sorprendentemente in grado di accogliere il gene dell’orso acquatico. Questo rende meno futuribile pensare all’ottenimento di un esercito di “super soldati”, anche se le ricerche avranno ovviamente bisogno di (molto) ulteriore tempo e discussioni anche etiche per proseguire.

Armi a microonde e pistole elettromagnetiche

Non è l’unico sviluppo scientifico-militare degno di nota in arrivo dalla Cina. Un team della National University of Defence Technology di Changsha (provincia dello Hunan), ha realizzato una fonte di energia compatta che potrebbe ridurre significativamente le dimensioni di un’arma a microonde ad alta potenza in fase di sviluppo in Cina. Il dispositivo sarebbe in grado di generare elettricità fino a 10 gigawatt di potenza a una velocità di 10 impulsi al secondo.



[Fonte Wired.it]

abbiamo visto (e provato) il primo in Italia
| Wired Italia

abbiamo visto (e provato) il primo in Italia | Wired Italia



Da Wired.it :

Anche l’Italia, finalmente, ha il suo computer quantistico. Si chiama Seeqc System Red, ed è stato sviluppato da Seeqc, azienda statunitense con sedi a New York, Londra e Napoli, con il supporto dell’Università Federico II di Napoli. Il dispositivo si trova, per l’appunto, a Napoli, ed è il primo computer quantistico italiano full-stack, ossia dotato di tutti i componenti che gli permettono di far girare algoritmi e applicazioni – hardware, software, firmware e portale cloud. È stato appena presentato alla stampa ed è già operativo: abbiamo avuto occasione di visitarlo, di farcelo descrivere da John Levy, ad dell’azienda, che ci ha illustrato le sue caratteristiche e la roadmap per il futuro (che comprende, tra le altre cose, la realizzazione di un quantum data-center a Napoli), e infine di vederlo in azione, alle prese con due algoritmi di test e, cosa ancora più importante, con un algoritmo reale. “Questo traguardo – ha detto Levy – rappresenta qualcosa in più di una singola pietra miliare nel computing quantistico. Come primo computer quantistico italiano, Seeqc Red rappresenta un evento importante nella storia dell’innovazione in Italia e costituisce un progresso significativo nella nostra missione nell’intero settore del computing quantistico. Il passo successivo è portare quanto fatto oggi in ambito commerciale, costruendo qui a Napoli un quantum data-center e centro di test. Siamo pronti a collaborare con la pubblica amministrazione locale e centrale, i fondi privati di investimento e i nostri partner industriali per contribuire a realizzare questa visione”.

Un piccolo riepilogo

A differenza dei computer classici, che usano i bit ossia valori di zero o di uno – per memorizzare e manipolare le informazioni, i computer quantistici usano i qubit, che invece possono assumere i valori di zero, uno e diverse loro combinazioni, in virtù del cosiddetto “principio di sovrapposizione”, una delle leggi fondamentali della meccanica quantistica. Un processore in grado di lavorare in sicurezza e velocità con i qubit non è soltanto più veloce o più potente rispetto a un processore tradizionale; è anche in grado, almeno in linea teorica, di svolgere operazioni che un processore tradizionale non potrebbe mai svolgere, almeno non in un tempo ragionevole. È il cosiddetto principio della supremazia quantistica: nel 2019 Google è affermata di essere riuscita a raggiungerla con il suo Sycamore, che ha risolto un problema matematico molto complesso – che il più potente computer al mondo, il Summit di Ibm, riuscirebbe ad affrontare in circa 10mila anni – in appena 3 minuti e 20 secondi.

Niente male: ma va sottolineato che, al momento, sfide come questa sono soltanto artefatti matematici che hanno poco a che fare con le applicazioni reali della computazione quantistica: “Il risultato di Google – ci dice ancora Levy – è certamente corretto e importante. Ma non è così utile. Ci conferma che i computer quantistici sono più veloci di quelli tradizionali, ma a mio avviso non è questa la loro qualità più interessante. Le qualità più interessanti sono altre. Tempo fa abbiamo parlato con un gruppo di ricerca che lavora su modelli climatici avanzati: ci hanno detto che la parte più importante di un modello climatico è la modellizzazione delle nuvole. E al momento non abbiamo modelli per farlo. Non sappiamo farlo. Perché la natura è fatta di entità quantistiche, e non sempre si può simularla con oggetti digitali [cioè i computer tradizionali, nda]. I computer quantistici sono così interessanti perché funzionano proprio come funziona la natura a livello microscopico, e costituiscono quindi l’approccio più ‘naturale’ per la risoluzione di problemi fondamentali. Oltre ai già citati modelli climatici, penso per esempio al design delle proteine, fondamentale per la scoperta di nuovi farmaci, o di batterie di nuova generazione, o alla modellizzazione della fotosintesi. Tutte cose che potrebbero cambiare drasticamente il nostro futuro e il nostro quotidiano”.

Una nuova prospettiva

Seeqc, naturalmente, non è l’unica azienda al mondo a sviluppare computer quantistici: oltre alla già citata Google, se ne stanno occupando anche Ibm, Amazon e molti altri colossi di tutto il mondo. Tuttavia, l’approccio dell’azienda americana è diverso, perché punta alla realizzazione di sistemi quantistici basati sui cosiddetti Sfq (Single-Flux Quantum), chip di nuova generazione che dovrebbero consentire di mettere a punto dispositivi completamente digitali, superando l’attuale tecnologia che prevede il controllo e la lettura analogica dei qubit. Al di là dei dettagli tecnici (per forza di cose molto complessi), si tratta di un approccio che, secondo i progettisti, riuscirebbe a risolvere il problema della scalabilità dei dispositivi e a ottimizzarne l’efficienza energetica, migliorandone contemporaneamente l’affidabilità (soprattutto in termini di correzione degli errori, uno degli aspetti più critici della computazione quantistica) e la velocità (o, più precisamente, la latenza).

“La parte più critica della scalabilità e dell’efficienza energetica dei computer quantistici – dice Levy – dipende dal fatto che i qubit sono estremamente delicati, e quindi vanno protetti adeguatamente da tutte le interferenze del mondo esterno. Per farlo, bisogna mantenerli a temperature bassissime, pochi millikelvin sopra lo zero assoluto, il che richiede molta energia e molti accorgimenti. L’approccio analogico, tra l’altro, prevede l’utilizzo di molti cavi e di molti rimbalzi e amplificazioni dei segnali, il che rende i sistemi molto poco scalabili: all’aumentare del numero di qubit la complessità del dispositivo aumenta di conseguenza. Secondo alcune stime, mantenere in funzione un computer quantistico “analogico” con un milione di qubit richiederebbe, al momento, una potenza di circa 13 megawatt, ossia circa 700 milioni di dollari.



[Fonte Wired.it]