Seleziona una pagina
Il Toughbook 40 di Panasonic ci insegna come si crea un notebook indistruttibile
| Wired Italia

Il Toughbook 40 di Panasonic ci insegna come si crea un notebook indistruttibile | Wired Italia



Da Wired.it :

Ogni componente del Toughbook 40 è pensata per raggiungere i più alti standard di resistenza possibile, in modo che le probabilità di malfunzionamento siano davvero ridotte, anche in condizioni estreme e, dopo aver visto i test condotti, non ci sorprendiamo della bassa quantità di Toughbook non funzionanti, anche grazie all’efficienza del team di supporto clienti, in grado di riparare e rispedire in breve tempo uno qualsiasi di questi notebook.

La via per la sostenibilità

Infine, durante l’evento stampa, il team di Panasonic ha anche annunciato di aver dedicato un notevole impegno alla sostenibilità e alla lotta all’inquinamento nel proprio settore. Innanzitutto, viene promosso un programma chiamato Toughbook Revive, per riciclare i dispositivi Toughbook dismessi riutilizzando le componenti intatte per aggiustare quelli danneggiati e ricondizionando alcuni modelli, così da creare un’economia circolare con sempre meno sprechi di materiale.

Panasonic

Inoltre, grazie al design modulare del Toughbook 40 e di altri modelli, questi dureranno molto di più, per via della possibilità di sostituire soltanto alcune parti, rendendo dunque la vita di ogni prodotto sempre più lunga e limitando gli sprechi. I Toughbook inoltre vengono spediti utilizzando imballaggi privi di plastica.

Panasonic ha infatti chiaro l’obiettivo legato alla salvaguardia dell’ambiente, con il programma Green Impact, che punta a ridurre a zero le emissioni nette di carbonio entro il 2030 per le operazioni aziendali e per tutta la catena del valore entro il 2050. Scelte che dimostrano l’interesse a diventare un’azienda più ecosostenibile, grazie anche a nuovi programmi in arrivo come il Tough Trees, per cui verranno piantate oltre mille piantine nelle foreste bavaresi in Germania. Sicuramente un passo in avanti importante per un’azienda come Panasonic, che speriamo possa dare il buon esempio, da seguire soprattutto per il bene del nostro pianeta.



[Fonte Wired.it]

Il bidone della spazzatura motorizzato che raggiunge i 100 km/h
| Wired Italia

Il bidone della spazzatura motorizzato che raggiunge i 100 km/h | Wired Italia



Da Wired.it :

Forse non tutti sanno che esiste un record omologato di velocità per bidone della spazzatura motorizzato: fino a poche settimane fa il primato apparteneva all’ingegnere britannico Andy Jennings nel 2020 che era riuscito a sfiorare i 70 km/h. Qualcosa di già sorprendente, ma che è stato polverizzato da un nuovo progetto a opera del creator Chris Rollins che ha migliorato alcuni sostanziali dettagli per spingersi fino alla tripla cifra dei 100 km/h. L’impresa è stata condita anche dall’immancabile dramma sfiorato visto che l’autore del record si è sfracellato con il fusto, per fortuna senza troppe conseguenze.

I bidoni della spazzatura utilizzati per il record sono quelli noti come wheelie bins ovvero di tipo carrellato, già dotati di ruote per spostarli facilmente: le dimensioni sono perfette per accomodarsi dentro, quindi perché non apportare qualche modifica e vedere fin dove ci si può spingere? Nel precedente primato del 2020 ufficializzato dalla Guinness World Record, Andy Jennings aveva sostituito le ruote con versioni più resistenti e stabili tipo kart, dato che quelle di serie in plastica si sarebbero facilmente distrutte alla prima accelerazione, montando poi un piccolo propulsore da moto, una frizione, una sella di bicicletta e uno sterzo preso da uno scooter per anziani. Un buon punto di partenza, migliorabile sotto diversi punti di vista.

Come mostrato nel video qui sopra, Rollins ha optato per un motore molto più prestante (un modello Honda da 6,5 cavalli) ed è stata aggiunta una ruota frontale simile a quella di una bicicletta per una maggiore stabilità. Soprattutto, la seduta è stata abbassata così da aiutare la già difficoltosa aerodinamica, dato che Jennings emergeva con metà del torso al di fuori del fusto, mentre col modello migliorato è possibile rimanere belli protetti dentro il bidone. Così facendo, il creativo è riuscito a raggiungere i 100 km/h con una certa facilità, salvo poi spingersi fino a circa 101 km/h in un successivo tentativo e perdere il controllo del mezzo, ribaltandosi e rischiando di farsi molto male, ma per fortuna senza conseguenze.



[Fonte Wired.it]

Minecraft: un’app clone sta infettando milioni di dispositivi Android

Minecraft: un’app clone sta infettando milioni di dispositivi Android



Da Wired.it :

Cari utenti Android, diffidate dalle imitazioni – anche quando queste sembrano in tutto e per tutto identiche all’originale. Una serie di 38 giochi clone di Minecraft sta infettando i dispositivi con l’adware “HiddenAds“, utilizzato per caricare furtivamente annunci pubblicitari in background da cui monitorare l’attività degli utenti e trarre guadagni in modo illecito. Un problema alquanto grave, considerando che BleepingComputer ha riferito che le copie infette del gioco sono state scaricate da circa 35 milioni di utenti in tutto il mondo, con una percentuale maggiore in Stati Uniti, Canada, Corea del Sud e Brasile.

Trattandosi di un clone pressoché perfetto, nessuno ha notato l’attività adware dannosa condotta in background, perché il gioco funziona esattamente come fosse il Minecraft originale. Tanto più che neppure dettagli come il surriscaldamento del dispositivo o il consumo eccessivo della batteria hanno preoccupato gli utenti, che li hanno sempre ricollegati all’app di gioco. Fortunatamente il set di adware è stato scoperto e segnalato dal Mobile Research Team di McAfee, un’azienda che si occupa di sicurezza informatica da moltissimi anni. E tutte le app malevole sono state immediatamente segnalate e rimosse da Google Play, così da salvaguardare la sicurezza degli utenti.

Block Box Master Diamond, Craft Sword Mini Fun, Block Box Skyland Sword e Craft Monster Crazy Sword sono solo alcune delle applicazioni più scaricate, che hanno permesso all’adware di lavorare in background, senza che gli utenti potessero visualizzare alcunché sul display del dispositivo utilizzato. Nonostante questo, l’analisi del traffico di rete ha dimostrato il flusso di lavoro di alcuni annunci discutibili generati dalle librerie pubblicitarie di Google, AppLovin, Unity e Supersonic. È abbastanza chiaro, quindi, che i giochi clone di Minecraft siano riusciti ad infettare i dispositivi degli utenti Android senza far troppo rumore. E per quanto gli adware non siano da considerare troppo pericolosi per la vita degli utenti, possono comunque ridurre le prestazioni di un dispositivo mobile, sollevare problemi di privacy e potenzialmente creare falle nella sicurezza, che potrebbero esporre gli utenti a minacce ben più gravi.



[Fonte Wired.it]

Migranti, una ditta di pullman si è rifiutata di far salire a bordo un gruppo
| Wired Italia

Migranti, una ditta di pullman si è rifiutata di far salire a bordo un gruppo | Wired Italia



Da Wired.it :

Io non porto migranti sui miei pullman. Con questa frase, il titolare di un’azienda di trasporti della Campania si è rifiutato di fornire i suoi mezzi all’associazione Migranti e rifugiati di Napoli, che li aveva già prenotati da tempo per raggiungere Roma, in occasione della manifestazione contro il cosiddetto decreto Cutro, prevista per il 28 aprile alle 14, e con la quale una serie di associazione prevede di esprimere la propria opposizione alle misure adottate dal governo dopo la morte di 94 persone a Steccato di Cutro, in Calabria, a causa del naufragio dell’imbarcazione il 26 febbraio.

A denunciare l’episodio di razzismo sui social è stata la pagina Instagram degli organizzatori dell’evento, Non sulla nostra pelle, che ha pubblicato l’audio della conversazione avuta con il titolare dell’azienda (senza menzionare il nome della società), poi ampiamente diffuso anche grazie all’attivista e scrittrice marchigiana Oiza Q. Obasuyi, che lo ha ricondiviso sui suoi canali.

La disdetta ingiustificata

L’episodio di razzismo è avvenuto a meno di 24 ore dalla partenza per Roma per partecipare alla mobilitazione nazionale. Una delle ditte che avrebbe dovuto fornire due dei dodici mezzi in partenza da Napoli ha cancellato improvvisamente la prenotazione, perché avrebbe dovuto trasportare lavoratori e lavoratrici migranti.

Mi aspettavo di andare a prendere dei lavoratori di un’azienda che stava chiudendo – ha detto l’uomo nella telefonata avuta con una delle coordinatrici dell’associazione – invece sono migranti”. “I pullman non ve li mando. Punto e basta”, ha aggiunto il titolare dell’azienda.

A quel punto, l’organizzatrice gli ha chiesto se stesse rifiutando di fornire il servizio concordato perché sono immigrati? Perché sono persone nere? e, senza esitare un secondo, il titolare dell’azienda ha risposto Esattamente”.

Io porto i lavoratori italiani ha continuato, “e la motivazione è che io questa qualità di servizio non la voglio fare, punto e basta, e voi non dovete chiedermi perché”, riferendosi con “qualità di servizio” al trasportare persone migranti.

L’uomo ha poi tentato vagamente di sostenere che la sua decisione non fosse razzismo, ma risulta davvero difficile trovare un altro termine per descrivere cosa accade quando qualcuno impedisce a delle persone di salire su un pullman per il loro colore della pelle o per la loro origine. Ricordatevi di queste parole quando sentite dire che il razzismo non esiste si legge nella descrizione del post pubblicato da Non sulla nostra pelle.

Il decreto Cutro

Ragione della manifestazione a Roma, a cui è diretto il gruppo di migranti a cui è stato rifiutato il viaggio in pullman dalla Campania, è il cosiddetto decreto Cutro varato dall’esecutivo. Il governo Meloni ha creato una nuova fattispecie di reato per “morte o lesioni gravi in conseguenza di traffico di clandestini”. Si tratta del provvedimento più importante e discusso del nuovo decreto legge sull’immigrazione, approvato durante il Consiglio dei ministri del 9 marzo 2023 a Cutro.





[Fonte Wired.it]

Citadel è un costosissimo giocattolo spionistico con cui abbiamo giocato già molte volte
| Wired Italia

Citadel è un costosissimo giocattolo spionistico con cui abbiamo giocato già molte volte | Wired Italia



Da Wired.it :

Cosa ci si può aspettare da una serie come Citadel, presentata come un ambizioso tentativo di portare una storia di spionaggio e d’azione su scala internazionale, con tanto di mirabolanti location in tutto il mondo e svariati spin-off affidate alle varie nazioni (ce ne sarà uno anche italiano, con Matilda de Angelis)? Moltissime cose, ovviamente. Ma forse la prima cosa che uno si aspetta è che, guardandola in originale, la serie si sforzi di far parlare le altre lingue che non siano l’inglese in modo non improvvisato né bislacco: invece quando ci si imbatte in personaggi non anglofoni o quando gli stessi protagonisti – essendo spie, appunto – parlano altre lingue il risultato è sempre un maccheronico mashup di suoni ed espressioni approssimative. È un dettaglio, verrà da dire, ma in una produzione che ha superato i 300 milioni di dollari e vuole appunto settare un nuovo standard globale forse una svista non da poco.

In generale, tuttavia, si può dire che Citadel, che fa il suo debutto il 28 aprile su Prime Video, funzioni bene. Anzi, fedelissima al proprio brief – quello cioè di presentare una complessa e stratificata trama spionistica infarcita di viaggi in giro per il pianeta e mirabolanti scene d’azione, fila liscia come l’olio. Il fatto che la prima stagione sia composta da sei episodi di circa quaranta minuti la rende una visione molto concisa e scorrevole, aiutata dal ritmo sostenuto e dal non perdersi tanto in chiacchiere: le scene di lotta, gli inseguimenti, gli incidenti mirabolanti e le esplosioni si succedono in modo concitato e non c’è mai tempo di annoiarsi. Peccato che a tanta efficacia realizzativa corrisponda una controparte narrativa in qualche modo più banale (e dalla genesi complessa, dato che gli showrunner originari Josh Appelbaum e André Nemec, in dissidio con i Russo, hanno dovuto lasciare la palla a David Weil di Hunters e a costosissimi reshoot).

La storia

Su un panoramicissimo treno che sferraglia tra le Alpi italiane si ritrovano due agenti di un’organizzazione segretissima, Citadel appunto, che quasi si sfidano a braccare il cattivo di turno; peccato che i due, Mason Kane (Richard Madden) e Nadia Sinh (Priyanka Chopra-Jonas), finiscano vittima di una trappola che segna anche la fine della stessa Citadel. Otto anni dopo, Mason – che, persa la memoria, ora si chiama Kyle – viene intercettato da quello che era il tech guru dell’agenzia, Bernard Orlick (Stanley Tucci), il quale lo richiama all’ordine e lo rimette sulle traccia di Nadia, che nel frattempo si era rifatta anche lei una vita, ignara di tutto. Nella migliore delle tradizioni, c’è una minaccia che incombe su tutti loro – incarnata dall’algida e spietata ambasciatrice Dahlia Archer (Leslie Manville) – e ci sono anche innumerevoli segreti e non detti che fan sì che non ci si possa fidare di nessun personaggio, nemmeno dei più amichevoli.



[Fonte Wired.it]

Girls CodeUp, il progetto per ridurre il gender gap e formare nuove professioniste tech
| Wired Italia

Girls CodeUp, il progetto per ridurre il gender gap e formare nuove professioniste tech | Wired Italia



Da Wired.it :

Sono 260 le studentesse di 11 scuole superiori di Roma, Torino, Napoli e Bari che hanno partecipato a 250 ore di formazione e 144 laboratori. È Girls CodeUp, progetto aderente al Manifesto di Repubblica digitale promosso da Codemotion, piattaforma di riferimento per la crescita professionale degli sviluppatori e per le aziende alla ricerca dei migliori talenti in ambito tecnologico, e dal gruppo assicurativo Axa Italia, uno dei leader mondiali del settore della protezione, presentati oggi a Roma al The Hub – LVenture Group, in occasione della Giornata internazionale delle ragazze nel settore Ict. Le partecipanti hanno realizzato complessivamente 1.647 progetti e 111 metaversi

Dei progetti realizzati, 5 in particolare si sono distinti per originalità ed efficacia, tra cui 2 dell’istituto Armellini di Roma: una rappresentazione della depressione sotto forma di installazione artistica all’interno di un metaverso sul rapporto della persona con la patologia e il percorso per superarla e un metaverso strutturato in diversi ambienti, da un bosco a una “stanza delle lampadine”, che invita il visitatore a riflettere sul ruolo terapeutico dell’arte.

Nel loro percorso di formazione, guidate da esperti di Codemotion e Axa Italia, del mondo universitario e delle professioni It, le studentesse hanno avuto la possibilità di apprendere le basi del coding e realizzare software, applicazioni, ambienti 3D nel metaverso e nuove idee e servizi sui temi della salute, del benessere e della prevenzione attraverso l’uso consapevole dei dati e delle tecnologie, a partire da uno speciale Dataset (anonimizzato) fornito da Axa Italia a tema Healthcare. Al centro dell’evento di presentazione, un dibattito sugli ostacoli che ancora persistono a livello di carriere Steam delle donne e sulle misure da mettere in campo per ridurre il gender gap in ambito tecnologico.

Nei suoi saluti di apertura, Maria Chiara Iannarelli, vicepresidente della IX Commissione Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto alla studio della regione Lazio, ha focalizzato il suo intervento sul contributo fondamentale delle donne nei percorsi Steam e condiviso iniziative concrete portate avanti dalla regione in questo ambito.

Nel panel di discussione, Chiara Russo, amministratrice delegata e cofondatrice di Codemotion, ha presentato un’analisi della presenza delle donne nel mondo Ict e un punto sul potenziale ancora inesplorato, anche in termini di nuove professioni: “Oggi lavorare con la tecnologia significa disegnare creativamente soluzioni reali a problemi concreti – ha commentato -. Le donne possono dare un grande contributo nelle professioni tech, ma oggi ancora troppo spesso sono lasciate indietro dal settore It a causa degli stereotipi di genere e dei bias presenti nell’ambito delle materie Steam. Ecco perché con Girls CodeUp abbiamo voluto agire sull’istruzione, perché crediamo che sia il primo tassello del percorso per raggiungere una maggior consapevolezza da parte delle ragazze di quanto la tecnologia sia creativa, divertente e alla loro portata. La risposta delle studentesse coinvolte è stata estremamente positiva e i progetti che hanno realizzato rispecchiano appieno lo spirito che deve caratterizzare i professionisti e le professioniste tech del futuro: unire pensiero analitico e creativo per trovare nuove soluzioni”.



[Fonte Wired.it]