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mercoledì, Apr 22

C’è chi vuole una class action contro la Cina per il coronavirua



Da Wired.it :

Le azioni legali sono partite dagli Stati Uniti, ma si stanno diffondendo in tutto il mondo: dall’India fino all’Italia. Le accuse rivolte a Pechino sono sempre le stesse: gravi negligenze nella gestione dell’epidemia e omissioni sulle proprie responsabilità

(foto: Justin Chin/Bloomberg via Getty Images)

L’origine del coronavirus, nonostante le spiegazioni della comunità scientifica, continua a essere oggetto di dibattito ma soprattutto di speculazione. A fasi alterne, l’ipotesi che Sars-Cov-2 sia frutto di una manipolazione in laboratorio, ritorna prepotentemente nella cronaca quotidiana, come è accaduto qualche giorno con la notizia dell’indagine condotta dai servizi di intelligence Usa. Poco dibattute, per alcuni, sembrano invece essere le responsabilità del governo cinese nell’esplosione di questa pandemia. Una delle figure istituzionali che s’è fatta portavoce di queste istanze è sicuramente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, più volte, ha accusato Pechino di essere stata negligente nella gestione iniziale del Covid-19.

Adesso contro la Cina si stanno muovendo anche governatori di stati, rappresentanti di onlus e imprese che, individuando nel paese il maggior responsabile di questa situazione, ne chiedono un risarcimento economico per i danni arrecati all’economia e ai cittadini.

Il caso del Missouri

Il popoloso stato del Midwest è stato tra i primi a intentare una causa legale contro il governo di Xi Jinping. “Il governo cinese ha mentito al mondo sui pericoli e sul livello di trasmissibilità del Covid-19, ha messo a tacere chi li denunciava e ha fatto poco per fermare la diffusione della malattia. Deve essere chiamato a rispondere di queste azioni”, si legge nelle motivazioni depositate alla corte federale dal procuratore generale dello stato, il repubblicano Eric Schmitt. Un’azione legale che non sembra essere destinata al successo, secondo gli esperti di diritto, ma che ha sicuramente un alto valore simbolico e dimostrativo. La risposta della Cina non s’è fatta attendere e ha definito “assurde” le accuse, sottolineando come non ci sia “nessuna giurisdizione civile su simili accuse nelle corti americane”. Il portavoce del ministero degli esteri cinese ne ha approfittato, inoltre, per sottolineare come azioni del genere “non contribuiscano alla risposta interna degli Usa all’epidemia e ostacolano la cooperazione internazionale”.

Le class action in altri stati

Ma ci sono anche gli altri stati. Negli Usa, finora, si contano almeno quattro class action federali che chiedono un risarcimento per tutte le imprese e le società che hanno subito danni a causa dell’esplosione del coronavirus. Tra queste ci sono le aziende di stati cruciali per l’economia statunitense come la Florida che accusano la Cina di aver “agito lentamente e di aver insabbiato i fatti al solo fine di  tutelare il proprio interesse economico”.

Un modus operandi che, però, sta raccogliendo proseliti anche al di fuori dei confini statunitensi. Pochi giorni fa, l’ufficio di diritti umani delle Nazioni Unite s’è visto depositare una richiesta d’azione legale dall’India contro la Cina. Le motivazioni? “Gravi crimini contro l’umanità a causa del comportamento reticente di Pechino nelle fasi iniziali dell’epidemia”. Nelle ultime ore, s’è aggiunta anche l’Italia con un class action guidata dalla OnEurope Onlus. L’associazione noprofit sul proprio sito ha presentato l’azione legale spiegando che “a detta di molti scienziati si sarebbe potuta evitare o limitare la diffusione globale del virus se il governo cinese avesse prontamente ottemperato agli obblighi di informazione previsti dall’Organizzazione mondiale di sanità”.

 

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[Fonte Wired.it]