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giovedì, Nov 07

C’è l’ombra dell’ultradestra sulle prossime elezioni in Spagna


Anche se i sondaggi vedono in vantaggio i socialisti di Pedro Sanchez, il partito di estrema destra Vox potrebbe essere la terza forza politica e guadagnare per la prima volta 40 seggi in parlamento

(foto: Getty Images)

Domenica 10 novembre la Spagna andrà ad elezioni politiche per la quarta volta in quattro anni. Si va al voto anticipato perché i due principali schieramenti di sinistra – il Partito socialista e Podemos – dopo le elezioni di aprile non sono riusciti a trovare un accordo per governare e avere una maggioranza. È quindi molto probabile che l’attuale primo ministro Pedro Sanchez dovrà cercare nuovi alleati per formare un governo, considerato che la nuova consultazione elettorale porterà con ogni probabilità a un parlamento diviso.

C’è però una novità, almeno secondo gli ultimi sondaggi, ovvero l’ascesa di Vox, il partito di estrema destra guidato da Santiago Abascal, quello che i giornali iberici hanno definito come “il rappresentante di Salvini in Spagna” (El Independiente). Se alle elezioni europee e locali questa forza politica sembrava sottotono, le proiezioni la danno adesso come terzo partito con 46 seggi in parlamento. Il timore è quello che la crescita di Vox impedisca nuovamente la formazione di un esecutivo rendendo ancora più complesso il rebus delle alleanze e lasciando nuovamente la Spagna in una situazione di stallo.

Come spiega El Pais, l’aumento del consenso preoccupa tutti i partiti, sia a destra che a sinistra. Infatti il Partito popolare (Pp, la principale formazione del centrodestra) che si era, secondo alcune letture, illuso di aver inglobato i consensi andati a Vox almeno alle europee, teme adesso la perdita di voti, come Ciudadanos (centrodestra) che verrebbe sorpassato da Vox, perdendo oltre 40 seggi in parlamento. Sanchez e il partito socialista, invece, che restano sempre in cima ai sondaggi, cercano di far leva sulla paura dell’ascesa di Vox, tentando di recuperare i voti di coloro che sono ancora indecisi.

Cosa vuole Vox

Vox fu fondato nel 2013 da alcuni ex membri del Partito popolare, scontenti delle posizioni prese dai propri leader su diverse questioni. La nuova forza politica si dice più conservatrice, intransigente contri i separatisti – sia in Catalogna che nei Paesi Baschi – e promuove posizioni apertamente anti-immigrazione, anti-femministe e contro il multiculturalismo.

La difesa dei confini – si parla addirittura di deportazione degli immigrati fuori dalla Spagna – combacia con una volontà di tutelare tutti i simboli nazionali spagnoli, come la bandiera, l’inno e la corona. E soprattutto la lingua: si vuole ripristinare il castigliano come lingua ufficiale. Non è un caso se molti analisti politici sostengono che la dialettica di Vox sia franchista: il partito chiede infatti l’abrogazione della legge sulla memoria storica che riconosce diritti alle vittime della dittatura franchista.

Il fattore catalogna

La crisi in Catalogna è stata una grande opportunità per Vox. Sin dall’inizio il partito di ultradestra si è rivelato la forza con posizioni più dure nei confronti degli indipendentisti, criticando aspramente il referendum sull’indipendenza del 2017. Non è un caso che la loro visibilità è data da questa crisi, come ha affermato lo stesso leader in un’intervista.

Non solo, le ultime novità sulla crisi fra lo stato spagnolo e il governo indipendentista catalano peseranno sicuramente anche sul voto di domenica. Dopo mesi di calma, sono scoppiate nuove tensioni dopo che il tribunale di Madrid ha condannato gli indipendentisti catalani. Un sentenza che Vox ha giudicato addirittura troppo leggera.

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