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giovedì, Nov 21

C’è una svolta fondamentale nell’impeachment di Donald Trump


L’ambasciatore statunitense nell’Unione europea, Gordon Sondland, ha confermato le pressioni del presidente Usa all’Ucraina per l’apertura di un’indagine contro il suo rivale Joe Biden

(foto: Spencer Platt/Getty Images)

Durante un’altra audizione pubblica della procedura di impeachment contro il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, c’è stata una testimonianza chiave, quella dell’ambasciatore statunitense nell’Ue Gordon Sondland. L’ex imprenditore americano – scelto proprio da Trump per il suo ruolo attuale – ha confermato le pressioni sul governo ucraino da parte del tycoon e del suo avvocato Rudy Giuliani affinché venisse aperta un’indagine sul rivale Joe Biden.

Agli ordini di Trump

I repubblicani e Trump, che finora si sono difesi negando un legame simile, subiscono un durissimo colpo, il più forte dall’inizio dell’impeachment. Questo perché l’argomento principale che opponevano all’accusa dei democratici era che nessuna testimonianza fosse diretta, ma, di fatto, di seconda mano. Si pensi, ad esempio, al contenuto della telefonata tra il presidente e lo stesso Sondland raccontata da Taylor nell’audizione la scorsa settimana.

Questa volta però è proprio Sondland a parlare e raccontare espressamente diverse conversazioni fra lui e Trump sull’Ucraina. Nella sua testimonianza, infatti, nessuna fatto ha previsto l’ausilio di un intermediario. In particolare ha spiegato di aver parlato col presidente sia di Burisma, la società in cui il figlio di Joe Biden sedeva nel consiglio di amministrazione, che dei dubbi sull’ingerenza ucraina nelle elezioni americane del 2016. Questo si rivela cruciale per la tesi dei democratici, anche se l’ambasciatore non ha espressamente detto che gli aiuti militari all’Ucraina siano stati condizionati all’apertura delle indagini su Biden. “Ho avuto però l’impressione fossero contingentiha detto.

Tuttavia, nel suo discorso di apertura, Sondland ha spiegato che fu Trump a obbligarlo, insieme ad altri diplomatici – come il segretario all’energia Rick Perry e l’inviato speciale americano in Ucraina Kurt Volker – a lavorare con l’avvocato Giuliani per esercitare pressioni sul governo ucraino. “Abbiamo eseguito i suoi ordini” ha detto esplicitamente l’ambasciatore, evidenziando come il governo americano avrebbe così abusato del suo potere solo per fini personali – e, soprattutto, politici.

Tutti sapevano

Se è stato meno diretto sugli aiuti militari statunitensi all’Ucraina, Sondland ha invece confermato esplicitamente come Trump avesse trattenuto l’invito al presidente ucraino Zelensky alla Casa Bianca finché lo stesso non avesse annunciato le indagini su Biden. Una cosa che secondo l’ambasciatore “non era un segreto”. Così facendo ha tirato in ballo anche altri esponenti dello staff di Trump. Sondland ha infatti chiarito che “tutti” erano a conoscenza del fatto. In questo modo ha coinvolto, fra gli altri, il vicepresidente Mike Pence, il segretario di stato Mike Pompeo e il capo dello staff della casa bianca Mike Mulvaney. Non solo, ha anche testimoniato di aver detto a Pence di “temere che il ritardo negli aiuti fosse legato alla questione delle indagini” prima che il vicepresidente avesse un incontro con Zelensky a Varsavia, in Polonia, lo scorso 1 settembre.

Un testimone chiave

Non è la prima volta che Sondland testimonia nella procedura di impeachment, ma l’ultima volta l’audizione era stata a porte chiuse e aveva avuto un esito diverso. L’ambasciatore aveva infatti sostenuto che il contenimento degli aiuti militari non era dovuto a un ricatto all’Ucraina. La nuova versione conferma invece abbastanza chiaramente le pressioni e uno scambio di favori fra i due paesi.

Ciò che appare interessante è che la sua testimonianza assume un rilievo particolare, considerato che lo stesso Sondland è economicamente indipendente da Trump. Va notato che è stato nominato dal tycoon dopo aver donato un milione di dollari al comitato inaugurale del presidente. La scelta del suo ruolo, ovvero l’ambasciatore Usa nell’Ue, non sarebbe stata casuale, considerato che l’Ucraina aspira all’adesione nell’Unione europea. Come fa notare il commentatore del New York Times Paul Krugman su Twitter, Sondland può vivere tranquillamente senza bisogno di Trump, “quindi il suo contributo è diverso rispetto a quello di altri coinvolti in questa storia”.

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