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lunedì, Set 14

Centinaia di riviste scientifiche sono scomparse dal web. E così abbiamo perso tantissimi articoli



Da Wired.it :

Tra il 2000 e il 2019 176 riviste scientifiche open-access hanno cessato di esistere, e con loro anche la maggior parte dei propri contenuti

riviste scientifiche
(immagine: Getty Images)

Si dice che una volta che un contenuto è online sia molto difficile farlo sparire completamente dalla circolazione. Eppure pare che tra il 2000 e il 2019 oltre 100 riviste scientifiche open-access siano svanite, rendendo le loro pubblicazioni sostanzialmente introvabili. A segnalare il problema in un’analisi pubblicata su arXiv è il team di Mikael Laakso della Hanken School of Economics di Helsinki, che ritiene che il fenomeno possa essere molto più esteso e amplificarsi nel tempo.

La scienza vulnerabile

Laakso e i suoi colleghi hanno passato in rassegna database come Doaj, Ulrichsweb e Scopus per creare un elenco di testate online open-access. Per sapere se esistessero ancora hanno incrociato i titoli con l’archivio Keepers Registry, che tiene traccia delle riviste registrate nei programmi di conservazione digitale.

Per le riviste non più disponibili hanno consultato Wayback Machine, che invece conserva delle istantanee dei siti web. Così hanno potuto verificare quando avessero pubblicato per l’ultima volta e quando invece fossero scomparse dal web – dove per scomparse si intende che meno del 50% dei loro contenuti è ancora online.

Tra il 2000 e il 2019 ne hanno identificate 176, scomparse entro 5 anni dall’ultima pubblicazione rilasciata (un terzo entro un anno).

L’analisi, ammettono i ricercatori, è limitata. Le riviste open-access sono le più difficili da tracciare: non esiste un database unico in cui sono registrate, e quelli consultati non annoverano le testate che (magari pur continuando a esistere) hanno smesso di pubblicare. La ricerca, dunque, di certo non è completa e può solo fornire una stima del fenomeno: potrebbero esserci altre 900 riviste inattive a rischio di scomparsa nel prossimo futuro.

Oltretutto, non è detto che solo le riviste open-access siano vulnerabili: bisognerebbe estendere il campo d’indagine.

Tenere traccia: l’importanza dei servizi di conservazione

Il fenomeno delle riviste open-access scomparse è abbastanza trasversale, sebbene interessi di più gli ambiti relativi alle scienze sociali e umanistiche, scrivono i ricercatori.

I motivi possono essere tanti, ma in sostanza (e banalmente) una testata online sparisce quando l’editore smette di pagare il dominio del sito. Casi particolari sono quelle riviste associate a enti di ricerca e istituzioni accademiche, che a volte aggiornano siti e server lasciando indietro dei pezzi.

Proprio per prevenire la scomparsa di contenuti scientifici quando l’editore cessa l’attività, comunque, esistono programmi che offrono servizi di conservazione digitale. Lockss (Lots of Copies Keep Stuff Safe), per esempio, è stato lanciato dalla Stanford Libraries già nel 1999, e più di recente è nato il Public Knowledge Project’s Preservation Network. Alcuni di questi servizi sono venduti direttamente agli editori, altri invece sono destinati alle biblioteche.

E a quanto pare il loro lavoro è più importante del previsto.

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[Fonte Wired.it]